Visualizza Versione Completa : Tenere un gatto in casa
Davidino
25-10-2019, 14:14
Riporto una parte di articolo trovato su una pagina Facebook dedicata ai mici: chi volesse leggerlo intero, cerchi il titolo GESTIRE IL GATTO NEL RISPETTO DELLA NATURA sulla pagina di Davide Rufino - Naturalista/Zoologo.
È POSSIBILE TENERE UN GATTO IN CASA?
Non solo è possibile, ma è doveroso nei confronti della natura. Chi ha un gatto abituato a uscire è chiamato a una vera impresa, ma i gatti vanno abituati fin da piccoli a stare fra le mura domestiche. Dunque, la consapevolezza deve partire già dai primi momenti: chi decide di prendere un gatto deve avere ben chiaro il problema e deve agire responsabilmente. Ancora oggi, molti sono convinti che il gatto domestico sia ancora un animale selvatico e che debba necessariamente vivere libero. Stranamente, gli stessi ragionamenti non vengono fatti per cani, conigli, criceti e altri animali domestici. Per una qualche ragione, il gatto gode di questo “status” di libero a prescindere, un retaggio culturale dei secoli scorsi. In realtà, per quanto possa essere difficile da accettare, un gatto può vivere benissimo in casa. Sarebbe sbagliato antropomorfizzarlo, attribuirgli sentimenti umani o proiettare su di esso le sensazioni del padrone arrivando a convincersi che tenerlo in casa sarebbe "crudele". Basta fornirgli spazio, cure adeguate, un ambiente stimolante, giocattoli. Basta farlo giocare spesso e farlo muovere per soddisfare il suo bisogno di correre e saltare. Certo, non è facile. Ci vuole tempo, ci vuole pazienza. Ma non tutti ne hanno voglia, e un gatto non è un giocattolo. Prendersi un gatto non significa lasciarlo libero e accontentarsi di vederlo una volta tanto. A che pro prendersi un animale domestico se poi non si può/vuole godere della sua compagnia o non gli si può/vuole dedicare del tempo? Prendersi un gatto significa assumersi una responsabilità nei confronti del gatto stesso e degli animali selvatici. Un gatto, inoltre, uscendo rischia continuamente la pelle: potrebbe venire predato da un selvatico (volpe, rapace), finire investito da un’automobile, incontrare qualche malintenzionato, ingerire un boccone avvelenato, finire in una trappola, prendersi delle malattie. Chi ama il suo gatto lo tiene in casa. Frasi come “meglio morire libero che vivere chiuso in casa” denotano solo spocchia, ignoranza e menefreghismo. Queste persone, semplicemente, non sanno assumersi delle responsabilità e non meritano la compagnia di un gatto.
Trattandosi di un testo scientifico non me la sento assolutamente né di controbattere né di contestare dei seri professionisti, tanto più che debba ancora apprendere molto sulla natura dei mici.
La mia micia l'ho presa a 3 mesi ed era già stata abituata ad andare fuori, comportamento che le consento di tenere - ovviamente in condizioni di sicurezza - anche a casa mia. Provare a farle cambiare attitudine adesso temo sarebbe estremamente difficile e, chissà, controproducente in primis per lei stessa.
Non sono comunque io a forzarla affinché esca, ma è lei che me lo chiede espressamente miagolando in direzione di porte e finestre.
Voi che opinione avete a riguardo?
Beh, non mi sembra un testo granché scientifico a dir la verità.
Parte da una constatazione vera "Un gatto, inoltre, uscendo rischia continuamente la pelle: potrebbe venire predato da un selvatico (volpe, rapace), finire investito da un’automobile, incontrare qualche malintenzionato, ingerire un boccone avvelenato, finire in una trappola, prendersi delle malattie. " per poi trarne una conclusione del tutto personale "Chi ama il suo gatto lo tiene in casa".
Davidino, il forum (e tutto il web) è pieno di discussioni lunghissime e accaloratissime (e spesso anche molto inconcludenti) sull'argomento "fare uscire il gatto vs tenerlo chiuso a casa". Ci sono addirittura utenti che hanno abbandonato il forum per polemiche del genere.
Second me ognuno ha la sua opinione in merito, e non è che una sia meno rispettosa del gatto di un'altra. L'importante è essere convinti di quello che si fa, essere convinti che quello che si fa sia il meglio per il NOSTRO gatto, ed essere consapevoli dei rischi e dei vantaggi.
