Discussione: Eccoci!
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Vecchio 15-02-2016, 11:49   #1
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Ritpetit
Supergatto
 
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Talking Eccoci!

Ciao a tutti/e i bipedi e i quadrupedi del forum.

Ho cominciato a leggervi da un po', cercando informazioni (of course..) sui gatti.
Leggendo ho capito che questa "piazza virtuale" poteva fare al caso mio, ed allora eccomi qua, 52enne con ormai da un anno quest'essere peloso (Pedro) che ha reso più completa la nostra vita (mia e di mia moglie).

Non avevo mai avuto animali in casa, escludendo canarini quando ero ragazzino, anche e soprattutto per problemi della mia famiglia: un papà malato che non poteva permettersi possibili veicoli di infezione come animali in casa, un appartamentino piccolo, e non ultimo la mamma che doveva gestire me e la mia sorellina, una casa, una attività economica che ci permetteva di mangiare, e un marito malato: un animale non ci stava proprio.

Io ho comunque sempre avuto una predilezione per i mici, ed un evidente feeling con essi: mi è sempre capitato di poter avvicinare gatti considerati "selvatici" o molto timorosi dai loro proprietari, e/o non aver problemi ad interagire con molti randagini.

Mia moglie ha invece sempre avuto sia gatti che cani per casa.
Sono comunque stato a strettissimo contatto con gatti negli ultimi anni, a cominciare da quelli dei miei suoceri (meravigliosi .. e ormai sul ponte), passando per la splendida soriana di mia sorella (ora sul ponte anche lei), passando per una coccolona randagina che ha adottato mia mamma (sì, la randagia ha adottato mia mamma...).
parlo di strettissimo contatto perché mia sorella abita sul mio pianerottolo, e mia mamma al piano di sotto al mio, e la Pippi (la randagina ormai di casa...) occupa stabilmente il nostro giardino (del quale è padrona e ciustode assoluta) e bazzica abitualmente casa di mia mamma.

Ma veniamo alla vera presentazione, che non è la mia ma quella di Pedro, il nostro gattone, uno splendido "fritto misto" color caffè, fattezze da europeo e pelo quasi da soriano.

Com'è finito a casa nostra?
Non era previsto avere gatti, vista la presenza saltuaria di Diana (la povera gattina di mia sorella) e quella della Pippi giù da mia mamma.
A gennaio dell'anno scorso però purtroppo succede che viene a mancare Diana (11 anni, piccina, doveva stare con mia sorella ancora per tanto, porcaccia miseria...), mia moglie prende le sue cosine e le pappe rimaste e le porta a mio suocero per l'ultimo gatto rimastogli, Felix, un randagio perfettamente descritto dal nome.
Il destino ha però deciso di darci un dolore dopo l'altro, e anche Felix a febbraio ci ha lasciati.
Mia moglie carica giochini, copertine, pappe etc con lo scopo di portarle all'oasi felina che abbiamo vicino a casa.
Passa più volte sperando di beccarla aperta casualmente (senza curarsi di andare negli orari dove normalmente è aperto), fino al giorno che trova la struttura accessibile.
porta tutto dentro, e mentre sta per andarsene coglie il discorso tra una volontaria con un trasportino in mano ed il direttore del gattile.
Parlano dello sfortunato nella gabbietta: abitava in una casetta con giardino (al quale aveva accesso), e l'anziana padrona era finita in ospedale, per probabilmente non uscirne più.
Il gatto poco tempo prima era stato avvelenato, 99% da un vicino di casa con un cane che non tollerava il gatto abbaiando continuamente (mi astengo dall'esprimervi le mie considerazioni su quell'essere abbietto).
Mia moglie chiede se può vederlo, viene aperto il trasportino, e viene fuori questa palla di pelo nero con riflessi castani di circa un anno e mezzo, con due occhietti quasi chiusi, pieni di pus e quasi sanguinanti.
Come lo vede lo abbraccia e se lo stringe forte al cuore, senza pensare a pulci o possibili contagi dal problema oculistico.
La rassicurano sul fatto che sarà fatto vedere dal veterinario che una volta alla settimana passa dal gattile, ma è mercoledì e il vet passa al martedì!
Una settimana in quelle condizioni non esiste, e senza pensarci un attimo, chiede se può portarlo il giorno dopo, a sue spese, dal veterinario che ha sempre seguito i suoi animali.
Acconsentono, il micio passa la notte nell'Oasi, mia moglie contatta il Vet, e il giorno successivo lo visita: gravissima cheratite, poche speranze di salvargli la vista, si spera di salvargli almeno un occhietto.
Perché succeda, ovviamente, ha bisogno di cure lunghe e assidue, antibiotico ogni 8 ore, collirio antibiotico (e pulizia) ogni tot ore, inframezzato da diverso collirio.
In pratica ogni 2/3 ore il micio aveva bisogno di assistenza.
Chiaramente questo non poteva accadere all'Oasi, e senza neanche chiedere se qualcuno se ne sarebbe occupato secondo le sue necessità, mi telefona.
Hoston, abbiamo un problema!
-'azzo...e dobbiamo proprio occuparcene noi di questo pulcioso frittomisto cecato?
-Ma dai, te lo porto a vedere, solo per il tempo di assisterlo, poverino ... poi magari lo prende tua sorella che soffre come una bestia per la perdita di Diana, o mio papà al quale manca tanto Felix ...
(In realtà né mia sorella né suo papà acconsentono a prenderlo con loro, troppo forte la ferita che ancora hanno nel cuore, non sono pronti a riaprirlo per un altro peloso.)
Il patto è: OK, proviamo a curarlo, facciamo tutto il possibile, nel frattempo magari vedendolo (speriamo..) guarito mia sorella o mio suocero cambiano idea (dietro lo spregievole -lo so..- ricatto morale che o se lo pigliano o rifinisce al gattile).

