Visualizza Versione Completa : Adottare un secondo gatto
Ciao a tutti!!
Spero di scrivere nella sezione giusta!!
Chiedo aiuto a voi che sicuramente in materia di inserimento siete molto più ferrati di me ( non ho mai insemai fatto un inserimento...).
Io e mio marito abbiamo giÃ* una micia di nome Chanel che ha 3 anni e 9 mesi adottata tramite parenti quando aveva 2 mesi. È una micia dolcissima, giocherellona, monella, buffa, goffa che le basta solo vederci per fare partire un sonoro concerto di fusa!! Sta volentieri in braccio a noi, insomma è una mezza cozza.
Purtroppo però è anche una gatta diffidente...i primi giorni che è arrivata da noi si nascondeva dietro la cucina. Le abbiamo dato tempo e lei ci ha ripagato con la sua piena di fiducia ma non è altrettanto così con gli estranei e altri gatti.
Quando abbiamo ospiti infatti corre a nascondersi e non la si vede per un bel po', finché gli "intrusi" non hanno levato le tende.
Con gli altri mici invece diventa aggressiva e molto territoriale. Lei sta in casa e non esce ma quando dalla persiana vede i mici del vicinato gli soffia, urla e tenta di dargli zampate!
Non penso sia una micia insicura ma più territoriale che mal sopporta i cambiamenti e le novitÃ*.
Fatta questa premessa però con mio marito stavamo valutando giÃ* da un po' di prendere un cucciolo (magari maschio per fare si che vada più d'accordo con lei) possibilmente da un gattile, ma abbiamo dubbi e ci chiediamo se sia la scelta giusta.
Non vorremmo destabilizzare Chanel e imporle una convivenza che le risulterebbe indigesta, rovinando il bel rapporto che ha con noi (adoriamo il suo essere dolce e coccolona!!) Senza contare che non vorrei dare ulteriori traumi al nuovo arrivato.
Cosa ci consigliate? Pensate sia possibile una convivenza e che possano imparare ad amarsi?? Vorremmo salvare una vita e rendere più bella anche quella di Chanel ovviamente!
Grazie a chi mi vorrÃ* rispondere!
Ciao a te!
Tu dico la mia esperienza.
Attualmente vivono con noi 8 gatti, accolti nel corso degli anni, di età varie e di caratteri vari.
Non avendo la possibilità di fare inserimenti graduali causa conformazione della casa, ho sempre fatto inserimenti diretti (non ridere)... con relative presentazioni, come fossero bimbi.
Qualche baruffa, ma dopo una, due settimane era come se fossero stati sempre insieme.
Importante è che noi umani siamo tranquilli, fiduciosi, perché se fossimo preoccupati tutti i gatti percepirebbero la nostra ansia e a loro volta diventerebbero ansiosi e si comporterebbero di conseguenza.
Se mi trovassi nella tua situazione prenderei al volo il micio dal gattile, (o anche due, amo le famiglie numerose) però posso dirlo perché mi conosco e so come affronto le cose dal punto di vista delle emozioni e che parto senza particolari aspettative, quel che viene, viene e finora non ho mai avuto da recriminare sulle scelte fatte.
Se deciderete di prendere il nuovo micio, non siate assillanti o troppo protettivi né con la micia che avete, né con il nuovo arrivato, lasciate che se la sbrighino alla loro maniera.
Non tutti hanno il posto, il tempo o vogliono fare inserimenti graduali; se ricordo bene anche nel forum in passato avevo letto di diversi tipi di inserimento (in questo o in qualcun altro che ho visitato non ricordo).
straycat2
16-06-2023, 16:52
io te lo sconsiglio in quanto con Chanel avete instaurato un bellissimo rapporto perchè rovinarlo?
io mi ricordo di un amico virtuale che aveva un micio e che poi in seguito ha adottato anche una micia e raccontava che quando tornava a casa il micio gli faceva le feste, gli andava incontro invece poi, quando erano due non lo faceva + e il rapporto era cambiato.
io ho solo una micia e non ho mai fatto inserimenti per altri gatti, ne ho avuto solo uno per volta
è una vostra decisione non so se Chanel lo capirà..
Anch'io sono dell'idea che sarebbe meglio non prendere mai, tranne in casi molto particolari, un secondo gatto. Questo perché il gatto è un animale solitario e "a socialità limitata": madre natura non lo ha "progettato" per vivere in branco, e tra i gatti "liberi" i cuccioli, raggiunta una certa età, se ne vanno ognuno per i fatti suoi alla ricerca di un proprio territorio.
A supporto di questa tesi, vi posto un link ad un "vecchio" post apparso nel forum, ricco di dati scientifici, che vi può sicuramente essere utile:
https://micimiao.net/forum/showthread.php?p=2171642#post2171642
Da notare che nessuno ha risposto a questo post, e l'autrice vive con tre gatti... :)
E allora, come spesso accade, dipende.
Dipende da tante cose, in primis dalla vostra disponibilità di tempo da dedicare, di spazi sufficientemente grandi per garantire ad ogni gatto la possibilità di isolarsi, e da mille altre dinamiche.
Io stesso ho favorito l'inserimento di una terza gattina in una casa in cui la famiglia di un mio amico viveva con due gatti, uno giovane e l'altro anziano. I rapporti tra i mici erano pessimi: il giovane voleva sempre giocare e l'anziano anelava il riposo. Con l'arrivo della terza gatta, i due giovani giocano H24, l'anziano ha i suoi spazi di tranquillità e si aggrega ogni volta che vuole giocare anche lui. :)
Questo, almeno, finché dura.
Scusate, ho combinato un macello!! Vi scrivo da smartphone e probabilmente a causa di un problema di connessione ho creato erroneamente due topic. Potete chiudere l'altro.
Grazie a tutti per le vostre risposte e i vostri pareri!!
@Iska, mi piace il tuo approccio :D .
L'inserimento graduale in effetti per noi sarebbe un po' un problema... Non tanto per gli spazi (rispondo anche a leucio) abbiamo una casa grande ed entrambi avrebbero più stanze dove poter all'occorrenza nascondersi, ma più che altro perché siamo fuori entrambi per lavoro tutto il giorno. Ciò spingerebbe a introdurre il gattino in modo diretto un po' in barba a tutte le teorie dell'inserimento graduale...altre teorie però non le conosco....
@straycat2 ecco... Questa è una delle nostre paure... Lei come ci vede ci fa un sacco di feste, fusa coccole, si fa prendere in braccio, ci dà le testate...e se dall'altra il desiderio di dare una casa a un micio sfortunato è per entrambi parecchio sentito questo è uno dei motivi che ci ha sempre fatto desistere dal prenderlo perché comunque non deve minare la sua serenità.
@leucio...molto interessante e non lo sapevo. Sto leggendo varie opinioni e un aspetto più scientifico mi mancava... Grazie!
@Rinoa86
A differenza vostra, che lavorate fuori casa, la mia presenza è praticamente quasi sempre assicurata.
Invece per il timore che arrivando un nuovo micio possa succedere come all'amico virtuale di Straycat2 e cioè che la gatta diventi meno coccolona con voi, non è detto che sia la regola, ma certo è probabile.
Però non verrà meno il suo amore per voi, semplicemente significherà che aveva bisogno anche di altro.
Al primo gatto che ho avuto mi pareva di negare qualcosa di importante costringendolo di fatto a non avere contatti coi suoi simili e quando abbiamo preso il secondo micio è successo come ha detto Straycat2 ma ne sono stata contenta, perché la sua vita era diventata più piena.
@leucio
Quello che scrivi sulla socialità dei gatti non mi trova molto d'accordo.