Questo articolo è interessante e credo che aprirà un bel dibattito.
Io sono d'accordo con questo signore che l'ha scritto, la vita in casa fornisce sicurezza, cure, nutrimento, affetto e anche stimoli. Ovviamente bisogna interagire con il gatto e offrire un ambiente anche a sua misura. Le mie gatte vivono in casa con noi e sono parte della famiglia, hanno accesso a tutti gli ambienti, compreso l'esterno terrazzo in sicurezza. Non so se un giorno che avrò un giardino me la sentirò di farle uscire, ogni tanto ne parliamo ma ho molta paura.
Io appartengo alla scuola di chi pensa che il micio possa uscire di casa, se vuole.
Il mondo, là fuori, è pericoloso: per tutti gli esseri viventi, noi inclusi. Forse che non facciamo uscire di casa i nostri figli, per proteggerli dai pericoli? Forse che noi stessi non usciamo di casa, per timore di accidenti assortiti, malattie, disgrazie, e financo di essere uccisi dai nostri stessi simili (cosa assai frequente)?
Ora: è chiaro che un gatto, lasciato libero in città, è esposto a molti rischi e non fa di sicuro una vita agevole; tuttavia si formano addirittura colonie, quindi non è così impossibile sopravvivere, anzi.
Il problema più grosso, per i mici che abitano in città, è rientrare in casa: loro vorrebbero le chiavi, ma evidenti problemi non ci consentono di dargliele :D Per questo, in ambiente urbano, è praticamente obbligatorio tenere il micio in casa, soprattutto se si abita ad un piano alto.
Già nei paesi è diverso; e nelle campagne è tutto un altro mondo: il micio è tollerato in casa, ma difficilmente vi pernotta - se va bene, va a dormire nella stalla, se no in cortile. E se oggi c'è bene; se domani non c'è più, pazienza: prima o poi ne arriverà un altro. Quindi ciò che dice l'autore dell'articolo, di fatto, si applica solo ai mici di città.
Per quanto riguarda me, che ho la fortuna di avere i genitori in una frazione isolata di un paesino di Langa, tengo per forza Matt e Lina in casa, e ringrazio di avere un terrazzo enorme: più grande dell'alloggio. Se non ci fosse il terrazzo, però, probabilmente non ci sarebbero neppure Matt e Lina.
Comunque il fine settimana, le festività e le vacanze si va a trovare i nonni, e per almeno due giorni la settimana le belvette possono sfogarsi in campagna. Loro si divertono parecchio (anche se farebbero volentieri a meno della necessaria reclusione nel porta-mici, durante il viaggio) ed allargano il loro territorio: le due case ne fanno parte integrante, e - par quanto li riguarda - vengono tele-trasportati da una parte all'altra del loro regno.
C'è qualche rischio? Naturalmente: ma il rischio zero non esiste. Sto in apprensione? naturalmente: ma probabilmente sarei più preoccupato per mio figlio che va a scuola (se ne avessi uno) - nel senso che percepirei lui come in maggiore pericolo a girare per strada, che non i mici a girare in campagna.
Visto che però a nessuno piace cercarsi grane, i nostri mici sono soggetti a coprifuoco e la sera, quando comincia a far buio, stanno in casa. Ma la mattina escono già alle prime luci dell'alba, se ne hanno voglia, e se riescono a svegliare qualcuno per farsi aprire: Isidoro era un maestro in questo.
Ignorante, spocchiosa e menefreghista a rapporto :D
Scherzi a parte, concordo con Alimiao nel definire quest'articolo ben poco scientifico, dal momento che le considerazioni espresse in ultima analisi dall'autore sono decisamente personali.
Per quanto riguarda me in particolare, come ho già avuto modo di dire in diverse discussioni, capisco assolutamente chi preferisce tenere il gatto esclusivamente in casa, sono scelte personali e ognuno di noi agisce a riguardo come meglio crede. Io ho sempre lasciato i miei gatti assolutamente liberi di uscire e così faccio ora.
Penso che un gatto in casa possa farci sentire pienamente tranquilli e sicuri, ma non permetta al gatto di soddisfare molte delle proprie motivazioni di specie. Possiamo comprare al gatto tutti i giocattoli che vogliamo, ma non possiamo ricreare la varietà e la complessità di stimoli di un ambiente esterno.
