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Visualizza Versione Completa : Aiuto per inserimento secondo gatto


eli8888
28-08-2023, 21:05
Ciao a tutti, mi serve un consiglio! Una settimana fa ho portato a casa una gattina trovatella di 4 mesi; ci ho pensato tanto perché a casa ho già Tofu, micione di 5 anni bravo ma timidissimo e pauroso. Mi sono documentata e ho chiesto consiglio al veterinario, iniziando con un inserimento graduale, scambio di odori, incontri fugaci ecc. per un paio di gg abbastanza bene, Tofu la fissa, le soffia se si avvicina troppo ma a toccarla non ci prova nemmeno, se lei si avvicina troppo scappa. Le concede di avvicinarsi ogni giorno di più, oggi però ha iniziato a isolarsi passando molto tempo nella lettiera ogni volta che ho provato a fari incontrare. Temo che finisca per isolarsi troppo per evitare di incontrarla. Di solito è un gatto schivo, passa molto tempo per i fatti suoi ma mi cerca e prende volentieri le coccole. Non so bene se continuare a tenere lei nella camera dedicata (era una stanza che lui non usava mai) o se lasciarli un po’ liberi di fare, specie perché lei invece lo cerca moltissimo. Qualcuno con esperienze simili? Ogni consiglio è bene accetto!

babaferu
29-08-2023, 05:51
Se tofu passa molto tempo addirittura nella lettiera è davvero molto provato.... Non so cosa tu intenda per inserimento graduale, ma una settimana è pochissimo. io terrei lei ancora in camera e non proverei a farli incontrare. Quando sarà, aprirai semplicemente la porta. Lei lo cerca ma lui si sente in pericolo e va tutelato.
Com'è la casa? Ha altri posti sicuri che non siano la lettiera?

eli8888
29-08-2023, 08:59
Se tofu passa molto tempo addirittura nella lettiera è davvero molto provato.... Non so cosa tu intenda per inserimento graduale, ma una settimana è pochissimo. io terrei lei ancora in camera e non proverei a farli incontrare. Quando sarà, aprirai semplicemente la porta. Lei lo cerca ma lui si sente in pericolo e va tutelato.
Com'è la casa? Ha altri posti sicuri che non siano la lettiera?

Intanto grazie per la risposta! In realtà lo ha fatto solo ieri che c'è stato forte maltempo (quando c'è il temporale fa sempre così, lo ha fatto anche dopo che ho chiuso lei), stamattina sto provando a farli un po' stare insieme e lui è tornato alle sue abitudini, osservandola se lei gioca e soffiandole se cerca di avvicinarsi troppo. Al momento sono entrambi in cucina, lei dorme in basso e lui sulla sua mensola. La casa è abbastanza grande, hanno sala con cucina, due camere e due bagni e ci sono vari punti in cui Tofu ama stare per conto suo tra cui il mio armadio, sotto un paio di mobili e mensole in alto sia in cucina che in camera dove lui adora stare.
Per inserimento graduale intendo che ho tenuto lei in camera separata con tutte le sue cose un paio di giorni facendo scambio di oggetti per far conoscere gli odori; poi li ho fatti incontrare aprendo la porta a lei e lasciandoli interagire per non troppo tempo (il primo giorno pochi minuti, poi massimo un quarto d'ora); lui le soffia se lei si avvicina ma per lo più cerca di evitarla andando in alto. Ero abbastanza ottimista vedendo che in pochi giorni lui ha aumentato la distanza di tolleranza, poi però da ieri ha iniziato ad isolarsi per lunghi tempi e mi sono preoccupata!

babaferu
29-08-2023, 10:17
Due giorni non è un inserimento graduale....
In ogni caso, può andar bene anche così, ma tu lasciali fare, non forzarli all'incontro (nel senso, non essere tu l'artefice dell'incontro spostandoli fisicamente), fai in modo che lui abbia le sue vie di fuga e possa stare anche un po' tranquillo.non obbligarli a mangiare vicino o uno dalla ciotola dell'altro.

eli8888
29-08-2023, 11:11
Due giorni non è un inserimento graduale....
In ogni caso, può andar bene anche così, ma tu lasciali fare, non forzarli all'incontro (nel senso, non essere tu l'artefice dell'incontro spostandoli fisicamente), fai in modo che lui abbia le sue vie di fuga e possa stare anche un po' tranquillo.non obbligarli a mangiare vicino o uno dalla ciotola dell'altro.

Purtroppo non sono molto esperta, mi affido a consigli che trovo online :shy: ho iniziato a farli incontrare quando ho visto che lui reagiva con indifferenza all'odore di lei e cerco di farli incontrare più volte al giorno per non molto tempo... non mi serve portarla da lui, appena le apro la porta lei lo cerca. Lui comunque ha i suoi posti sicuri dove rifugiarsi.
Non so bene che fare perché tenendo chiusa lei la sento che miagola insofferente perché vuole stare in compagnia, d'altra parte se la lascio troppo libera lei sta con noi e lui tende ad isolarsi.
Per ora mangiano in stanze separate ognuno con la propria ciotola.

