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Vecchio 24-01-2023, 02:04   #15
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leucio
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Predefinito Re: Sull'animalità, anche la nostra

@ Aletto

E con questo, anche il discorso che pensavo di fare sul logos è bello che archiviato. Fortunatamente, perchè io stavo commettendo l’errore di ragionare esclusivamente sulle forme di comunicazione umana: da qui l’affermazione sul logos che può essere anche una barriera, una forma di disciplina e di esclusione. Avevo in mente le procedure di esclusione formulate da Foucault ne L’Ordine del discorso, ed è da qui che ricavavo l’idea del logos come campo di battaglia (e figurati se non concordo con te nel ritenere la rivendicazione del logos come un atto rivoluzionario!), ma qui stiamo parlando d’altro, ed è bene non divagare troppo.
Resta di positivo il fatto che comunque mi hai fatto desiderare di riprendere in mano i vecchi ‘ferri del mestiere’ abbandonati da trent’anni a questa parte, dispersi chissà dove e di cui non volevo sapere più nulla. E che comunque li riprenderò.
Sulla questione del logos, così come la poni tu, siamo d’accordo, solo con qualche piccola puntualizzazione. Penso che nel dialogo, nella comunicazione infra-specie la barriera delle differenti forme di espressione verbale, i logoi, sia molto più tenace e resistente della differenza che c’è tra due parlanti lingue diverse ma appartenenti alla stessa specie. Sarà per una forte capacità empatica, ma mi sono state accreditate spesso capacità di comunicazione capaci di scavalcare questo tipo di barriera. L’unica che considero 'scientificamente provata', perché avvenuta alla presenza di una terza persona che padroneggiava tutte le lingue utilizzate nella circostanza (si partiva dal film ‘La Battaglia di Algeri’ per arrivare al terzomondismo di molti intellettuali italiani tra i ‘60 ed i ’70), è stata una discussione con un simpatico manager algerino che parlava arabo e francese, con cui ci sono stati lunghi momenti in cui ognuno usava la sua lingua (io solo l’italiano e il napoletano) e ci capivamo perfettamente. Il fatto che ognuno usasse la sua lingua ci è stato detto a discussione finita, perché noi due, presi nel vortice del desiderio di comunicare, non ce ne eravamo affatto accorti. Con i viventi non umani, la cosa è decisamente più complessa, almeno per me.
Con Averno, il mio primo maestro, il punto di partenza vero è stato quando è entrato in casa, ed abbiamo cominciato quella che io definisco una convivenza. Appena uscito dal trasportino, Averno non si è preoccupato dell’ambiente in cui si trovava per la prima volta. Non lo ha degnato di uno sguardo. Il suo interesse principale era stabilire un dialogo, una relazione con me. Interesse ampiamente condiviso: abbiamo passato lunghi minuti a studiarci, ad esitare nel cercare i modi di dire, sempre sorridendoci e cercandoci. Non mi sono mai considerato meglio o peggio di lui, riconoscendogli la stessa dignità ed individualità che avrei riconosciuto a te o a qualsiasi altro essere umano verso cui nutro una disposizione d’animo positiva, amichevole. Sono stato sempre disponibile, con la stessa letizia, ad apprendere ed insegnare, mettendoci sempre tutte le mie risorse, la mia energia, la fantasia. Da qui, il terreno emozionale, limbiale come dici tu, è stato quello più naturale, immediato su cui incontrarsi, nelle forme e nei modi sintetizzati nel precedente post.
Le forme verbali, il logos, hanno e hanno avuto un ruolo decisamente di secondo piano, ma ci sono. Sia perchè lui attraverso le diverse modulazioni del miagolio o altri suoni che emette manifesta esigenze, desideri, anche quelli ai nostri occhi più inusuali (c’è il miagolio con cui mi chiede di accompagnarlo alla lettiera, che è un atto di richiesta e conferma di attenzione perchè i primi tempi, con i guai ortopedici che aveva, non riusciva ad entrare e uscire da solo), sia perché in alcune circostanze, solitamente quando riesco a fargli sentire che si tratta di cosa seria, ascolta quello che gli dico, e dal mio tono e dalla mia gestualità (che lui comprende abbastanza bene) credo che capisca il senso generale di ciò che intendo comunicare, dato che sostanzialmente si regola poi di conseguenza.
Non credo di essere né un eroe né un modello di quello che non si deve fare. Non ho conoscenze specifiche da cui muovere. Ho pensato solo che anch’io sono un animale, di altra specie ma un animale come lui. Forse il termine ‘animale’ anche usato così non è corretto (non in contrapposizione, ma come termine inclusivo di entrambi, leucio ed Averno). Ma non riesco a trovarne uno migliore. Si accettano, di ottimo grado, suggerimenti.

PS. Credo si dica infrasonico, per analogia con subsonico e supersonico (plurali, infrasonici, subsonici, supersonici).
Credo proprio che quando andrò a ritirare il libro di Foucault, ne approfitterò per ordinare il testo di Derrida che citi spesso (anche se ho capito che non è di lettura proprio semplicissima). Nell’attesa che si ristampino i testi di Marchesini (con il boom di adozioni di ‘animali’ cosiddetti domestici dovuto alla pandemia, sarebbe ora che ci sia una ricaduta positiva anche sul mercato editoriale, e non solo sul pet food o peggio, su orrori come ‘Pitti Pet’, una sfilata di alta moda per cani e gatti lobotomizzati che qualcuno ha avuto il coraggio di organizzare lo scorso anno), stavo pensando al testo di Cimatti che hai citato in questa discussione. E’ un’impresa pazzesca, roba da fuggire urlando sulla cima di Monte Gauro passando il resto della vita a nutrirmi di locuste e serpenti, o pensi che ‘se pò ffà’ ?

Ultima Modifica di leucio; 24-01-2023 at 02:13.
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