Comunque arriva a casa questo "ravatto" peloso, che si muove facendo un passo per volta e muovendo la testa a scatti su e giù per cercare di intravedere qualcosa dai suoi occhietti malandati, una vera pena.
E' spaventatissimo: è passato in poco tempo da essere sano a casa sua con la sua padrona, ad essere avvelenato, portato via da casa, non vederci -e chissà che dolore-, passare una notte in un gattile, finire da un vet a 20 km di distanza che gli tartassa gli occhi martoriati, a finire in una nuova casa con bipedi sconosciuti, senza vederci praticamente niente!

cerca rifugio sotto le poltrone, nella scarpiera, sotto i mobili.
E' un gatto alle corde, e noi cerchiamo di chiudergli tutti i pertugi dove può essere difficile (e stressante) tirarlo fuori, e lo "indirizziamo" verso le sedie sotto i tavoli di cucina e sala.
La prima notte lo chiudiamo in cucina con lettiera, pappa, crocchette e acqua.
Al mattino lo trovo addormentato (sfinito, presumo, visto che non mi ha neanche sentito entrare in cucina..) su una sedia sotto al tavolo.
Mi avvicino lentamente, lo accarezzo cercando di non spaventarlo, lui prova ad aprire gli occhietti pieni di pus e comincia, forse per aiutarsi a sopportare il dolore, forse per farmi capire che è bravo e pregarmi di non fargli del male, a fare delle fusa che mi hanno sciolto.

Soprattutto mia moglie (per questioni di tempo libero) comincia un "lavoro" straordinario per provare a salvare la vista al micio, con l'assistenza di mia sorella impariamo i rudimenti della cura del pelo (e passiamo mezza giornata a spulciarlo...).
Durante tutte, e dico TUTTE, le volte che Pedro è stato preso, sdraiato sulle gambe di mia moglie, in qualche modo immobilizzato (il più delicatamente possibile) per cercare di pulirgli gli occhi, applicargli vari colliri, mai e poi mai ci ha morsicati o graffiati.
E vi assicuro che per giorni i dischetti di cotone si sono macchiati di pus e sangue.

Bhè, adesso lo finisco questo romanzo: Pedro ci vede, e ci vede da entrambi i suoi occhioni gialli, il veterinario ci ha detto che non ci avrebbe scommesso 10 cents.
Ovviamente di sradicarlo da casa nostra neanche a parlarne, potrei uccidere se qualcuno provasse a togliermi PEDRO.
E' un bel gattone, giocherellone, ma non tanto coccolone.
Non viene a sedersi su di noi, ma alla sera si accovaccia sul predellino della poltrona reclinabile dove siede mia moglie, non ama essere preso in braccio (ma lo sopporta), ma VUOLE la nostra presenza.
Chiunque di noi sia in casa, lui gli sta vicino: magari dormendo, magari a 2 metri, ma sicuramente è sempre nella stanza dove ci siamo noi .. e spesso va nel "luna park", che è la casa di mia sorella dove spesso sconfina, per la gioia di entrambi (lui e mia sorella che lo adora).

Meooow a tutti.
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