Un conto è ciò che succede con gatti liberi, che si muovono a loro piacimento sul territorio, ma diverso è il discorso quando c'è un gatto solo che vive fra 4 mura; se volesse socializzare con i propri simili, sarebbe impossibilitato a farlo e il non poter soddisfare ciò a cui vorrebbe tendere lo stresserebbe di certo.
La convivenza positiva di più gatti in casa (e lo possiamo capire dal loro comportamento e da tanti piccoli segnali) non è neppure strettamente correlata allo spazio.
La mia casetta è in mezzo al verde, ma di mio ho solo un terrazzo neppure enorme e un piccolo balcone (usato come ripostiglio) e quindi in casa mia sarebbe già grazia farci abitare un solo gatto.
In realtà ce n'è un bel gruppetto e invece di ritagliarsi spazi solitari, privati (e volendo ne troverebbero) vedo che preferiscono il reciproco contatto fisico, tipo dormire ammucchiati sul letto, leccarsi le testoline a vicenda e solo poi mangiare, fare a corse pazze e arrampicate sui mobili più alti e poi saltare giù, inseguendosi.
C'è solo Vesna che preferisce starsene quasi sempre per suo conto, tranne nel momento della nanna.
Questo per dire che non si può generalizzare e un limite grosso degli studi in materia secondo me è che non si considera abbastanza che ogni gatto è un soggetto a sè stante, esattamente come noi umani non siamo fotocopie uno dell'altro, quindi va bene la tendenza generale, ma ciò che poi fa la differenza, scusa il gioco di parole, sono proprio le differenze.
@Rinoa86
A differenza vostra, che lavorate fuori casa, la mia presenza è praticamente quasi sempre assicurata.
Invece per il timore che arrivando un nuovo micio possa succedere come all'amico virtuale di Straycat2 e cioè che la gatta diventi meno coccolona con voi, non è detto che sia la regola, ma certo è probabile.
Però non verrà meno il suo amore per voi, semplicemente significherà che aveva bisogno anche di altro.
Al primo gatto che ho avuto mi pareva di negare qualcosa di importante costringendolo di fatto a non avere contatti coi suoi simili e quando abbiamo preso il secondo micio è successo come ha detto Straycat2 ma ne sono stata contenta, perché la sua vita era diventata più piena.
@leucio
Quello che scrivi sulla socialità dei gatti non mi trova molto d'accordo.
Un conto è ciò che succede con gatti liberi, che si muovono a loro piacimento sul territorio, ma diverso è il discorso quando c'è un gatto solo che vive fra 4 mura; se volesse socializzare con i propri simili, sarebbe impossibilitato a farlo e il non poter soddisfare ciò a cui vorrebbe tendere lo stresserebbe di certo.
La convivenza positiva di più gatti in casa (e lo possiamo capire dal loro comportamento e da tanti piccoli segnali) non è neppure strettamente correlata allo spazio.
La mia casetta è in mezzo al verde, ma di mio ho solo un terrazzo neppure enorme e un piccolo balcone (usato come ripostiglio) e quindi in casa mia sarebbe già grazia farci abitare un solo gatto.
In realtà ce n'è un bel gruppetto e invece di ritagliarsi spazi solitari, privati (e volendo ne troverebbero) vedo che preferiscono il reciproco contatto fisico, tipo dormire ammucchiati sul letto, leccarsi le testoline a vicenda e solo poi mangiare, fare a corse pazze e arrampicate sui mobili più alti e poi saltare giù, inseguendosi.
C'è solo Vesna che preferisce starsene quasi sempre per suo conto, tranne nel momento della nanna.
Questo per dire che non si può generalizzare e un limite grosso degli studi in materia secondo me è che non si considera abbastanza che ogni gatto è un soggetto a sè stante, esattamente come noi umani non siamo fotocopie uno dell'altro, quindi va bene la tendenza generale, ma ciò che poi fa la differenza, scusa il gioco di parole, sono proprio le differenze.
La tua casetta dev'essere meravigliosa con tutti questi mici che convivono pacificamente!!
Ma il tuo primo micio era esattamente come Chanel? Lei aspetta che ci mettiamo sul divano per farsi un pisolino in braccio (facendo le fusa :D) anche ora che fa caldo.
-Perché adottiamo più gatti?
Diamoci una risposta sensata, ossia inerente alle nostre motivazioni di specie.
-Perché li facciamo vivere in un ambiente artificiale in barba alla loro filogenesi di specie?
-Noi rinunciamo alla nostra filogenesi?
-Perché allora dovrebbero farlo loro?
-Perché alcune nostre case lentamente si trasformano in gattili nei quali dormiamo anche noi?
-Come vivono i gatti nei gattili?
Sono tutti abbastanza tranquilli, o lo sono solo apparentemente? O è un sit in impenetrabile alla nostra conoscenza della loro mente?
-Perché si leccano tra loro? E perché assimiliamo questo comportamento all’amicizia? E’ antropomorfizzazione e non pensiamo neppure lontanamente che leccarsi libera endorfine? O no?
E’ vero, l’osservazione dei gatti liberi rileva comportamenti diversi. Rileva qual è il comportamento che il gatto liberamente esprime. E’ cioè, l’osservazione della loro realtà svincolata dalla scatola skinneriana nella quale li collochiamo nella quale esprimono comportamenti un po’ distorti per trovare una quadra adattativa che li aiuti.
La dimensionalità evolutiva dell’innato viene esercitata a trovare diversi adattamenti, ed il rischio di sbilanciamento è molto frequente e non viene rilevato perché non siamo allenati a questa osservazione.
Questo procurato sbilanciamento filogenetico ha come deriva un altrettanto sbilanciato percorso ontogenetico perché, appunto, non avendo nulla di naturale, porta alla destrutturazione del comportamento identitario di specie al quale si affianca l’identità individuale.
Le risorse evolutive così incanalate ed enfatizzate determinano non solo problematiche nella definizione del loro canone espressivo ma anche in altre risorse collaterali.
Al giorno d’oggi –ma ormai da anni- il comportamento si osserva in natura. Quello che osserviamo nelle nostre case è una sua deriva adattativa a volte accettabile a volte no, almeno ai nostri occhi. Bisognerebbe chiederlo a loro.
Il gatto è un animale socievole ma socialità facoltativa, il gatto è un animale a domesticazione ancora incompleta e chissà se a lui va di essere domesticato. Bisognerebbe chiederglielo. Alcuni gatti si vanno a genio a prima vista, altri no.
Ma tutto questo possiamo ignorarlo, far finta che non ci sia, e adottare quanti gatti vogliamo.
Cit Iska: “…..se volesse socializzare con i propri simili, sarebbe impossibilitato a farlo e il non poter soddisfare ciò a cui vorrebbe tendere lo stresserebbe di certo.”
Forse ti sfugge che i gatti liberi hanno la loro comunicazione sociale, che hanno i loro amici con i quali condividono, se vogliono, parte della loro giornata. Li vedi passeggiare insieme, sconfinare l’uno nel territorio dell’altro senza per questo che ne risenta l’innato e l'identità ontologica dell'individuo. Questo semplicemente perché sono liberi di decidere.
Cit Iska: “Questo per dire che non si può generalizzare e un limite grosso degli studi in materia secondo me è che non si considera abbastanza che ogni gatto è un soggetto a sè stante, esattamente come noi umani non siamo fotocopie uno dell'altro, quindi va bene la tendenza generale, ma ciò che poi fa la differenza, scusa il gioco di parole, sono proprio le differenze.”
Gli etologi non generalizzano e considerano sia la soggettività di specie che quella individuale, non possono fare altrimenti.
