Visualizza messaggio singolo
Vecchio 24-05-2020, 09:44   #13
Profilo Utente
Aletto
Supergatto
 
Utente dal: 12 2014
Paese: Roma
Regione: Lazio
Sesso: Donna
Gatti: 3
Messaggi: 9,459
Predefinito Re: Siamese Thai come secondo gatto?

@ Lyandrdee.88

Penso che insegnare ad un cane a non salire sul divano, dare la zampa, il seduto, il rispondere al richiamo ecc e la sua conseguente obbedienza non ci indichino correttamente la qualità della sua risposta perché, in etologia cognitiva, questo evidenzia piuttosto la sua necessità di appagamento data dalla risposta di approvazione del suo umano di riferimento.
Il cane non ha obbedito, non ha imparato –il più delle volte non ha bisogno di imparare ciò che farebbe spontaneamente-, ma ha bisogno di approvazione che riceve dalla mimica del suo umano, non dal premietto! C’è uno studio abbastanza recente in proposito della Emory University di Atlanta (Stati Uniti).
Siamo quindi spesso lontani anni luce dalla corretta interpretazione di questi ed altri episodi perché il behaviorismo non dà una risposta esaustiva, la teoria della causa e dell’effetto, dello stimolo e del comportamento conseguente, non è sufficiente a spiegare la scelta di una data risposta comportamentale: il cane collabora, sempre, anche quando sta seduto ad aspettare che noi facciamo qualcosa, dato che il cane utilizza l’obbedienza come strumento per l’azione concertata e non come fine in sé. La gratificazione verbale o mimica diventa un momento di comunicazione relazionale.

Per il gatto tutto questo non c’è, il gatto non è un canide. E’ un felide. Bella scoperta vero? Eppure la tendenza a fare paragoni c’è, persiste.

Ti parlo di behaviourismo perché è questo ciò che mi arriva da quanto scrivi. Ovviamente potrei sbagliarmi.
L’istituto nazionale di zooantropologia, presso il quale sono diplomata in relazione uomo-animale con particolare riferimento alla relazione uomo-gatto, pone al centro due cose: la relazione tra due specie diverse, e la mente animale, quella umana inclusa. Quindi avete ragione quando dite che ci sono aspettative da parte nostra quando desideriamo intraprendere una relazione con un altro animale (ore ed ore di lezione in proposito), ma queste aspettative, se deluse, compromettono a volte irrimediabilmente la relazione. Altre volte per fortuna no.

Scrivi:
“Al contrario dei cani il gatto non ha il concetto di "proprietà" per quanto riguarda le risorse”
Il concetto di proprietà il gatto lo ha, eccome se lo ha! Il territorio che ha scelto è non solo una sua proprietà ma ne è un tutt’uno. In natura ammette incursioni nel suo territorio regolate dai feromoni, lui stesso invade il territorio di un altro gatto sapendo che non è il suo ed incorrendo nel rischio di una zuffa. Lo fa per ampliarlo, per perlustrare, per vedere che aria tira, lo fa con estrema circospezione captando i feromoni del legittimo proprietario, se è la prima volta, perché sa che non è suo.
La motivazione territoriale include il concetto di proprietà. Il gatto può difenderla fino ad aggredire il consimile che la viola, anche se preferisce evitare sempre lo scontro diretto perché metterebbe a repentaglio la sua incolumità. Permette più facilmente incursioni nelle zone di confine. Ci sono documentazioni e studi che lo vedono addentrarsi fino alla “core area” di un altro gatto per competere sulle risorse primarie.

Questa è motivazione competitiva, non assenza del senso di proprietà!

La "risorsa divano" a volte è oggetto di contesa, ci si mette talmente vicino che siamo costretti a spostarci: competizione, perché il divano è anche territorio del gatto. Il letto idem: verso le 6, 6 e1/2 Volland mi sveglia definitivamente, mi alzo do da mangiare a loro ed a me e poi lui si mette sul cuscino del letto, della serie: ora questo posto è mio anche se durante la notte ho dormito qui ma di lato. Contesa, competizione.

Conoscere le motivazioni specie specifiche, incluse le nostre, è utile alla relazione:
Quelle che emergono da questo breve dialogo sono

1) Le nostre:
-quella sillegica e le inevitabili derive
-quella epimeletica e le inevitabili derive, incluso il desiderio legittimissimo di poterla esprimere che ci riconduce in parte alla sillegica.
Diciamo che sono abbastanza ben collegate

2) Le loro:
-quella territoriale
-quella competitiva
-quella et-epimeletica a volte meno presente mettendoci qualche volta in difficoltà
E queste che ho elencato sono pochissime

Sostanzialmente penso che tu sia più propensa al behaviourismo per carattere/forma mentis, mentre io per gli stessi motivi sono più propensa all’etologia cognitiva, al desiderio di conoscere la mente ed al suo legame indissolubile con l’ambiente, ivi incluse le emozioni de ne derivano. Ma come ho detto potrei sbagliarmi.


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
Aletto non è collegato   Rispondi Citando Vai in cima