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Richieste di aiuto generiche Inserite qui le vostre richieste d'aiuto o aiutate chi si trova in difficoltà con i propri gatti

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Vecchio 13-03-2011, 16:15   #11
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DonPepeDeVega
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Predefinito Re: ...e allora chi?

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Originariamente inviato da iottisan Visualizza Messaggio
Io ho letto "Cat Confidential" e devo dire che non ne sono rimasta entusiasta... sì, alcuni consigli sono validi, ma mi pare che sopra tutto aleggi un'eccessiva supponenza dell'autrice, come se fosse la sola e unica detentrice del Sapere.... per questo ho accantonato il libro e non ne ho letti altri.
.. e'la stessa impressione che ha fatto a me...


Ministro Zuril, Lady Gandal, Wilhelmina, Romeo, Jones, Diana, Jack ( ed Indy e Kiki per sempre nel cuore )
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Vecchio 13-03-2011, 17:03   #12
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alepuffola
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Predefinito Re: ...e allora chi?

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Originariamente inviato da kasssandra Visualizza Messaggio
Io ho letto due libri della Halls e lei effettivamente consiglia sempre di evitare di prendere i casi più disperati sono perchè ci fanno pietà ma di ponderare sempre bene se effettivamente saremmo in grado di prenderci cura di quel micio...

....se effettivamente siamo proprio sicuri sicuri di poter risolvere la situazione senza dover soffrire manco un pochino e mantenere intatte tutte i nostri egoism...pardon, comodità? ma per favore!
complimenti, bell'insegnamento che dà questa signora, . Visto che c'era poteva pure scrivere " attenzione anche se il micio sembra non dare problemi, assicuratevi che ci sia qualcuno a cui poterlo sbolognare se cominciasse a fare la pisciatina fuori dalla lettiera" in modo da non compromettere il tempo da dedicare alla nostra immagine sociale di persone perbene.
Non l'ho ami letto e grazie a questo post mai ne leggerò, da una che scrive cretinate del genere.


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...gatta frettolosibus fecit gattini guerces..
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Vecchio 13-03-2011, 17:05   #13
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Aram
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Predefinito Re: ...e allora chi?

Non mi sono azzardata ad esprimere la mia sensazione riguardo la presunzione dell'autrice, perché non volevo apparire esagerata e supponente a mia volta.
Ora, dopo alcuni interventi, mi permetto di concordare: nonostante molte intuizioni siano davvero eccellenti, non sono completamente convinta riguardo alcune affermazioni come quella concernente i gatti "problematici" e per la generale atmosfera di autoreferenzialità che traspare dagli scritti.

Sono concorde con chi dice che ci vuole una certa cautela quando si affidano gatti particolarmente difficili (per problemi di salute o di carattere) a persone con poca esperienza, ma in generale penso che si debba insegnare la pazienza e la calma a chiunque voglia relazionarsi con uno o più gatti.
Magari seguendo qualche consiglio di buon senso, anche pescando in libri come questi.

Rilancio con un'ennesima perplessità.
Capisco che molti problemi comportamentali possano diventare quasi impossibili da gestire, ma pensare di risolverli quasi tutti mettendo "una lettiera per gatto più una" (e cose del genere) mi pare una generalizzazione leggermente ingenua.
Oltretutto una cosa del genere farebbe desistere moltissime persone a prendere più di un gatto, vuoi per motivi di spazio o di gestione...e via di questo passo.
Ed infatti V.H. stessa afferma più volte che la convivenza di più gatti sarebbe una cosa da evitare...ed anche in seguito a questa affermazione sono rimasta basita.
Ripeto: i problemi ci sono, possono "scoppiare", ma non penso che la soluzione sia di ritrovarci tutti con gatti unici, dei quali conosciamo la nascita, l'infanzia e l'adolescenza...