Sono tutti ben “addestrati” a spogliarsi della maschera umana anche se, come ha ben descritto Thomas Nagel, non possiamo essere pipistrelli e dobbiamo saper anche mantenere l’ingombrante maschera umana che ci fa muovere entro i paletti della specie. Questo vale per tutte le specie.
Ma certo è, che uno studioso di chirotteri sa essere più chirottero di me.
L’unico grosso limite degli studi in materia consiste proprio nel fatto che il gatto sfugge alle catalogazioni, quindi anche a quelle arbitrariamente fatte in casa. Per eseguire il famoso SST alcuni hanno dovuto osservare gatti della stessa razza per poter valutare contemporaneamente le risposte all’ambiente la soggettività della razza e quella individuale. Secondo me un grosso limite.
-Perché adottiamo più gatti?
Diamoci una risposta sensata, ossia inerente alle nostre motivazioni di specie.
-Perché li facciamo vivere in un ambiente artificiale in barba alla loro filogenesi di specie?
-Noi rinunciamo alla nostra filogenesi?
-Perché allora dovrebbero farlo loro?
-Perché alcune nostre case lentamente si trasformano in gattili nei quali dormiamo anche noi?
-Come vivono i gatti nei gattili?
Sono tutti abbastanza tranquilli, o lo sono solo apparentemente? O è un sit in impenetrabile alla nostra conoscenza della loro mente?
-Perché si leccano tra loro? E perché assimiliamo questo comportamento all’amicizia? E’ antropomorfizzazione e non pensiamo neppure lontanamente che leccarsi libera endorfine? O no?
EÂ’ vero, lÂ’osservazione dei gatti liberi rileva comportamenti diversi. Rileva qual è il comportamento che il gatto liberamente esprime. EÂ’ cioè, lÂ’osservazione della loro realtÃ* svincolata dalla scatola skinneriana nella quale li collochiamo nella quale esprimono comportamenti un poÂ’ distorti per trovare una quadra adattativa che li aiuti.
La dimensionalitÃ* evolutiva dellÂ’innato viene esercitata a trovare diversi adattamenti, ed il rischio di sbilanciamento è molto frequente e non viene rilevato perché non siamo allenati a questa osservazione.
Questo procurato sbilanciamento filogenetico ha come deriva un altrettanto sbilanciato percorso ontogenetico perché, appunto, non avendo nulla di naturale, porta alla destrutturazione del comportamento identitario di specie al quale si affianca lÂ’identitÃ* individuale.
Le risorse evolutive così incanalate ed enfatizzate determinano non solo problematiche nella definizione del loro canone espressivo ma anche in altre risorse collaterali.
Al giorno d’oggi –ma ormai da anni- il comportamento si osserva in natura. Quello che osserviamo nelle nostre case è una sua deriva adattativa a volte accettabile a volte no, almeno ai nostri occhi. Bisognerebbe chiederlo a loro.
Il gatto è un animale socievole ma socialitÃ* facoltativa, il gatto è un animale a domesticazione ancora incompleta e chissÃ* se a lui va di essere domesticato. Bisognerebbe chiederglielo. Alcuni gatti si vanno a genio a prima vista, altri no.
Ma tutto questo possiamo ignorarlo, far finta che non ci sia, e adottare quanti gatti vogliamo.
Cit Iska: “…..se volesse socializzare con i propri simili, sarebbe impossibilitato a farlo e il non poter soddisfare ciò a cui vorrebbe tendere lo stresserebbe di certo.”
Forse ti sfugge che i gatti liberi hanno la loro comunicazione sociale, che hanno i loro amici con i quali condividono, se vogliono, parte della loro giornata. Li vedi passeggiare insieme, sconfinare lÂ’uno nel territorio dellÂ’altro senza per questo che ne risenta lÂ’innato e l'identitÃ* ontologica dell'individuo. Questo semplicemente perché sono liberi di decidere.
Cit Iska: “Questo per dire che non si può generalizzare e un limite grosso degli studi in materia secondo me è che non si considera abbastanza che ogni gatto è un soggetto a sè stante, esattamente come noi umani non siamo fotocopie uno dell'altro, quindi va bene la tendenza generale, ma ciò che poi fa la differenza, scusa il gioco di parole, sono proprio le differenze.”
Gli etologi non generalizzano e considerano sia la soggettivitÃ* di specie che quella individuale, non possono fare altrimenti.
Sono tutti ben “addestrati” a spogliarsi della maschera umana anche se, come ha ben descritto Thomas Nagel, non possiamo essere pipistrelli e dobbiamo saper anche mantenere l’ingombrante maschera umana che ci fa muovere entro i paletti della specie. Questo vale per tutte le specie.
Ma certo è, che uno studioso di chirotteri sa essere più chirottero di me.
LÂ’unico grosso limite degli studi in materia consiste proprio nel fatto che il gatto sfugge alle catalogazioni, quindi anche a quelle arbitrariamente fatte in casa. Per eseguire il famoso SST alcuni hanno dovuto osservare gatti della stessa razza per poter valutare contemporaneamente le risposte allÂ’ambiente la soggettivitÃ* della razza e quella individuale. Secondo me un grosso limite.
Grazie Aletto per il tuo prezioso parere!
Sollevi giustamente questioni importanti.
Credo che il nostro approccio sia simile a quello che adottiamo con i cani. Alla base c'è l'amore che vogliamo donare a un altro essere vivente (gatto o cane che sia) e il desiderio di prendersene cura.
Nel corso dei secoli il nostro rapporto con gli animali è cambiato com'è altrettanto cambiata la nostra societÃ*, soprattutto dopo l'industrializzazione. Non viviamo più in ambienti rurali dove il gatto o cane hanno occasione di uscire ed essere più liberi e indipendenti ma in appartamenti dove quindi l'addomesticazione per loro risulta obbligata. Nel caso del cane forse risulta più adattiva rispetto al gatto abituato di più ad avere una sua indipendenza.
Estremizzando però il discorso non dovremmo proprio adottarne e lasciarli liberi in natura, con tutti i rischi e le conseguenze che la libertÃ* comporta.
Per anni pensavo di fare loro un torto costringendoli ad una vita domestica e togliendo la loro libertÃ*. Ma poi è arrivato Sparky il gattone che attualmente vive con mia mamma e ho capito quanto amore sono in grado di dare a loro volta e il bellissimo rapporto che si può instaurare con loro se si impara a rispettare la loro indole d'indipendenza e si assecondano i loro bisogni.
É chiaro, non sempre è semplice capire se sono felici e stanno bene.
Con Chanel mi chiedo infatti spessissimo se lei sia felice con noi e sto attenta a ogni suo piccolo segnale di disagio. Credo che con loro essere dei grandi osservatori sia fondamentale per capire ogni piccolo disagio che possono avere.
Lei mi ricopre di fusa di testate e so che si fida di noi...Mi basta per esserne sicura? Non sempre perché comunque il nostro essere fuori tutto il giorno mi fa chiedere se lei non abbia bisogno di una compagnia e di altri stimoli che un altro gatto le potrebbe dare.
Insomma non è semplice capire se può essere un beneficio o uno stress per lei.
Sì, dobbiamo essere grandi osservatori ma anche grandi traduttori dei segnali che ci mandano.
Tradurre non è facile, soprattutto per chi, come me, ha voluto studiare, ho imparato e poi applicato per poi disimparare per non perdermi l’essenza del gatto e non perdere il flusso coerente della sua comunicazione, nel famoso bicchier d’acqua.
L’approccio con gli animali da affezione qui in occidente è molto cambiato e cambierà ancora. Tendenzialmente non sono caratterialmente attratta dagli estremi: allora nessun gatto o viceversa tanti gatti. Intendiamoci, due gatti non sono tanti ma tre (come nel mio caso) cominciano ad essere tantini pur avendo molto spazio anche all’esterno che non gli è mai stato negato, inclusa la possibilità di predare.
