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Originariamente inviato da alimiao
Io personalmente non sono molto d'accordo sui discorsi del tipo "se il gatto è competente (ad attraversare la strada, a fuggire di fronte agli estranei ecc) il rischio è contenuto".
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Non mii pare che qui qualcuno abbia sostenuto questa tesi.
La valutazione del rischio non può prescindere dal contesto, territorio e chi lo abita.
Ed è evidente che alcuni contesti comportino rischi maggiori di altri.
E' altrettanto scontato che nessuna situazione all'aperto è a rischio zero.
Neanche il gatto più sgamato del mondo ha le abilità fisiche di schivare le macchine in tangenziale, le bastonate del vecchino che odia i gatti che gli cagano il prezzemolo o la competenza di distinguere le esche avvelenate - e sai che ci sono perché più volte segnalate nel parco dietro casa - da una sana palletta di macinato.
Questo è il mio attuale pensiero, per questo ho suggerito da subito, dalla prima discussione, di seguire la gatta, non solo per osservare lei ma per conoscere anche il contesto, compreso parlare con le persone che ci vivono.
Un'altra posizione da priorità alle esigenze del gatto, a prescindere dal rischio che corre, rispetto ai nostri timori da umani, rispetto al concetto di "gatto in sicurezza".