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Il comportamento dei vostri a-mici Se avete dubbi, domande o esperienze sul comportamenteo dei vostri a-mici postate qui.

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Vecchio 03-04-2021, 13:47   #1
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Aletto
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Predefinito Buio, proviamoci insieme dai!

Caro Buio,
l'approccio cognitivo non significa che riesco ad interpretare i tuoi pensieri, ma che ti considero come sistema complesso, legato a tutto il tuo organismo a tutto il tuo sistema neuroendocrino che se va in disequilibrio io non posso riempirti di coccole e bocconcini, ma ti devo considerare come tutto l’individuo e le variabili che interagiscono sul tuo sistema, incluso il sovraccarico emozionale che ti impedisce di ritrovare un’omeostasi.
Ma non posso neppure lavorare su una desensibilizzazione emotiva perché inevitabilmente fallirei trascinandoti nel mio fallimento perché ho preteso di intervenire su una marcatura emozionale e non sulle altre.
Non posso nemmeno introdurre un farmaco o qualsiasi altro rimedio considerato naturale perché devo prendere in considerazione che hai un sistema che è già in grado di ritrovare un suo equilibrio attraverso il lavoro su motivazioni, attività fisica, equilibrio tra parasimpatico e simpatico e quindi arousal e via dicendo.


Quindi, caro Buio, chiedo scusa a te che mi hai pisciato sul cuscino stamattina mentre ero in dormiveglia, contenta che fossi lì vicino a me fino a quando non ho sentito il tipico rumore della pipì sul tessuto a due centimetri da me.

E caro Buio, non ti darò né tranquillizzanti portatori di equilibrio e serenità sotto forma di qualsiasi cosa né metterò il feliway in casa, ma lavoreremo insieme perché tu mi hai detto qualcosa che va sotto il comodo e generico nome di disagio, ma a questo punto so che te lo porti dietro da chissà quando e non so che origine abbia e come lo hai vissuto nonostante tuo silenzio paziente.
Forse da quando avevi il diabete e con sottomissione ti sei sottoposto alle misurazioni della glicemia, forse perché ti senti una pippa nei confronti di Volland che è un predatore più scaltro e veloce di te, forse ti dà sui nervi Berenice con la sua saggezza inscalfibile, forse stamattina volevi dirmi che vorresti che fossi più tua che degli altri due, forse volevi dirmi che sei meno forte e più vulnerabile. Perché non è la parola a mancarti, sono io che non avevo capito l'importanza ed il valore di tante cose che mi hai detto degli anni.

Applicheremo assieme l’approccio cognitivo zooantropologico che implicherà per definizione lavorare sulla nostra relazione e sulla tua nei confronti di questo ambiente che ti sto offrendo.
Starò più attenta ai tuoi sguardi veloci, al motivo per cui li stai lanciando, alle tue invisibili reazioni successive, starò più attenta a chi di voi passa per primo una soglia, chi di voi sceglie per primo un posto in prima fila e perché. Starò attenta ai percorsi domestici che preferibilmente utilizzate e perché, a dove vi mettete in terrazzo e alla tua poltrona preferita dove ami sonnecchiare all’aperto. Starò più attenta a tutti noi.

Intanto il cuscino messo in lavatrice assieme alla federa si sta asciugando, non per stasera, ma domani sarà pronto per un’altra pisciata.

P.S. non potevi scegliere un giorno in cui non siamo rossi? Almeno ne compravo un altro al volo.


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
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Vecchio 03-04-2021, 14:05   #2
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Magda
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Predefinito Re: Buio, proviamoci insieme dai!

Siete meravigliosi!! <3 Pipì sul cuscino inclusa!! ) Forza Buio che sei una forza della natura!!


"La Sfinge è sua cugina, e lui parla la sua lingua; ma il gatto è più vecchio della Sfinge, e ricorda ciò che lei ha dimenticato..." (H.P.Lovercarft)
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Vecchio 03-04-2021, 15:56   #3
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Aletto
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Predefinito Re: Buio, proviamoci insieme dai!

Grazie Magda
Buio è sensibilissimo ed altrettanto impenetrabile, sembra essere insofferente nei confronti dei suoi conviventi perché si piazza nei punti cruciali di passaggio, ma poi è stato quello che ha mostrato la necessità della loro presenza, non perché gli mancassero, ma per sentirsi a casa in un’occasione particolare un anno fa circa.
Per fortuna che stamattina me l’ha mollata! Non ne ero granché entusiasta, ma è importante che lui continui a parlare e non demorda.


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
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Vecchio 03-04-2021, 20:37   #4
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alimiao
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Predefinito Re: Buio, proviamoci insieme dai!

Beh Berenice avrà una saggezza inscalfibile, ma anche tu, non scherzi mica eh! Almeno due parolacce in romano, un tepossino, proprio niente?! che invidia!! io a pazienza diciamo che non sono proprio messa benissimo...

Molto interessante quello che scrivi, immagino che comunque farai anche analisi delle urine per escludere eventuali problemi fisici? O li hai già esclusi? Tienici al corrente di come procede l'approccio cognitivo zooantropologico, credo che possa anche essere utile per altri...
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Vecchio 03-04-2021, 22:38   #5
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babaferu
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Predefinito Re: Buio, proviamoci insieme dai!

