Visualizza Versione Completa : E se i gatti scomparissero dal mondo...
BobTheCat
03-06-2023, 08:54
Lo so cosa pensate: orrore!
Niente più Bob, niente più a-mici!
Condividete qui le vostre opinioni se i gatti scomparissero dalla faccia della terra:247:
VEI-6 Vesuvius
03-06-2023, 13:07
Siamo stati fortunati che la nostra specie si è evoluta proprio nello stesso periodo in cui si è evoluta la specie 'felis'.
Se non esistessero i gatti, semplicemente non avrei animali domesici. Il gatto è l'unico animale con cui mi trovo a mio agio.
Il gatto è l'animale più affine alla mia persona. Ho sempre avuto anche il cane ma da anni ormai solo gatti perchè li sento più vicini. Adoro i felini in generale e non posso pensare ad un mondo senza di loro :skummel:
straycat2
03-06-2023, 16:21
il mondo sarebbe finito x me, io li amo da quando avevo 5 anni..e sarebbe difficilissimo per me non averne uno da amare, coccolare e giocare insieme
Ieri, passando in libreria a ritirare una corposa ordinazione, l'occhio è caduto su un titolo in bella mostra, vicino alla cassa:
"Se i gatti scomparissero dal mondo" di Kawamura Genki, Einaudi editore.
copincollo dal sito Einaudi:
Cosa sei disposto a dare al Diavolo per poter vivere un giorno in piú? Attento: ciò che il Diavolo sceglierà di prendersi sparirà dal mondo, per tutti. I telefonini? Va bene. E i film, gli orologi... d'accordo, ma i gatti? Sei pronto a rinunciare ai gatti? Con la delicatezza di Sepúlveda e il gusto per il fantastico di Murakami, Kawamura Genki ha scritto una fiaba moderna per ricordarci quali sono le cose davvero importanti.
Temo che lo spirito di questa discussione non fosse proprio quello di aprire una discussione nel solco della fiaba di Kawamura.
Peccato.
E comunque, Kawamura o non Kamawura, se i gatti scomparissero all'improvviso dal mondo, questo Forum assumerebbe immediatamente un valore archeologico inestimabile...
:)
VEI-6 Vesuvius
07-10-2023, 18:18
il mondo sarebbe finito x me, io li amo da quando avevo 5 anni..e sarebbe difficilissimo per me non averne uno da amare, coccolare e giocare insieme
Anche io.
Niente gatti, niente bestie per me.
Ieri, passando in libreria a ritirare una corposa ordinazione, l'occhio è caduto su un titolo in bella mostra, vicino alla cassa:
"Se i gatti scomparissero dal mondo" di Kawamura Genki, Einaudi editore.
copincollo dal sito Einaudi:
Cosa sei disposto a dare al Diavolo per poter vivere un giorno in piú? Attento: ciò che il Diavolo sceglierà di prendersi sparirà dal mondo, per tutti. I telefonini? Va bene. E i film, gli orologi... d'accordo, ma i gatti? Sei pronto a rinunciare ai gatti? Con la delicatezza di Sepúlveda e il gusto per il fantastico di Murakami, Kawamura Genki ha scritto una fiaba moderna per ricordarci quali sono le cose davvero importanti.
Temo che lo spirito di questa discussione non fosse proprio quello di aprire una discussione nel solco della fiaba di Kawamura.
Peccato.
E comunque, Kawamura o non Kamawura, se i gatti scomparissero all'improvviso dal mondo, questo Forum assumerebbe immediatamente un valore archeologico inestimabile...
:)
Appena ho visto la discussione ho pensato subito a quel libro. Me lo consigliava un'amica tempo fa, prima o poi lo leggerò.
Quanto alla discussione, probabilmente anche io non avrei animali domestici, visto che tollero poco i cani, gli animali in gabbia mi mettono un'indicibile tristezza e non ho la fortuna di vivere in piena campagna. Poi ci sarebbe da fare un distinguo: se i gatti scomparissero ora, allora mi sa che vorrei scomparire io pure. Se invece i gatti non esistessero, e volessimo intenderla come un mondo in cui il gatto non fosse mai esistito... be', sarebbe senza dubbio un mondo più triste, ma non potremmo dolerci per qualcosa di sconosciuto, direi. Perdonatemi, tendo a partire per la tangente in questi casi. Deformazione professionale :D
.......Poi ci sarebbe da fare un distinguo: se i gatti scomparissero ora, allora mi sa che vorrei scomparire io pure. Se invece i gatti non esistessero, e volessimo intenderla come un mondo in cui il gatto non fosse mai esistito... be', sarebbe senza dubbio un mondo più triste, ma non potremmo dolerci per qualcosa di sconosciuto, direi. Perdonatemi, tendo a partire per la tangente in questi casi. Deformazione professionale :D
Finalmente un ragionamento, grazie Riri.
Aggiungerei che se i gatti scomparissero, significherebbe che prima c'erano.
Ho notato nelle risposte due cose:
la prima si potrebbe riassumere così: io senza gatti non potrei stare (risposta antropocentrata), non è menzionato il destino di un'altra specie
la seconda è la mia personale risposta: ammesso e non concesso che sparissero, chi prenderebbe la loro nicchia ecologica? Quali conseguenze di sovra popolazione di prede avrebbe la loro sparizione?
Restando nell'ambito della finzione letteraria proposta da Kawamura Genki, stando alle utenti che hanno postato in questa discussione, il protagonista della favola non stipulerebbe mai l'accordo col diavolo: terminerebbe i suoi giorni su questa terra nei tempi dettati dalla progressione del suo male, senza godere di un tempo extra.
E la favola non avrebbe motivo di esistere.
Nelle favole, il concetto di "sparizione" da un momento all'altro, non ha necessariamente una implicazione "logica" sul destino "post sparizione": spesso si sparisce e basta.
L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ha inserito il gatto fra le 100 specie più invasive (e letali) diffuse dall'uomo al di fuori del loro habitat naturale.
Un'indicazione che non è stata recepita dall'Unione Europea, con una motivazione che sa molto di antropocentrismo: in sostanza, per ragioni culturali e "affettive".
Ma l'Accademia polacca delle Scienze, ha fatto una scelta diversa, sulla base di una stima che ascrive ai gatti l'uccisione di 140 milioni di uccelli ogni anno (fonte: Kodami), e in alcuni Land e città della Germania si promulgano leggi e regolamenti per vietare ai "proprietari" di gatti di lasciarli scorrazzare liberi con motivazioni simili.
Per quanto riguarda l'Italia, abbiamo uno studio, non saprei dire quanto statisticamente attendibile visto che riguarda il monitoraggio lungo un anno di 21 gatti in particolare su una platea di studio del comportamento di 145 gatti domestici liberi, realizzato coinvolgendo i loro proprietari in un progetto di science citizen su tutto il territorio nazionale.
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fevo.2019.00477/full
Le specie che risultano maggiormente "predate" sono passeri, piccoli roditori (fra cui lo scoiattolo bruno europeo, a forte rischio di estinzione), rane, lepri e conigli.
In una prima fase "post sparizione" dei gatti, sarebbero queste popolazioni a trarne giovamento. Per loro si aprirebbe un'era di grande facilità riproduttiva e ricolonizzazione di molte aree. Ma sarebbe un fenomeno di breve durata, perché l'abbondanza di una fonte alimentare attira e incentiva anche lo sviluppo di quei predatori che di queste specie si cibano.
Per quanto riguarda le aree boscate e le campagne, penso che il più autorevole candidato ad occupare la "nicchia ecologica" dei gatti sarebbe la volpe in primis, che ha una dieta per molti versi sovrapponibile a quella dei gatti studiati.
Un'ipotesi, questa, che mi pare sia rafforzata da una ricerca australiana pubblicata lo scorso anno ("Contare i corpi: stimare i numeri e la variazione spaziale di rettili, uccelli e mammiferi australiani uccisi da due mesopredatori invasivi") cui vi rimando con il link successivo:
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/ddi.13497
I due predatori di cui si parla, sono per l'appunto, il gatto e la volpe.
Una "combo" più micidiale di nitro e glicerina, visto che sarebbe responsabile della morte, ogni anno, di 697 milioni di rettili, 510 milioni di uccelli, 1 miliardo e 345 milioni di piccoli mammiferi.
Per quanto riguarda gli ambienti più densamente urbanizzati, nessuna tregua per le povere vittime della ferocia felina. La sparizione dei gatti lascerebbe campo completamente libero ai suoi più temibili concorrenti: il ratto di fogna (in napoletano "zoccola", in milanese, credo, "pantegana") e soprattutto il più feroce di tutti, il gabbiano.
Su questo aspetto, non ho cercato pezze d'appoggio in studi o ricerche.
Mi sono fidato del mio spirito di osservazione, della mia esperienza di "inurbato" per oltre 50 anni di vita, e dei racconti che spesso ho letto su questo Forum.
"Dio ha creato il gatto per permettere all'uomo il piacere accarezzare una piccola tigre", scriveva il veterinario e scrittore Fernand Mery. E aveva ragione, a quanto pare.
Come ha ragione Aletto, che su questo Forum tempo fa ha scritto che "il gatto è libertà e calore al tempo stesso".
E l'infinito spazio emozionale che separa queste due frasi è colmo del mistero e del fascino di queste meravigliose creature che ci accompagnano nella nostra vita.
Per rispondere alla discussione penso che se scomparissero potrebbe esserci un disastro ambientale, col sopravvento e diffusione di malattie per l’aumento incontrollato di altri predatori che si ritroverebbero in abbondanza di prede e, inevitabilmente, la loro successiva caccia da parte dell’uomo. E che dire del loro aumento nelle aree urbane e suburbane, tra donnole volpi (e topi che si riproducono a dismisura nonostante i predatori)
L’uomo poi, parliamo dei casini che fa questa specie alla quale apparteniamo.
Appena ho visto la discussione ho pensato subito a quel libro. Me lo consigliava un'amica tempo fa, prima o poi lo leggerò. (...) Perdonatemi, tendo a partire per la tangente in questi casi. Deformazione professionale :D
Il Forum sarebbe insipido senza le tue meravigliose fughe per la tangente.
Che spesso si rivelano fondamentali punti di partenza per discussioni molto serie o coinvolgenti. Per scambi veri.
Roba che di solito succede nei rapporti "veri", cioè nella vita reale, materiale.
Per cui, coltiva scrupolosamente le tue "deformazioni professionali", e combatti ferocemente ogni tentativo di normalizzazione, di riduzione al banale ordine "naturale" delle cose.
Non sai quanto mi fa piacere rileggerti, e con una certa continuità, dopo tanto tempo.
Pronto a seguire le tue "divagazioni fondamentali" fino all'inferno (andata e ritorno).
(...). L’uomo poi, parliamo dei casini che fa questa specie alla quale apparteniamo.
Già, parliamone.
Ma, stavolta, brevemente, e con un link ad una precedente discussione.
La situazione dell'Australia, sotto questo punto di vista (la capacità degli umani di perpetrare disastri epocali) mi pare il perfetto caso da scuola:
https://micimiao.net/forum/showthread.php?t=127473
Il Forum sarebbe insipido senza le tue meravigliose fughe per la tangente.
Che spesso si rivelano fondamentali punti di partenza per discussioni molto serie o coinvolgenti. Per scambi veri.
Roba che di solito succede nei rapporti "veri", cioè nella vita reale, materiale.