Certo, i rischi all'esterno esistono, è un fatto. Ma, e questa è una considerazione deltutto personale, credo che la sicurezza a ogni costo non sia tutto. Preferisco fornire una vita il più possibile ricca e appagante, per quanto è nelle mie capacità.
Mi pare anche poi che l'autore dell'articolo faccia riferimento a una questione di responsabilità nei confronti di altri animali che il gatto potrebbe predare... Beh, il gatto è predatore, onestamente non riesco a trovare così assurda l'idea che possa catturare un uccellino o un topo.
Per quanto riguarda il paragone con altri animali domestici come criceti/conigli, sempre per quel che riguarda me personalmente, fatico proprio a pensare di tenere in casa animali costretti a vivere in gabbia o comunque in un ambiente assolutamente lontano da quello che potrebbe essere il loro ideale esclusivamente per mio piacere personale, quindi una certa coerenza c'è ;-)
In ogni caso, lo ripeto sempre perché mi sembra utile specificare, tutte queste sono mie opinioni esclusivamente personali. Capisco, davvero, chi è più ansioso di me o ha altre priorità rispetto alle mie e perciò decide di far vivere il gatto esclusivamente in casa, e allo stesso modo capisco chi decide di tenere in casa conigli, criceti, cocorite o quant'altro.
Scusate la lungaggine del post :-)
Hai detto tu altre cose che avrei voluto dire io, ma non l'ho fatto perchè se no diventava un romanzo :D
Vorrei però aggiungere una cosa: il tizio - nel caso di animali diversi da cane e gatto - confonde secondo me la causa con l'effetto. Mi spiego.
Cane e gatto hanno scelto spontaneamente di convivere con noi, tanto tempo fa. Semplificando, si sono fatti due conti ed hanno visto che conveniva a tutti quanti. Ma conigli, galline, criceti, furetti, ecc. ecc.?
Manco per niente! Se abitano con noi è solo perchè sono comode fonti di cibo (o di pelliccia) tenute a portata di mano da usare nel momento del bisogno. Solo da pochissimi anni qualcuno ha iniziato a pensare di considerare un animale da compagnia ciò che tuttora nelle nostre campagne rappresenta soltanto il pranzo di domani.
E quindi? non raccontiamoci balle: conigli, uccellini e compagnia bella stanno in gabbia non già "per difenderli dai pericoli" ma perchè, se ne avessero la possibilità, scapperebbero e basta. Dopotutto per loro noi siamo tuttora dei predatori e dei nemici, non una risorsa , come invece ci considerano i nostri amici miagolanti.
Avevo letto anche io questo articolo e nemmeno io ho un'opinione chiara a riguardo. Io sono sempre stata "pro gatto in casa" per la sua sicurezza più che altro e ammetto di non essermi mai posta il problema delle stragi di uccellini e topolini che fa un gatto. Certo, è brutto che degli animali finiscano uccisi da un gatto che in fondo non sta uccidendo per fame e sopravvivenza, ma per puro gioco ed istinto, ma io penso che anche confinando il gatto a casa comunque ci sarebbero delle vittime, sebbene meno numerose. Ad esempio, Nebbia vive in casa, non esce, eppure ha fatto stragi di mosche, farfalline, lucertoline infiltrate, le vittime non sono solo uccellini, coniglietti e topolini.
Tuttavia, se si vive in una zona molto tranquilla e sicura penso che vada bene far uscire il gatto (anche se io preferirei comunque tenerlo a casa), se addirittura si dispone di uno spazio aperto in sicurezza allora darei proprio il via libera (sebbene anche così il gatto potrebbe comunque uccidere qualche animaletto).
Da una parte giustifico i gatti, è la loro natura, e penso "se posso far uscire il mio gatto in un luogo non pericoloso perché confinarlo solo per salvaguardare le eventuali prede?" Però dall'altra parte penso a come sarebbe se le persone lasciassero i propri cani liberi di andare in giro da soli come si fa con i gatti. Se il mio gatto venisse ucciso da un cane, per di più non un randagio affamato ma un cane domestico lasciato libero, mi arrabbierei molto. Quindi penso che, così come si è soliti tenere i cani e altri animali in casa, allo stesso modo dovrebbe diffondersi l'usanza di tenere il gatto in casa come un qualunque altro animale domestico.