Riporto qui estrapolando da un contesto molto più articolato un pensiero non mio: “…..Ma i gatti no: loro andavano e venivano, sembravano non avere alcun ruolo né diritto e nello stesso tempo averli tutti. Fu proprio allora che cominciai a riflettere di quanto fosse ingiustificata la reputazione dei gatti come animali solitari e asociali e fu allora che cominciai a maturare la consapevolezza di quanto invece questi fossero capaci di tessere relazioni sociali ricche e varie, se lasciati liberi di esprimersi…. e se loro non fossero davvero come crediamo in Occidente ? O meglio : e se loro non fossero SOLO quello che crediamo ?”
Quel “se lasciati liberi di esprimersi” è la chiave che ci apre la porta principale al loro mondo.
Cit: “Lei mi ricopre di fusa di testate e so che si fida di noi...Mi basta per esserne sicura? Non sempre perché comunque il nostro essere fuori tutto il giorno mi fa chiedere se lei non abbia bisogno di una compagnia e di altri stimoli che un altro gatto le potrebbe dare.”
Quali altri stimoli riceverebbe da un consimile? Non possiamo sapere se saranno positivi o negativi, quale sarà il suo stato d’animo al momento del loro incontro e come verrà recepito dall’ignaro nuovo micio che forse vivrà assieme a Chanel lo scacco ed in più il cambio involontario di territorio.
Potrebbe anche andare tutto a gonfie vele anche se le premesse dell’atteggiamento di Chanel quando vede i suoi consimili non sono il massimo. Ma non possiamo prevedere ciò che sarà nelle loro mani, perché liberi di esprimersi
VEI-6 Vesuvius
17-06-2023, 14:21
A me vien da pensare che ogni gatto è a se.
Se cresciuti insieme da cuccioli, facilmente dormono assieme.
Dei miei, la Goku accettava gli altri gatti più o meno facilmente. Quando in giardino lasciava che gatti anche estranei le si sedessero accanto, dormiva vicino all'Aegir e anche se all'inizio le soffiava, l'Aegir poteva avvicinarsi molto alla Goku.
Il Kiwi con i gatti aveva generalmente un approccio amichevole.
L'Aegir invece non ama interagire con i suoi simili. E' molto litigiosa ed ancora, dopo tre anni non vuole l'Olav tra i piedi. L'Olav mi pare della stessa pasta.
Goku e Aegir
https://i.ibb.co/qn0fRtY/DSCN2529-001-1-0001.jpg (primi giorni)
https://i.ibb.co/ZWNf7TF/Aegir-Goku.jpg (2019)
https://i.ibb.co/X45rvtr/HNI-0098.jpg Non vedrò mai l'Aegir e l'Olav così.
La tua casetta dev'essere meravigliosa con tutti questi mici che convivono pacificamente!!
Ma il tuo primo micio era esattamente come Chanel? Lei aspetta che ci mettiamo sul divano per farsi un pisolino in braccio (facendo le fusa :D) anche ora che fa caldo.
Sì. era come Chanel, anzi è una caratteristica di tutti i miei gatti presenti e passati, nessuno ma proprio nessuno escluso.
-Perché adottiamo più gatti?...ecc. ecc....
Tu perché ne hai adottati 3?
Erano in pericolo di vita, malati, abbandonati (come per esempio i miei) o li hai comprati o li hai ereditati o che altro?
Li tieni reclusi in casa tua? O sono liberi di uscire in natura, nel fuori, tipo in un cortile, in un prato, in un luogo non messo in sicurezza per evitare una volontaria o accidentale fuga?
Non mi sfugge che i gatti abbiano una loro comunicazione sociale che esercitano in libertà e autonomia, ma quale libertà di scelta può avere un "figlio unico" costretto sempre in casa?
Se non altro affiancato a uno o più altri della sua specie avrà la libertà di interagire o di non farlo, pur con tutti gli innegabili limiti del caso.
Cosa significa questa tua frase:
-Perché alcune nostre case lentamente si trasformano in gattili nei quali dormiamo anche noi?
Non capisco bene, spero non sia un'equazione: casa piccola che ospita tanti gatti=gattile.
Senza alcun intento polemico, la mia piccola casa che ospita 2 umani e 6 gatti (anche se mi occupo di 8, ma due sono randagi mai entrati in casa) è un luogo dove vivono, comunicano, interagiscono individui di due specie diverse.
Stiamo bene tutti insieme, tutto qua.
Ho letto tutto il tuo lungo e articolato intervento e perdona, ma non mi sono sufficientemente familiari né congeniali certi termini specifici, ne cerco il significato che vada oltre quello letterale, ma dopo 2 minuti, purtroppo...ho dimenticato!
A me vien da pensare che ogni gatto è a se.
Concordo con te.
Dico che forse qui siamo stati semplicemente e sempre fortunati ad avere con noi gatti che andavano d'accordo.
E se non c'è accordo, tralasciando i macro segnali tipo litigi e via dicendo, ci si accorge dei problemi da tanti altri segnali, grandi e piccoli che i gatti ci lanciano; sta a noi riuscire a coglierli.
Tu perché ne hai adottati 3?.......
Ne ho adottati 3, per la prima volta assieme perché prima ho sempre vissuto con un gatto per volta tranquillamente fino al loro decesso, per una situazione familiare molto triste. Una sera tornando a casa vidi Aina che aveva un atteggiamento che non mi piaceva affatto (stava sulla sedia a sonnecchiare da qualche giorno)e per uno sciagurato sesto senso pensai: ci manca solo che muore anche Aina
La portai dal vet: tumore all'intestino. Non proseguo oltre.
Morta Aina, avevo un disperato bisogno avere vita attorno a me (mia figlia allora viveva all'estero).
Adottai Berenice, viveva in strada, 5 anni, la volontaria la trovò che non riusciva a respirare e il suo vet le disse che aveva il diaframma sfondato da un danno meccanico tipo calcio perché non aveva ferite o traumi ossei che potevano far pensare ad un incidente stradale. Fu operata ma ovviamente non aveva il coraggio di rimetterla in strada e l'adottai. Volevo curarla al posto di Aina che non era stato possibile curare. Mi incolpavo inutilmente per la sua morte.
Il grave lutto familiare mi portò a cercare ancora vita, vita, vita e vita.
Volland è l'unico gatto non trovatello che abbia mai avuto.
Questo è quanto. Del resto la mia vita non è argomento di discussione, e sarebbe fuori contesto.
Non sono reclusi, la casa è abbastanza grande -ma non per le necessità di Buio soprattutto- hanno due terrazzi aperti h24 molto piantumati, con anche due ulivi ed un ginkgo. Passano anche la notte fuori in un terrazzo o nell'altro (clima permettendo) e rientrano quando vogliono e se vogliono. Possono predare se ci riescono, ma uno è sempre il più veloce. Per qualche tempo è stato in sicurezza poi, non vivendo in un piano alto, ho tolto anche quella barriera. Ora arrivano oltre ad uccelli di dimensioni "normali" anche i gabbiani cui grandezza è normale solo per loro. E per fortuna non vivo vicino alla cordigliera delle Ande o accanto ad una foresta pluviale.
Un episodio della mia via vita invece fu fulminante e mi ha portato a studiare la mente animale con particolare riferimento ai gatti. Ho scritto un articolo su una rivista specializzata di zooantropologia sulle emozioni dell'uomo e degli altri animali e la loro ereditarietà epigenetica.
Ancora studio, nonostante l'esame scritto e orale, seguo webinar, ho crediti formativi e di questo non mi stancherò mai.