Per cui, coltiva scrupolosamente le tue "deformazioni professionali", e combatti ferocemente ogni tentativo di normalizzazione, di riduzione al banale ordine "naturale" delle cose.
Non sai quanto mi fa piacere rileggerti, e con una certa continuità, dopo tanto tempo.
Pronto a seguire le tue "divagazioni fondamentali" fino all'inferno (andata e ritorno).
E vabbè, tu però vuoi farmi piangere :D
Non so quanto il mio contributo sia utile al forum, specie a fronte di interventi decisamente più corposi di altri utenti, te compreso. Ma è anche grazie al tuo affetto travolgente e disinteressato se in quest'ultimo anno ho trovato qui un rifugio e intendo restare. Dovrei aggiornare pure quella certa altra discussione, ma è 'na fatica... lo farò, giuro. Ops, divagazione, di nuovo.
Venendo a noi, ti ringrazio anche per aver linkato la discussione su felixer, non avevo idea di questo nuovo orrore che però, ahimè, non stupisce.
L'uomo è abilissimo a fare danni enormi, salvo poi farne di ancora più grandi nel tentativo di rimediare ignorando di star agendo in un sistema vivo e più grande di lui, un sistema che mette in campo risorse e meccanismi di sopravvivenza. Meccanismi che funzionano, anche se non vanno nella direzione che l'uomo vorrebbe vedere.
Venendo alla completa sparizione dei gatti, immagino si creerebbe la catastrofe ambientale così chiaramente immaginata da Aletto. Devo però ammettere che a volte, sarà il tono catastrofico dilagante a riguardo, non posso non pormi domande sul ruolo del gatto rispetto alla sparizione di uccelli e roditori. Mi chiedo se davvero i gatti domestici, così nutriti e spesso costretti a una vita esclusivamente casalinga, abbiano un ruolo così rilevante. Immagino soluzioni al problema, nessuna a mio avviso di qualche utilità.
E non certo la sparizione completa e totale dei gatti dal mondo. Ma nemmeno la loro reclusione o il controllo incontrollato (passatemi il termine) delle nascite.
P.S.: grazie alla discussione su felixer ho avuto modo di apprezzare la splendida reinterpretazione del sempre attualissimo brano di Tacito. Il mio cuore di classicista ha tremato. Grazie, Leucio.
Non vorrei avere fatto, involontariamente, del "terrorismo psicologico" linkando lo studio sulle predazioni dei gatti domestici che godono di molte ore di libertà di movimento, senza aver poi segnalato qualche elemento utile ad una comprensione più corretta del problema.
Innanzitutto, dallo studio emerge che su 207 specie predate dai gatti monitorati nel corso della ricerca, solo tre o quattro sono riportate nei vari elenchi di animali a rischio (variabile) di estinzione.
Una quantità più che accettabile, che conferma il ruolo importantissimo che i gatti giocano nel mantenere un equilibrio sostenibile nella popolazione faunistica dei nostri territori.
Che renderebbe problematica la loro sostituzione, provocando nel breve e medio periodo la catastrofe ambientale che paventavate tu e Aletto.
Ma ragionando con l'occhio lungo dello storico, e considerando che i tempi dei processi di madre natura sono differenti e più dilatati rispetto al breve respiro delle nostre vite e dei nostri sguardi, individuavo nelle volpi la specie predatoria che avrebbe potuto avvantaggiarsi (ed espandersi) nel tempo della "scomparsa dei gatti" grazie ad una dieta quasi sovrapponibile. Almeno nelle aree rurali.
Del resto, che il gatto sia un predatore efficientissimo lo suggerisce la sua natura di "carnivoro obbligato", che assume la maggior parte dei liquidi di cui ha bisogno direttamente dalla carne delle sue prede, che ha l'apparato digerente strutturato per non assumere agevolmente altro che proteine animali, e che, infine, non è in grado di trasformare le proteine di origine vegetale in proteine animali, come facciamo noi, gli orsi, i cani, etc. .
Se non fosse così straordinariamente abile ed efficace nella caccia, il gatto non sarebbe mai riuscito ad attraversare millenni di storia per giungere fino a noi.
Nelle conclusioni, lo studio si limita a suggerimenti di mitigazione dell'attività predatoria dei gatti, invocando il senso di responsabilità dei loro "padroni".
Fornisce consigli sulla limitazione degli orari di libera uscita, specialmente nelle stagioni calde, in cui le prede dei gatti generalmente attraversano le loro fasi riproduttive.
Io penso che la prima forma di precauzione sia usare buon senso e prudenza.
Prima di lasciare ad Averno la possibilità di vagare libero per il bosco di castagni che abbraccia la casa che abitiamo, avevo condotto una personalissima indagine sulle specie animali che popolano quel bosco intervistando i vecchi abitanti del vicinato. Lo avevo fatto in "chiave difensiva", per verificare che non ci fossero animali pericolosi per lui. Se lo dovessi fare oggi, starei anche attento a verificare la presenza in zona di possibili prede "a rischio estinzione".
Che comunque non ci sono (per fortuna).
@ Riri
Nella mia infinita cattiveria, voglio farti piangere anche oggi.
Sempre dalla formazione del mio buon amico (e compagno nostro) Daniele Sepe, una rivisitazione di un Carmina Burana del 1200:
https://youtu.be/A3_ZGGQtxBA?feature=shared
E, per darti il colpo di grazia, un pezzo in sanscrito che spopolava nelle classifiche (inglesi e non solo) di una ventina di anni fa:
https://youtu.be/cSEnlomikHs?feature=shared
:D:D
Mitigare l'attività predatoria... facile a dirsi, ma nel pratico come si dovrebbe fare senza privare il gatto di una delle sue importanti motivazioni di specie e preservando, di contro, quelle specie che invece sono a rischio?
Per parte mia non faccio assolutamente niente, visto che Amelie non è esattamente una cacciatrice. Ma quando ho convissuto con gatti cacciatori (Kalé una volta riportò a casa un enorme biacco che aveva combattuto strenuamente, prova ne erano i ciuffi di pelo che stringeva in bocca anche dopo la morte) non ho mai agito a contrasto di quella che, secondo me, è né più né meno che la loro natura felina.
Forse, però, avere contezza quanto meno del territorio in cui si vive e della fauna che lo abita sarebbe necessario. E qui però si sta perdendo il focus sui gatti che spariscono dal mondo, ma ormai è chiaro che sarebbe un gran danno, per l'ambiente, per l'uomo e per i nostri cuori.
P.S.: @leucio il Carmina Burana ha rallegrato una giornata altrimenti uggiosa, e l'altro pezzo lo ignoravo totalmente. Quindi grazie, di nuovo.òl
Ma che discorso è mitigare una motivazione di specie? è maltrattamento bello e buono.
Allora proviamo a mitigare le nostre: accudire, esplorare, costruire oggetti, migrare ecc e poi vediamo che succede.
Nessun predatore è infallibile, nemmeno l’uomo con un’arma lo è. E l’uomo non è predatore ma cacciatore, al massimo può considerarsi una probabile preda e questo dalla notte dei tempi.
Ma quale terrorismo psicologico! Basta sapere un paio di cose perché ciò non avvenga.
peraltro copio e incollo un articolo con la ricerca del veterinario Alan Beck nel quale è citata anche Sonia Campa:
“Prospettiva solo apparentemente apocalittica, considerando che specie come il gatto delle sabbie o quello selvatico sono in via d’estinzione e che, in Paesi come il Belgio, presto anche quelli di razza europea scompariranno, avendo il governo promesso di sterilizzare entro il 2016 tutti i gatti presenti sul territorio nazionale.
E come sarebbe, allora, un mondo senza gatti? Stando ai dati raccolti da Beck, di gran lunga peggiore di quello in cui viviamo oggi. Infestato da topi e piccoli rettili, soprattutto nelle aree metropolitane. “I gatti sono fondamentali nel tenere sotto controllo la proliferazione di questi animali invasivi – spiega lo studioso – e possiamo dire che sì, gli uomini danno da mangiare ai gatti ma, senza di loro, non avrebbero loro stessi di che sfamarsi”.
Un mondo privo dei “pets” che amiamo coccolare sarebbe dunque certamente più ricco di roditori e malattie, “e più povero dal punto di vista umano – aggiunge Sonia Campa, consulente per il comportamento felino – perché i gatti, con la loro capacità di affezionarsi senza diventare dipendenti, ci fanno sentire amati, ed è dimostrato che stare in loro compagnia aumenta la nostra autostima”.
L’etologa sottolinea che, a dispetto di queste conclusioni, il ruolo del gatto viene purtroppo spesso demonizzato, presentando il felino come un cacciatore che invece che aiutare danneggia, facendo incetta di uccellini e mettendo in alcuni casi i bastoni fra le ruote ai cacciatori.
“La gente non sa – precisa la Campa – che i volatili non sono le prede preferite dei gatti. Loro prediligono topi, rettili, talpe. Animali infestanti e dannosi per l’uomo. Basta sapere questo per capire quanto il gatto sia utile per la nostra sopravvivenza. Per non parlare della sua funzione “terapeutica” a livello psicologico”.
Secondo uno studio pubblicato su Clinical & Experimental Allergy, stare a contatto con un gatto rafforza i bambini nel primo anno di vita contro le allergie, e secondo una ricerca uscita sul Journal of Personality and Social Psychology averne uno in casa aiuta a condurre una vita più felice e sana, perché i proprietari tendono a essere più estroversi e hanno meno paura di avvicinarsi ad altre persone.
Uno studio condotto nel 1997 in Gran Bretagna ha inoltre dimostrato che nel giro di appena sei mesi un gatto domestico uccide circa 9 animali fra topi, uccellini, serpenti e rane, il che significa che i circa 9 milioni di gatti presenti nel Regno Unito uccidono qualcosa come 200 milioni di animaletti selvatici l’anno. Senza considerare le prede “occulte”, che cioè non vengono consegnate al padrone come trofeo ma abbandonate chissà dove o divorate sul momento.
Un altro studio condotto in Nuova Zelanda nel 1979 ha poi riscontrato che, in una piccola isola dalla quale i gatti erano scomparsi completamente, il numero dei topi era quadruplicato nel giro di pochi anni. Una conseguenza, quella dell’aumento dei roditori, che generalmente produce effetti devastanti dal punto di vista ecologico. Uno fra tutti – osservato proprio nell’isoletta neozelandese – la diminuzione degli uccelli, le cui uova sono un pasto ghiottissimo per ratti e topolini (in questo caso, sull’isola, ad avere la peggio furono i gabbiani).
Se dunque i circa 220 milioni di gatti domestici viventi di colpo sparissero, cigni, anatre e gabbiani capitolerebbero a ruota, e probabilmente al loro posto aumenterebbero i predatori che, come il gatto, si nutrono di piccoli roditori, tipo volpi e lupi. Un mondo senza gatti sarebbe dunque un luogo inquietante, in cui i topi spadroneggiano inseguiti da grossi carnivori selvatici. Teniamoci dunque stretto quel felino sornione che ronfa sul divano: la sua apparente indolenza ci salverà.
7 febbraio 2012”
Per questo mi ponevo la domanda, perché a mio parere non c'è modo che non sia maltrattante. Mi vengono in mente i frustrantissimi, e pericolosi, campanellini.
