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Vecchio 09-06-2019, 20:15   #1
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Aletto
Supergatto
 
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Predefinito L'inserimento, il comportamento dei gatti ed il nostro

Non ci sono consigli, solo considerazioni.

E premetto che i gatti con cui ho condiviso la vita hanno vissuto sia inserimenti graduali che diretti

Detto questo provo ad andare al sodo.

Le sue antiche origini di animale dalla socialità non obbligata, tuttora perdurano nel suo DNA.
Qualunque gatto, di solito, incontrando un consimile sconosciuto nel suo territorio, tende istintivamente ad averne paura e a reagire ringhiando, soffiando o addirittura attaccando perché lo interpreta come una minaccia sia per la propria incolumità fisica, sia come un invasore arrivato ad occupare i suoi spazi.
Non bisognerebbe sottovalutare segnali come ringhi, soffi e zampate nervose perché spesso sono il sintomo di un rancore reciproco destinato a depositarsi nell'animo dei due gatti, per riemergere con il tempo, magari dopo giorni, mesi o addirittura anni e dopo una convivenza apparentemente tranquilla. Per cui bisognerebbe riuscire a cogliere quei segnali di astio ed essere abbastanza fortunati da essere presenti e comprenderli nel momento in cui si verificano soprattutto nei casi di aggressività passiva che limita sia il welfare che il wellbeing anche dopo un inserimento riuscito.
Perché facciamo l’inserimento graduale?
Perché speriamo che così si accettino,
perché così ci è stato consigliato e ci hanno detto che va bene,
perché speriamo che una specie che non vive in branco o in mandria o qualunque altro tipo di società ma è solitaria –e questo lo sappiamo bene- da ora in poi così saprà vivere condividendo lo spazio di un appartamento con altri simili e via dicendo.
Ma, secondo me, anche perché, in fondo in fondo, crediamo così di pilotare la loro vita e le loro scelte senza badare alla realtà, e cioè che i protagonisti della loro vita sono loro e non noi.

Ritengo che sia l’inserimento graduale che quello diretto hanno inevitabilmente dei difetti, inevitabilmente perché il gatto è socievole, ma per sua storia evolutiva è pur sempre un solista.

Inserimento graduale:
Si fa per cercare di fare in modo che nella loro mente ci sia un’idea positiva dell’altro fin da subito sarebbe sicuramente necessario, ma il risultato non è così scontato. Questa modalità di inserimento di impronta decisamente behaviourista è per loro più auspicabile, ma sembra che il loro futuro sia nelle nostre mani: se fai così allora il gatto farà così, scambio di odori, zone separate ecc.
E se è andata male? Rifai daccapo.
In pratica in questo caso è un rewind, si torna indietro cercando l’errore e si rimonta il film sperando di ottenere la giusta sequenza, e si elimina la parte “sbagliata” come se la mente del gatto fosse una bobina. E di cosa sia successo nel frattempo nella mente del gatto, in fondo, poco importa perché non la consideriamo e quello che importa è che la sequenza stimolo-risposta dia i risultati auspicati (da qui l’impronta behaviourista).
Unico pregio finora rilevato, da me almeno, è che rispetta la necessità di acclimatarsi di un gatto che da ora in poi non avrà altra via di scampo perché ci sono gatti che vuoi per carattere, per il modo in cui sono cresciuti, per abitudine, per inclinazione personale, per genetica, malgrado l’abbondanza di risorse preferiscono una vita “solitaria” e saranno sempre irascibili e scontrosi oppure anche semplicemente scostanti nei confronti di altri gatti. Potranno rimanere sempre in competizione con il nuovo arrivato e viceversa, passando la vita a cercare di evitarlo e/o di controllare i suoi movimenti.

Inserimento diretto:
I gatti sono fatti incontrare fin da subito e si lascia fare tutto a loro e agli eventi che ne derivano.
E’ molto probabile che nel relazionarsi possano restare condizionati dal ricordo del loro primo incontro, fatto di paura, agitazione, ansia e aggressività. Quest’altro tipo di inserimento fa molto affidamento sulla flessibilità adattativa del gatto, sulle abilità di essere un problem solver e lo si mette quindi davanti al fatto compiuto.
Bypassa la sua necessità di riuscire ad acclimatarsi e l’importanza che il territorio ha per il gatto, ignora perciò l’effetto dell’impatto brusco con il nuovo ambiente e l’emotività che ne deriva, anche da parte del residente.
L’emozione ricevuta lascia sempre una traccia, una marcatura somatica dapprima inconscia ma poi affiora alla coscienza e passa alla sfera cognitiva diventando una dotazione, uno strumento per relazionarsi al mondo esterno.
Ambedue però ignorano, perché non sappiamo bene cosa siano e soprattutto come impattano sulla coppia individuo-ambiente e neppure come il micio le mette insieme, l’epigenesi l’ontogenesi e la soggettività del singolo.

Poi alla fine sta andando benone, ma non grazie a noi ma grazie al fatto che capiscono che è meglio avere a che fare con l’altro gatto che star chiusi nella stanzetta –questo ovviamente dal punto di vista del graduale in gatto new entry-.
Poi alla fine sta andando benone, ma non grazie a noi ma grazie alla loro abilità di problem solver che utilizzano per ambientarsi.
Poi alla fine sta andando benone, ma non grazie a noi ma alla loro flessibilità adattativa.

Seguendo sia l'inserimento graduale che quello diretto, senza considerare la loro mente e senza conoscere le inclinazioni individuali, andremo incontro ad errori perché:
- La new entry non la conosciamo ed è in un momento di difficoltà perché è stata eradicata dal precedente territorio
- Il residente anche se lo conosciamo non si è mai dovuto confrontare con il nuovo stato delle cose ed è in un momento di difficoltà con l’ambiente e con noi in quanto risorse che ora considera vacillanti
- Se i residenti sono più di uno dovranno riaggiustare tutto quanto, la relazione tra loro, quella con noi e con l’ambiente in quanto risorse ora vacillanti.

Noi però, in caso di inserimento graduale, avremo la sensazione di esserci riusciti grazie a noi, e questa convinzione ci accompagnerà durante tutta la relazione.
Ci terremo la convinzione che abbiamo manovrato un meccanismo, salvo poi dopo qualche tempo accorgerci che ad uno viene la cistite, un altro si lecca compulsivamente, o che stranamente si azzuffano, o un altro sta sempre buttato sul divano.

Ma in quei casi siccome mai ci balenerà in testa che abbiamo a che fare con individui ai quali abbiamo “rosicchiato” parte dell’identità di specie, allora ovviamente e giustamente andiamo dal vet, cure per cistite e dermatite, vomiti frequenti, diarrea, bulimia, stipsi, cambio alimentazione ….

Poi c’è
Gatto di qualche mese con gatto di qualche mese = facile
Gatto adulto residente con gatto di qualche mese = facilino
Gatto adulto residente con gatto adulto = speriamo bene
2 gatti adulti residenti e nuovo adottato adulto = se fai bene l’inserimento andrà tutto bene
Ecc ecc

Spesso, anche se vivono con noi, non sappiamo nulla della loro vita passata e poco di quella presente, di come vedono e vivono il loro mondo, di come sono cresciuti e come hanno risolto i loro problemi, intendo con quali rappresentazioni primarie ed altre si confrontano, quali utilizzano e in che modo, come elaborano le variabili che gli si presentano e come utilizzano questi pacchetti di conoscenza manifestando un’espressività comportamentale piuttosto che un’altra.
Alcuni poi, per fortuna, stanno effettivamente bene assieme


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne

Ultima Modifica di Aletto; 09-06-2019 at 20:18.
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