Iska
29-08-2023, 15:57
Non ho mai fatto inserimenti graduali, per ragioni di mancanza di spazio per tenerli separati e anche perché secondo me se due gatti si stanno antipatici non sarà il tenerli separati per poco o tanto tempo che li farà diventare amici o che si sopporteranno.
La 2 gatte di mia mamma (madre e figlia) pur essendo liberissime di stare in casa o di andare in giardino, avendo anche un'infinità di posti dove isolarsi se lo volevano, non sono mai andate d'accordo, erano liti continue.
Quando accolgo un nuovo gatto da subito lascio che se la sbrighino tra di loro; li sorveglio con discrezione i primi giorni, evitando di intervenire per qualche ringhio, qualche soffiata o una zampata senza troppa convinzione, perché è normale che capiti.
Sto solo attenta che la situazione non degeneri, ma in realtà non è mai successo.
In genere 10 -15 giorni e sembra che siano sempre vissuti insieme.
Ho avuto anche quattro casi di accettazione-lampo, letteralmente in giornata (un gatto adulto disabile, una gattina di pochi mesi, un'altra in via di svezzamento e un cucciolo poco in salute).

Posti per isolarsi, se lo desiderano, qui ne hanno a volontà: sotto i mobili, su scaffali, mensole, armadi, in terrazzo; nessuna stanza è preclusa.

eli8888
29-08-2023, 16:45
Non ho mai fatto inserimenti graduali, per ragioni di mancanza di spazio per tenerli separati e anche perché secondo me se due gatti si stanno antipatici non sarà il tenerli separati per poco o tanto tempo che li farà diventare amici o che si sopporteranno.
La 2 gatte di mia mamma (madre e figlia) pur essendo liberissime di stare in casa o di andare in giardino, avendo anche un'infinità di posti dove isolarsi se lo volevano, non sono mai andate d'accordo, erano liti continue.
Quando accolgo un nuovo gatto da subito lascio che se la sbrighino tra di loro; li sorveglio con discrezione i primi giorni, evitando di intervenire per qualche ringhio, qualche soffiata o una zampata senza troppa convinzione, perché è normale che capiti.
Sto solo attenta che la situazione non degeneri, ma in realtà non è mai successo.
In genere 10 -15 giorni e sembra che siano sempre vissuti insieme.
Ho avuto anche quattro casi di accettazione-lampo, letteralmente in giornata (un gatto adulto disabile, una gattina di pochi mesi, un'altra in via di svezzamento e un cucciolo poco in salute).

Posti per isolarsi, se lo desiderano, qui ne hanno a volontà: sotto i mobili, su scaffali, mensole, armadi, in terrazzo; nessuna stanza è preclusa.

Io lo spazio per tenerli separati per un po' ce l'ho, il problema è che la piccola quando vuole uscire dalla sua porzione di casa miagola fortissimo e non c'è gioco o coccola che la distragga.
Invece a lasciarla libera di scorazzare per casa vedo lui che diventa insofferente. Oggi già ho notato che il suo tempo di tolleranza e livello di vicinanza che le concede prima di brontolare e poi allontanarsi sono aumentati. Dite che posso essere ottimista?

Iska
29-08-2023, 17:30
Io lo spazio per tenerli separati per un po' ce l'ho, il problema è che la piccola quando vuole uscire dalla sua porzione di casa miagola fortissimo e non c'è gioco o coccola che la distragga.
Invece a lasciarla libera di scorazzare per casa vedo lui che diventa insofferente. Oggi già ho notato che il suo tempo di tolleranza e livello di vicinanza che le concede prima di brontolare e poi allontanarsi sono aumentati. Dite che posso essere ottimista?
Beh, è logico che la piccola non voglia stare separata; sa che la casa non è solo lì e la vuole tutta a disposizione.
Come ti ho già detto, non ci sono mai stati problemi di accettazione e convivenza, però ho dimenticato un particolare: non ho mai avuto un micio "gatto unico" per 5 anni.
La mia prima gatta ha avuto compagnia dopo un paio d'anni: una cucciolina abbandonata dalla mamma, e avendo un fortissimo istinto materno l'ha subito adottata.
Da allora ho sempre avuto diversi gatti conviventi.
Forse questo ha aiutato o forse mi sono sempre capitati gatti particolarmente bendisposti verso i consimili o per combinazione l'ambiente favoriva la convivenza, non saprei proprio.

Aletto
29-08-2023, 21:34
Mettiamoci letteralmente nei panni del tuo gatto e immaginiamo che oggi, indipendentemente dalla mia volontà, qualcuno mi mette in casa uno/una sconosciuta per il resto della vita. La mia reazione non sarebbe di gioia perché userebbe la mia cucina, il mio divano, le mie posate, gli asciugamani….tutto insomma.
E magari è anche una persona disordinata o troppo pignola.
Anche per me che appartengo ad una specie sociale, non sarebbe il massimo dei desideri.
La persona che mi piomba in casa mio malgrado, potrebbe rivelarsi una piacevole compagnia o un essere insopportabile, o far uscire tanto il meglio quanto il peggio di me e viceversa.
Quindi, aspettiamo perché la riuscita della convivenza tra gatti, quando non è una scelta -quindi quasi mai- non dipende da noi.
Vediamo come riusciranno a trovare una quadra, e la troveranno. Magari anche solo perché riescono ad adattarsi a “trovare sempre il tubetto del dentifricio schiacciato male”

Iska
29-08-2023, 22:38
Far convivere nello stesso ambiente più gatti dipende quasi sempre da una nostra scelta, ma non sono neanche rarissimi i casi di gatti che lo scelgono volontariamente, quelli che ti arrivano in casa e non se ne vogliono andare.
Così come ci sono quelli che ci provano, ma non gli va e se ne tornano alla loro solita vita, come aveva fatto Vanya; certo l'ha potuto fare perché non gliel'ho impedito; avevo capito che per lui era importante, era quello che voleva.