Detto questo, penso invierò l'articolo a chiunque mi faccia sentire colpevole di contribuire alla distruzione del pianeta perché convivo con una gatta libera di uscire e predare a piacimento. E non sto parlando di poche persone. Decisamente, senza gatti avremmo un mondo a dir poco inquietante.
Devo fare pubblica ammenda per non aver notato subito la falla logica implicita nel "suggerimento" che gli autori dello studio che ho linkato lasciano a chiusura del loro lavoro.
Mi sono lasciato "infinocchiare" dal rutilante carosello di titoli e dal tono, indubbiamente serio e inappuntabile, del citato documento.
E' folle pensare di castrare le motivazioni di specie di un qualsiasi animale.
Quando sbaglio, per stile di vita ed antico costume, lo riconosco.
Eppure, per esperienza di letture e di vita, avevo tutti gli elementi per stigmatizzare anch'io quest'aspetto poco convincente della ricerca.
Questo è l'aspetto che più mi infastidisce della cosa.
Il punto, con il quale bisognerà comunque fare i conti, è che questo atteggiamento, di limitare o coartare le motivazioni di specie, va prendendo sempre più piede nella legislazione di molti Paesi, sulla scorta, magari, di studi anche meno accurati di quello che ho citato io.
Il punto di partenza credo sia l'inclusione del gatto fra le 100 specie "aliene" più invasive e diffuse indicate dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
Una struttura che evidentemente gode di un prestigio e di un'autorità morale tali da uniformare alle sue scelte i comportamenti di parte del mondo accademico e dei decisori politici.
L'inserimento del gatto fra le specie aliene invasive operato di recente dall'Accademia delle Scienze polacca non credo resterà una pura petizione di principio.
Prima o poi seguiranno leggi, disposizioni amministrative e quant'altro che tradurranno in atti e provvedimenti concreti questa "indicazione scientifica" tanto autorevole quanto insensata.
Non conosco la genesi dei provvedimenti adottati in alcune città tedesche, in cui si vieta l'uscita libera dei gatti dalle case in determinate fasce orarie, o li si condanna all'ergastolo fra le quattro mura domestiche, che a quanto ho letto su Kodami, nasce dalla necessità di proteggere gli uccelli, stando alle dichiarazioni dei legislatori locali.
Ma non credo siano troppo diverse da quelle belghe o polacche.
Insomma, spirano venti sfavorevoli per i nostri gatti, e bisogna solo sperare che sia una tempesta passeggera.
Sempre nell'attesa di vedere a quali conclusioni approderà, in Italia, il dibattito parlamentare, ancora in corso a livello di commissioni, sulla riforma della legge del 1991 sugli "animali d'affezione".
Tutto questo polverone perché non se la possono prendere con le zanzare.
Scherzo ma fino a un certo punto.
Ampliamo l’osservazione:
Il WWF dice “ Diverse specie di animali e piante, per fuggire al riscaldamento del pianeta stanno spostando i loro areali di distribuzione verso maggiori latitudini o altitudini. Succede per l’84% delle specie che vivono in ambienti aridi, come testimoniano alcuni studi.
Ma per le specie d’alta quota non esistono vie di fuga.
La riduzione dei ghiacciai e dei periodi di innevamento su tutto il pianeta sta minacciando molte specie alpine sulle montagne di tutto il mondo. In queste aree di criosfera vivono 67 mammiferi terrestri, 35 marini e 21.000 di altre specie di animali, piante e funghi. Dal leopardo delle nevi in Tibet al pinguino di Adelia in Antartide, dall’orso polare in Artico all’arvicola delle nevi, dal krill antartico, fondamentale primo anello della catena alimentare, ai trichechi, che vedono assottigliarsi sempre più il ghiaccio marino artico, a specie vegetali simbolo delle montagna come la stella alpina e l’abete bianco, simbolo natalizio. Emblematico il caso delle balene beluga, conosciutissime dal grande pubblico per il film “Palla di neve”: l’aumento delle temperature dell’Oceano Artico sta facilitando l’ingresso delle orche nelle acque frequentate dai beluga, esponendo questo indifeso mammifero marino agli attacchi del predatore.
“Il WWF sta seguendo gli orsi polari con i radio collari per studiarne comportamento e impostare su basi scientifiche le azioni di conservazione – ha detto Isabella Pratesi, direttore del Programma di Conservazione del WWF….”
E c’è chi pensa ai gatti, mah
Il gatto non può difendersi dalle accuse che gli vengono mosse e dunque è il capro espiatorio perfetto per distogliere l'attenzione dal vero e unico colpevole di ciò di cui viene accusato il povero felino: l'essere umano.
Le misure messe in atto in Australia, in Germania a Walldorf, in Svizzera a Berna nel quartiere residenziale di Fröschmatt, a protezione delle specie selvatiche, soprattutto avifauna, sono demenziali.
Per proteggere alcune specie di piccola fauna a rischio di estinzione si legifera, di fatto impedendo al gatto di esprimere le sue motivazioni di specie, pena multe salatissime ai limiti dell'incredibile, come i cinquantamila euro per il proprietario del micio che ferisce o uccide l'allodola crestata, decretate a Walldorf.
E nel nostro Paese, notoriamente esterofilo, c'è chi va dietro a quegli imbecilli pronendo la reclusione o quanto meno...il campanellino al collo del gatto.
Forse questi cervelloni ignorano che al giorno d'oggi i gatti di famiglia vengono anche troppo abbondantemente nutriti dai loro proprietari, al contrario di quanto avveniva in un passato non molto lontano, quando ricevevano sì e no qualche avanzo della tavola, ma la loro principale fonte alimentare erano soprattutto topi e uccelletti.
Invece di incolpare i gatti, perché non prendono in considerazione l'impatto sulla fauna selvatica delle pratiche dell'agricoltura intensiva, della distruzione degli habitat naturali, della cementificazione delle sponde dei corsi d'acqua e addirittura della copertura dei medesimi per poter costruire sopra o realizzare nuove strade?
E l'impatto della caccia, vogliamo prenderlo in considerazione?
E i cassonetti strabordanti immondizia che adornano le strade di molte città non attirano forse predatori come i gabbiani e i topi, che integrano con la piccola fauna selvatica che capita loro a tiro?
Ci sono troppi interessi in questo sporco gioco e allora è più facile puntare il dito questa volta contro il gatto, la prossima contro qualche altro essere impossibilitato a scagionarsi dalle accuse che gli vengono mosse.
I miei gatti non escono, ma quand'anche decidessi di dar loro questa possibilità, non prenderei nessunissima misura a salvaguardia delle loro potenziali prede.
Come ho già scritto in un'altra discussione in riferimento a Iska, mi dispiace per il passero che ha predato, ma sono contenta per lei che ha semplicemente espresso le sue motivazioni di specie.
Hai ragione Iska, più facile guardare il dito che non la luna. Le rare, rarissime volte in cui Amelie preda, e anche quando i miei precedenti gatti predavano, mi sono sempre sentita allo stesso modo. Dispiaciuta per l'animaletto in questione, ma felice per il gatto. Tanto più che non riesco ad andare a togliere la prede strillando dagli artigli del micio, mi parrebbe una crudeltà. Gli uccellini che ho tentato, inutilmente, di salvare erano quelli già trascurati dal gatto di turno. Probabilmente verrei definita padrona irresponsabile... ma anche padrona è termine che poco mi si adatta, temo.
Tutto questo polverone perché non se la possono prendere con le zanzare.
Scherzo ma fino a un certo punto.
Ampliamo l’osservazione:
Il WWF dice “ Diverse specie di animali e piante, per fuggire al riscaldamento del pianeta stanno spostando i loro areali di distribuzione verso maggiori latitudini o altitudini. Succede per l’84% delle specie che vivono in ambienti aridi, come testimoniano alcuni studi.
Ma per le specie d’alta quota non esistono vie di fuga.
La riduzione dei ghiacciai e dei periodi di innevamento su tutto il pianeta sta minacciando molte specie alpine sulle montagne di tutto il mondo. In queste aree di criosfera vivono 67 mammiferi terrestri, 35 marini e 21.000 di altre specie di animali, piante e funghi. Dal leopardo delle nevi in Tibet al pinguino di Adelia in Antartide, dall’orso polare in Artico all’arvicola delle nevi, dal krill antartico, fondamentale primo anello della catena alimentare, ai trichechi, che vedono assottigliarsi sempre più il ghiaccio marino artico, a specie vegetali simbolo delle montagna come la stella alpina e l’abete bianco, simbolo natalizio. Emblematico il caso delle balene beluga, conosciutissime dal grande pubblico per il film “Palla di neve”: l’aumento delle temperature dell’Oceano Artico sta facilitando l’ingresso delle orche nelle acque frequentate dai beluga, esponendo questo indifeso mammifero marino agli attacchi del predatore.
“Il WWF sta seguendo gli orsi polari con i radio collari per studiarne comportamento e impostare su basi scientifiche le azioni di conservazione – ha detto Isabella Pratesi, direttore del Programma di Conservazione del WWF….”
E c’è chi pensa ai gatti, mah
Affrontare in maniera decisa le questioni che poni significa mettere in discussione le fondamenta della civiltà in cui viviamo, ovvero porsi sul serio il problema del superamento definitivo della "civiltà degli idrocarburi", di un mondo che si muove, si riscalda e produce bruciando gas e petrolio.
C'è un intero sistema produzione e riproduzione di ricchezza, potere e (a)socialità che ha ormai unificato il pianeta al ferreo dominio delle sue logiche "estrattiviste" che di fronte ad allarmi di questo tipo fa spallucce.
Finché si può, si nega il problema, o in subordine la sua gravità e l'urgenza di cambiare strada.
Toccherà alle prossime generazioni fare i conti con il pieno manifestarsi di tutti gli elementi di criticità che oggi registriamo con preoccupazione.
E allora sarà forse troppo tardi.
La logica del profitto, "tanti, maledetti e subito": investire su un serio piano di tutela dell'ambiente non garantisce il ritorno economico a breve necessario perché l'investimento sia giudicato economicamente sostenibile, e quindi fattibile.
Come l'investimento in ricerche scientifiche serie, che costano tanto e danno risultati in tempi troppo lunghi perché siano economicamente convenienti.
L'auto conservazione di ruoli e posizioni di potere nel domino dell'allocazione mondiale delle ricchezze e del potere politico.
Questo è quello che conta per davvero, che orienta le scelte che subiamo e mette a repentaglio il nostro futuro.
E allora si finge di fare qualcosa, e se non è possibile (ancora) occuparsi delle zanzare, lo si fa pensando agli ornitorichi, e parafrasando un vecchio tormentone di "Alto Gradimento", si fa "la lotta contro la repressione nelle scuole del Congo", senza accorgersi dei carri armati che pattugliano le strade delle nostre città.
Una scelta pericolosissima, se ricordiamo che otto anni fa Trump fu eletto presidente degli Usa sull'onda di una campagna contro le misure (blande) per la riduzione del buco nell'ozono (la famosa battuta sul "nessuno può impedirmi di usare la mia lacca per capelli preferita") e oggi ci riprova, con buone possibilità di successo, aggredendo frontalmente le vuote proposte dei democratici sulla mobilità sostenibile.
Affrontare in maniera decisa le questioni che poni significa mettere in discussione le fondamenta della civiltà in cui viviamo, ovvero porsi sul serio il problema del superamento definitivo della "civiltà degli idrocarburi", di un mondo che si muove, si riscalda e produce bruciando gas e petrolio.