Le case diventate nel tempo gattili sono tante.
Il concetto di figlio unico è solo nostro, un'antrpomorfizzazione.
Mi dispiace di averti annoiato per lungo ed articolato intervento precedente, ma avendo tu parlato di studi in materia, pensavo fossi al corrente di un po' di letteratura scientifica. Che peraltro sui gatti è molto insoddisfacente.
babaferu
17-06-2023, 19:15
Io ho fatto il tuo stesso ragionamento ormai 13 anni fa... La nostra Lluvia ha un carattere simile alla tua Chanel. Dopo l'inserimento di Miccia (cucciola di 2 mesi, quando Lluvia aveva 2 anni) sono ritrovata con una gatta depressa e arrabbiata, che ha passato un anno nascosta sotto le coperte.... Piano piano, anche grazie al gioco (da sola e con noi, non con miccia ne con abebe che il caso ha fatto arrivare pochi mesi dopo). Ora a distanza di oltre un decennio c'è un equilibrio talora precario.
Non lo farei più.
È vero che ogni gatto è a se.... Ma noi abbiamo ignorato le caratteristiche di Lluvia anzi abbiamo pensato che un altro gatto potesse in qualche modo cambiarla, sopperire alle nostre mancanze o alle mancanze dell'ambiente in cui vive (che è un appartamento), pensando che si annoiasse e avesse bisogno di stimoli... Si, ma un altro gatto che tipo di stimolo è?
Abebe mostra chiaramente che avrebbe bisogno di un territorio più grande e vario, questo riesco a leggerlo nel suo comportamento. Lui si annoia, lo vedo. Ma lei che bisogni esprimeva? Ora esprime chiaramente che preferisce evitare la presenza degli altri 2....
miccia e abebe vano invece d'accordo, forse ha contribuito essersi conosciuti da cucciolini... Chi lo sa. Hanno certamente caratteri diversi da Lluvia.
Baci, ba
Ne ho adottati 3, per la prima volta assieme perché prima ho sempre vissuto con un gatto per volta tranquillamente fino al loro decesso, per una situazione familiare molto triste. Una sera tornando a casa vidi Aina che aveva un atteggiamento che non mi piaceva affatto (stava sulla sedia a sonnecchiare da qualche giorno)e per uno sciagurato sesto senso pensai: ci manca solo che muore anche Aina
La portai dal vet: tumore all'intestino. Non proseguo oltre.
Morta Aina, avevo un disperato bisogno avere vita attorno a me (mia figlia allora viveva all'estero).
Adottai Berenice, viveva in strada, 5 anni, la volontaria la trovò che non riusciva a respirare e il suo vet le disse che aveva il diaframma sfondato da un danno meccanico tipo calcio perché non aveva ferite o traumi ossei che potevano far pensare ad un incidente stradale. Fu operata ma ovviamente non aveva il coraggio di rimetterla in strada e l'adottai. Volevo curarla al posto di Aina che non era stato possibile curare. Mi incolpavo inutilmente per la sua morte.
Il grave lutto familiare mi portò a cercare ancora vita, vita, vita e vita.
Volland è l'unico gatto non trovatello che abbia mai avuto.
Questo è quanto. Del resto la mia vita non è argomento di discussione, e sarebbe fuori contesto.
Non sono reclusi, la casa è abbastanza grande -ma non per le necessitÃ* di Buio soprattutto- hanno due terrazzi aperti h24 molto piantumati, con anche due ulivi ed un ginkgo. Passano anche la notte fuori in un terrazzo o nell'altro (clima permettendo) e rientrano quando vogliono e se vogliono. Possono predare se ci riescono, ma uno è sempre il più veloce. Per qualche tempo è stato in sicurezza poi, non vivendo in un piano alto, ho tolto anche quella barriera. Ora arrivano oltre ad uccelli di dimensioni "normali" anche i gabbiani cui grandezza è normale solo per loro. E per fortuna non vivo vicino alla cordigliera delle Ande o accanto ad una foresta pluviale.
Un episodio della mia via vita invece fu fulminante e mi ha portato a studiare la mente animale con particolare riferimento ai gatti. Ho scritto un articolo su una rivista specializzata di zooantropologia sulle emozioni dell'uomo e degli altri animali e la loro ereditarietÃ* epigenetica.
Ancora studio, nonostante l'esame scritto e orale, seguo webinar, ho crediti formativi e di questo non mi stancherò mai.
Le case diventate nel tempo gattili sono tante.
Il concetto di figlio unico è solo nostro, un'antrpomorfizzazione.
Mi dispiace di averti annoiato per lungo ed articolato intervento precedente, ma avendo tu parlato di studi in materia, pensavo fossi al corrente di un po' di letteratura scientifica. Che peraltro sui gatti è molto insoddisfacente.
Aletto non posso che ringraziarti per questo tuo post dove hai raccontato tanto di te.
Gli animali sono capaci da dare tantissimo amore e riescono spesso a fare rimarginare ferite inguaribili.
Chanel è stata voluta soprattutto da mio marito, eravamo appena andati a convivere. Io ero restia e venivo da un lungo periodo difficile culminato con l'allontanamento dalla mia famiglia d'origine.
Chanel ha saputo colmare in me tanti dolori e tanti momenti difficili e insieme a mio marito ha saputo darmi quel concetto di famiglia che spesso mi è mancato.
Ecco credo che aldilÃ* degli studi credo che come esseri umani esista la variabile emotiva che è inscindibile sia in noi che in loro come entrambi facenti parte di specie senzienti e con intelligenza emotiva.
Giustamente tu scrivi che occorre saper tradurre nel modo corretto il loro linguaggio ed è verissimo. Occorre anche amarli a 360° e capire cosa meglio per loro, soprattutto saper fare all'occorrenza passi indietro. Troppe famiglie prendono alla leggera l'adozione di un animale con il risultato che l'abbandono degli animali (sia cani che gatti) è ancora una vera piaga.
Giustamente mi fai chiesto che stimoli avrebbe Chany con un nuovo animale, credo che potrebbe giocare sicuramente di più in nostra assenza. Nonostante l'etÃ* la vedo ancora molto giocherellona bisogno che viene colmato al nostro arrivo a casa la sera. Non che da sola non salti e non gioca ma lei ha il desiderio di farlo con noi, probabilmente proprio perché è sola.
Credo comunque che i gatti come animali siano ancora tutti da scoprire, soprattutto la loro capacitÃ* di adattarsi ai vari ambienti. Se pensiamo ai gatti dei nostri genitori e ai nostri nonni abituati a vivere in ambienti rurali capiamo quanto adesso siano diversi, più addomesticati e più inclini a vivere in appartamento e posto chiusi.
Sarebbe bello sapere la loro opinione anche se nonostante non abbiano il dono della parola credo che siano capaci di farsi capire. Chany è una gran chiacchierona capace di esprimere tramite vocalizzi vari i suoi malumori e le sue esigenze ( per noi è ancora una micia da scoprire nonostante abbia quasi 4 anni!)
Credo che la risposta di babaferu abbia forse chiarito ogni dubbi. Oggi la guardavo e la vedevo in pace godersi la tranquillitÃ*...
Ha avuto modo di interagire con pochi gatti in effetti (lei non sopporta soprattutto il gatto dei vicini) quindi non so se un gattino potrebbe vederlo in maniera diversa. Fatto sta che forse non è il caso di rischiare la sua serenitÃ*, anche se mi piacerebbe tanto dare una casa a un micio sfortunato...(per la cronaca mio marito è molto ansioso ed è più propenso per il no che per il si...).