Il successo o l'insuccesso di un inserimento un pochino pochino pochino potrebbero anche dipendere da noi, da come ci rapportiamo con i residenti e con il nuovo arrivato, se interferiamo a fin di bene...e non è detto che i gatti la pensino allo stesso nostro modo, anzi.
Non va bene se prendiamo le parti di uno o dell'altro quando c'è qualche baruffa, magari perché tu sei grande e lui è piccolo e indifeso oppure il nuovo è una piccola peste e il residente un pezzo di pane.
Loro si accorgono benissimo se siamo di parte, non sono mica scemi.
Anzi, secondo me non vogliono interferenze da parte nostra, sanno sbrigarsela benissimo da soli; se ho qualcosa da chiarire con qualcuno, anch'io non voglio l'impiccione a metter becco.
Quando interferiamo interrompendoli molto probabilmente smetteranno, ma di sicuro ci riproveranno alla prima occasione; è tutto solo rimandato.
Mi sembra più opportuno lasciare che se la sbrighino tra di loro e ritengo importante che possano cominciare da subito a vivere nello stesso ambiente; prima si comincia a chiarirsi e prima si finisce.

eli8888
30-08-2023, 09:43
Far convivere nello stesso ambiente più gatti dipende quasi sempre da una nostra scelta, ma non sono neanche rarissimi i casi di gatti che lo scelgono volontariamente, quelli che ti arrivano in casa e non se ne vogliono andare.
Così come ci sono quelli che ci provano, ma non gli va e se ne tornano alla loro solita vita, come aveva fatto Vanya; certo l'ha potuto fare perché non gliel'ho impedito; avevo capito che per lui era importante, era quello che voleva.

Il successo o l'insuccesso di un inserimento un pochino pochino pochino potrebbero anche dipendere da noi, da come ci rapportiamo con i residenti e con il nuovo arrivato, se interferiamo a fin di bene...e non è detto che i gatti la pensino allo stesso nostro modo, anzi.
Non va bene se prendiamo le parti di uno o dell'altro quando c'è qualche baruffa, magari perché tu sei grande e lui è piccolo e indifeso oppure il nuovo è una piccola peste e il residente un pezzo di pane.
Loro si accorgono benissimo se siamo di parte, non sono mica scemi.
Anzi, secondo me non vogliono interferenze da parte nostra, sanno sbrigarsela benissimo da soli; se ho qualcosa da chiarire con qualcuno, anch'io non voglio l'impiccione a metter becco.
Quando interferiamo interrompendoli molto probabilmente smetteranno, ma di sicuro ci riproveranno alla prima occasione; è tutto solo rimandato.
Mi sembra più opportuno lasciare che se la sbrighino tra di loro e ritengo importante che possano cominciare da subito a vivere nello stesso ambiente; prima si comincia a chiarirsi e prima si finisce.

Vero, e a volte non fare niente è proprio la cosa più difficile da fare! Li sto lasciando più liberi e vedo che lentamente va meglio: lui la lascia avvicinare di più, le soffia o brontola ma senza farle nulla, se si stufa di averla intorno se ne va in un'altra stanza. Unica accortezza che mi sembra funzioni è il premio: quando lei entra nella stanza, premietto a lui, se la lascia avvicinare senza soffiare, premietto oppure il suo giochino preferito.
Io penso che gli animali abbiano grande capacità di adattamento, più di quanta pensiamo. Questo pensiero mi deriva con l'esperienza avuta coi cani, che ho visto adattarsi con nonchalance ad un cambiamento che personalmente pensavo gli avrebbe compromesso del tutto la qualità della vita.

Aletto
30-08-2023, 10:01
Provo a dare delle direttive più chiare in base a studi fatti su molti gatti e non sui nostri coinquilini che, per quanto possano essere molti nell’arco della vita, non saranno mai inseribili in uno studio omogeneo.
Qui ci sono stati sia inserimenti diretti che graduali.
Ma non aspettiamoci mai, per nessun motivo al mondo, che mettendo di fronte due gatti –anche cuccioli– sconosciuti, questi poi si mettano a giocare. Questo perché la conoscenza reciproca passa necessariamente dal superamento di una iniziale, istintiva, inevitabile ostilità reciproca che può esprimersi a vari livelli di intensità.
Inoltre, non sottovalutiamo mai segnali di ostilità perché spesso sono il sintomo di un rancore reciproco destinato a depositarsi nell'animo dei due gatti, per riesplodere con il tempo, magari dopo giorni, mesi o addirittura anni e dopo una convivenza apparentemente tranquilla.