C'è un intero sistema produzione e riproduzione di ricchezza, potere e (a)socialità che ha ormai unificato il pianeta al ferreo dominio delle sue logiche "estrattiviste" che di fronte ad allarmi di questo tipo fa spallucce.
Finché si può, si nega il problema, o in subordine la sua gravità e l'urgenza di cambiare strada.
Toccherà alle prossime generazioni fare i conti con il pieno manifestarsi di tutti gli elementi di criticità che oggi registriamo con preoccupazione.
E allora sarà forse troppo tardi.
La logica del profitto, "tanti, maledetti e subito": investire su un serio piano di tutela dell'ambiente non garantisce il ritorno economico a breve necessario perché l'investimento sia giudicato economicamente sostenibile, e quindi fattibile.
Come l'investimento in ricerche scientifiche serie, che costano tanto e danno risultati in tempi troppo lunghi perché siano economicamente convenienti.
L'auto conservazione di ruoli e posizioni di potere nel domino dell'allocazione mondiale delle ricchezze e del potere politico.
Questo è quello che conta per davvero, che orienta le scelte che subiamo e mette a repentaglio il nostro futuro.
E allora si finge di fare qualcosa, e se non è possibile (ancora) occuparsi delle zanzare, lo si fa pensando agli ornitorichi, e parafrasando un vecchio tormentone di "Alto Gradimento", si fa "la lotta contro la repressione nelle scuole del Congo", senza accorgersi dei carri armati che pattugliano le strade delle nostre città.
Una scelta pericolosissima, se ricordiamo che otto anni fa Trump fu eletto presidente degli Usa sull'onda di una campagna contro le misure (blande) per la riduzione del buco nell'ozono (la famosa battuta sul "nessuno può impedirmi di usare la mia lacca per capelli preferita") e oggi ci riprova, con buone possibilità di successo, aggredendo frontalmente le vuote proposte dei democratici sulla mobilità sostenibile.
Hai detto tutto, purtroppo.
Per questo sono tanto disillusa quando si parla, a livello politico ma non solo, di lotta al cambiamento climatico.
Perché sono specchietti per le allodole, sono contentini per farci sentire con la coscienza a posto mentre, appunto, usiamo la nostra lacca preferita senza colpo ferire.
Ma la verità è che non basta più un po' di prosopopea a proposito di sviluppo sostenibile, così come, da parte nostra, non basta più dire che compriamo bio e quindi facciamo la nostra parte. Certo, il singolo che deve fare? Ma deve pure prendere coscienza che non basta e non basterà. Che la civiltà va ripensata alle fondamenta, che per garantire alle future generazioni un pianeta ospitale dovremmo rinunciare a tanto di ciò che diamo per scontato, dobbiamo, forse, tornare indietro per andare avanti. Ne siamo disposti? Temo di no. E allora non c'è storia, temo.
Cit. Iska
Invece di incolpare i gatti, perché non prendono in considerazione l'impatto sulla fauna selvatica delle pratiche dell'agricoltura intensiva, della distruzione degli habitat naturali, della cementificazione delle sponde dei corsi d'acqua e addirittura della copertura dei medesimi per poter costruire sopra o realizzare nuove strade?
Un solo dato:
per ogni bistecca nel nostro piatto si consumano circa 3780 litri di acqua.
Anzi due dati:
dalla falda acquifera di Ogallala, in USA, (enorme e si estende dal sud Dakota al Texas) si estraggono per allevamenti e colture più litri di quanti la falda possa recuperare tramite le piogge.
Si sta esaurendo, lo sanno, e si stima che sarebbero necessari 6.000 anni di clima normale per ripristinare il suo livello.
Questa sarà probabilmente una siccità provocata dall'attività umana simile alla Dust Bowl, le tempeste di sabbia che ci furono negli Stati Uniti centrali e il Canada negli anni '30
Non avverrà dall'oggi al domani, ma siamo sulla buona strada.
Hai ragione Iska, più facile guardare il dito che non la luna. Le rare, rarissime volte in cui Amelie preda, e anche quando i miei precedenti gatti predavano, mi sono sempre sentita allo stesso modo. Dispiaciuta per l'animaletto in questione, ma felice per il gatto. Tanto più che non riesco ad andare a togliere la prede strillando dagli artigli del micio, mi parrebbe una crudeltà. Gli uccellini che ho tentato, inutilmente, di salvare erano quelli già trascurati dal gatto di turno. Probabilmente verrei definita padrona irresponsabile... ma anche padrona è termine che poco mi si adatta, temo.
Il gatto di mia mamma non era un gran cacciatore; le poche volte che ci riusciva portava il suo trofeo in cucina e lo abbandonava lì, andandosene per i fatti suoi, quindi bastava aprire porte e finestre e via verso la libertà.
Solo in un paio di occasioni i malcapitati avevano riportato una ferita superficiale; antibiotico e pochi giorni di degenza in bagno e sono tornati come nuovi.
Tutt'altra storia con la gatta; lei sì che era micidiale, uccideva la preda all'istante e la mangiava.
Stesso comportamento della mia prima micia con
i topi.
Fra i maschi ho avuto un solo abile cacciatore.
Si trattava comunque di episodi sporadici, visto che la vera fonte di nutrimento la fornivamo noi umani.
Qui sul terrazzo vengono sovente passeri e qualche merlo; adesso è la stagione dei pettirossi.
Sono attratti dagli alberelli che ho messo, ma anche da un'enorme pyracanta piena di bacche rosse, che arriva quasi al tetto.
Al mattino mi capita di trovare qualche cacchina sul tavolino o sul pavimento, chiaro segno di avvenuta visita.
È già successo di rincasare e trovare un tappeto di penne e piume in terrazzo o in casa, a testimonianza del fattaccio.
Però succede molto, molto raramente.
Il terrazzo è completamente protetto dalla rete di sicurezza, ma le maglie sono grandi da consentire agli uccelli di venirci e di andarsene.
D'altra parte visto che i miei non essendo liberi di uscire non possono andare a caccia, che almeno la selvaggina venga qui da loro.
Le mie gatte invece si sono sempre rivelate cacciatrici formidabili, Shanti addirittura catturava topi di cui ci portava in dono solo la testa, che gioia :P
Amelie invece è poco incline alla caccia, ha portato un passero in gioventù e qualche cavalletta, per il resto nulla. Ma in generale, non sono mai riuscita a salvare nessuna preda, nonostante i ripetuti tentativi.
Belli i pettirossi: quest'anno ancora non se ne sono visti, di solito vengono ad appollaiarsi sul melograno e dal balcone di cucina si vedono bene. Ma quest'anno c'è da dire che la fauna aviaria qui è cambiata parecchio, meno passeri e un sacco di falchetti che prima non si erano mai visti... stamattina poi mentre cucinavo ho sentito un grido strano, mi sono voltata e... un picchio! Per lo meno, così mi è parso. Di nuovo, il cambiamento climatico dà i suoi effetti.
...Un solo dato: per ogni bistecca nel nostro piatto si consumano circa 3780 litri di acqua.
Anzi due dati:
dalla falda acquifera di Ogallala, in USA, (enorme e si estende dal sud Dakota al Texas) si estraggono per allevamenti e colture più litri di quanti la falda possa recuperare tramite le piogge.
Si sta esaurendo, lo sanno, e si stima che sarebbero necessari 6.000 anni di clima normale per ripristinare il suo livello.
Questa sarà probabilmente una siccità provocata dall'attività umana simile alla Dust Bowl, le tempeste di sabbia che ci furono negli Stati Uniti centrali e il Canada negli anni '30
Non avverrà dall'oggi al domani, ma siamo sulla buona strada.
Quanti sarebbero disposti a fare un passo indietro rispetto all'odierno insostenibile stile di vita?
Un piccolo passo di ciascuno di noi nella cura delle risorse ambientali e nel ridurre lo spreco farebbe la differenza.
Invece il cosiddetto occidente collettivo che non vuole rinunciare nemmeno infinitesimalmente al proprio stile di vita punta il dito contro i paesi "emergenti" perché desiderano vivere allo stesso modo, per esempio sostituendo l'alimentazione tradizionale con quella dei Paesi ricchi e quindi dando un posto preminente alla carne.
Non che questi Paesi facciano bene, ma non possono neppure diventare l'ennesimo capro espiatorio, in modo che l'occidente si sbianchi la coscienza e continui imperterrito a trascinare il pianeta verso il baratro.
Non invidio quelli che oggi sono giovani e ancor meno le generazioni future; ciò che le attende temo sarà peggiore del peggio immaginabile.
A meno di un deciso e coraggioso cambio di rotta.
Ma adesso.
Qui i pettirossi arrivano verso il 20 settembre e si fermano fino oltre metà marzo.
In questi giorni stanno rivoluzionando le aiuole delle cime di rapa e dell'insalata, perché le innaffio e il terreno umido attira insettini e micro lumachine.
Ci sono molti alberi e i rapaci diurni, soprattutto poiane, falchetti e nibbi, sono ostacolati.
Di recente ho assistito all'inseguimento di un colombo selvatico da parte di un nibbio; il colombo si è salvato fiondandosi fra le fronde della cintura forestale.
Quanti sarebbero disposti a fare un passo indietro rispetto all'odierno insostenibile stile di vita?
Un piccolo passo di ciascuno di noi nella cura delle risorse ambientali e nel ridurre lo spreco farebbe la differenza.
Invece il cosiddetto occidente collettivo che non vuole rinunciare nemmeno infinitesimalmente al proprio stile di vita punta il dito contro i paesi "emergenti" perché desiderano vivere allo stesso modo, per esempio sostituendo l'alimentazione tradizionale con quella dei Paesi ricchi e quindi dando un posto preminente alla carne.
Non che questi Paesi facciano bene, ma non possono neppure diventare l'ennesimo capro espiatorio, in modo che l'occidente si sbianchi la coscienza e continui imperterrito a trascinare il pianeta verso il baratro.
Non invidio quelli che oggi sono giovani e ancor meno le generazioni future; ciò che le attende temo sarà peggiore del peggio immaginabile.
A meno di un deciso e coraggioso cambio di rotta.
Ma adesso.
Rispondo alla domanda "Quanti sarebbero disposti a fare un passo indietro rispetto all'odierno insostenibile stile di vita?
Nessuno.
E faccio un'altra domanda: quanti tra paesi emergenti e non sono disposti a ridurre le emissioni di CO2? A chiacchiere il cosiddetto occidente ha accettato, a chiacchiere. Gli emergenti non aderiscono, non ci pensano proprio, perché in teoria è il loro momento, ma nonostante tutto riescono ad emergere perché, volenti o nolenti, sono incatenati all'economia mondiale. Le loro materie prime subiscono oscillazioni di prezzi tremende e via dicendo.
Un coraggioso e brusco cambio di rotta implicherebbe, credo, un crollo dell'economia mondiale altrettanto catastrofico che nessuno vuole affrontare perché perderebbero voti. I paesi più poveri sarebbero i primi a soccombere con conseguenze ancora più drammatiche di quelle attuali.
Se pensiamo alla guerra economica, es semplice e. se vogliamo, sempliciotto: la Cina che vieta l'uso degli iPhone e fa crollare in borsa la Apple che poi arranca e si riprende.
Ma di queste cose non me intendo, traggo solo conclusioni random
Rispondo alla domanda "Quanti sarebbero disposti a fare un passo indietro rispetto all'odierno insostenibile stile di vita?
