Micimiao Forum di discussione per tutti i gattofili e amici degli animali
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08-02-2017, 13:14 | #161 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Non è una cosa così atroce come può sembrare ad una prima occhiata: riporto quello che c'è scritto sul sito di un allevamento "Questa pratica di riaffidare gli adulti può dar luogo a critiche e pregiudizi pesanti: chi non ha mai allevato in vita sua, ha la tendenza ad accusare l’allevatore di non amare i suoi gatti e di sfruttarli, abbandonandoli quando non ne ha più bisogno... ...se un allevatore tenesse con sé tutti i gatti che sterilizza (nota mia: quelli a fine carriera riproduttiva, perché capite anche voi che un conto è far partorire una gatta di 3 anni, un conto è farne figliare una di 9) , avrebbe presto problemi di sovraffollamento i quali, a loro volta, provocherebbero malessere e stress nei gatti mettendo a rischio la loro stessa igiene e salute. Infatti, una delle cause di stress fisico e psicologico più importante nel gatto è proprio la convivenza forzata con un numero di esemplari troppo elevato: l’idea che ai gatti bastino amore e coccole per vivere bene è un autentico luogo comune. I gatti hanno bisogno anche di ampi spazi, di privacy, di attenzioni esclusive, condizioni impossibili da riprodurre in un luogo affollato di altri conspecifici. È per questo che la scelta di un allevatore di riaffidare gli adulti a famiglie serie in cui i mici possano diventare i veri e incontrastati beniamini di casa, sempre al centro dell’attenzione, è un atto di grande responsabilità da parte dell’allevatore che tiene a mantenere i propri gatti in condizioni psico-fisiche accettabili, oltre che di immane coraggio. Infatti, sempre fermo restando che si possa incappare anche in allevatori poco legati ai propri animali (ahimé la cronaca ce lo racconta spesso), per molti altri rinunciare alla presenza di un micio con cui hanno condiviso parte della vita familiare non è un distacco facile da affrontare." Insomma, è un po' l'omologo per i gatti di razza dello stallo: uno stallatore non dà via i gatti che ospita presso di sé perché si affeziona poco, anzi, avendola provata sulla mia pelle un paio di volte, posso dirvi che è un'esperienza molto dolorosa (io ho sempre pianto), però se avessi tenuto tutti i gatti che ho ospitato, adesso le befane sarebbero con ogni probabilità più stressate, avrei meno tempo da dedicare loro, dovrei per forza di cose abbassare la qualità delle pappe che do, insomma uno stallatore o un allevatore che non facesse lo sforzo di separarsi dai "suoi" gatti (poi in alcuni casi la parte emotiva prevale e quel gatto non riesci proprio a lasciarlo andare), diventerebbe ben presto uno hoarder (http://blog.bepuppy.com/hoarder/) Ultima Modifica di SerenaF; 08-02-2017 at 13:16. |
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08-02-2017, 13:24 | #162 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Cedere un gatto significa: decidere di farlo adottare ad una persona di fiducia, come faresti con un gattino, quindi controllando che la persona sia seria, che abbia la casa in sicurezza, che abbia una situazione adatta a quel gatto (es sarà gatto unico, convivenze con altri mici ecc) che non sia un malintenzionato che lo vuole rivendere al mercato del giovedì ecc ecc, chiedere di rimanere in contatto e dare notizie/mandare foto ecc.. Non mi sembra per niente la stessa cosa. Poi certo, capisco il tuo ragionamento: "come si fa a separarsi da un gatto con cui hai convissuto 3/4 anni o anche di più e darlo via?". Allora secondo me la situazione dell'allevatore è un po' diversa da quella di noi "privati possessori di mici". L'allevatore vive con molti gatti INTERI in giro per casa, spesso nascono gattini, spesso arrivano dei nuovi riproduttori ecc. Ci sono molti problemi logistici (tenere i maschi separati dalle femmine, evitare che i maschi interi litighino fra loro, avere una nursery room in cui i maschi non vadano ad infastidire le femmine con cuccioli piccoli, avere un posto per le femmine in calore, ecc ecc). E' un ambiente molto più dinamico di quello in cui di solito vivono i nostri mici.. anche