Detto questo, risulta chiaro che per ottenere una convivenza pacifica tra due gatti è necessario aiutarli (non costringerli!) a costruire nella loro mente un’idea positiva dell’altro, sin dal loro primissimo contatto che gli permetterebbe di costruirsi un pattern emozionale altrettanto positivo. Quindi i due gatti potranno conoscersi con gradualità e senza scontrarsi nemmeno una volta (fondamentale), e getta le basi per una convivenza in cui i due soggetti saranno legati non solo da una mite (e talvolta instabile) tolleranza, ma addirittura da una grande amicizia.
Al contrario, due gatti costretti a conoscersi in un ambiente chiuso come un appartamento, senza gradualità, fatti incontrare da subito e lasciando fare tutto agli eventi, è molto probabile che nel relazionarsi rimangano condizionati dal ricordo del loro primo incontro, fatto di paura, agitazione, ansia e aggressività. Ci sono per fortuna sempre le eccezioni.

Bisogna inoltre ricordare che
- nasce come predatore solitario che, talora, può tollerare la presenza di consimili in contesti abbondanti di risorse, ma
- incontrando un consimile sconosciuto nel suo territorio, tende istintivamente ad averne paura e a reagire ringhiando, soffiando o addirittura attaccando perché lo interpreta come una minaccia, sia per la propria incolumità fisica, sia come un invasore arrivato ad occupare i suoi spazi.

Quindi quello che possiamo fare è lavorare sulla prevenzione per provare ad impedire quello sgradevole ricordo del primo incontro, per provare anche a prevenire l’aggressività passiva che è l’opposto di quella difensiva e/o aggressiva (un segnale può essere la chiusura in se stessi) che può portare ad una scarsa capacità di adattamento es: aggressività latente, passiva, offensiva: spostamento o furto di giocattoli, cuccia, cibo accompagnate da marcatura feromonale, non di tipo eliminatorio con conseguente somatizzazione dello stress perché
il difficile non è tanto ricordare i passi da fare, ma saper leggere le risposte dei gatti, per adattare man mano il percorso per ogni individuo e non creare stress.

Nonostante le indiscutibili e favorevoli accortezze dell’inserimento graduale rispetto a quello diretto, i risultati non sono mai scontati perché alcuni individui riescono a convivere ed altri lo faranno forzatamente


Scusate tutte le sottolineature, e secondo me la cosa più importante è saper riconoscere l'aggressività passiva, che sicuramente molti utenti penseranno, no qui non c'è stata

Iska
30-08-2023, 11:39
Non do mai premietti per cercare di rafforzare un comportamento che io potrei ritenere desiderabile, ma non è detto che lo sia per il gatto.
Poi non so quanto il gatto sia in grado di comprendere l'essenza del motivo per cui lo premiamo.
E' piuttosto una risposta di un certo tipo a un determinato stimolo, non appena il gatto si rende conto di quello che vorremmo da lui.
Magari quando non ci siamo si comporta come più gli pare e non come speravamo noi, visto che non c'è possibilità di premio per assenza dell'umano che lo elargisce.

Sono d'accordissimo che le osservazioni sui nostri pochi o tanti gatti non possono avere ampia valenza come se fossero stati condotti su una popolazione sufficientemente numerosa e secondo determinati criteri univoci.
Noi singoli proprietari possiamo dare importanza ad aspetti e non accorgerci di altri, ignorandoli anche inconsciamente.
Ecco perché affermo che personalmente sono per l'inserimento diretto, ma non dico che quello graduale è sbagliato o meno valido, tanto più che non l'ho mai provato.

Poi penso che molto vada da gatto a gatto. Non ho mai potuto osservare la reazione di due cuccioli estranei messi nello stesso ambiente.
Però proprio qui a casa ho visto un cucciolo di circa 3 mesi avvicinarsi istantaneamente a un adulto accoccolandosi fra il suo pelo, e il grande per tutta risposta l'ha abbracciato leccandogli la testolina: amicizia lampo che dura tuttora dopo anni.
Capisco che non è la norma, sarà magari l'eccezione che conferma la regola, però è la dimostrazione che può anche accadere.

Un primo incontro sgradevole perché ci sono stati segnali come il soffio, il ringhio, la zampata, potrebbero lasciare strascichi futuri come potrebbe non lasciarne, penso dipenda tanto anche dall'indole del gatto, dalle esperienze vissute, dal carattere che si è formato.
E qui ritorno con un esempio personale che quindi non può avere valenza universale, ma che per me è comunque importante: Milo inizialmente è sempre un po' scorbutico con un nuovo arrivato, però è molto socievole, giocherellone, curioso, protettivo e invariabilmente diventa amico di tutti.

Qui hanno tanti posti dove isolarsi, se lo desiderano, come è giusto che sia, non solo per i gatti, ma anche per noi umani; tutti abbiamo bisogno del nostro angolino dove ritirarci e poter stare soli con noi stessi.
Ma se trascorrono la maggior parte del tempo in compagnia, anche semplicemente quando riposano appiccicati che quasi non capisci dove finisce un gatto e dove comincia l'altro, per me significa che stanno bene insieme.

Qui la marcatura feromonale strofinando le ghiandole ai lati del muso la fa Igor perché non vede; gli altri rilasciano feromoni affilandosi gli artigli sui pali di legno che hanno a disposizione.