Nessuno...
Non si dice di tornare all'età della pietra, però se ognuno si facesse un piccolo esame di coscienza si renderebbe conto di quanto c'è di superfluo nel nostro modo di vivere.
Il tuo accenno al problema del depauperamento delle falde mi fa venire in mente quanta acqua sprechiamo nel ricco occidente.
Pare che la norma siano 2 docce al giorno, ma c'è chi arriva a 3.
Ma è davvero indispensabile?
O piuttosto è perché amiamo il profumo del detergente?
E che dire dei milioni di ettolitri di acqua prigioniera nelle bottiglie?
Ad eccezione delle zone in cui l'acqua potabile lo è quasi solo di nome, nella maggior parte dei nostri comuni è ottima e dunque perché non bere quella del rubinetto?
E tutta l'acqua che è l'ingrediente base delle bibite industriali?
E quella che è la base per i millemila prodotti per la pulizia della casa?
E l'acqua per le piscine private?
Poi i comuni emettono ordinanze di divieto di utilizzare l'acqua potabile per bagnare orti e giardini.
Eh già, dobbiamo risparmiare acqua a favore dei fanatici della doccia, dei turisti e di quelli che possono permettersi la piscina privata.
Chi coltiva il proprio orto e che producendo in proprio riesce non solo a risparmiare sulla spesa, ma addirittura diminuisce l'impronta energetica dei trasporti, non dovrebbe bagnare?
E se lo si fa si viene tacciati di essere irresponsabili e di non avere a cuore l'ambiente.
I grandi cambiamenti devono cominciare nelle coscienze individui.
Ognuno di noi, nel proprio piccolo, se ci pensa può fare qualcosa.
Basta volerlo.
Ognuno di noi, magari non proprio ognuno, fa qualcosa. Certo che gli sconsiderati ci sono e ci saranno sempre.
Ragionando per assurdo, sarebbe più facile tornare all’età della pietra. Solo che siamo circa 8miliardi che mangiano e bevono.
Leggo da internet che il 10% della popolazione mondiale ha il 76% di ricchezza ed il 52% di reddito. Questi faranno molte docce, prenderanno molti aerei e via dicendo.
Sempre da internet, in Italia, la zootecnia consuma 317,5 milioni di metri cubi di acqua –annui, dato del 2016- solo per dare da bere agli animali e lavare le strutture e attrezzature necessarie alla produzione.
A quei milioni di metri cubi aggiungiamo tre zeri ed otteniamo i litri.
A questa cifra bisogna aggiungere quella per coltivare il foraggio.
Per produrre un chilo di carne bovina in modo intensivo servono in media circa 15.400 litri d'acqua, 10.400 nel caso della carne di pecora, 6000 nel caso del maiale, e 4.300 per la carne di pollo. (agosto 2022)
Pane e pasta: il consumo di acqua varia in base alla provenienza e alle modalità di coltivazione adottate, oscillando tra i 902 litri medi necessari per produrre 1 chilo di pane, ai 1.509 litri della pasta, fino ai 1.597 litri del riso.
Una doccia media di 5 minuti=circa 80litri di acqua. Annui=29200 litri. Moltiplicato per 8milardi di individui=232.000.000.000.000, una cifra che faccio fatica a leggere, e anche se poi non tutti la possono fare, è comunque tantissima acqua.
Quindi, o non ci laviamo e torniamo ai secoli precedenti con pidocchi più diffusi di adesso e dermatiti varie (dermatiti che si verificano anche per l'eccesso di docce se non stiamo attenti), o tocca lavarci una volta al giorno.
Le piscine penso siano poche rispetto alla popolazione mondiale.
Fare un rapporto tra l’uso di acqua ed il profumo dei detergenti per uso personale, al momento, dati alla mano, mi sembra superfluo.
Molti di noi fanno il possibile, a cominciare dall’uso di acqua del rubinetto –se potabile-, docce brevi perché più un di tanto sono inutili e fanno perdere tempo.
Raccolta differenziata.
La macchina –dato personale- me la lava un extracomunitario che sta fuori dal supermercato, usando un secchio d’acqua scarsa e riciclata finché può, circa tre volte l’anno. I vetri dell’auto, quando necessario, li pulisco da sola con una spugna bagnata.
Poi sicuramente c’è chi alla macchina ci tiene di più e consuma più acqua.
L’acqua in bottiglia –altro dato personale- la uso solo per fare il caffè altrimenti, a causa del calcare, mi si intasa e sinceramente, dopo cent'anni mi sono stufata.
Anche i gatti hanno sempre bevuto acqua di rubinetto.
Non bevo bibite industriali.
Quando viene mia figlia le compro la birra.
Mia nipote beve succo di frutta fatto in casa e acqua di rubinetto.
L'altro nipote ha appena cominciato a mangiare mela grattugiata.
Non so da grandi cosa berranno.
Le stoviglie bisogna lavarle utilizzando poca acqua, e, a proposito dell’età della pietra o giù di lì, ricordo che in una comunità sperduta in India ho visto che le stoviglie venivano pulite a mano solo con terriccio così secco da sembrare quasi sabbia nel piccolo recinto della casa dov’erano anche capre e polli.
Indumenti: lavo a mano in ammollo quasi tutto, le lenzuola no :), non ho le tende alle finestre :)
Anche noi utilizziamo l'acqua come fai tu.
Idem per le bibite.
La macchina però la laviamo a casa, max 2 volte l'anno: a fine inverno e a fine estate ma per il resto del tempo preferiamo lasciar fare alla pioggia; non siamo schiavi dell'auto, è lei che deve servire noi.
Ho solo piccole tendine, lavarle a mano è un attimo.
Non ho la lavastoviglie, non la voglio proprio, mi è antipatica; quando siamo venuti ad abitare qui il precedente proprietario l'aveva lasciata, ma è finita in discarica.
Uso meno acqua e faccio prima a mano e non serve energia elettrica.
Lavarsi va bene, ma tra ignorare l'esistenza di acqua e sapone e scandire la quotidianità a suon di docce ce ne passa e per di più non fa bene alla pelle.
https://www.grupposandonato.it/news/2022/luglio/lavarsi-tutti-giorni-consigli
D'estate niente doccia; per me è impagabile la tinozza all'aperto, il sole scalda l'acqua quel tanto che basta e poi serve per bagnare l'orto, invece di andarsene nella fogna.
Ed è così bello nelle notti estive starsene a mollo guardando le stelle, con la compagnia del concerto dei grilli. Anche perché non ci sono zanzare.
Quella dell’auto non la vedo come schiavismo ma come vero e proprio oggetto di culto rappresentativo dell'individuo anche nei suoi aspetti di perfezionismo maniacale, sia essa nuova o no. Come sempre il giusto sta in una via di mezzo, perché anche il mio rapporto con la macchina, qualunque essa sia -computer, lavabiancheria, televisore, cellulare eccetera- è, se vogliamo, da schiavista: o funzioni o fai schifo.
Fino a poco tempo fa andavano per la maggiore i detergenti a pH neutro. Niente di più sbagliato. La pelle è un organo popolato da microrganismi, è un ecosistema che meno lo si altera e meglio è.
Ripensandoci, non credo di utilizzare 80 litri di acqua per una doccia, 8 secchi da dieci litri mi sembrano tanti.
Anche il settore dell’abbigliamento consuma tanta acqua ed inquina. Poi mi cerco quanti litri di acqua per un paio di jeans qualunque.
Macchina, elettrodomestici, attrezzi, insomma tutto quanto ci può servire deve funzionare secondo il suo scopo e richiede cura e manutenzione..
Ma quando rappresenta un oggetto di culto ne diventi schiavo senza neppure accorgertene.
Ho un parente che ha una cura maniacale dell'auto; deve essere sempre tirata a lucido nei minimi particolarti, se piove non esce per non bagnarla, ma se è costretto a uscire, una volta tornato a casa la prima cosa che fa è asciugarla accuratamente.
E se è bagnato anche lui, prima asciuga la macchina, poi provvede a se stesso.
La portata d'acqua del rubinetto della doccia ho letto che varia in base al tipo di rubinetto e di soffiatore e se è aperto al massimo oppure no.
13-15 litri al minuto sarebbe il consumo massimo; ecco da dove arriva la stima dei circa 80 litri per doccia di 5 minuti.
Un rubinetto non aperto al massimo e con un soffiatore efficiente (quello che dà l'impressione che esca molta acqua, ma in effetti ne esce poca) dovrebbero erogare più o meno 5 litri al minuto, quindi circa 25 litri per la doccia di 5 minuti.
Però non credo che le persone si mettano a cronometrare la durata della propria doccia.
Non c'è attività privata o produttiva che non consumi acqua.
Siamo in troppi su questa terra; la popolazione mondiale circa 70 anni fa si attestava sui 2 miliardi scarsi è cresciuta fino ai circa 8 miliardi odierni.
Cura e manutenzione, che noia tremenda. Lo so che è per questo che dopo un po’ “esplodono” come il vecchio cellulare che stava per prendere fuoco e che ho dovuto sostituire in fretta e furia.
Mi sarebbe piaciuto lavorare in un'autofficina, ma figurati ai miei tempi, per una ragazza era inconcepibile.
La colpa di questa mia passione è stata di mio padre; come primogenito avrebbe voluto un maschio, invece sono nata io...e così ha trasmesso a me la sua passione per i veicoli a motore e non.
Probabilmente però qualcosa avevo già dentro di me.
Amo tanto anche i lavori di falegnameria, passione questa forse ereditata dal bisnonno materno, anche se non l'ho mai conosciuto.
Mi piace ridare vita agli oggetti rotti; è una sfida.
Nel paese dove abitavo prima riparavo piccoli elettrodomestici alle vecchiette, in cambio di quattro chiacchiere davanti a una tazza di caffé; era così bello vederle felici di non dover buttare via l'amato aggeggio.
Il mio negozio preferito? Il ferramenta, negli anni col ferramenta qui vicino siamo amici.
Quando invece vado da leroymerlin passo gran parte della mattinata a guardare cosa si sono inventati per facilitare l’aggiustare ed il costruire.
Questa estate ho restaurato un comò di mia madre che stava cadendo a pezzi in cantina, poi ho dovuto interrompere per eccesso di caldo. Il più era fatto, ora manca veramente la finitura definitiva.
Un vecchio non-so-cosa intarsiato che si stava sbriciolando, da mesi è in casa, ma è stato un casino rimetterlo a posto.
Me la cavo bene anche con l’elettricità, non però con l’idraulica.
Tutto comincia anni fa con la rottura della serranda di più di tre metri che si ruppe restando sghemba.
Chiama qualcuno che l’aggiusta
Sì vabbè, magari arriva tra una settimana.
Andai dal ferramenta spiegai tutto, mi diedero il pezzo fondamentale di ricambio spiegandomi come usarlo e l’aggiustai
Manualità ereditata da mio padre.
Ferramenta anch'io!
E anche l'elettricità!
E sì, anche il restauro dei vecchi mobili.
Idraulica, beh, a parte cambiare rubinetti e guarnizioni, per il resto lascio fare a mio marito., non mi attira molto.
Mi piacciono tanto i vivai, dove hanno tanti alberi da frutto e forestali autoctoni.
Dimenticavo, mi piace tornire il legno, ho imparato da mio marito.
