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Vecchio 05-09-2023, 08:41   #15
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Aletto
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Predefinito Re: Capretta uccisa a calci durante una festa di compleanno

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Originariamente inviato da Iska Visualizza Messaggio
Il perdono ha una sua utilità.

È l'equivalente laico dell'assoluzione cristiana; quest'ultima è concessa dal sacerdote, il primo è concesso dalla parte offesa o da chi per essa.

Il colpevole chiede perdono esplicitamente o più spesso tramite l'adduzione di scusanti (non sapevo, non immaginavo, non l'ho fatto apposta, sto male pensando a ciò che ho fatto)
E si potrebbe andare avanti quasi all'infinito.

Il sacerdote, nelle vesti di rappresentante divino, concede l'assoluzione dalle colpe commesse.

Anche la persona che perdona concede una sorta di assoluzione, ma non solo: con questo atto si pone al di sopra dei comuni mortali.
Perché per perdonare chi ti priva dei tuoi affetti più cari (non solo umani) bisogna essere dei santi, se non addirittura dio.

E chi riceve il perdono pensa, più o meno consciamente, di porsi al riparo da un'eventuale vendetta.
Continuo a non riuscire a considerare il perdono come utile, sarà utile nelle grandi comunità per mantenere un qualcosa di simile alla pace, ma non per il singolo

Scansiamo un momento il problema giuridico nel quale non possiamo intervenire nell’immediato perché ci sono le leggi e la loro ambigua fluidità dell’interpretazione. Inoltre il perdono non ha nulla a che vedere con l’ambito giuridico essendo un patto privato tra due parti.

Nell’atto di perdonare che ci si presenta tante volte nella vita, c’è un
-tornare indietro nel tempo e ripartire da lì, ma se non è possibile dimenticare in realtà non si torna indietro per ripartire da zero. E già questo è un impedimento non da poco
- c’è un processo faticosissimo perché è come una scommessa, scommettere che l’altro non ripeterà l’azione, e scommettere di essere in grado di riperdonare ripetere anche noi lo stesso faticoso percorso del perdono.

Allora, se io perdono, se io per perdonare, devo avvicinarmi all’aspirante perdonato al punto tale da ammettere che forse anch’io in quella situazione potrei commettere lo stesso errore, che non è stato errore per l’altro ma solo per me, mi calo nella tua situazione e (forse capisco) accorcio le distanze tra noi a tal punto da rendere inutile il perdono.

Il perdono diventa anche un atto di benevolenza da parte della vittima (anche io sono stata offesa e quindi vittima negli esempi citati ieri e non solo) che però a quel punto ristabilisce le dovute ed inevitabili distanze del perdono divino, con conseguenti dissimmetrie in questo scambio tra perdonante e perdonato che, in quanto scambio, non dovrebbe avere nulla di commerciabile ma solo riconoscere la pluralità dei soggetti in campo.


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
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