Discussione: Linee guida
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Vecchio 01-10-2023, 08:34   #4
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leucio
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Predefinito Re: Linee guida

Innanzitutto, ti ringrazio per avermi risposto.

E soprattutto, per una risposta più chiara, onesta e sincera di molte etichette di prodotti alimentari in commercio.
Non è un grandissimo sforzo, si potrebbe commentare, non senza una punta di malignità.
Ma di questi tempi, rara avis.

Non tanto per un fatto personale (in questo caso, piacevole), ma perché, comunque la pensiamo, nel Forum ci sono molti utenti che hanno scelto l'alimentazione industriale, e credo sia giusto fornire loro tutti gli elementi utili per comprendere anche le criticità di questa scelta, e laddove possibile intervenire per mitigare gli aspetti negativi.
Senza toni da crociata, che radicalizzano le posizioni oltre il limite del puntiglio ed impediscono di discutere e capire.
E tu, che sei una barfista convinta ma hai anche redatto insieme a Fastfreddy la Guida ragionata all'alimentazione industriale dei gatti, per competenze e passione non puoi che essere naturalmente un punto di riferimento in una discussione del genere.

Nel merito, per quanto mi riguarda direttamente, posso solo tirare un respiro di sollievo perché i prodotti che utilizzo non contengono, almeno stando alle etichette, fosforo addizionato.
Mi lascia invece alquanto perplesso leggere, anche sulle confezioni di prodotti di alta fascia (qualitativa e ahimè di prezzo) una standardizzazione dei quantitativi di vitamina D3 aggiunta a quota 200 UI.
Ora, visto che secondo i migliori nutrizionisti la quota assimilabile è 62 (se ricordo bene il dato), come comportarsi rispetto alle restanti 138 UI "che vanno ad accumularsi nel fegato" (cit. Aletto)?
Sperare che questo quantitativo in qualche modo si riduca di parecchio, visto che tendenzialmente il passaggio in autoclave abbatte la quota reale di elementi nutrizionali realmente presenti all'atto dell'apertura della confezione, per il consumo?
Oppure, c'è la possibilità di fare in qualche modo prevenzione, facendo assumere ai gatti qualche sostanza che almeno lenisca questo accumulo eccessivo di vitamina D3 nel fegato?
Esiste, e va comunque ribadito per onestà culturale, sempre la possibilità di mollare questo tipo di alimentazione e passare ad una nutrizione più naturale.
Ma per mille motivi, non tutti gli utenti di questo Forum possono o si sentono di farlo (in primis il sottoscritto).
Per cui, se c'è un modo per contenere o ridurre questo tip di danno, non sarebbe male se sul Forum lo si illustrasse e magari se ne discutesse.

Infine, sulla questione dei conflitti di interesse.
Qui stiamo parlando di uno studio promosso dalla FEDIAF, l'associazione che riunisce le aziende produttrici di pet food a livello europeo.
Non da un'associazione indipendente.
Ritengo quindi normale che in questa impresa vengano coinvolti scienziati di chiara fama (visto il livello e la funzione della pubblicazione), selezionati fra quei luminari che intrattengono proficui rapporti con queste stesse aziende in qualità di consulenti (suppongo ben pagati).
Quindi, vista la natura "privatistica" del committente, non penso si possa parlare di conflitto d'interesse, almeno in questo caso.
Un eventuale "conflitto" spesso è rintracciabile andando a spulciare i curricula che questi stessi docenti pubblicano sui siti degli Atenei in cui insegnano.
In una sgradevole discussione di qualche tempo fa, ho linkato i curricula degli autori di un testo di linee guida sull'alimentazione del cane e del gatto, fra i quali compare, anche qui come primo firmatario, un docente dell'Università di Bologna.
Te lo riposto come esempio:

https://www.unibo.it/sitoweb/giacomo.biagi/cv

Buona domenica

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