@Iw1dov e tu hai detto tutto quello che ho tralasciato io per evitare di scrivere un papiro più lungo di quanto non avessi già fatto, sia per quel che riguarda l'avvicinamento spontaneo di cane e gatto all'uomo, sia per quel che riguarda i potenziali rischi che tutti corriamo, umani o animali, nell'uscire all'esterno. Senza contare che anche le nostre case non sono prive di rischi, ma questa è altra storia.
E' da qualche giorno che ogni tanto riciccia questo articolo che io non approvo.
Non per una questione di gatti liberi o rinchiusi, ma per il ripetersi ciclicamente della caccia alle streghe nei confronti dei gatti.
Come ho commentato su quel profilo fb e che lo zoologo in questione forse cancellerà perché probabilmente da lui giudicato "poco consono" (sembra che ammetta solo commenti osannanti o giù di lì), a me sembra una versione edulcorata del libro Cat Wars.
Cat Wars è un tentativo ovviamente disperato di alimentare la caccia alle streghe in corso contro i gatti all'aperto "con ogni mezzo necessario", incluso l'appoggio della scienza spazzatura screditata. La tesi centrale del libro - che i gatti all'aperto devono essere sradicati in nome della biodiversità e della salute pubblica - è, come la credibilità degli autori, minata fino al punto di collasso da prove deboli, spesso contraddittorie, e un'arroganza spericolata che sarà dura ignorare.
"Con la sua" stima che i gatti domestici liberi uccidono 1,3–4,0 miliardi di uccelli ogni anno negli Stati contigui "- che gli autori descrivono più di una volta come "conservatori "- il documento ha attirato l'attenzione immediata dei media. Sfortunatamente, la scienza di base era solo raramente messo in discussione. A tal fine, cita un eccellente saggio di Barbara King, Cancelliere Professore di antropologia presso il College of William and Mary, intitolato “ Sappiamo davvero che i gatti uccidono miliardi di uccelli? Non così in fretta . "
Leggiamo anche: “Il fatto è che le migliori stime disponibili suggeriscono che ci sono solo 3,2 miliardi di uccelli terrestri in tutto il paese. Se le stime degli autori fossero anche lontanamente accurate, gli uccelli sarebbero spariti dagli Stati Uniti molto tempo fa. Questa era, in altre parole, la classica scienza spazzatura. "
Scrive in proposito il biologo evoluzionista ed etologo Marc Bekoff:
Inoltre, il pubblico è accusato di essere "beato inconsapevolmente" del significato di i problemi a portata di mano (p. 153). In questo capitolo leggiamo anche: "Forse il più grande ostacolo a convincere gli umani ad assumersi maggiori responsabilità per i loro animali domestici e ad agire in modo più responsabile a favore del loro ambiente e la salute della grande società è la crescente ignoranza e indifferenza nei confronti del mondo naturale". (p. 166) Questa è una accusa molto offensiva per la quale questi autori non offrono assolutamente alcun supporto scientifico. È solo più una colpa per un pubblico che è presumibilmente "beato inconsapevole".
"Forse i proprietari non vedevano gli uccelli e i mammiferi che cadono in preda ai gatti domestici come esseri senzienti ma invece come giocattoli per i loro amati compagni." (P. 149).
Si noti che gli autori riconoscono le vittime degli attacchi dei gatti come esseri senzienti, ma si sentono perfettamente bene uccidere altri esseri senzienti come i gatti e altri non umani che cadranno preda degli sforzi per uccidere tutti i gatti liberi.
.........."Popolo gatto" contro "popolo uccello": una falsa dicotomia"....... dimenticando, forse, che in primo luogo sono tutti amanti degli animali.
Gli autori continuano poi a scrivere sui gatti come vettori pericolosi per le malattie (il capitolo 5 si chiama "The Zombie Maker: Cats as Agents of Disease"), e concludono che "I gatti in libertà rappresentano chiaramente una minaccia significativa per un certo numero di animali selvaggi ... [la] soluzione è rimuoverli — una volta per tutte — dal paesaggio. ”(p. 94).