Voi due siete stupende, io quanto a manualità sto a zero, si può dire che aderisca a tutti quegli stereotipi di genere che vogliono una donna incapace di cambiare anche solo una lampadina. Ebbene sì, manco quello so fare. Ci sono un sacco di cose che vorrei imparare, ma sono per lo più inutili e comunque non mi ci applico mai.
Tornando un po' più in topic, è pur vero che per fare certe scelte bisogna averne anche la possibilità. Penso a Iska che riscalda l'acqua d'estate per il bagno all'aperto in tinozza... lo facessi io qua mi beccherei un tso :P per non parlare delle zanzare. Questo non significa che chi non vive in campagna sia dispensato dalla propria parte, ci mancherebbe. Ma sentire certi racconti mi fa pensare a quanto abbiamo perso il contatto con la terra e a quanto, personalmente, vorrei riappropriarmene. Chissà che prima o poi non ci riesca...
non so tornire il legno.
Ricordo la faccia stupefatta di un condomino che mi chiese un cacciavite e lo feci scegliere tra quelli che ho, inclusi quelli che hanno una ventina di punte da scegliere, per non parlare delle punte da trapano per le diverse superfici da forare.
Timidamente chiese: hai anche chiodi viti e stop in caso ne avessi bisogno?
Ho le presse, il pappagallo per svitare quelle robe dei rubinetti, insomma un putiferio di un po’ di tutto.
Prossima missione rimettere a posto il Graetz della sorella di mia nonna materna, spero che le valvole non siano andate a farsi friggere perché aveva un suono meraviglioso. Devo solo ricomprare la puntina del giradischi. Spero che le valvole siano ancora attive.
Non so cucinare, col tempo ho perso la mano e la fantasia. E mi annoia anche un po’
:(
Però so cucire e anche bene, e per il nipotino ho ripreso l’uncinetto e gli ho fatto le scarpine per neonati andando a memoria perché le avevo fatte anche a suo tempo per mia figlia.
Manualità, solo manualità
:)
Ce la puoi fare Riri, all’occorrenza è utile
Non so stirare, sono una frana, l'ho sempre odiato; confesso che se appena posso preferisco lisciare con le mani; in questo mi facilita il fatto di vestire sempre very casual, pantaloni e scarpe basse; eleganza, gonne, scarpe col tacco e altre cose prettamente femminili non sono nelle mie corde, sono scomode, mi sentirei un pesce fuor d'acqua; fin da bambina ero la disperazione di mia mamma; meno male che fratello e sorella bilanciavano le mie mancanze.
In cucina me la cavo piuttosto bene e mi piace quella tradizionale, ma non ne ho mai fatto un hobby; la vedo come una piacevole necessità.
I primi anni da sposata ho fatto dei bei centrini con filo sottile, anche qualche ricamo; mi sono fatta anche qualche maglione, plaid, coperte, coprisedia, poi mi sono stufata; preferisco lavorare in giardino e nell'orto, non mi stanca mai.
Ah, non so imbiancare né verniciare, ne tiro letteralmente da tutte le parti e alla fine me ne ritrovo persino sui capelli.
Riri, quando ero bambina il bagno nella tinozza nel cortile di casa era un classico per tutti i bimbi, poi l'ho dovuto abbandonare per decenni anni, ma finalmente quando siamo venuti a vivere qui ho ritrovato questo piacere.
Meglio tardi che mai, era una di quelle cose che mi mancava, insieme al potermi rinfrescare...anche se vestita...sotto un improvviso acquazzone estivo, invece di correre in casa a ripararmi.
A me cucinare piace e pure tanto, soprattutto i dolci. In generale, in cucina mi diverto a sperimentare. E l'uncinetto è una di quelle cose che vorrei imparare... l'unica volta che ci ho provato i risultati sono stati a dir poco pessimi. Per quanto riguarda lo stirare anche io farei volentieri a meno, ma dato che sono una da gonne e tacchi tocca adattarmi...
@Iska pure qui quando ero bimba il bagno in tinozza era un classico, che ricordi! Ma son cambiati i tempi e anche il luogo... per la serie una volta qui era tutta campagna, oggi al massimo sono campi incolti punteggiati da speculazione edilizia senza limiti. Una volta i vicini si conoscevano tutti e i bambini giocavano per strada, parlo di vent'anni fa o poco più, quando ero bambina io. Oggi i bambini guai a farli uscire di casa... e così anche il bagno in tinozza si è perso. E per gli adulti poi meno che mai, sarebbe cosa da pazzi, appunto.
Sì, Riri, in pochi anni abbiamo perso molto.
Speriamo che non arrivi il giorno in cui perderemo anche i gatti, vista l'aria che tira.
Non lo vivremo noi qui e adesso, ma in un ipotetico futuro chi lo sa che non possa accadere.
Immaginandomi in un simile domani senza più gatti, proverei un senso di vuoto, di smarrimento, come se insieme a loro se ne fosse andata anche una parte di me.
Oltre alle ripercussioni su vasta scala di cui parlava Aletto mi sono chiesta cosa perderei di banalmente concreto nel mio piccolo.
Perderei la possibilità di lasciare aperte porte e finestre, perché quelle grosse locuste marroncine, che mi fanno abbastanza schifo, avrebbero campo libero, mi è venuto in mente ieri sera guardando Iska che ne aveva catturata una.
I pur utili scorpioni entrerebbero in casa indisturbati, col rischio di ritrovarmene dentro scarpe e ciabatte.
E quei grossi e schifosissimi ragni pelosi che d'autunno cercano un posto confortevole dove svernare e guarda caso aspirerebbero anch'essi ad entrare in casa?
Nell'orto sarebbe un vero disastro, non raccoglierei più pomodori e neppure frutta, dal momento che il ratto nero è un abilissimo arrampicatore.
Dovrei rassegnarmi a ricorrere a piene mani a topicidi e trappole, senza la certezza che non diventino presto inutili, vista l'indubbia intelligenza di questi roditori.
Quest'anno che non c'è più quel formidabile cacciatore che era Vanya e che i gatti dei dintorni si sono concentrati là dove la mia vicina metteva a disposizione croccantini a volontà, ho sperimentato un piccolo, sgradevolissimo assaggio di quello che sarebbe un mondo senza gatti.
I ratti hanno fatto strage dei miei pomodori, rosicchiandoli prima che fossero maturi al punto giusto, ovviamente non accontentandosi di mangiare completamente ogni frutto, ma assaggiandoli quasi tutti, diciamo un buon 90%
E i restanti integri sono finiti nel compost, perché mi era passata la voglia di mangiarli, al pensiero che ci fossero transitati sopra i topastri.
Anch'io però come ogni altro animale difendo il mio territorio e la mia fonte alimentare.
Non potendo cacciare come un gatto, alla fine ho fatto ricorso al topicida, anche se è un metodo che odio profondamente perché è subdolo e non dà la possibilità di difendersi.
Ma d'altra parte, mors tua, vita mea.
Se non sono minacciata direttamente, non mi sogno di far loro del male; che vivano la loro vita da topi, ma lontano dal mio orto; c'è tanto di quel cibo nei boschi dietro casa, proprio i miei pomodori dovevano adocchiare?
Stirare zero, imbiancare e verniciare sì. È anche difficile che cada qualche goccia.
Però fu un incubo il soffitto della cucina, soprattutto la seconda mano quando non si capisce più dove hai già imbiancato e dove no.
Bisogna scendere dalla scala, guardare e risalire senza perdere di vista il punto da cui ricominciare: mai più i soffitti :)
sarebbe necessario un piccolo ponteggio, ma mi rifiuto.
@Iska mamma mia, pure io sarei ricorsa al topicida in un caso simile. Purtroppo è orribile, ma a mali estremi... Qua ratti non ce n'è più, giusto qualche raro, rarissimo, topino di campagna. La presenza dei gatti è massiccia. Amelie non caccia manco le farfalle, ma per esempio i gatti di mia zia, fratello e sorella molto giovani, sono una coppia di abilissimi cacciatori. E non avevo pensato a quanto, in effetti, i gatti ci liberino dalla presenza di tanti insetti... io, devo ammettere, non ho schifo quasi di nulla, ma sono letteralmente fobica per quanto riguarda vespe, calabroni et similia. Con grande fatica mi controllo sulle api e i bombi, ormai convivo abbastanza serenamente anche con l'ape legnaiola che vive in Piemonte da mio padre. E in questo caso è meglio che i gatti non mettano le loro zampette, per il loro bene.
Però me lo chiedo spesso, se mai avrò dei figli, cosa che mi auspico... conosceranno i gatti come li ho conosciuti? O saranno destinati a vederli sparire? Ma del resto, gatti a parte, chissà in che mondo li lascerò, e in che mondo vivrò io stessa.
Stirare zero, imbiancare e verniciare sì. È anche difficile che cada qualche goccia.
Però fu un incubo il soffitto della cucina, soprattutto la seconda mano quando non si capisce più dove hai già imbiancato e dove no.
Bisogna scendere dalla scala, guardare e risalire senza perdere di vista il punto da cui ricominciare: mai più i soffitti :)
sarebbe necessario un piccolo ponteggio, ma mi rifiuto.
Il trabattello ce l'ho, lo usavamo per potare una siepe molto alta, ma me ne guardo bene dall'usarlo per imbiancare il soffitto, avendo giurato a me stessa "mai più soffitti".
Quello del bagno faceva decisamente schifo, ma ho risolto con una spugna con buchi irregolari, tamponandolo con del bianco; è risultato un soffitto pieno di nuvole vaporose ed è così oramai da anni.
@Riri
Ho problemi solo con quelle grosse locuste che una volta non c'erano, i ragni e le cimici asiatiche.
Le locuste perché non sai mai su quale parte del tuo corpo potrebbero atterrare e per di più sono molto voraci.
I ragni mi fanno schifo perché hanno tante zampe e corrono disordinatamente.
Le cimici sono davvero rivoltanti con quell'odore impestato e in autunno si infilano dappertutto per svernare.
I ragni mi basta che non entrino in casa, ma se si azzardano, la ciabatta è pronta.
Le locuste ho scoperto che depongono le uova nei posti bui e asciutti; ne ho trovate a decine e decine nella nicchia dei contatori; escono quando è buio, ma incontrano la mia solita ciabatta da orto; no, mie care, spiacente ma non voglio fare l'allevamento.
E veniamo alle stramaledette cimici; una volta c'erano solo quelle verdi, autoctone, ma erano davero rare.
Da anni purttoppo si vedono solo cimici asiatiche, decisamente dannose per le piante ed estremamente prolifiche.
Ogni anno aumentavano di numero, così ho cominciato a dare loro una caccia spietata.
Il primo autunno ne ho prese ben 5800 (cinquemilaottocento).
Ebbene sì, le contavo.
Il secondo anno 750.
Lo scorso anno poco più di 180.
Quest'anno per ora sono a quota 52.
Ho sfruttato la loro attrazione per le stoffe, in particolare la tenda da sole del terrazzo, che è esposta a ovest; ora che il sole non scalda molto, di giorno la lascio aperta e le bestiacce si nascondono fra le pieghe.
Al tramonto entro in azione, armata di piccolo aspirapolvere a batteria.
Completata la raccolta, le butto in un barattolone dove preventivamente ho già messo del lisofororm; muoiono quasi istantaneamente.
I risultati dallo scorso anno sono già ben evidenti; rare le foglie degli alberi rosicchiate e i frutti, nocciole comprese, non presentano più i tipici segni di puntura.