Per il cibo a parte la piccola che quando è molto affamata cerca di rubacchiare dal piatto di Ruslan, mangiano nel loro piatto e quando hanno finito se ne stanno lì davanti in attesa di un eventuale ultimo bocconcino, senza prelevare dal vicino che non ha ancora finito, ma se capita che qualcuno avanzi qualcosina e se ne vada, il più svelto si serve, ma non è un furto, essendo cibo abbandonato.
Non so perché si comportino in questo modo che un umano potrebbe definire "educato". Lo facevano anche i gatti di un tempo.
Quel che è sicuro è che non gliel'ho certo insegnato io (e penso che anche volendo non sarebbe possibile).
Forse potrebbe dipendere dal fatto che sanno benissimo che qui avranno sempre pappa a disposizione, non soffriranno mai la fame.

I giochini stanno in un cesto da cui ognuno preleva quello che vuole; se uno sta giocando gli altri al massimo osservano, ma non partecipano, perché il gioco simula la predazione e il gatto è un cacciatore solitario; tutt'al più capita che qualcuno, invogliato vada a prendersi un altro giochino.
Ognuno ha il suo preferito: chi la pallina di feltro rigorosamente nera e chi quella grigia, chi il topino di pezza più brutto o quello a macchie rosa, chi il legnetto di ulivo e chi il sughero con attaccata una penna di cornacchia trovata nel prato.
Igor ha il suo gioco personalissimo: un topino sonoro, che gli altri disdegnano ma che lui ama tantissimo perché non vedendo, il suono gli fa capire al volo dove l'ha buttato.

In poche parole li vedo sereni, affiatati, amici, direi che si vogliono bene.
Niente litigi, aggressioni, dispetti o gatto che vive isolato dagli altri, quasi fosse su un altro pianeta.
Forse è solo fortuna o solo merito loro o entrambe le cose.
Spero che non sia perché sono incapace di vedere se qualcosa non va, mi dispiacerebbe troppo per loro.

Aletto
30-08-2023, 13:21
Concordo sul premietto (rinforzo +) a mio avviso (ma non sono certo l’unica) totalmente inadeguato e facente parte di qualcosa che ha più a che fare con un addestramento vecchio metodo (behaviourista) che con una conquista personale del soggetto che si verifica quando si pone un problema, lo comprende e lo risolve.

Per comprendere è necessario essere nelle giuste disposizioni, cioè: 1) essere molto motivati, 2) avere le giuste emozioni, 3) riuscire a essere attenti e concentrati nello stesso tempo, 4) saper interpretare la situazione. (zooantropologia)
Tutto questo ci fa capire che l’animale è protagonista nel suo processo di apprendimento e quanto più è coinvolto tanto maggiore sarà il suo apprendimento. Tutti e due i gatti sono sotto scacco, vivono questi 4 punti e sono stimolati a trovare il bandolo della matassa.
Quello sarà il premio, il resto è cibo per gatti o carezze che in un momento del genere forse sono anche destabilizzanti

La neurobiologia ci ha mostrato che quanto più un comportamento viene espresso tanto più si rafforza, e diviene più probabile, per questo prima insistevo sul fatto di evitare che si instaurino sensazioni negative durante gli inserimenti.

eli8888
30-08-2023, 13:44
Concordo sul premietto (rinforzo +) a mio avviso (ma non sono certo l’unica) totalmente inadeguato e facente parte di qualcosa che ha più a che fare con un addestramento vecchio metodo (behaviourista) che con una conquista personale del soggetto che si verifica quando si pone un problema, lo comprende e lo risolve.

Per comprendere è necessario essere nelle giuste disposizioni, cioè: 1) essere molto motivati, 2) avere le giuste emozioni, 3) riuscire a essere attenti e concentrati nello stesso tempo, 4) saper interpretare la situazione. (zooantropologia)
Tutto questo ci fa capire che l’animale è protagonista nel suo processo di apprendimento e quanto più è coinvolto tanto maggiore sarà il suo apprendimento. Tutti e due i gatti sono sotto scacco, vivono questi 4 punti e sono stimolati a trovare il bandolo della matassa.
Quello sarà il premio, il resto è cibo per gatti o carezze che in un momento del genere forse sono anche destabilizzanti

La neurobiologia ci ha mostrato che quanto più un comportamento viene espresso tanto più si rafforza, e diviene più probabile, per questo prima insistevo sul fatto di evitare che si instaurino sensazioni negative durante gli inserimenti.

Grazie dei pareri, dici cose davvero interessanti che mi fanno riflettere. Considerando che il grande inizia a tollerare la piccola ma giustamente ancora le soffia (dopotutto è circa una settimana che hanno iniziato a vedersi), come azioni "pratiche" da mettere in atto quando i due gatti sono insieme per aiutarli a provare sensazioni positive cosa consiglieresti?

Iska
30-08-2023, 14:35
Come posso capire se sto sbagliando?
Come i gatti me lo fanno capire?