La trovo un po'...estremista e poco utile per la questione sociale del problema "gattili".
Oltretutto la sua conoscenza è data di certo da una lunga esperienza di osservazione, ma il suo metodo mi pare talvolta troppo semplicistico e poco scientifico, fermo restando che alcune delle soluzioni proposte possano funzionare o meno.

Lo stimolo che mi hanno dato le letture di questi libri è stato di affinare l'occhio ed osservare i miei compagni pelosi con uno sguardo attento, meno a misura d'uomo e più a misura di gatto.
Per il resto, mi hanno lasciato un sapore di (posso dirlo?) pretesa superiorità anglosassone che in genere mi da un po' sui nervi.

Per concludere mi sembra appropriata la frase "non dire gatto finché non l'hai nel sacco"!


Bigio, Cremino, Milla, Miele, Sandesh, Pashmina, con Lara e Lucy!
Un per il mio Tomino lontano, Mimi, Merlino, Dagmar, Delfina, Mimola e tutti i tesori sul Ponte.

Ultima Modifica di Aram; 13-03-2011 at 17:08.
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Vecchio 14-03-2011, 07:48   #14
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Capisco che molti problemi comportamentali possano diventare quasi impossibili da gestire, ma pensare di risolverli quasi tutti mettendo "una lettiera per gatto più una" (e cose del genere) mi pare una generalizzazione leggermente ingenua.
Questa cosa delle lettiere anche a me è rimasta particolarmente impressa!!! La ripeterà 1000 volte durante il libro! Come uno slogan: "problemi con il tuo gatto? Una lettiera a testa più una e risolverai ogni situazione!!!" Ma vaaaaaaaaaa


"Mi era stato detto che l' addomesticamento con i gatti è molto difficile. Non è vero. Il mio mi ha addomesticato in un paio di giorni." Bill Dana
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Vecchio 14-03-2011, 08:51   #15
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L'autrice raccomanda continuamente di adottare gatti di cui si conosca il passato, l'infanzia e via discorrendo ed in alcuni punti sconsiglia vivamente di adottare mici con problemi comportamentali (ivi compresa l'eccessiva timidezza) o meno gestibili.

Bè...ma allora non potremmo più considerare la maggior parte dei mici in gattile.
Ed ecco la mia domanda: allora chi se li piglia, i mici problematici?
Vedo due argomenti diversi e li tratto separatamente.

1) Riguardo al <<non potremmo più considerare la maggior parte dei mici in gattile>>: no, anzi!
Il comportamento dei mici in gattile è osservato giorno per giorno da persone espertissime (le gattare), che magari non hanno mai letto libri sul comportamento ma che dopo aver seguito dal vivo tremilacinquecento gatti una certa idea sul carattere dei singoli se la sono fatta.
Se entri in gattile e chiedi un gatto socievole ti sarà dato, nella stragrande maggioranza dei casi, un gatto socievole. I due gatti che abbiamo adottato qui corrispondono *perfettamente* alle descrizioni che ne erano state fatte su internet, anche se nei primissimi giorni in uno dei due casi poteva sembrare diversamente.

2) Riguardo al consiglio riportato nei libri su come scegliere il gatto: bisogna sempre considerare *a chi* sono diretti i libri.
Faccio un esempio banale: un fisico o un chimico di fama internazionale troverà molto semplicistico un qualsiasi libro di fisica o di chimica in commercio nelle comuni librerie. Magari quel libro non è fatto male, ma molto semplicemente non è diretto a lui.
Nel nostro caso l'autrice scrive *non* per la ristretta schiera degli ultra-appassionati di gatti, ma per un pubblico ultra-generalista di gente che non ha mai avuto un gatto o se ce l'ha lo tiene magari in maniera che noi giudicheremmo poco ortodossa.
Forse è meglio che un certo pubblico non si ritrovi in casa un gatto che se ne sta nascosto per un mese intero sotto il divano, perchè è probabile che *quel* pubblico si sbarazzerebbe del gatto molto prima che sia trascorso il mese ...
Poi sì, magari la Halls poteva anche scrivere che comunque aiutare un "gatto difficile" può dare tante soddisfazioni, e che ogni suo miglioramento è un premio, eccetera eccetera. Ma l'ottica di insieme imho è quella che ho scritto sopra: non è certo ai super-appassionati che si rivolge.

