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Vecchio 15-05-2018, 16:19   #14
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Malinka
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Predefinito Re: Ape regina e la sua corte

Noi non abbiamo mai fatto nomadismo, cioè non abbiamo mai spostato le api per seguire le fioriture e produrre particolari tipi di miele o semplicemente produrne di più.
Il territorio dove vivevamo era più che sufficiente per i nostri 13 alveari, per i 20 di una nostra amica e per gli altri 8, 4, 12 di colleghi apicoltori del paese; poi nei paesi limitrofi c'erano altri apicoltori, e così via, però sempre piccoli e nessun nomadista.
Certo che quando si comincia a parlare di centinaia o migliaia di alveari, allora è quasi gioco forza ricorrere al nomadismo, perché le risorse del territorio non possono soddisfare la "fame" di milioni di api concentrate in un territorio limitato.
Purtroppo questi spostamenti sono una delle maggiori cause di diffusione di patologie e parassitosi, secondo me più ancora dell'esserci qualche decina di alveari stanziali vicini.

Non abbiamo mai fatto ricorso alla nutrizione artificiale con sciroppo, candito e surrogati del polline, lasciavamo sempre scorte di miele più che sufficienti, tant'è vero che a primavera, quando c'era il primo raccolto, avevano ancora nel nido scorte di miele della stagione passata e non abbiamo mai neppure messo le trappole raccogli polline, l'abbiamo sempre lasciato tutto alle api.

Certo Lingua, le api non riescono a difendersi difendersi da vespe e calabroni, ma quelli autoctoni non hanno mai fatto grossi danni, invece quelli che stanno decimando gli alveari in alcune zone europee e anche in Italia provengono dal sudest asiatico e sono le specie velutina e mandarina; sono state introdotte accidentalmente dall'uomo e da noi purtroppo non hanno nemici naturali e le nostre api non le conoscono, non conoscono le loro strategie, e non sanno difendersi.

Ovvio che l'uomo ha selezionato ceppi di api che avessero caratteristiche di docilità, di produttività, di tasso riproduttivo, di resistenza in determinate condizioni ambientali; è logico che l'abbia fatto, vorrai mica che cercasse di selezionare le più impestate e meno produttive, ti pare?

Però non basterebbero 200 metri di distanza fra gli alverai e neppure orientare le porticine di volo in diverse direzioni, per scongiurare il pericolo di malattie e parassitosi; le api si accorgono subito se ci sono loro consimili nelle vicinanze, e 200 e più metri per questi insetti sono ben poca cosa, più o meno niente.
Una delle principali modalità di trasmissione di patologie dipende da una consuetudine delle api, che non è stata creata o incentivata dall'uomo, ma è una loro caratteristica congenita: la propensione al saccheggio; in questo sono esattamente come gli umani; immaginatevi un po' il "Sacco di Roma" del 1527 ad opera dei Lanzichenecchi e immaginatelo in chiave apistica...
Quando anche una sola ape si accorge che c'è nei dintorni una famiglia debole (ci sono le api esploratrici), va a informare la propria comunità e le api partono all'assalto, combattendo con una ferocia che non ha niente da invidiare a quella umana, per rubare le scorte alimentari altrui; dopo il saccheggio restano solo favi distrutti, svuotati di ogni più piccola goccia di miele, cadaverini e api che si contorcono negli ultimi spasmi della morte.
Una sola volta ho visto dal vero un saccheggio, nell'apiario di un collega; è abbastanza impressionante.

E' vero che come dici tu, Linguadigatto, il miele non è necessario alla nostra sussistenza, però le api lo sono, eccome se lo sono!
Se mancassero gli apicoltori, mancherebbero presto le api; questi insetti pronubi sono quelli che provvedono all'impollinazione di frutta e altri vegetali indispensabili per la soddisfare la nostra fame umana.
L'impollinazione viene fatta anche da altri insetti o dal vento, ma quello delle api è di gran lunga il maggior contributo in assoluto.
L'allevamento delle api è stata una delle prime forme e insieme ad altri fattori ha contribuito allo sviluppo della razza umana, non tanto per il miele, ma proprio per l'opera di impollinazione, che ha consentito un grande sviluppo dell'agricoltura.

Se mancasse l'opera di impollinazione delle api, ti sei mai chiesta cosa mangerebbero gli umani? E soprattutto cosa mangereste voi vegani, visto che la vostra alimentazione si basa unicamente sui vegetali? Prevalentemente sassi, a quel punto...

Einstein disse che se dovessero mancare le api, l'uomo avrebbe davanti a se ancora solo 4 anni di vita sul nostro pianeta.
Se le api riusciranno a sopravvivere, sarà proprio anche, e soprattutto, grazie all'impegno degli apicoltori!

@hannyca: per clippaggio intendo proprio la spuntatura delle ali della regina.
La regina sente quello che possiamo sentire noi tagliando le unghie; certo non sarà più in grado di volare come un'ape con le ali a posto, però non è necessario fare come un apicoltore che conoscevo, che gliele ranzava quasi a zero; basta una spuntatina e volerà ugualmente, ma non riuscirà ad andare lontano e l'apicoltore non rischierà di perdere lo sciame.
Noi lo facevamo, anzi ero io l'addetta, non toccavo neppure la regina, lo facevo mentre camminava sul favo.
Per noi era utile quando c'erano periodi di piogge prolungate e non si riusciva a controllare
assiduamente la costruzione delle celle reali, visto che quella che sciama è la regina vecchia, quando capitava si fermava su qualche cespuglio o alberello nelle vicinanze e così non perdevamo lo sciame.
Certo se non si riesce a togliere tutte le celle reali (qualcuna può tranquillamente sfuggire in mezzo a quella mare a di insetti e inoltre le api sono abilissime a nasconderle alla vista dell'apicoltore, mettendocisi sopra) nascerà qualche regina di troppo e l'alveare potrà ugualmente sciamare.
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