Aletto
30-08-2023, 14:40
Grazie dei pareri, dici cose davvero interessanti che mi fanno riflettere. Considerando che il grande inizia a tollerare la piccola ma giustamente ancora le soffia (dopotutto è circa una settimana che hanno iniziato a vedersi), come azioni "pratiche" da mettere in atto quando i due gatti sono insieme per aiutarli a provare sensazioni positive cosa consiglieresti?

Azione pratica:
-osservare,
- prevenire mediante l’osservazione attiva,
- tempi di incontro brevi per evitare eventuali effetti domino negativi
- gioco in camere separate sia predatorio che perlustrativo
- molta distanza tra le ciotole di cibo ed acqua
- moltiplicare risorse del territorio, lettiere e zone di isolamento
-lasciare aperte le vie di fuga
-considerare l’apprendimento e la soluzione di un problema come bagaglio e arricchimento individuale, quindi unico e non in comune con l’altro
Queste alcune delle cose importanti più immediate che migliorano la fiducia in sé stessi e l’ambiente

Aletto
30-08-2023, 14:45
Come posso capire se sto sbagliando?
Come i gatti me lo fanno capire?

Io sto sbagliando, magari non quotidianamente, ma sbaglio.
Me ne accorgo da sola, le loro emozioni e sentimenti si vedono dopo.

Iska
30-08-2023, 15:00
Quando esprimono emozioni e sentimenti in risposta a un nostro sbaglio di cui non ci siamo resi conto, se dovessimo riuscire a capirlo, è possibile rimediare?

Iska
30-08-2023, 15:05
Non per tornare indietro, che le esperienze pregresse non si possoino cancellare con un colpo di spugna, ma almeno per riparare un pochino i danni o costruire qualcosa di positivo che li possa rendere meno determinanti per la vita futura?

Aletto
30-08-2023, 15:16
Quando esprimono emozioni e sentimenti in risposta a un nostro sbaglio di cui non ci siamo resi conto, se dovessimo riuscire a capirlo, è possibile rimediare?

Sì, se non c’è il marcatore somatico che alla fine prefigura una risposta come efficace, sì.
Se ci fosse, sarebbe possibile svincolarli dal percorso neuronale prefissato, ma è più laborioso.
Se avesse origine epigenetica è un po’ un casino.

P.S.
marcatore somatico (Damasio)
P.P.S.
Le soluzioni variano da relazione a relazione, non sono standardizzate.
E non mi farei troppi problemi. Come l’altra volta: attenzione sì, problemi no.

Aletto
30-08-2023, 15:21
Non per tornare indietro, che le esperienze pregresse non si possoino cancellare con un colpo di spugna, ma almeno per riparare un pochino i danni o costruire qualcosa di positivo che li possa rendere meno determinanti per la vita futura?

Ricordiamo sempre che oltre il qui ed ora (componente disposizionale), loro come noi sono anche diacronici: c’è anche un lì ed allora

eli8888
30-08-2023, 20:41
Anche io a tornare indietro con Tofu farei tante cose diversamente… si impara a conoscerli col tempo e con l’esperienza. Al momento in tutta sincerità vengo presa spesso dallo sconforto per la scelta del secondo gatto, mi chiedo se, seppure spinta dalla volontà di fare qualcosa di buono, non ho compromesso la qualità della vita del mio micione.

Iska
30-08-2023, 22:18
Sì, se non c’è il marcatore somatico che alla fine prefigura una risposta come efficace, sì.
Se ci fosse, sarebbe possibile svincolarli dal percorso neuronale prefissato, ma è più laborioso.
Se avesse origine epigenetica è un po’ un casino.

P.S.
marcatore somatico (Damasio)
P.P.S.
Le soluzioni variano da relazione a relazione, non sono standardizzate.
E non mi farei troppi problemi. Come l’altra volta: attenzione sì, problemi no.
Hai ragione, perché farsi troppi problemi rischia di essere controproducente per tutti i soggetti coinvolti.

Non so se ho capito sta cosa del marcatore somatico.
Allora, supponiamo che un gatto in una situazione nuova (es. per l'arrivo di un altro gatto) non riesca a raggiungere l'omeostasi e si rifugi nel "lì e allora" nel quale stava bene, e lo faccia per esempio isolandosi o cambiando le sue abitudini.
Oppure invece di vivere passivamente la sgradita novità lo faccia attivamente, con la nostalgia del "lì e allora", manifestando il proprio disagio con marcature urinarie o comportamenti aggressivi verso quello che considera un indesiderato intruso.
C'è il rischio che il "lì e allora" diventi un marcatore somatico o addirittura ad un certo punto è inevitabile che lo diventi?

Aletto
31-08-2023, 08:42
No, secondo me non si rifugia nel lì ed allora, sarebbe un individuo statico e non dinamico, e così facendo non attingerebbe alle esperienze come strumenti di evoluzione comportamentale.
Isolandosi o cambiando le sue abitudini: sono già cambiamenti, decisioni, desideri, chiamiamole *meditazioni* sul da farsi. L’esperienza nuova è lo scacco che innesca risposte. L’esperienza “vecchia” lo fa attingere alla memoria. Il lì ed allora diventa strumento, una dotazione, che come un coltellino svizzero lui può utilizzare con flessibilità.

