La deriva E' pericolosa.
E al massimo possiamo tirare un (mezzo) sospiro di sollievo per averla arginata. Per avere portato a casa, stavolta, almeno il minimo sindacale, la pellaccia di due orsi, che di questi tempi non è affatto poco.

Ma non è affatto stata fermata. Non si è invertita la rotta. Si è solo respinto con successo l'ennesimo attacco.

E' la deriva delle mille ordinanze di abbattimenti che alcune amministrazioni locali continuano a proporre contro le altre specie animali definite "infestanti".
E' l'ipocrisia con cui si cerca in tutti i modi di nascondere la nostra responsabilità nel massacro di migliaia di disperati che cercano di attraversare il Mediterraneo per salvarsi la vita, che noi con un linguaggio a metà tra la contabilità dei registri di Auschwitz e il peggiore nazionalismo definiamo "difesa dei confini".
Sono le recentissime polemiche governative contro il documento di indirizzo approvato dal Parlamento europeo in materia di ripristino ambientale e di blocco di finanziamenti su alcune tipologie di opere pubbliche a forte impatto ambientale.
E' l'accelerazione della riduzione dell'umano a merce, la svalorizzazione del lavoro, la mercificazione dei sentimenti.
E' questo folle gonfiarsi di nazionalismi sempre più aggressivi in Europa e non solo.
E' questa mefitica aria di guerra che continua a soffiare, senza che nessuno si ponga davvero il problema di come fermarla.