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09-06-2024, 09:12 | #1 |
Re: Benedetto GPS
Sì, lo studio era più o meno quello, ne avevo parlato qui: https://micimiao.net/forum/showthrea...Eccola!%0Ahttp ma da tempo non si apre più quel link. Ne aveva parlato ancor prima anche l’etologa Sonia Campa, mia docente.
Invece si apre qui: https://www.dailymotion.com/video/x2j43t7 Non so se è lo stesso identico, ma la finalità e il metodo di studio sono gli stessi. E, una volta aperto il link, se ne aprono anche altri. Più che scalpore, direi interesse per le abitudini e necessità motivazionali di una specie che consideriamo domestica ma che effettivamente viene tuttora considerata a domesticazione in corso. In fondo, perché non sapere chi sia in realtà il gatto con cui condividiamo la nostra vita? Soprattutto se dai più viene considerato quasi esclusivamente dal punto di vista “coccoloso”, ossia un pet? Un po’ di conoscenza in più non guasta. Sicuramente lo studio ha dei limiti soprattutto spaziali e temporali: non è detto che quel gatto nel tempo abbia le stesse necessità, e va preso in considerazione che tutti quei gatti hanno da sempre possibilità di accesso all’esterno. Quindi sono tendenzialmente gatti che hanno possibilità di espressione perché i loro umani hanno un atteggiamento meno possessivo e apprensivo e di conseguenza i gatti acquisiscono liberamente le competenze necessarie. In Italia in questo siamo molto diversi*. Non siamo riusciti, nonostante gli sforzi, ad imbrigliare questa specie in un percorso di domesticazione secondo le norme del termine sebbene le sue caratteristiche siano molto diverse dal suo parente più prossimo, ovvero il felis silvestris catus (gatto selvatico, che è ancora più elusivo), le due specie non condividono parti significative del loro DNA, inevitabilmente si sono ibridate. Abbiamo selezionato razze, abbiamo manipolato geneticamente per ottenere gatti con zampe corte, con orecchie piegate, abbiamo gatti brachicefali e via dicendo. Insomma abbiamo fatto di tutto e di più per accontentare le nostre esigenze non solo estetiche ma anche dal punto di vista caratteriale. Eppure ci sarà sempre -anche tra gli imbrigliati- il gatto che ci stupisce, quello che rompe gli schemi che ci eravamo prefissati. *ricordo che alle lezioni di zooantropologia cognitiva era iscritta una persona secondo la quale il gatto che esce è il gatto che muore, al punto tale da dire un giorno: allora adottiamone uno già morto così facciamo prima. "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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