Aletto non mi hai annoiato, è una cosa diversa, è solo che non riesco a fare miei termini e concetti che sento fondamentalmente estranei al mio modo di essere, di sentire, che è decisamente istintivo, emozionale, empatico e in cui l'aspetto scientifico (non è il termine esatto che vorrei usare, ma al momento non mi viene altro) non trova spazio perché è tutto già occupato.
Babaferu la tua micia per un anno nascosta sotto le coperte?!
Ma letteralmente o così per dire?
...avendo tu parlato di studi in materia, pensavo fossi al corrente di un po' di letteratura scientifica. Che peraltro sui gatti è molto insoddisfacente.
No no, c'è stato un equivoco, non ho detto di aver fatto studi in materia, non ne ho proprio mai fatti.
Molto più semplicemente quando incontro termini o concetti che non mi sono familiari cerco di capirne qualcosa di più, solo che dopo poco ho già dimenticato.
E non per disinteresse, ma proprio perché non ci riesco.
Probabile che dipenda dalla mia totale carenza di nozioni di base.
babaferu
18-06-2023, 08:26
Babaferu la tua micia per un anno nascosta sotto le coperte?!
Ma letteralmente o così per dire?
Ci passava la gran parte del tempo, per il resto stava in alto (armadio, mobili della cucina...) dove gli altri due non salgono perché meno agili. Insomma, non voleva incontrarli e se li incontrava soffiava.
A me vien da pensare che ogni gatto è a se.
Se cresciuti insieme da cuccioli, facilmente dormono assieme.
Dei miei, la Goku accettava gli altri gatti più o meno facilmente. Quando in giardino lasciava che gatti anche estranei le si sedessero accanto, dormiva vicino all'Aegir e anche se all'inizio le soffiava, l'Aegir poteva avvicinarsi molto alla Goku.
Il Kiwi con i gatti aveva generalmente un approccio amichevole.
L'Aegir invece non ama interagire con i suoi simili. E' molto litigiosa ed ancora, dopo tre anni non vuole l'Olav tra i piedi. L'Olav mi pare della stessa pasta.
Goku e Aegir
https://i.ibb.co/qn0fRtY/DSCN2529-001-1-0001.jpg (primi giorni)
https://i.ibb.co/ZWNf7TF/Aegir-Goku.jpg (2019)
https://i.ibb.co/X45rvtr/HNI-0098.jpg Non vedrò mai l'Aegir e l'Olav così.
Ecco questo è verissimo... Ci sono poi da valutare proprio le incompatibilità caratteriali...
Me lo stanno un po' dicendo anche parenti e amici, compatibilità che emergono se si hanno più gatti.
Chanel interagisce con il contatto visivo principalmente con Leo, il gatto dei vicini. A volte anche con Bob, il fratello di Leo. Lei soffia e cerca di menare entrambi anche se credo tolleri più Bob, Leo non lo può proprio vedere. Soprattutto se sta un bel po' senza vederlo (d'inverno è un gatto che non esce).
L'anno scorso si è aggiunto alla triade Chanel Bob e Leo anche un gatto rosso meraviglioso che io ho chiamato Panino. Un gatto affettuosissimo, non abbiamo mai capito se avesse un padrone (bazzica ancora nei dintorni ma qui non viene più) e per un po' ci siamo chiesti se potevamo adottarlo e toglierlo dalla strada.
Lui è un gatto che definirei Easy, ogni volta voleva addirittura entrarmi in casa ogni volta che passava qui da noi....immaginate Chanel invece dietro la porta!!
Sta di fatto che lui litigava di brutto con Leo (molto meno con Bob lui è un tipo che si fa i fatti suoi) con tanto di urli e voce grossa da parte di Leo. Chanel gli ha soffiato e provato a dare qualche zampata qualche volta ma dopo un po' era come se si fosse abituata a lui.
Per tutta la scorsa estate gli davamo da mangiare, sia mattino che sera...
Tutte le mattine la chiudevamo e lui entrava in casa per il buongiorno (saliva perfino sul divano per le coccole!!) dopodiché gli davamo la pappa fuori. Accompagnava mio marito fino in macchina e spesso lo faceva anche con me!
Chanel ovviamente rimaneva chiusa in una stanza per quei pochi minuti, avevamo paura a farli incontrare. Tuttavia quando tornava libera ai limitava ad annusare un po' i posti dove'era stato lui senza però troppi problemi.
È chiaro non avendoli mai fatti incontrare per ragioni di sicurezza non so dire se alla lunga lo avrebbe amato oppure odiato!!
@babaferu, cavolo... Aveva proprio paura povera!!
babaferu
18-06-2023, 10:19
e per @babaferu, cavolo... Aveva proprio paura povera!![/QUOTE]
Non credo che avesse propriamente paura.
Per quel poco che usciva era lei a fare paura.
Credo non li volesse, e evitava di scontrarsi continuamente ritirandosi così.
Se lei vuole farsi largo, se lo fa. Ha le sue ciotole in posizione alta etc, ma se decide di nutrirsi da una di quelle basse.... Ti assicuro che gli altri due non si avvicinano (considera che lei è 2kg e mezzo gli altri 2 sfiorano i 6).
Aletto se passa di qui saprà spiegare meglio.
Molto spesso, soprattutto tra gatti liberi, sottrarsi alla vista dell’altro non è segno di paura ma uno stratagemma perfettamente funzionante per smorzare, almeno temporaneamente, la tensione ed evitare lo scontro diretto che è l’ultima cosa che vogliono: sanno che possono farsi male, istinto di sopravvivenza.
La durata della tregua così ottenuta varia, ma poi se non si vanno a genio, riprenderanno più tardi -anche il giorno dopo- le ostilità. E si avanti così per chissà quanto tempo più o meno con la stessa ritualità.
Proviamo ad immedesimarci: non è un gran bel vivere anche se hai sempre la pappa ed un posto sicuro. Oltre alla ricerca costante di omeostasi. Io non ce la farei.
@ Rinoa86
Se non li ami a 360*, se un bel giorno casualmente non intravedi qualcosa di speciale oltre quello che ti fanno vedere tramite la loro esistenza apparentemente comune, se non percepisci tramite loro l’animale che dunque sei (perdonatemi questa licenza rispetto al titolo del testo pilastro dell’animalità) non intraprendi nessun percorso per valorizzare quell’unicità invisibile.
Ma questo vale per ogni altro animale. Sempre tranne le zanzare, e adesso aggiungo alla lista nera anche i calabroni.
Non sarà una gran consolazione, ma poi anche qui in famiglia non è andata diversamente da quanto è successo a te.
..., e adesso aggiungo alla lista nera anche i calabroni....
Brutto affare i calabroni. Se hai della Nepeta Cataria potrebbe andare bene, li infastidisce, ma per disgustarli e farli andare via ci vuole solo l'agerato celestino (nome botanico: ageratus houstonianum, è una pianta originaria del Texas), che fra l'altro ha un discreto effetto anche contro le zanzare.
Se hai paura che nidifichino sul balcone, mettine un paio di piante nella zona a rischio, altrimenti nei punti di passaggio.
Costa pure molto poco.
:)
Brutto affare i calabroni. Se hai della Nepeta Cataria potrebbe andare bene, li infastidisce, ma per disgustarli e farli andare via ci vuole solo l'agerato celestino (nome botanico: ageratus houstonianum, è una pianta originaria del Texas), che fra l'altro ha un discreto effetto anche contro le zanzare.
Se hai paura che nidifichino sul balcone, mettine un paio di piante nella zona a rischio, altrimenti nei punti di passaggio.
Costa pure molto poco.