Provo a riassumere almeno in piccola parte il concetto di marcatore somatico, impresa ardua perché la mente animale è complessa e ci sono fior di testi in merito.
Copioincollo da alcune parti dell’articolo che scrissi per Animal Studies sperando di essere sintetica

-Marcatore somatico:
“…..il vero filtro degli stimoli, della realtà, non sono i sensi, lo è lo stato emozionale in cui si trova il soggetto. Arrivano anche dal ricordo di un evento, che tramite similitudine di circostanza, fa emergere le stesse emozioni allora suscitate da conseguenze negative o positive, e la decisione dell’agire in un modo piuttosto che in un altro sarà agevolata da quelle informazioni di esperienze pregresse.
Questo processo è stato chiamato da A.Damasio “ marcatore somatico”:
“Quando viene alla mente, sia pure a lampi, l’esito negativo connesso con una determinata opzione di risposta, si avverte una sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco. Dato ciò che riguarda il corpo, ho definito il fenomeno con il termine tecnico di stato somatico; e dato che esso contrassegna un’immagine, l’ho chiamato marcatore.” (cfr A. Damasio: L’errore di Cartesio).
Quindi il comportamento che si esprime sotto i nostri occhi dando possibilità di evitare pericoli o cogliere opportunità, è la conseguenza di un’emozione.”

L’eterospecifico, così come noi, in ogni situazione è sempre presente con tutto se stesso.
Tutto questo ci porta a considerare che la consapevolezza unita alla capacità di riflettere sullo stato del corpo e dei propri stati interni affettivi, emotivi e cognitivi –la metacognizione- danno un contributo essenziale alla risposta dell’individuo.

Il lì ed allora non è una nostalgia ma uno strumento, fa emergere anche ORA il marcatore somatico che non corrisponde necessariamente ad una esperienza negativa, ma attingendo alla memoria utilizza le matacomponenti che elaborano il messaggio*.
Ne emerge una soggettività che è una modalità di espressione e perciò una delle possibili declinazioni dello stato disposizionale (il qui ed ora). C’è fluttuazione costante e dinamica tra componenti disposizionali e componenti elaborative.
Il soggetto è nel presente solo in quanto la sua individualità è il risultato di un passato proiettato in un futuro. Ecco, in parole povere, la sincronicità e la diacronicità.

*Per questo ieri avevo scritto che è modificabile. Lo è se l'individuo riesce ad agire sulla componente elaborativa, possiamo aiutarlo con un pizzico della nostra esperienza e la costanza dell'applicazione.

Boh, chissà se ho risposto con chiarezza.

Iska
31-08-2023, 10:09
Sei stata chiarissima, finalmente ho capito! Grazie!

Iska
31-08-2023, 10:17
Volevo solo aggiungere che mi ero resa conto che il marcatore somatico potesse essere sia negativo che positivo; decisamente un po' poco :D ma almeno a qualcosa c'ero arrivata :)

Aletto
31-08-2023, 11:08
Volevo solo aggiungere che mi ero resa conto che il marcatore somatico potesse essere sia negativo che positivo; decisamente un po' poco :D ma almeno a qualcosa c'ero arrivata :)

Sai quando si dice la prima impressione è quella che conta? Ecco, nel bene e nel male.

Iska
31-08-2023, 11:45
Sai quando si dice la prima impressione è quella che conta? Ecco, nel bene e nel male.
Verissimo!

Aletto
31-08-2023, 12:20
E la prima impressione conta anche negli inserimenti

devash
31-08-2023, 14:02
Anche io non ho potuto fare inserimenti graduali per mancanza di spazio e perchè credo anche io che tanto, se non si piacciono, c'è poco da fare. Mi è andata bene fino all'ultima arrivata, una trovatella tirata fuori da un motore di auto con la codina spezzata, che non ho esitato un secondo a prendere.
Soraya, rimasta sola a 7 anni dopo la morte della sorella che la tollerava senza grandi smancerie, non l'ha mai accettata, nonostante la piccola abbia fatto e stia ancora facendo di tutto per conquistarla, forse vede in lei la mamma, boh. Se si avvicina troppo soffia, altrimenti stanno ognuno per conto proprio. Però mangiano insieme anche dalla stessa ciotola (comunque ne hanno due) senza zuffe.
Ormai, dopo 4 anni, non spero più di vederle abbracciate a dormire insieme, come era prima con la micia che non c'è più.
Penso anche io che trovarsi un "invasore" in casa, per alcuni gatti, possa essere una cosa insopportabile e mi sono sempre detta che in futuro mai più gatti presi in tempi diversi, pure cinque, ma tutti insieme; poi però la vita decide per noi e quindi chissà.....

Iska
31-08-2023, 17:41
E la prima impressione conta anche negli inserimenti
Indubbiamente.

Meglio inserimento diretto o graduale?
E' già stato detto che non c'è una risposta univoca, però conoscendo a fondo il/i gatti residenti penso che si potrebbe addirittura decidere di non dare nuova compagnia.
Da vecchi messaggi nel forum ho letto di inserimenti graduali che non stavano andando a buon fine; peccato che le discussioni a un certo punto si interrompano e resti solo l'interrogativo del "chissà com'è andata a finire".

Per di più in un qualsiasi inserimento quasi sempre non si possono prendere in considerazione l'indole del nuovo venuto, il suo carattere, le sue esperienze di vita, ma è logico: è un soggetto nuovo anche per noi.
E a volte l'inserimento si rivela più difficile di quanto si pensava.