Per questo considero quell'intervento dello zoologo una versione edulcorata, più diplomatica, di Cat Wars. E sinceramente, ho più stima per Bekoff che ammiro per la sua sensibilità nei confronti degli animali
Non immaginavo neppure che si potesse arrivare a tanto :micimiao52:
Questo conferma una volta di più il mio sospetto che chi uccide i gatti, particolarmente con l'automobile, lo faccia deliberatamente; ma attribuivo questo comportamento a stupida superstizione, a sub-culture che chiamano gli istrici "porcospini" e li ritengono dannosi, che ritengono volpi e lupi più malvagi che feroci, ecc. ecc.
Ora scopro che c'è addirittura una letteratura (parola grossa, lo so...) a sostegno di costoro. E mi spiego tante cose.
Sono senza parole.
Non immaginavo neppure che si potesse arrivare a tanto :micimiao52:..........
Sono senza parole.
Sì, in nome dell'ignoranza (leggi "non voler sapere") si arriva a considerare etica la morte di una specie a favore di altre. Senza pensare neppure lontanamente che gli ecosistemi sono regolati da tutt'altre regole.
Un esempio di intervento devastante della nostra specie sulle altre, include l'uso di pesticidi che hanno contribuito allo sterminio degli uccelli granivori ed onnivori, oltre a quello delle api, bombi ed altri insetti. Questi uccelli diventano innappetenti, deboli, hanno difficoltà a riprodursi e non riescono a migrare senza fare lunghe soste e diventano facili prede di altri animali come rapaci diurni e gatti. I pesticidi in questione sono i neonicotinoidi, tre dei quali l'Europa ha proibito solo nel 2018.
Questo esempio fa parte di ciò che probabilmente il suddetto zoologo considera "benaltrismo".
Forse per lui gli articoli su Science e su Nature (le due maggiori riviste in fatto di credibilità) non contano, quello che conta è alimentare la caccia alle streghe.
Se avessi la possibilità di far uscire all'aperto i miei gatti, lo farei.
Che poi, quali malattie dovrebbe trasmettere il gatto all'uomo? Per quanto ne so a parte le micosi il rischio di trasmissione gatto/uomo o viceversa è praticamente assente, o sbaglio?
Comunque, in tutto questo l'unica cosa che mi dà da pensare, e ricordo una vecchia discussione a riguardo, è che effettivamente il gatto, a differenza di altri predatori, non ha bisogno di cacciare per nutrirsi e la sua massiccia presenza è favorita dall'uomo. Da qui il mio domandarmi: forse davvero l'intervento del gatto ai danni di uccelli e altri animali è tanto devastante da richiedere un controllo da parte nostra (e con controllo non parlo di uccisione dei gatti ovviamente, ma di "reclusione" in casa).
Penso però anche che un gatto domestico, che preda per soddisfare un istinto ma non per fame, difficilmente ucciderà molti animali, a meno di non essere particolarmente incline alla predazione.
Però forse tutto questo è un insieme di castronerie.
Allora questo è decisamente il posto giusto per annunciare che Matt ha appena portato in casa una preda: un topolino grosso come un pollice(*). Stecchito. Sono molto orgoglioso di lui.:micimiao45:
Aggiungiamo il fatto che Matt è nero e che si avvicina il 31 di ottobre... qualcuno starà accatastando fascine? :micimiao20:
In nome dell'ignoranza (leggi "non voler sapere") si arriva a considerare etica la morte di una specie a favore di altre.
Mica solo una specie diversa: anche esemplari della nostra. Vedi gli esponenti del "movimento per la vita" (sic!), che facevano irruzione negli ospedali per uccidere i medici abortisti...
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(*) Per la cronaca: ci ha giocato per un po', poi è arrivata Camilla:
- Cos'è quello? Fai giocare anche me
- Manco per sogno, è mio! Se ne vuoi uno vattelo a cercare
Ottimo pretesto per estromettere lo scomodo giocattolo e stroncare l'incombente lite prima che nascesse.
Bene, Matt non ti riconoscerei ma sono contenta che tu possa mettere in atto tutte le potenzialità che avevi
Davidino
29-10-2019, 15:31
Vi chiedo scusa per rispondere adesso, ma in questi giorni sono stato sommerso di lavoro e mi è quasi mancato tempo per respirare.