:)
Grazie leucio, la cercherò al più presto
Molto spesso, soprattutto tra gatti liberi, sottrarsi alla vista dell’altro non è segno di paura ma uno stratagemma perfettamente funzionante per smorzare, almeno temporaneamente, la tensione ed evitare lo scontro diretto che è l’ultima cosa che vogliono: sanno che possono farsi male, istinto di sopravvivenza.
La durata della tregua così ottenuta varia, ma poi se non si vanno a genio, riprenderanno più tardi -anche il giorno dopo- le ostilità. E si avanti così per chissà quanto tempo più o meno con la stessa ritualità.
Proviamo ad immedesimarci: non è un gran bel vivere anche se hai sempre la pappa ed un posto sicuro. Oltre alla ricerca costante di omeostasi. Io non ce la farei.
@ Rinoa86
Se non li ami a 360*, se un bel giorno casualmente non intravedi qualcosa di speciale oltre quello che ti fanno vedere tramite la loro esistenza apparentemente comune, se non percepisci tramite loro l’animale che dunque sei (perdonatemi questa licenza rispetto al titolo del testo pilastro dell’animalità) non intraprendi nessun percorso per valorizzare quell’unicità invisibile.
Ma questo vale per ogni altro animale. Sempre tranne le zanzare, e adesso aggiungo alla lista nera anche i calabroni.
Non sarà una gran consolazione, ma poi anche qui in famiglia non è andata diversamente da quanto è successo a te.
Completamente comprensibile in effetti che si sottraggano allo scontro. Sono animali territoriali e istintivi ma anche intelligenti e giustamente sanno che possono farsi male.
Probabilmente il fatto che verticalizzasse, mi viene da pensare che oltre a voler sottrarsi allo scontro anche volesse porsi in un punto dove poter tenere sotto controllo la situazione. Comprensibile
Bellissimo e molto veritiero il tuo discorso sul valorizzare l' unicità di tutti gli animali Aletto <3
... aggiungiamo alla lista nera anche i ragni, vere e proprie bestie immonde! :D
Per il momento con mio marito dopo aver letto i vostri pareri abbiamo deciso di non prendere un secondo gatto. Lo prenderemo se e quando Chanel manifesterà più socialità nei confronti di altri gatti. Se non lo manifesterà mai vorrà dire che sarà l'unica micia che adotteremo e che continueremo ad amare alla follia come già facciamo!
@ Aletto
che bell'ambiente sei riuscita a preparare per i tuoi gatti; ginko e ulivi mi fanno pensare a terrazzi di veramente grandi dimensioni.
Bellissimo che abbiano sempre accesso libero, anche per me è importante che abbiano questa opportunità.
Ripensando alla domanda posta da Rinoa86 se adottare un secondo gatto, non ho considerato se la sua casa ha balcone o terrazzo per consentire a Chanel di uscire se lo desidera.
Non ho mai avuto gatti che vivessero solo fra le mura domestiche e quindi non so se le dinamiche sono diverse.
Il mio terrazzo non è molto grande, una cosa normale di circa 30 metri quadri, compresa la parte riparata, dove ho messo un divanetto di vimini, un paio di vecchie seggioline impagliate e due sgabelli; sono utilizzati sia da noi che soprattutto dai gatti e c'è anche un tavolino di ferro a liste, amatissimo d'estate perché sdraiandocisi sopra sentono il fresco del metallo e l'arietta che arriva da sotto.
Ci sono dei grossi vasi con un albero di susine e 3 arbusti di ibisco siriaco alti poco più di me, che ho raccolto da giovani alcuni anni fa nel terreno circostante la casa.
Questo tipo di ibisco è molto decorativo e, cosa importantissima, ho scoperto che è estremamente resistente allo strapazzo; le mie belvette ci si arrampicano sopra, si nascondono tra il fitto fogliame e gliene fanno di tutti i colori, ma non si è mai spezzato neppure un rametto, al massimo può cadere qualche foglia.
Nei vasi semino ogni anno dell'orzo e nascono anche erbe spontanee...per noi umani "erbacce".
Questi praticelli in miniatura hanno un duplice utilizzo: mangiano l'erba e ci si sdraiano anche sopra.
Anche i miei hanno sempre libero accesso all'esterno, ho messo una gattaiola a una delle porte che danno in terrazzo, ma le ho tolto la possibilità di blocco, perché era successo che un micio maldestro l'avesse accidentalmente bloccata.
In casa non ho porte interne, quindi sia il dentro che il fuori sono sempre accessibili per tutti e dormono già in terrazzo da un po'.
Solo verso mattina quando fa un po' frescolino rientrano e si piazzano chi sul letto con noi, chi sul divano in soggiorno, poi cominciano a far dentro e fuori.
Il terrazzo è messo in sicurezza soprattutto per evitare intrusioni indesiderate da parte del gatto non castrato di un vicino, che approfittava di un pergolato attiguo per fare la scalata e poi gettarsi quasi volando letteralmente sul terrazzo.
In passato era capitato di essere svegliati di soprassalto nel cuore della notte da rumori e soprattutto urla di battaglia fra i miei e l'intruso, ma dopo quella volta che ce li siamo ritrovati a contendere sotto il letto, abbiamo deciso di mettere le reti ed è tornata la pace.
La rete di sicurezza è a maglie abbastanza larghe, i gatti non ci passano, ma merli e uccellini vari sì e purtoppo capita che qualcuno di loro ci lasci le penne.
La maggior parte delle prede è però costituita da locuste, lucertole, coleotteri come in questo periodo che a sera gli anphimallon col loro volo lento, pesante, rumoroso diventano facile preda e poi cibo felino.
@ Aletto
che bell'ambiente sei riuscita a preparare per i tuoi gatti; ginko e ulivi mi fanno pensare a terrazzi di veramente grandi dimensioni.
Bellissimo che abbiano sempre accesso libero, anche per me è importante che abbiano questa opportunità.
Ripensando alla domanda posta da Rinoa86 se adottare un secondo gatto, non ho considerato se la sua casa ha balcone o terrazzo per consentire a Chanel di uscire se lo desidera.
Non ho mai avuto gatti che vivessero solo fra le mura domestiche e quindi non so se le dinamiche sono diverse.
Il mio terrazzo non è molto grande, una cosa normale di circa 30 metri quadri, compresa la parte riparata, dove ho messo un divanetto di vimini, un paio di vecchie seggioline impagliate e due sgabelli; sono utilizzati sia da noi che soprattutto dai gatti e c'è anche un tavolino di ferro a liste, amatissimo d'estate perché sdraiandocisi sopra sentono il fresco del metallo e l'arietta che arriva da sotto.
Ci sono dei grossi vasi con un albero di susine e 3 arbusti di ibisco siriaco alti poco più di me, che ho raccolto da giovani alcuni anni fa nel terreno circostante la casa.
Questo tipo di ibisco è molto decorativo e, cosa importantissima, ho scoperto che è estremamente resistente allo strapazzo; le mie belvette ci si arrampicano sopra, si nascondono tra il fitto fogliame e gliene fanno di tutti i colori, ma non si è mai spezzato neppure un rametto, al massimo può cadere qualche foglia.
Nei vasi semino ogni anno dell'orzo e nascono anche erbe spontanee...per noi umani "erbacce".
Questi praticelli in miniatura hanno un duplice utilizzo: mangiano l'erba e ci si sdraiano anche sopra.
Anche i miei hanno sempre libero accesso all'esterno, ho messo una gattaiola a una delle porte che danno in terrazzo, ma le ho tolto la possibilità di blocco, perché era successo che un micio maldestro l'avesse accidentalmente bloccata.
In casa non ho porte interne, quindi sia il dentro che il fuori sono sempre accessibili per tutti e dormono già in terrazzo da un po'.