La nostra prima gatta avrebbe dovuto restare "gatta unica", né io né mio marito avevamo in programma di darle compagnia.
Ma abbiamo fatto i conti senza l'oste e il caso ha voluto che ogni tanto ci imbattessimo in qualche derelitto...o che addirittura arrivasse di sua spontanea volontà e quindi non richiesto.
Che fare in questi casi? Voltarsi dall'altra parte per non vedere? Chiudergli la porta sul muso?
No di certo.

Aletto
31-08-2023, 18:59
Bo!
Il graduale è più rispettoso dei loro tempi e delle emozioni che devono imparare a gestire, il diretto, che qui ha avuto luogo due volte, mi ha dato l’impressione di gladiatori in una arena.
Ricordo una notte con i tre gatti sul letto che ringhiavano e soffiavano.
Poveretti.
La camera di mia figlia era occupata da ospiti improvvisi proprio nello stesso giorno di arrivo di Buio. O forse arrivò proprio lei col suo compagno, vai a ricordare.

In ambedue i casi comunque i gatti non hanno possibilità di scelta e questo mi duole.
Poi certo che se ne arriva uno in difficoltà, cane o gatto che sia, lo si accoglie comunque.

Una gatta ormai morta da tanto tempo, si capiva benissimo che non voleva nessun altro. Ricordo che pensavo: lei non farà entrare nessuno qui dentro. E così fu.

Aletto
31-08-2023, 19:14
Devo dire che c’è un’altra cosa che non ho vissuto bene negli inserimenti diretti, ossia la brutta sensazione di disimpegno dopo averli cacciati in quella situazione, situazione che loro non avevano cercato.

Iska
31-08-2023, 20:57
L'esperienza del letto-arena mi manca e non ci tengo a farla; dev'essere traumatizzante, forse più per noi umani che per i gatti; che continuino pure a usare il letto per quello che è: una morbida, calda cuccia da condividere con gli umani.
Anche adesso, mentre sto scrivendo, sono già tutti là spalmati uno vicino all'altro, tranne Milo che è qui sul tavolo del soggiorno e mi fissa aspettando pazientemente, come suo solito, che arrivi il momento in cui noi umani andremo a dormire per venire anche lui.

Piuttosto pensavo: qui ogni nuovo arrivato è chiaramente in difficoltà fisica e i residenti se ne rendono benissimo conto; ricordando di esserlo stati anche loro a suo tempo, accettano facilmente il nuovo venuto.
Non credo di antropoformizzare; se non sbaglio ci sono studi che hanno riconosciuto che i gatti ricordano le esperienze passate anche da lungo tempo.

Prossimamente però avrò un problema, che riguarderà Iska.
-Lei è una gatta sana.

-Ogni tanto me la trovo sul pianerottolino del balcone.

-Quando è in giardino se capita che un rumore umano la spaventi, corre giù in cortile, dove sono io, mentre fino a poco tempo fa scappava oltre il confine.

-Da circa una settimana si lascia accarezzare il collo, il lato della bocca e la spalla, anzi abbassa la testolina e si gira per farsi grattare meglio dietro le orecchie.

-Ieri mi ha preso delicatamente in bocca l'indice della mano sinistra.

-Oggi mi ha leccato il dito che, come anche ieri, non aveva nessun odore di cibo.

Tutto questo avviene per ora solo in garage, luogo dove lei evidentemente si sente molto sicura e protetta.
Dopo aver mangiato si ferma lì 2 o 3 ore, osservando, seminascosta dietro la tenda del garage, la porta di casa, i movimenti di noi umani e quelli dei gatti, che ovviamente si sono accorti benissimo di lei.

Fortunatamente qui in zona non si sono più registrati casi di avvelenamento; abbiamo ipotizzato che fosse opera di qualcuno di passaggio.
Per fortuna Iska pare che non vada né verso la ferrovia, nè verso la strada che porta in paese, quindi dovrebbe essere (relativamente) al riparo da possibili incidenti stradali.

Resta il pericolo di contrarre malattie da morso di zecca; l'erlichiosi che avevo ipotizzato per Vanya purtroppo è oramai acclarato che sia presente qui nelle zecche; è di poche settimane la notizia del contagio di un cane.

Vorrei che Iska potesse fare la sua vita da gatto libero, e dal momento che è sana, non la vorrei proprio costringere a vivere tra casa e terrazzo.
E' ancora prematuro immaginare cosa vorrà fare, ma penso che fra qualche mese me lo farà capire e rispetterò il suo desiderio, qualunque sia.

Iska
31-08-2023, 22:25
...Piuttosto pensavo: qui ogni nuovo arrivato è chiaramente in difficoltà fisica e i residenti se ne rendono benissimo conto; ricordando di esserlo stati anche loro a suo tempo, accettano facilmente il nuovo venuto.
Non credo di antropoformizzare; se non sbaglio ci sono studi che hanno riconosciuto che i gatti ricordano le esperienze passate..
Antropomorfizzare! Quello in grassetto è il risultato che si ottiene scrivendo e dando contestualmente retta a marito e gatto.