Visualizza messaggio singolo
Vecchio 07-03-2017, 15:57   #85
Profilo Utente
Jamis
Gattone
 
L'avatar di  Jamis
 
Utente dal: 10 2010
Paese: Germania
Regione: Estero
Sesso: Donna
Gatti: 2
Messaggi: 1,366
Predefinito Re: Gatti: sacrificarne 1 per salvarne 100?

Per quanto mi riguarda, divido la questione su due piani: piano ideale e piano reale.

Nella mia visione ideale, nel mio mondo perfetto, la sperimentazione animale non esisterebbe. Così come non esisterebbero le guerre, le malattie, la sofferenza, i pedofili, i terroristi e via dicendo.

Nella mia visione realista, la sperimentazione animale è un male necessario. Dico "necessario", perché mi ritengo donna di scienza e credo che sia cosa buona cercare nuove cure.
Fino a pochi anni fa alcune malattie non davano scampo (basti pensare a molti tipi di tumori, che erano vere e proprie sentenze di morte), mentre oggi hanno tassi più o meno alti di guarigione. Così come quelle persone hanno potuto beneficiare di nuovi farmaci e protocolli di cura, non vedo perché chi oggi ha una malattia per cui invece non esiste attualmente rimedio non possa un domani avere la possibilità - grazie alla ricerca e, quindi, implicitamente, alla sperimentazione animale - di guarire o, quantomeno, di vivere meglio il tempo che gli resta.

Su un piano del tutto etico e filosofico, penso che queste due visioni debbano in qualche modo tendere - all'infinito - ad armonizzarsi.
Credo che ciò che ci rende umani è anche la capacità di empatizzare, di raccogliere la sofferenza degli altri (umani e non umani) e di accoglierla. Nessun cane e nessun gatto ha mai contribuito autonomamente e scientemente alla salvezza di un essere umano, perché è un animale e, nel grande mosaico dell'esistenza, occupa una casella ben diversa dalla nostra - penso sia universalmente riconosciuto.
Nessun animale si preoccupa della sofferenza dei suoi simili o delle altre specie. Noi uomini invece sì, ne abbiamo la capacità e la facoltà; questo, quindi, ci pone su un diverso piano di responsabilità e di profondità nei confronti della vita, mettendoci di fronte a degli interrogativi etici che nessun animale si porrà mai.
Noi non viviamo solo e unicamente per vivere: sul nostro istinto biologico di sopravvivenza e conservazione della specie abbiamo potuto costruire tutto un mondo complessissimo che va al di là della sola natura - nella quale pure viviamo, e di qui la contraddizione della nostra esistenza, io penso: quel mondo, fatto di etica, di filosofia, di visione astratta, di morale e via dicendo si scontra per forza di cosa con la realtà, il mondo materiale nel quale ci sono e sempre ci saranno la sofferenza, la morte, la malattia e tutto ciò che consideriamo negativo.

In estrema sintesi: noi ci preoccupiamo per quel singolo topo o altro animale, quando la natura ogni giorno ne manda a milioni al massacro tra sofferenze che nessuno di noi riterrebbe accettabili. La nostra preoccupazione è, dal punto di vista della natura, assolutamente assurda, ma da un punto di vista umano no.
Penso che questa contraddizione non potrà mai risolversi, perché è innata nella nostra esistenza. Allo stesso modo penso che non potremmo mai del tutto sottrarci alla sofferenza, nostra o di un altro essere vivente, perché comunque siamo anche noi figli della natura e quindi egoisticamente ci preoccupiamo per forza di cose (come specie) della nostra sopravvivenza.
Jamis non è collegato   Rispondi Citando Vai in cima