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Vecchio 24-03-2019, 18:26   #46
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Aletto
Supergatto
 
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Predefinito Re: L’incredibile intelligenza del gatto

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Originariamente inviato da Muset2005 Visualizza Messaggio
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... Solo perché la specie nel suo insieme mostra una notevole flessibilità, non significa che i singoli gatti si adattino facilmente. Molto dipende dal loro stile di vita precedente e dalle loro aspettative. Un gatto semiselvatico abituato a cacciare in venti ettari di terreno che comincia, all'improvviso, a essere tenuto chiuso in una gabbia, sarà stressato quanto un gatto selvatico. Invece un gatto che è sempre vissuto in casa e che non ha mai dovuto cacciare per sopravvivere, quasi certamente morirebbe se fosse abbandonato da qualche parte e non riuscisse a tornare a casa.
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Pochissimi sono i gatti che, anche potendo stare fuori casa, si accontentano di uno spazio ristretto quale può essere per esempio un appartamento molto grande; quelli che lo fanno, si avventurerebbero probabilmente in spazi più ampi se non avessero paura di incontrare altri gatti.
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I gatti destinati a restare negli spazi domestici, forse non dovrebbero mai essere lasciati uscire, perché non sentano la mancanza di ciò che non hanno mai potuto avere.
Se però lo spazio è ristretto è bene che sia almeno qualitativamente elevato.
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Un gatto che vive in casa deve anche essere tenuto occupato, perché al chiuso non può avere le variegate esperienze che la vita all'aperto procura, e certamente neppure l'ansia di un agguato da parte di un altro gatto. Per il proprietario, ciò richiede uno sforzo supplementare, che va preso in considerazione rispetto alla relativa facilità di permettere a un gatto di cercare la maggior parte degli stimoli mentali all'esterno. In particolare, i proprietari dovrebbero consentire al gatto di mantenere quanto più possibile un comportamento "naturale". Pur non essendoci prove scientifiche a sostegno della validità di tale principio anche per il gatto domestico, questa è una delle regole fondamentali del benessere animale, applicabile all'intero gruppo dei vertebrati.


Questo è un argomento che mi sta molto a cuore, perché mi rendo conto che la natura del gatto è comunque quella di esplorare, cacciare e stare all'aperto. Quando vedo Isotta sul nostro terrazzo, che si rotola per terra, va nei vasi, annusa i fiori, acchiappa le mosche... la vedo decisamente più soddisfatta e appagata.
In casa la tengo occupata con i suoi giochi preferiti e spesso è proprio lei che mi "chiama" quando vuole giocare.

Le parti in grassetto sono quelle con cui concordo di più, ma allo stesso tempo anche le più "controverse"... soprattutto la parte del non lasciarli uscire.

Voi cosa ne pensate?
Buona domenica a tutti
E' una questione di competenze. Se un gatto è abituato a vivere all'aperto avrà competenze per vivere nell'ambiente in cui la specie si è evoluta. I gatti di città, come altri animali selvatici sono abituati alla città e a star attenti a quello che può offrire nel bene e nel male.
Non sono d'accordo sul fatto che se un gatto uscisse avrebbe paura di un altro gatto: c'è una socializzazione primaria prototipica che a differenza di quella secondaria non ha bisogno di essere rinnovata. Diverso il caso di un gatto sottratto alla nascita alla madre e portato in casa, ma un gatto socializzato con la propria specie che si avventura all'aperto potrebbe anche mettere paura ad un altro gatto che vive abitualmente fuori e non si aspetta di vederselo all'improvviso. Stiamo pur sempre parlando di una specie territoriale e solista che per evoluzione non ha necessità di intessere rapporti sociali.
I gatti destinati a restare negli spazi domestici, forse non dovrebbero mai essere lasciati uscire, perché non sentano la mancanza di ciò che non hanno mai potuto avere.
Allora, meno male che ha messo il "forse".
E non ci lamentiamo se poi hanno comportamenti che consideriamo strani ed inappropriati a causa di deficit motivazionali, se li vediamo apatici, depressi, mangioni e via dicendo.
Se appartengo alla specie homo sapiens ho il diritto di fare quello che la mia specie fa.
Agli altri animali abbiamo negato buona parte dei diritti che rivendichiamo: lo stesso diritto a cui teniamo tanto tipo la libertà, l'autodeterminazione, ed il diritto alla vita (inteso anche come diritto di non essere uccisi, mentre noi invece uccidiamo gli altri animali per cibarcene). Se neghiamo loro il diritto di vivere secondo la specie di appartenenza in qualche modo li consideriamo inferiori in nome di un bene stabilito da noi arbitrariamente perché corrisponde alle nostre esigenze di specie.
E torno a dire: non vorrei rinascere gatto.
i proprietari dovrebbero consentire al gatto di mantenere quanto più possibile un comportamento "naturale". Pur non essendoci prove scientifiche a sostegno della validità di tale principio anche per il gatto domestico, questa è una delle regole fondamentali del benessere animale, applicabile all'intero gruppo dei vertebrati.
Questo si può fare e lo facciamo, ma nonostante i nostri sforzi, la stanchezza quando torniamo a casa dal lavoro, resta comunque artificiale e non naturale. Anche la mattonella su cui camminano non è naturale. Poi, perché dovrebbe valere solo per i vertebrati?
Per quanto riguarda gli studi scientifici:
Ne 1975 P. Singer scrive Animal Liberation con il diritto alla vita e a viverla secondo la propria dimensione di specie
Il 7 luglio 2012 è stata siglata da un gruppo di scienziati, alla presenza di Stephen Hawking, la “Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza”, la quale afferma che molti animali sono coscienti e consapevoli allo stesso livello degli esseri umani. "Noi dichiariamo che: “L’assenza di una neocorteccia non sembra escludere un organismo di avere stati affettivi. Prove convergenti indicano che gli animali non-umani hanno il neuroanatomici, neurochimici, neurofisiologici e substrati di stati di coscienza insieme con la capacità di mostrare comportamenti intenzionali. Di conseguenza, il peso delle prove indicano che gli esseri umani non sono unici in possesso dei substrati neurologici che generano coscienza. Gli animali non-umani, tra cui tutti i mammiferi e gli uccelli, e molte altre creature, tra cui polpi, sono anche in possesso di questi substrati neurologici."
Tutto ciò non ci basta.
Nel 2017 il neuroscienziato A. Damasio pubblica il libro "Lo strano ordine delle cose" nel quale con i suoi studi scientifici approfondisce ed amplia all'inverosimile quanto espresso dalla Dichiarazione di Cambridge. Anche se Damasio si riferisce all'uomo porta esempi di coscienza anche in forme di vita estremamente semplici.
Tutto ciò non ci basta.

Forse sono un po' severa ma è la mia opinione, per quel che vale


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
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