Nota: sulla questione di evitare i "gatti difficili" ci sono in commercio, nelle comuni librerie, libri molto più estremi di quello della Halls.
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Vecchio 14-03-2011, 08:53   #16
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Predefinito Re: ...e allora chi?

Anche io ho letto Cat confidential di Vicky Halls, mi ha creato qualche senso di colpa e più di una paranoia, finchè ho deciso di prenderlo per quello che è : l’esperienza di una esperta che ne sa molto più di me (come voi tutte e tutti qui, tra l’altro) e da cui posso prendere alcuni suggerimenti: la lettiera in più, l’attenzione per le “zampine pigre”, il nascondere il del cibo in polvere (avrà voluto dire crocchette? Ma chi l’ha tradotto? ) in qualche angolo nascosto per stimolare l’intraprendenza felina.

Ma soprattutto parafrasando Aram “Lo stimolo che mi hanno dato le letture di questi libri è stato di affinare l'occhio ed osservare i miei compagni pelosi con uno sguardo attento, meno a misura d'uomo e più a misura di gatto.”

Ed è per questo che è una lettura che consiglio: da leggere, ma con le pinze…. come qualsiasi cosa tra l’altro.


P.S. Una cosa mi ha fatto raccapricciare però…..in alcune storie di convivenze difficili, si parla addirittura di “considerare l’eutanasia dell’animale” .


Nelson la mangiaciabatte e Neville l'ipnotizzatrice
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Vecchio 14-03-2011, 09:08   #17
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Questa cosa delle lettiere anche a me è rimasta particolarmente impressa!!! La ripeterà 1000 volte durante il libro! Come uno slogan: "problemi con il tuo gatto? Una lettiera a testa più una e risolverai ogni situazione!!!" Ma vaaaaaaaaaa
Magari sbaglio io, ma mi risulta che sia ormai ampiamente dimostrata una *forte* correlazione statistica tra i problemi con i gatti in casa e la scarsità di cassette.
Il suo consiglio di "una lettiera a testa più una" è chiaramente inattuabile nelle nostre case di città, ma personalmente non ho dubbi che ai nostri gatti farebbe piacere.

Una cosa che mi turba sempre molto è leggere, sul numero di lettiere come su mille altre cose, che <<tanto per i miei gatti è lo stesso, non manifestano alcun disagio>>.
Per i gatti avere una lettiera in più o in meno *non* è affatto lo stesso (identico discorso ovviamente vale per qualsiasi altra cosa, dallo spazio ai giochi alle coccole degli umani: anche se il gatto bontà sua non manifesta apertamente disagio, preferisce averne di più che averne di meno, di tutte queste cose).
Poi certo, la proposta della Halls è inattuabile, ma non dobbiamo raccontare a noi stessi e al mondo versioni di comodo. Tenendo un numero di lettiere inferiore o molto inferiore al numero dei gatti stiamo cercando un - per carità sacrosanto!!!! - accomodamento tra le - per carità giustissime!!!! - necessità di noi esseri umani (che lavoriamo, fatichiamo, paghiamo il mutuo) e quelle dei nostri amici felini.
Stiamo togliendo qualcosa ai gatti per aggiungere qualità della vita a noi stessi, che facciamo già tanto per loro e *meritiamo* tanto a nostra volta.
Non c'è nulla di male, ma dobbiamo esserne consapevoli. Non tutti lo sono.

Scusate lo sfogo, ma se c'è una cosa giusta che scrive la Halls è che molti neppure percepiscono di avere dei problemi in casa (parlo di problemi in generale, non di lettiere) e lo scoprono solo tre anni (tre anni) dopo l'insorgere di tali problemi quando il gatto, esasperato all'inverosimile, *finalmente* fa pipì in salotto.
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Vecchio 14-03-2011, 09:16   #18
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Predefinito Re: ...e allora chi?