Solo verso mattina quando fa un po' frescolino rientrano e si piazzano chi sul letto con noi, chi sul divano in soggiorno, poi cominciano a far dentro e fuori.
Il terrazzo è messo in sicurezza soprattutto per evitare intrusioni indesiderate da parte del gatto non castrato di un vicino, che approfittava di un pergolato attiguo per fare la scalata e poi gettarsi quasi volando letteralmente sul terrazzo.
In passato era capitato di essere svegliati di soprassalto nel cuore della notte da rumori e soprattutto urla di battaglia fra i miei e l'intruso, ma dopo quella volta che ce li siamo ritrovati a contendere sotto il letto, abbiamo deciso di mettere le reti ed è tornata la pace.
La rete di sicurezza è a maglie abbastanza larghe, i gatti non ci passano, ma merli e uccellini vari sì e purtoppo capita che qualcuno di loro ci lasci le penne.
La maggior parte delle prede è però costituita da locuste, lucertole, coleotteri come in questo periodo che a sera gli anphimallon col loro volo lento, pesante, rumoroso diventano facile preda e poi cibo felino.
Si abbiamo un terrazzo ma essendo in piena campagna in.pratica ha vie di fuga. Anche mettendolo in sicurezza per lei sarebbe molto facile scavalcare la recinzione. Da una parte ha il muretto che confina con i vicini e loro hanno un cane che è piuttosto aggressivo con i gatti. Per lei potrebbe essere rischioso. Vorremmo però cambiare casa (e la stiamo cercando) proprio per dare a lei l'opportunità di uscire!!
Fino all'autunno scorso, il gatto che divide il territorio con me si era abituato a fare come minimo una passeggiata alla settimana in un bosco di castagno le cui propaggini accarezzano la via e il lato posteriore della casa che abitiamo. Condizioni meteo permettendo.
Dato che il buon Averno ha una brutta frattura all'attaccatura anca/femore, e quindi ha un'abilità sulla "terza dimensione" estremamente ridotta (non riesce ad arrampicarsi sugli alberi), oltre a qualche limitazione in velocità e agilità, lo seguivo sempre, a distanza di sicurezza, per difenderlo da tentativi di aggressione da parte dei "cani sciolti" che in gran numero popolano la zona. Ero molto attento a mantenere una distanza che gli consentisse di muoversi liberamente, senza sentire la pressione del mio controllo, ma tale da poter intervenire tempestivamente in caso di pericolo. Imitavo al meglio delle mie possibilità il comportamento della gatta adulta che lo aveva allevato nella comunità spontanea di mici che sopravviveva nei paraggi della mia sede lavorativa del tempo, dove l'ho raccolto dopo l'incidente che ha avuto.
Il bosco è stata una sua conquista, ci si è fiondato dentro, attraversando la strada che lo separa dal giardino della mia palazzina, mentre io mi arrovellavo su quale potesse essere il modo migliore per portarcelo. La prima cosa che ha fatto, è stata trovare una piccola radura per giocare a fare la lotta con me... :). E se i primi tempi miagolava disperatamente quando perdeva il contatto visivo con me, col tempo, si è conquistato spazi di autonomia sempre maggiori, inoltrandosi da solo nel fitto della boscaglia, nei roveti impenetrabili del sottobosco e dio solo sa dove altro. E si sono dilatati i tempi delle sue esplorazioni, fino a raggiungere le cinque ore. Non potevo, vivendo da solo con lui, passare intere giornate ad attenderlo sotto la palazzina, con una bella mazza in mano per allontanare i cani che passano liberi sotto casa. E ho dovuto, a malincuore, rinunciare alle uscite.
Non ho mai pensato di impedirgli di andare via. Mi avrebbe spezzato il cuore, è vero, ma ho sempre riconosciuto come suo diritto prioritario, anche rispetto alle mie ansie e al mio affetto smisurato per lui, la sua libertà di scegliere di andarsene via, se lo avesse voluto. Ma non ero e non sono disposto a fargli rischiare la pelle per rientrare a casa, date le sue limitate capacità motorie. Se avesse le normali capacità motorie di un gatto, se lo volesse, per me potrebbe salire in casa anche solo per mangiare e dormire.
Gli è rimasta una lunga balconata, che gira intorno all'appartamento. Poche varietà di piante: nepeta cataria innanzitutto, perché per lavoro stavo almeno 14 ore al giorno fuori casa (ora faccio orari normali, per fortuna), e questa pianta ottima contro le zanzare, mi permette tuttora di lasciargli il balcone aperto quando non ci sono per farlo entrare ed uscire a suo piacimento. E poi agerato celestino, per tenere lontani i calabroni. Erbette della famiglia delle graminacee, che lui usa per rimettere i boli di pelo o per stendersi nel verde, basilico (che adora), lavanda ed erbe selvatiche e persino dei sedani. Tutti generosi regali del vento.
Ma lui vorrebbe ancora uscire e tornare ad esplorare il bosco, e ogni tanto scende giù fino al portone d'ingresso, si ferma e mi guarda tutto speranzoso. E mi sanguina il cuore, ogni volta che lo devo prendere in braccio e riportare su.
Penso sia più o meno grande come il tuo, non è purtroppo un campo di calcio. Poi ce n’è un altro più piccolo.
Gli ulivi c’erano da prima di loro e il ginkgo è arrivato da casa dei miei, il resto è arrivato strada facendo.
Chiaramente ci sono le graminacee per loro, prendo i sacchetti con i semi e durante l’anno risemino, intanto crescono da sole. Ci sono anche due cassettine abbastanza grandi con solo terra per non fargli perdere il contatto altri tipi di suolo più idonei delle mattonelle e le usano per i loro bisogni. sulle altre ci si sdraiano e sonnecchiano.
Cani randagi qui non ce ne sono, però lo stradello a confine col bosco è gettonatissimo per le passeggiate canine di due paesi contigui.
Tralasciando l'inciviltà del 99%
dei proprietari che ben si guardano dal raccogliere le cacche dei loro pargoli pelosi, un grosso problema è che raramente vedo cani al guinzaglio e ancor peggio quando vedo cani di grossa taglia sì al guinzaglio, ma che portano letteralmente a spasso i loro umani, che nonostante puntino i piedi vengono trascinati come se stessero sciando, alla faccia del poter controllare l'animale.
Alcuni anni fa 2 husky hanno ucciso la gatta di una signora che abita nei paraggi.
Questo è il motivo principale per cui non lascio liberi i miei, tenendo anche conto che quelli disabili non potrebbero difendersi dai cani e neppure dalla cattiveria umana.
Un po' di preoccupazione ce l'ho per Vanya, il randagio anzianotto, che però fortunatamente per lui è estremamente selvatico con umani e cani; si è trovato i suoi percorsi sicuri per venire qui a mangiare e prima di avventurarsi all'attraversamento della stradina controlla attentamente a destra e sinistra da una distanza di almeno 10 metri.
E poi c'è Iska...
Cani randagi qui non ce ne sono, però lo stradello a confine col bosco è gettonatissimo per le passeggiate canine di due paesi contigui....
Anche qui niente randagi, ma solo "caciottielli" semiliberi. Cani di piccola taglia (da cui il diminutivo caciottielli, piccole forme di formaggio) e di razza indefinibile, che i loro padroni (gli abitanti storici della zona, soprattutto i contadini) lasciano liberi di andare in giro per la collina.
Da queste parti è una cosa normale, socialmente accettata, se vuoi un retaggio dello stile di vita agreste (abito in una antica zona agricola, tra vigne, agrumeti e frutteti vari).
Meno spaventosi dei molossoidi o dei pittbull, ma non meno aggressivi nei confronti dei gatti.
Carino il termine "caciottielli" però poveri mici..
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