I gatti in questo caso non sono d'aiuto, non prederebbero mai una cimice; Lara ci ha provato, una sola volta, e non l'ha mai più fatto; poverina, puzzava di brutto, non si lavava, e ho dovuto provvedere io a levarle di dosso l'orrendo fetore.
Da quella volta se ne vede una scappa.
@Iska pensa che una di quelle locuste qualche mese fa mi è atterrata sulla spalla mentre ero alla scrivania. Stavo scrivendo e mi sento una cosa cadere sulla spalla... se non mi sono messa a strillare credo sia stato per il troppo stupore. E non sapevo che quelle fossero cimici asiatiche, pure qui sono aumentate ma non così esponenzialmente. Qualche sera fa ho avuto la bella idea di lasciare aperta la porta del balcone e la luce accesa e subito una si è fiondata in casa... Amelie, più saggiamente di Lara, ha finto di non vederla. Ma lei ormai ignora qualsiasi potenziale preda, non so se per una naturale scarsa motivazione alla caccia o se perché quando era più giovincella mia zia, vegana e convinta che qualsiasi animale debba rispettare la sua natura, l'ha dissuasa con urla decisamente inappropriate e sgradevoli. Peccato che poi tutti i suoi gatti, presenti e passati, si rivelino predatori formidabili...
Ormai le cimici asiatiche hanno soppiantato quelle nostrane.
Fino a pochi anni fa non immaginavo che ce ne fossero così tante, poi ho messo quella tenda ed ecco che in autunno fra ottobre e novembre vengono qui a cercare il posto ideale per passare l'inverno.
In giardino, nell'orto, nei boschi dei dintorni è raro vederne; è più facile osservare i danni che fanno: piccolissimi puntini su pomodori e fagiolini, oltre che sulle nocciole ancora verdi.
Secondo i miei vicini le cimici sono una vera rarità, ma penso sia perché non le vanno a cercare; ai primi tepori primaverili abbandonano il rifugio invernale e sembra che non ce ne siano mai state.
Il motivo per cui ce ne sono molte potrebbe dipendere dal fatto che non ci sono coltivazioni, non c'è agricoltura professionale, ma solo ambienti naturali oppure orti e giardini, quindi non c'è il ricorso ai tanti veleni usati in agricoltura che provocano la morte di molti insetti.
Da questa mancanza senz'altro le cimici traggono vantaggio.
Terreno e rocce sono calcaree, ambiente ideale per gli scorpioni, ma se chiedo ai vicini mi dicono di non averne mai visti, ed è possibilissimo, dal momento che questi aracnidi escono allo scoperto solo di notte e la gente si tappa in casa, persiane chiuse, appena il sole cala.
Ma se si prendessero la briga di uscire nel buio della notte, basterebbe una semplice pila per vederli sui muri esterni o meglio ancora una lampada di Wood per renderli evidentissimi, in quanto il loro esoscheletro se esposto ad alcune frequenze di raggi UV per il fenomeno della fotoluminescenza appare di un brillantissimo e chiarissimo azzurro-verdognolo.
PS: ieri sera scrivevo di ragni e ciabatte.
Ero appena andata a letto che sento un bel trambusto provenire dal soggiorno; mi alzo e vedo Lara che stava cercando di stanare qualcuno nascosto tra la cassapanca dove poco prima lei stava sonnecchiando e il cesto dei giochi posato lì accanto.
Previdentemente armata di ciabattona, ho scostato appena il cesto e ho visto uno di quei ragnoni di cui avevo appena finito di scrivere.
Il malcapitato vistosi scoperto ha cominciato a correre velocemente e disordinatamente per la stanza, ma nonostante lo schifo ho cercato, ponendo la massima attenzione a che non mi finisse sui piedi, di non perderlo di vista, non sarei riuscita a dormire sapendo che era in casa.
E dopo una breve quanto estenuante caccia, finalmente l'ho spiaccicato con la ciabatta.
Se invece che in casa mia fosse andato in quella della mia vicina vegana, a quest'ora il ragnozzo, almeno teoricamente, sarebbe ancora vivo e vegeto.
Scorpioni ne trovo parecchi sulle montagne del Piemonte, da mio padre. Una volta ne venne fuori uno dalla vasca da bagno, ti lascio immaginare il mio terrore. Non so quanto a conti fatti gli scorpioni nostrani possano essere seriamente pericolosi, però. Io semplicemente vedo di tenermene alla larga.
Qui invece non ce ne sono molti, ne ricordo uno sotto la bilancia del bagno quando ero molto piccola e un altro che catturò Shanti quando andavo a liceo e che mi premurai di toglierle subito, non avendo, appunto, idea della sua effettiva pericolosità. Lei, comunque, ci aveva già giochicchiato parecchio, lo aveva privato di parecchie zampe.
Per quanto riguarda i ragni sono ben lontana dall'essere vegana, ma confesso che se posso li spedisco fuori casa vivi e vegeti. In fondo non mi fanno nulla... Ma in questo nulla è compreso anche il non farmi troppo schifo.
Due serate e due locuste, ho provato a mantenere la calma finché una è arrivata troppo vicina al mio piatto di pasta.
Vediamo stasera cosa succede
Ho visto un incredibile numero di scorpioni lungo le rive del Tanaro, nel cuneese.
Ricordo ancora una montagnola di terra rosso-giallastra, in una piccola radura un po' soleggiata fra la vegetazione riparia; era quasi coperta da centinaia di scorpioni enormi, come non ne avevo mai visti, color tabacco chiaro, giallastro; dovrebbe essere lo scorpione giallo comune che vive fra Liguria e Piemonte ed è molto grosso, fra 8 e 15 centimetri; ha un veleno lievemente tossico, ma dicono che la puntura causi un dolore terribile.
Era uno spettacolo tanto inatteso, quanto impressionante anche perché, a differenza dello scorpione germanus (quello nero solito) questi del Tanaro stavano fuori di giorno.
Mi sono allontanata guardando bene dove mettevo i piedi.
Quelli soliti neri non mi fanno paura, se entrano in casa li prendo e li libero.
Sempre che non arrivi prima qualche gatto che purtroppo li uccide appiattendoli.
Non so come facciano e non so neppure come riescano a non farsi pungere.
Due serate e due locuste, ho provato a mantenere la calma finché una è arrivata troppo vicina al mio piatto di pasta.
Vediamo stasera cosa succede
E cos'hai fatto?
Mi unisco alla domanda di Iska, cos'hai fatto?
Ecco, io sono abituata agli scorpioni neri. Qualche tempo fa avevo trovato qualcuno di quelli gialli e mi chiedevo se non fosse una qualche specie alloctona, invece no... non so davvero come facciano i gatti a non farsi pungere, allora non era Shanti a essere particolarmente temeraria.
Cosa ho fatto?
Posto che la locusta era una preda di Volland e come tale la sua fine era segnata, posto che avrebbe potuto essere segnata anche la fine della mia cena, ho preso il bicchiere e l’ho capovolto su di lei, intrappolandola.
Era ancora un insetto fortissimo ed ha iniziato a dimenarsi all’ impazzata spostando anche il bicchiere. Ho messo sotto un foglio A4 e cautamente con la mano sotto, ho messo il tutto in terra abbastanza lontano dalla mia cena. Ho sollevato il bicchiere liberandola.
Poi in fretta e furia ho mangiato e mi sono chiusa in camera chiudendo anche la portafinestra per evitare che Volland facendo il giro e passando dal terrazzo me la portasse sul letto come tempo fa fece con un geco.
Era un insetto fortissimo, anche se le locuste non sono la mia passione vedevo il suo istinto di vivere. Fosse stata una blatta o altro, sarebbe partita la ciabatta all’istante
Le locuste sono attratte dall'acqua, al mattino trovavo immancabilmente qualche giovane affogata nella ciotola che lasciavo in garage per Iska e sono fortemente attratte dal cibo; se restava qualche residuo nel piatto, lo ripulivano che sembrava lavato, le ho viste all'opera, dopo di che...ciabattata nel piatto della micia.:D
Ragnozzi, cimici asiatiche e locuste da me ricevono tutte lo stesso trattamento: ciabatta.
Blatte non ce ne sono e non ne ho neppure mai viste, ma capitasse, le aggiungerei alle candidate della ciabattata.
Occhio che le locuste sono durissime, se lanci la ciabatta, la sollevano e se ne vanno; devi proprio pestarle, ma non una pestata qualunque, proprio dare un bel pestone e a volte non basta e ce ne vuole un secondo e con le più grosse anche un terzo.
Quelle che vedo qui sono marroncine con le cosce e tibie a righe orizzontali arancio.
Mi spiace per loro, ma se posso le stecchisco: con tanto che sono prolifiche e i cambiamenti climatici che ne favoriscono la diffusione, l'ultima cosa che vorrei per averne provato compassione, sarebbe di ritrovarne sempre più.
Le giovani che non sono ancora in grado di volare sono molto meno resistenti alla ciabatta.
Mi sono fatta una speciale racchetta di compensato robusto con diversi fori; riesco a centrarle anche al volo e la botta che prendono è notevole; cadono a terra intontite e non mi resta che completare l'opera con la ciabatta.
I fori servono per evitare che lo spostamento d'aria causato dal rapido abbattersi della racchetta sul bersaglio lo spinga via, di fatto salvandolo.
...Era un insetto fortissimo, anche se le locuste non sono la mia passione vedevo il suo istinto di vivere. Fosse stata una blatta o altro, sarebbe partita la ciabatta all’istante
Anche le blatte hanno l'istinto di vivere. :cry:
cit Iska:
Anche le blatte hanno l'istinto di vivere.
Ma tutti lo hanno, ricordo una blatta sconvolta dall'accensione della luce e all'istante, non trovando di meglio, per non perderla di vista, le buttai sopra un libro che poi ripulii accuratamente con acqua e varechina.
Certo che tutti hanno l'istinto di vivere e alcuni ai nostri occhi appaiono più determinati, come la tua locusta.
Penso però che anche la blatta abbia la stessa determinazione nel voler vivere, solo che ai nostri occhi non si manifesta in maniera così forte, decisa.
Quello che intendevo chiederti era il motivo per cui hai graziato la locusta, ma hai spiaccicato la blatta.
Perché noi umani tutti decidiamo chi deve vivere e chi no?
Mi sono posta la domanda, ma posso rispondere solo per me stessa.
Tutelo il mio territorio, la mia fonte alimentare, me stessa.
Prima di pensare di uccidere, cerco di allontanare chi percepisco come una minaccia, ma se non ci riesco o se non è proprio possibile con le buone maniere o se con tutta probabilità (o anche sicuramente) tornerebbe, allora ricorro a rimedi estremi.
cit. Iska
“Quello che intendevo chiederti era il motivo per cui hai graziato la locusta, ma hai spiaccicato la blatta.”
La locusta era una preda di Volland, se l’avessi messa in terrazzo l’avrebbe ripresa. L’ho trovata morta la mattina dopo.
Le blatte tramite soprattutto le loro feci trasmettono malattie tra cui, se non ricordo male, la salmonellosi. Per cui averle in casa, e tenersele non è il massimo. E per questo disinfettai il libro.
Salgono dal garage, raramente ma è successo, me le sono trovate in casa. Quest’anno in garage non ce ne sono state per fortuna
Penso che quando un animale è nocivo sia meglio che stia alla larga.