quelli di noi che hanno moltissimi mici in case piccole, di solito li hanno tutti sterilizzati, e non hanno partorienti in giro. In questa situazione, l'allevatore non ha sempre quel rapporto simbiotico e speciale con tutti i suoi mici (e viceversa, non tutti i mici sono così attaccati all'allevatore).. ma soprattutto, si possono creare svariate situazioni in cui, per il benessere del micio, darlo in adozione da adulto è la soluzione migliore: - micio ex-riproduttore ormai sterilizzato, che non va molto d'accordo con altri mici ed è molto affettuoso/possessivo, e starebbe bene come gatto unico in una famiglia in cui potesse ricevere tutte le attenzioni del caso - micio fatto riprodurre una o due volte oppure che da cucciolo sembrava promettente ma poi per qualche motivo si è rivelato non adatto per la riproduzione, che senso ha farlo stare in allevamento se può essere adottato da una famiglia? - l'allevamento si è ampliato e gli spazi si sono ristretti, e per non rischiare il sovraffollamento (con tutti i problemi/pericoli igienico-sanitari che comporta), è meglio che alcuni mici vengano dati via. Personalmente conosco allevatori che hanno deciso di dar via degli ex-riproduttori e allevatori che invece li hanno tenuti anche se "facevano numero" perché ci erano particolarmente affezionati.. io non mi permetto di giudicare nessuno dei due, perché so che vogliono bene ai loro mici. Ripeto, se li giudichiamo con gli "occhi di noi proprietari" secondo me non possiamo capire.. è vero che per un micio può essere un trauma cambiare casa e padrone, ma queste valutazioni vengono fatte (a meno che non si tratti dell'allevatore-strunz, ma vabbè quello c'è sempre). E' vero anche che i mici di allevamento hanno in genere una più grande adattabilità rispetto a mici vissuti sempre in casa.. perché in allevamento è un po' tutto un va e vieni, magari sono abituati ad andare in expo, ai viaggi, a gatte in calore, micetti in giro ecc ecc.. quindi per questi gatti a volte passare ad una situazione più "tranquilla" in cui sono adottati da qualcuno che ha tempo e spazio solo per loro è una cosa positiva più che uno stress.. |
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08-02-2017, 13:31 | #163 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
io concordo sul discorso di sovraffollamento, e do praticamente per scontato che l'allevatore soffra - almeno un po' - a lasciar andare i suoi gatti, e si preoccupi di trovargli una famiglia fidatissima.
ma un conto è farlo perchè non puoi tenere tutti i gatti che passano nella tua vita, un conto è perchè devi dare spazio a riproduttori più giovani... di nuovo, l'interesse del gatto e le sue affezioni sono sacrificate a scapito del "bene superiore": la razza? il business (ma forse no, visto che molti rientrano delle spese se va bene)? la gloria? oltretutto questo significa che non avrai mai gatti di più di 4 o 5 anni? allora come fai a sapere se stai selezionando un gatto che dai 12 anni tende a sviluppare certi problemi? si, puoi tenerti in contatto con gli affidatari, ma non puoi controllare ogni aspetto... sarà per la linea di sangue, o perchè mangiano questo o quest'altro? ecc una persona che si prende la briga di allevare - escludiamo tutti gli irresponsabili e chi lo fa per arricchirsi - ha più interesse nella razza che negli individui che incarnano quella razza? sempre ammesso che i gatti di razza abbiano tra di loro differenze individuali così spiccate, visto che spesso sento parlare di selezione anche caratteriale ("sono tutti uguali"? lo so, sono la fiera vivente dello stereotipo antiallevamento) non ce la faccio proprio, è inutile, mi manca un driver Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia |
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08-02-2017, 13:34 | #164 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Mi tengo fuori dalla discussione perché ne so poco, ma Serena scusa lasciami dire che non c'è paragone con lo stallo..... Se stallo un micio lo faccio senza scopo di lucro! Per il suo benessere e non per averne un ricavo..... qui vengono dati via i gatti quando non sono più produttivo, per carità con tutti i riguardi del caso....