Innanzitutto vi ringrazio per le vostre risposte e vi dico sia stato un piacere leggere le vostre opinioni senza che il thread degenerasse: dovrebbe essere la normalità, lo so, ma sapete meglio di me che il web si trasformi spesso in una giungla.
Nel primo messaggio, mi sono spiegato male. Quando ho scritto si trattasse di una considerazione scientifica, ho dimenticato di specificare non mi riferissi tanto al pezzo estrapolato quanto all'intero articolo.
Non mi sono sbilanciato perché sono alla prima esperienza con un micio e non vorrei né apparire presuntuoso né scrivere castronerie, però in effetti è vero che, come qualcuno di voi ha sottolineato, scorrendo tra i commenti all'articolo appare evidente coloro i quali la pensino in maniera appena appena differente vengano "accusati" di sbagliare.
@Aletto, mi riprometto di comprare Cat Wars, mi hai infuso tantissima curiosità ;)
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@Aletto, mi riprometto di comprare Cat Wars, mi hai infuso tantissima curiosità ;)
Cat Wars è un libro che vorrebbe legittimare l'uccisione dei gatti "con ogni mezzo necessario". In quel libro i gatti vengono diffamati senza che possa esistere la possibilità di un contraddittorio da parte loro, e senza che venga considerata la vita emotiva di esseri senzienti.
E' senz'altro una pubblicazione avvincente ma per nulla scientifica sulla dannosità del gatto, e l'effetto che può avere sui giovani è tutt'altro che trascurabile
Marc Bekoff lo considera "moralmente ripugnante"
Io, che non sono nessuno, considero fallimentare ogni intervento dell'uomo su ecosistemi che già abbiamo alterato.
Es: si stanno facendo sforzi incredibili per ripristinare le zone lesionate della barriera corallina, ma il riscaldamento globale accelerato dalle nostre attività spinge questi esseri viventi a cercare zone più profonde con acqua più fresca dove però la luce del sole è meno efficace per la loro sopravvivenza.
Le oscillazioni climatiche hanno fatto sì che ci espandessimo ovunque, e abbiamo da tempo immemorabile -parlo nel neolitico- agito sugli ecosisitemi tramite la cosiddetta "costruzione di nicchia" (termine usato in biologia evoluzionistica) per rendere questo o quell'habitat più idoneo alle nostre esigenze tramite la domesticazione di piante ed animali. Questo "gioco" dopo migliaia di anni ci sta costando caro.
Dalla recente revisione della tassonomia, l'essere umano è una una tribù della sottofamiglia degli ominidi che comprende oltre a noi, i gorilla e scimpanzé.
Diamoci una calmata e rendiamoci conto che abbiamo cambiato il mondo e non ne avevamo il diritto.
Non sterminiamo altre specie oltre quelle che già abbiamo sterminato.
Scusate l'OT sull'evoluzione ma penso che possa aprire gli occhi anche su come consideriamo un oggetto plasmabile sia la terra che i suoi abitanti che siano umani o no.
Teniamo il gatto in casa, teniamo il gatto un po' in casa e un po' all'aperto, ma lasciamogli la possibilità di esistere in quanto gatto. Penso che quella di lasciarli esistere come vorrebbe la loro specie sia per noi la sfida più difficile quando li adottiamo, eppure non ci poniamo la domanda: sono pronto a dare a un altro animale la miglior vita possibile?
Qualche giorno fa ho sentito letteralmente un tuono dentro casa.
Era Volland che aveva portato dal terrazzo una cavalletta e ringhiava agli altri due per tenerli lontani.
Era Volland costretto a difendere la sua motivazione predatoria in un territorio ristretto ed abitato da altri due consimili.
Era Volland costretto da me a doversi guardare dagli altri due mici con i quali poi condivide il letto ed il sonno.
Succede anche in natura, un'aquila piomba su una carcassa trovata da un corvo e se ne appropria, un gruppo di iene sottrae un animale predato dai leoni, e tanti altri esempi come questi.
Ok, ma quei contesti non sono innaturali.
In casa mia quel contesto formato da tre individui che in natura forse si eviterebbero l'ho voluto io, e loro lo subiscono.
Sì, stanno benone, buon cibo, sono curati, sono coccolati e chiedono coccole, Berenice e Buio manco tante.
Riesco a dar loro la miglior vita possibile? Quella che loro vorrebbero?
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