Anche le locuste sono nocive per i raccolti.
...Penso che quando un animale è nocivo sia meglio che stia alla larga.
Anche le locuste sono nocive per i raccolti.
Non ci piove!
Ho visto una sola volta in vita mia le blatte (ma di sfuggita) di sera nella camera di degenza di un ospedale cittadino.
Il personale delle pulizie le rincorreva armato di scopa, ma non so se con successo, non mi sono fermata per vedere la conclusione della caccia.
Non ci piove!
Ho visto una sola volta in vita mia le blatte (ma di sfuggita) di sera nella camera di degenza di un ospedale cittadino.
Il personale delle pulizie le rincorreva armato di scopa, ma non so se con successo, non mi sono fermata per vedere la conclusione della caccia.
Beata te! sono velocissime e la consapevolezza che portano malattie mi dà fastidio.
Già abbiamo tante scocciature, ci manca solo la blatta.
https://www.google.com/search?q=locusta+verde&sca_esv=574891262&tbm=isch&source=iu&ictx=1&vet=1&fir=WGtvNC-Lj7WWYM%252C8SkJbzQogJBN_M%252C%252Fm%252F04g0fkg% 253BOezASmsyTDPfpM%252ClE9QJGvJBmCowM%252C_%253BIJ 6S6p6oI9MODM%252CPSUjKiTYu0CAlM%252C_%253BfLnUy4W9 RRtp1M%252CZA4AnC_2wOuKjM%252C_%253BHPpRKrdKbRyWhM %252ClE9QJGvJBmCowM%252C_&usg=AI4_-kRL5k6PnBrnpmxVGeSB_SzfY5R7yA&sa=X&ved=2ahUKEwir-662yoKCAxXFS_EDHeJPAToQ_B16BAhREAE#imgrc=WGtvNC-Lj7WWYM
le vostre Locusta sono come queste ????
da me ci sono , io le chiamo cavallette e mi mangiano il basilico e tutte le foglie dei fiori. un giorno ne pestai una e da essa uscì il parassita che l'aveva usata un verme lunghissimo, Uno schifo !!!!! feci i ricerca su google e scoprii il nome che ora dimentico. ecco il linkhttps://www.prometeomagazine.it/2022/07/19/il-parassita-che-trasforma-le-cavallette-in-zombie/
No, non sono così carine e verdi, sono grigio/beige e lunghe tipo un dito.
Non riesco ad aprire il link del verme parassita
Mai non fia che non dia una mano all'ottima boby!
Idem dicasi per Aletto.
Il link non poteva funzionare perché era copiato male.
https://www.prometeomagazine.it/2022/07/19/il-parassita-che-trasforma-le-cavallette-in-zombie/
Ok, dall'anteprima non funziona nemmeno così, ma se volete vederlo vi basta copiare questo indirizzo e il vostro browser vi indirizzerà immediatamente alla pagina in questione.
Seguendo questa procedura, riesco a vederlo, sebbene secondo molti "esperti" il browser made in Apple (safari) non sarebbe molto buono.
:)
Mai non fia che non dia una mano all'ottima boby!
Idem dicasi per Aletto.
Il link non poteva funzionare perché era copiato male.
https://www.prometeomagazine.it/2022/07/19/il-parassita-che-trasforma-le-cavallette-in-zombie/
Ok, dall'anteprima non funziona nemmeno così, ma se volete vederlo vi basta copiare questo indirizzo e il vostro browser vi indirizzerà immediatamente alla pagina in questione.
Seguendo questa procedura, riesco a vederlo, sebbene secondo molti "esperti" il browser made in Apple (safari) non sarebbe molto buono.
:)
Grazie Leucio io lo vedo.
Maresa, se posso darti una mano, quando capita, ne sono davvero orgoglioso!
Buona navigazione, io vado a cenare.
:p
Grazie Boby, non sapevo dell'esistenza di questo parassita e non mi è mai capitato di "ciabattare" locuste che avessero dentro di sè il verme.
Ecco un video che mostra dal vivo il ciclo del parassita, in questo caso la vittima è un grillo:
https://youtu.be/YB6O7jS_VBM
Le modalità di infestazione indicano che è necessaria la presenza di corsi d'acqua o raccolte d'acqua nelle vicinanze del luogo dove vivono le potenziali vittime.
https://www.kodami.it/nematomorfi-i-vermi-che-manipolano-gli-insetti/
https://www.google.com/search?q=locusta+verde&sca_esv=574891262&tbm=isch&source=iu&ictx=1&vet=1&fir=WGtvNC-Lj7WWYM%252C8SkJbzQogJBN_M%252C%252Fm%252F04g0fkg% 253BOezASmsyTDPfpM%252ClE9QJGvJBmCowM%252C_%253BIJ 6S6p6oI9MODM%252CPSUjKiTYu0CAlM%252C_%253BfLnUy4W9 RRtp1M%252CZA4AnC_2wOuKjM%252C_%253BHPpRKrdKbRyWhM %252ClE9QJGvJBmCowM%252C_&usg=AI4_-kRL5k6PnBrnpmxVGeSB_SzfY5R7yA&sa=X&ved=2ahUKEwir-662yoKCAxXFS_EDHeJPAToQ_B16BAhREAE#imgrc=WGtvNC-Lj7WWYM
le vostre Locusta sono come queste ????
da me ci sono , io le chiamo cavallette e mi mangiano il basilico e tutte le foglie dei fiori. un giorno ne pestai una e da essa uscì il parassita che l'aveva usata un verme lunghissimo, Uno schifo !!!!! feci i ricerca su google e scoprii il nome che ora dimentico. ecco il linkhttps://www.prometeomagazine.it/2022/07/19/il-parassita-che-trasforma-le-cavallette-in-zombie/
Le locuste non sono l'unica specie ad ospitare talvolta "ospiti indesiderati".
Tanto che sulla rivista "Current Biology" è stato pubblicato uno studio su "meccanismi biologici e zombitudine", da cui "il manifesto" ha tratto questa sintesi:
https://ilmanifesto.it/meccanismi-genetici-e-zombitudine
Perfetto!
Come ho inviato il post, l'articolo è passato da consultabile gratuitamente a consultabile su abbonamento :mad:
In sostanza, si faceva una ricognizione sull'esistenza di numerosi parassiti capaci di influenzare e stravolgere completamente il comportamento degli individui in cui trovano alloggio.
Alterandone i comportamenti sia sotto il profilo riproduttivo che nell'assunzione di atteggiamenti contrari ad ogni criterio di salvaguardia della propria vita e della propria specie.
Tra le vittime segnalate, ricordo le mantidi, una specie di api e soprattutto le formiche, sulle quali il parassita opera facendole uscire dal formicaio, salire su una pianta e sfracellarsi al suolo, onde consentire la propagazione del parassita su altri individui di quella specie.
Pare, insomma, che non sia un comportamento del tutto isolato, quello del verme che aggredisce le locuste.
Chiedo ancora scusa a boby innanzitutto, e poi a tutti i lettori, per l'inconveniente.
La formica ha un peso molto, molto basso rispetto al volume del suo corpo.
Questo fa sì che mentre cade, da qualsiasi altezza, la resistenza aerodinamica data dall'attrito del corpo contro l'aria rallenti la velocità di caduta, fino al punto terminale in cui, detto molto semplicisticamente, il peso della formica è all'incirca uguale alla velocità di caduta, consentendole così di toccare il suolo dolcemente, come avesse un efficientissimo ma invisibile paracadute, impedendole di sfracellarsi al suolo o di farsi alcunché.
Il fungo parassita del genere Ophiocordyceps che trasforma la formica in zombie, la spinge ad arrampicarsi su un albero, dove si fissa saldamente a una foglia con le potenti mandibole.
Nel volgere di alcuni giorni il fungo vive e si sviluppa a spese del corpo della formica, che ovviamente muore.
Quando le spore fungine sono mature, il corpo morto della formica, sempre saldamente ancorato alla foglia, esplode e le spore del micete vengono sparse sul terreno circostante, così il ciclo vitale del fungo può continuare.
L' unica formica che riporta danni cadendo dall'alto è quella della carta igienica Regina camomilla!
Ricordo che c'era un verme che aveva come secondo ospite intermedio la formica.
Non avendo più il testo universitario di parassitologia, che nonostante facesse schifo era piuttosto interessante, penso sia il Dicrocoelium dendriticum (l'ho cercato su internet e non so se sia l'unico :)), un trematode, un verme piatto, lungo appena pochi mm.
Le sua larve vengono ingerite dalle formiche e da queste passano agli erbivori, bovini inclusi. Il ciclo di riproduzione era piuttosto lungo, qui ho messo i punti salienti.
Ricordo che il prof spiegava che sto parassita spingeva le formiche ad andare verso l'alto e non verso il basso, così da poter essere ingerite assieme alle verdi erbe dei pascoli
@ Aletto
è proprio il trematode che hai indicato, Dicrocoelium dendriticum.
Qualche link per chi fosse interessato:
https://www.cronachediscienza.it/2023/09/18/ecco-il-parassita-che-trasforma-le-formiche-in-zombie-allalba-e-al-tramonto/
https://academic.oup.com/beheco/advance-article/doi/10.1093/beheco/arad064/7250300
Fra i trematodi considerati nella seguente presentazione dell'Università di Teramo compare anche Dicrocoelium dendriticum:
https://www.unite.it/UniTE/Engine/RAServeFile.php/f/File_Prof/PAOLETTI_1374/Trematodi.pdf
Tornando ai parassiti fungini delle formiche, Microbiologia Italia tra gli altri argomenti tratta anche di un ascomicete: Ophiocordyceps unilateralis.
E molto interessante (c'è anche un filmato che mostra l'attacco del parassita e la sua crescita a spese di una formica).
https://www.microbiologiaitalia.it/micologia/ophiocordyceps-unilateralis/
È un caso che lo abbia beccato senza il libro di testo.
Fu un esame istruttivo ed interessante, sembrava che i parassiti avessero una mente.
Ce ne sono un putiferio, alcuni hanno nomi tutto sommato anche carini
Molto preoccupante!
Apperò, che insidia quel fungo, ho visto nel video che ha stecchito anche un insetto stecco :disapprove:
BobTheCat
01-11-2023, 09:11
Apperò, che insidia quel fungo, ho visto nel video che ha stecchito anche un insetto stecco :disapprove:
:eek:
BobTheCat
01-11-2023, 09:12
@ Aletto
è proprio il trematode che hai indicato, Dicrocoelium dendriticum.
Qualche link per chi fosse interessato:
https://www.cronachediscienza.it/2023/09/18/ecco-il-parassita-che-trasforma-le-formiche-in-zombie-allalba-e-al-tramonto/
https://academic.oup.com/beheco/advance-article/doi/10.1093/beheco/arad064/7250300
Fra i trematodi considerati nella seguente presentazione dell'Università di Teramo compare anche Dicrocoelium dendriticum:
https://www.unite.it/UniTE/Engine/RAServeFile.php/f/File_Prof/PAOLETTI_1374/Trematodi.pdf
Tornando ai parassiti fungini delle formiche, Microbiologia Italia tra gli altri argomenti tratta anche di un ascomicete: Ophiocordyceps unilateralis.
E molto interessante (c'è anche un filmato che mostra l'attacco del parassita e la sua crescita a spese di una formica).
https://www.microbiologiaitalia.it/micologia/ophiocordyceps-unilateralis/
Wow che roba
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