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Vecchio 23-01-2023, 15:57   #14
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Aletto
Supergatto
 
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Predefinito Re: Sull'animalità, anche la nostra

@ leucio
Ma lo stato dell'arte, fra studi scientifici, (in)disponibilità altezzosa di specie, quali altri strumenti possibili, se non il ricorso al forme e strumenti della nostra "animalità profonda" ci offrono per una diversa modalità di comunicazione con l'animale-altro-da noi ?
In realtà, a me sembra che a noi (come specie) non interessi affatto.


E’ su queste due ultime frasi che si imperniano le mie considerazioni, un po’ alla rifusa.

Il cosiddetto grande nemico degli animali e dell’animalità era Cartesio che affermò che qualunque umano, seppure poco o affatto intelligente poteva parlare e farsi capire, mentre l’animale no.
E l’animalità serviva a garantire la specialità dell’umano e non provò neppure ad infrangere questa barriera caduta definitivamente con Darwin dalla cui teoria emerge che noi non siamo speciali ma specifici.
Siamo animali ma di un altro tipo, di un’altra specie. Molti filosofi e scienziati non parlano di animalità, perché è più semplice dire chi non siamo.

Ma il logos esiste? O riconosciamo come esistente solo il nostro di logos?
E le lingue diverse?
Sono tutte espressioni di logos sconosciuto tanto quanto gli infrasuoni emessi da molte specie non umane e che usano abitualmente per comunicare e *dire* a tutti gli effetti dove sono per potersi rintracciare, di cosa hanno bisogno, cosa sta succedendo, in pratica aiuta e esprime socialità per chi vive in società organizzate, ma in questo concetto vorrei includere anche il gatto, perché quando il gatto -pur non formando società organizzate-, segnala la sua presenza con feromoni, sta comunicando senza logos con la sua specie che non può far altro se non recepire il messaggio; ma il primo gatto ha manifestato una mente, il secondo gatto recepisce senza mente perché non ha altre possibilità finché…..finché non trasgredisce il messaggio emanato dal primo, e questa sarebbe una risposta senza logos.

Invece i logoi infrasuonici (non ricordo il nominativo plurale corretto) sono emessi a diverse frequenze di infrasuoni, e diversa ampiezza. Poi vabbè ci sono gli ultrasuoni, ma con quelli abbiamo più dimestichezza pur non potendoli ascoltare.
Di nuovo, se circoscriviamo il logos (già limitato in sé) alla prerogativa dell’animot, pecchiamo di antropocentrismo e logocentrismo, e restiamo nel dualismo uomo e non uomo. Se Derrida dice sull’animalità: io sono l’animot, quando si sofferma sullo sguardo della sua gatta che lo sta guardando avvertendo il proprio disagio, e pensa -più o meno- nessuno mi ha mai raccontato cosa significa essere guardato da un animale e superare questo disagio di essere guardato nudo dalla gatta.

Il problema dell’animalità è ribaltato per la prima volta in forma chiara e Derrida si rende conto che la parola animale è una trappola che ci divide dagli altri animali e ci mette in ordine gerarchico al primo posto. Nella sua mente prende forma una tassonomia classica ma dal punto di vista dell’animale che lo sta guardando. Il fulcro non è più l’umano ma il non umano che ci potrebbe classificare, il non umano che tuttora noi considerandoci soggetti decidiamo dove mettere, che farne, se mangiarlo o no, se castrarlo o no, se salvarlo ecc ecc.
Siamo molto ingenui se pensiamo che gli altri animali siano privi di logos: come avrebbero potuto sopravvivere senza comunicare gli esseri viventi le cui specie stanno sulla faccia della terra milioni e milioni di anni prima di noi? Comunicano per vivere sopravvivere con modalità diverse dalle nostre. Quindi quando loro comunicano ma il nostro orecchio non percepisce quelle frequenze, non significa che non si stiano trasmettendo informazioni, il che è diverso dal dire che non hanno il logos solo perché il nostro orecchio non lo percepisce.

Qualche giorno fa vedevo un programma in cui si parlava di comunicazione animale.
Una biologa ha passato 15 anni di studi sulla comunicazione tra le balene, poi è andata in africa ed improvvisamente un giorno, in zone dove erano presenti gli elefanti che non vedeva, il suo orecchio allenato ha percepito non un suono ma un insieme di onde che sbattevano contro i suoi timpani. Ha registrato, ha provato ad associare col computer quelle onde con quelle delle balene ricavandone il linguaggio usato dagli elefanti nell’infrasuono. Tutte quelle modalità di logos sono trasmissione di emozioni ed intenti che noi non possiamo utilizzare.

Gli animali tra loro dialogano, ma non possiamo e dobbiamo accomunare il loro dialogo al nostro perché il linguaggio è diverso e non dovremmo immettere anche in questo caso una gerarchia, quella delle differenze di linguaggio, altrimenti ci risiamo daccapo col noi e loro. Dire che A è diverso da B non significa dire che A è meglio o peggio di B. Significa dare valore e dignità ad A in quanto A e a B in quanto B. Proviamo a mettere in atto questo pensiero e ci renderemo conto di quanto sia difficile non usare la parola animale (che contiene tutti gli animali) e che, stringi stringi, questa parola pensa al posto nostro, e quindi pensa automaticamente a tutto il già pensato in proposito.

L’animalità è sia l’altro da me che l’altro con me, è un po’ come l’elettrone della fisica quantistica che è sia lì che qui senza dividersi e senza riunirsi.

Poi il logos:
Gli manca solo la parola: perché quello che ha non basta? E poi non è vero che gli manca la parola

Nella foto Derrida e la gatta
https://i.pinimg.com/474x/aa/34/eb/a...360cea281f.jpg


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
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