Certo, quella delle lettiere è una verità, e mi è successo di dover aumentare il numero delle lettiere per ristabilire l'ordine in casa, quindi SO che è una cosa corretta.
Ma lei dice di risolvere in questo modo più di metà dei suoi "casi"!!! Ora, capisco che sia una cosa sottovalutata dai più, ma credo che se questa fosse la panacea di tutti i mali comportamentali, i veterinari comportamentalisti potrebbero pure andare in pensione!!!!


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Vecchio 14-03-2011, 09:23   #19
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Predefinito Re: ...e allora chi?

Ciuto, capisco benissimo il tuo punto, ma mi sento d'affermare che fortunatamente non tutte le situazioni di compromesso debbano sfociare in problematiche come quelle descritte nei libri della Halls.
Ovviamente, in quanto comportamentalista, V.H. porta ad esempio episodi limite e la loro relativa soluzione, ma bisogna anche rimanere oggettivi e prendere questi libri (come tanti altri) per quello che sono, come hai già detto tu.

Il fatto è che sia noi che i nostri animali viviamo in condizioni lontane da ciò che sarebbe naturale.
Ed infatti i problemi comportamentali riguardano uomini ed animali.
Noi esprimiamo il nostro disagio in maniere differenti ed ai nostri beniamini non resta che farci capire come possono quando la misura è colma.
Però.
Secondo me la questione "lettiera" non è il solo punto.
Concordo che possa certamente risolvere alcune (pure numerose) problematiche, ma non credo sia la panacea per ogni cosa.
Oltretutto ribadisco che ripeterlo continuamente può tradursi in meno adozioni multiple, vista l'impossibilità di avere tante lettiere nelle nostre case.
Ed io mi dico: certo...il gatto che scoppia dopo tre anni e comincia a fare pipì in giro, manifesta un disagio...ma allora che si fa?
Si lasciano in gattile perché non possiamo permetterci lettiere in ogni dove?
Si lasciano "liberi" di morire in natura (che non esiste più, grazie a noi), perché troppi gatti tutti insieme la vivono male?
Credo che qui si debba scegliere il male minore e (come nel caso della sterilizzazione) tocca a noi scegliere per loro, visto che abbiamo creato noi in questa situazione di allarme sociale.
Il compromesso non sarà ideale, ma ritengo che molti di noi possano testimoniare anche situazioni di buona convivenza, senza incidenti apocalittici come quelli descritti dalla Halls.

Poi magari fra qualche mese mi ritroverò qui sul forum a disperarmi perché qualcuno dei miei mici fa bisogni per casa.
A quel punto proverò vari rimedi, ivi compresi quelli proposti dalla Halls...ed accetterò di buon grado i vari "te l'avevo detto".
Resto però convinta che questi libri non siano così "eccellenti" come mi sono stati presentati.
Li trovo, anzi, abbastanza superficiali da un punto di vista etologico.

Che molti non si rendano conto di avere problemi fino a che non succede il PATATRAC, credo sia naturale: accade anche con i figli o con qualsiasi altro tipo di convivenza...dico solo che non sempre la soluzione risiede in "una lettiera a testa + una".



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Ultima Modifica di Aram; 14-03-2011 at 09:27.
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Vecchio 14-03-2011, 09:31   #20
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Ciuto
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Predefinito Re: ...e allora chi?

Aram, sono d'accordo su molte cose se non su tutte.
Dico solo che dobbiamo essere consapevoli che per loro avere di meno (meno lettiere, meno spazio, meno giochi, meno coccole) non è la stessa cosa che avere di più.
Nella vita reale è necessario trovare un compromesso tra le loro esigenze e le nostre; l'importante è essere consapevoli del fatto che si tratta per l'appunto di un (sacrosanto) compromesso.
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