Considerato anche che un allevatore per definizione si separa dai propri gatti, perché li vende! E quindi di conseguenza lavora nell'ottica di separarsi da loro. Non giudico eh però non facciamo paragoni azzardati..... |
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08-02-2017, 13:35 | #165 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia |
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08-02-2017, 13:40 | #166 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Mi sembrava evidente che quell'articolo non è certo rivolto agli allevatori, ma a gente che sente parlare di inbreeding e cose simili, magari su Fb, dove pure la Rossi era molto attiva, e non sa nemmeno cosa sia, persone che della genetica non conoscono nemmeno l'abc (e si spera non sia il caso di un allevatore). E, tra parentesi, secondo me non era un articolo che potesse piacere o meno: è un articolo tecnico, in cui solo a margine l'autrice esprime delle opinioni, ma perlopiù parla di fatti, in modo estremamente semplice e per neofiti. La parola SIMULAZIONE per me ha un significato ben preciso e non mi è nemmeno passato per l'anticamera del cervello che l'autrice incitasse degli sprovveduti senza conoscenze di genetica a provare ad accoppiare dei cani così, per vedere se davvero funziona!!! Se un pilota guida un SIMULATORE di volo, non è su un aereo vero, no? Lizzie Tigre Morgan Mia sul Ponte. |
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08-02-2017, 13:43 | #167 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
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Io non ce la faccio per cui so già che a un certo punto dovrò fermarmi.... ... A meow massages the heart ... |
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08-02-2017, 13:44 | #168 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Linguadigatto, io ti capisco, ma lo stesso discorso vale anche per gli stallatori (che operano a titolo esclusivamente volontario, quindi nel loro caso il discorso arricchimento non c'è): anche loro danno via i gatti che hanno ospitato- ovviamente non al primo venuto- perché così si libera il bagno o la mansarda per accoglierne un altro. E' senz'altro brutto in un certo senso, ma funziona così.
Io ho smesso di fare stalli anche perché le befane stavano invecchiando, non erano ancora arrivate a considerare il via vai di nuovi gatti una situazione "normale" (e quindi erano scenate isteriche ogni volta) e volevo che vivessero la loro seconda o terza età in un ambiente meno incasinato. Posso capire che anche un allevatore possa avere il desiderio che i suoi gatti passino gli ultimi o penultimi anni della loro vita in tranquillità, ma questo lui non glielo può garantire, a meno di smettere di fare l'allevatore, quindi li dà via selezionando le famiglie (esattamente come fanno i gattili e le associazioni). Il discorso "malattie che compaiono in tarda età" è in parte arginabile, se la famiglia adottante e l'allevatore rimangono in contatto perché se emerge una qualsiasi tara ereditaria a scoppio ritardato (chiamiamola così) e l'allevatore ne è prontamente informato, a quel punto rifletterà se interrompere quella linea di sangue o cercare di migliorarla e di eliminare il difetto con apporti di altri riproduttori (insomma aumentando la percentuale di outcrossing- mi sembra che sia chiami così- a scapito di quella dell'inbreeding, se ciò è possibile). |
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08-02-2017, 13:50 | #169 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
lo stallatore non decide di far nascere migliaia di randagi, trovandosi poi costretto a darli via dopo un breve periodo di ospitalità: si sbatte per cercare di migliorare una tragica situazione esistente.
l'allevatore fa nascere cuccioli, che vende, e quando i riproduttori "vanno in pensione" li sostituisce con altri - fatti nascere e selezionati apposta. fa tutto lui, per i suoi interessi. non capisco proprio come puoi considerare le due situazioni allo stesso modo. Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia |
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08-02-2017, 13:55 | #170 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Quote:
I "patrimoni genetici si ottengono in modo casuale" vuol dire che un allevatore pianifica un accoppiamento in base al supposto patrimonio genetico dei genitori, ma non sa in realtà con esattezza come tutti i vari geni si combineranno nei vai cuccioli. Per quanto un allevatore serio studi ecc. alla fine l'allevamento è sempre un azzardo. E tutti gli allevatori, come mi pare dica anche morghi ,pianificano sì a tavolino prima di passare alla pratica. Certo non si mettono a fare Aa+Bb con carta e penna, ma perché questa è una competenza già acquisita. Sulla passione, le linee parallele non si incontrano, ma possono coesistere. Chi ha solo la "passione" per l'allevamento, chi ha anche l'amore per l'animale in sé. Però chi non ha la passione per l'allevamento, per una razza in particolare, non si mette ad allevare. E' impegnativo, è faticoso, se fatto eticamente spesso non è nemmeno remunerativo (e di certo non lo è se paragonato al tempo che ci "perdi"). Occorre oltre all'amore per l'animale, quello per la razza in sé. Lizzie Tigre Morgan Mia sul Ponte. |
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