Buio gatto fortunato... Forza forza sono certa troverete la chiave.
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Vecchio 04-04-2021, 11:02   #6
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Beh Berenice avrà una saggezza inscalfibile, ma anche tu, non scherzi mica eh! Almeno due parolacce in romano, un tepossino, proprio niente?! che invidia!! io a pazienza diciamo che non sono proprio messa benissimo...

Molto interessante quello che scrivi, immagino che comunque farai anche analisi delle urine per escludere eventuali problemi fisici? O li hai già esclusi? Tienici al corrente di come procede l'approccio cognitivo zooantropologico, credo che possa anche essere utile per altri...
Beh, come avevo scritto, non ne ero proprio entusiasta, mi sono dovuta catapultare giù dal letto all'improvviso e con la massima fretta. Un bel "mannaggia alla zozza" stile Vittorio Gassman dentro di me c'è stato ma non è affiorato, è rimasto lì perché dato l'orario ero ancora incapace di parlare. Il cuscino di Ikea in compenso è rinato, come nuovo

Ti dirò, avevo pensato ieri sera di portarmi la fialetta per la raccolta delle urine sul comodino ma poi ho pensato ma vaffa..... le urine, intanto domani è domenica. Sarà per la prossima volta perché vedi alimiao, non sai quanto si vedeva bene l'uscita della pipì di Buio!

Non so quanto possa essere utile agli altri utenti del forum conoscere l'approccio cognitivo zooanrtopologico, la nostra cultura antropocentrata mette molti paletti al decentramento.

Ci siamo allontanati dalle altre specie inconsapevolmente rispetto per es. alla società rurale, e le abbiamo antropomorfizzate, riducendone nel loro valore intrinseco, dicendo banalmente “gli manca solo la parola” o dando spazio al processo di affiliazione così eclatante quando si pensa al cane o al gatto. Con l’antropomorfizzazione i abbiamo omologati all’essere umano, ma sempre al ribasso e quel “gli manca solo parola” li rende minus habentes. Quindi l’animale ha sempre qualcosa in meno, e mai si considera che hanno caratteristiche in più rispetto a noi, non le scorgiamo o non gli attribuiamo la giusta importanza.
Una volta eravamo più immersi nella natura dei diversi -e non dico che le cose andassero meglio per loro-, ora invece viviamo in una società che ha necessità di standardizzazioni di ogni tipo (dalla casa al taglio di capelli, la moda, il tipo di macchina, di lavastoviglie, il divo/a, il campione di qualsivoglia sport i quali a loro volta si adeguano a richieste standardizzate del momento ecc. ecc.), senza le quali sembra che perdiamo anche la nostra identità oltre a quella delle altre specie.

In poche parole:
Bisogna pensare che accudendo gli animali diamo spazio alla nostra motivazione epimeletica, ne traiamo vantaggio dalla liberazione di dopamina, serotonina, ossitocina ottenendo benessere ed appagamento.
Se mi libero da queste gratificazioni e punto l’attenzione solo al benessere del compagno di vita a quattro zampe, mi decentro, è lui che desidero che stia bene ed io passo in secondo piano.
Me ne frego della fatica che faccio e della rottura di zebedei di fare una lavatrice al volo di primo mattino a malapena sveglia, e sposto lui al centro, lui e la relazione.
La relazione non significa quanto ti voglio bene, guarda che buona pappa che ti do, al primo segnale sospetto andiamo dal vet, faccio tutto per te, sistemo la casa a misura di gatto, quanto mi piace la tua compagnia e presenza (che sicuramente piace anche a te), senza di te questa casa non sarebbe la stessa, oppure ti ho salvato da pericoli inenarrabili o da morte certa.
Questo va tutto nelle nostre tasche e ne siamo felici.
Così la relazione è sempre sbilanciata a nostro favore, il perché lo vediamo quando a loro facciamo mancare quel qualcosa che li mette veramente al nostro piano, non come accuditi o come affiliati, ma come specie pienamente titolare della sua ricchezza e di poterla manifestare -va detto che l’aspetto genitoriale va oltre l’antropomorfizzazione, è dentro l’essere umano-
Per il cosiddetto “potenziamento referenziale”, ossia la rimozione di quanto ci viene in tasca di quanto detto poco fa, il nostro coinvolgimento deve essere diverso. L’animale passa dall’essere fenomenico al ruolo di essere/avere un ruolo epifanico, ed è qui che il nostro coinvolgimento deve cambiare prospettiva in modo talmente radicale da poterci portare in tasca la sua riuscita ontologica come individuo. E’ questo il motivo per cui dobbiamo essere felici, non le pappe buone e le visite dal vet (anche quelle importanti, ma camminano su un altro binario).

Se mi pisci sul cuscino, in quel momento posso solo intervenire tenendo presente che tu in quel momento chiamato disagio, o meglio la manifestazione di un tuo problema che cova tempo perché l’animale è sempre diacronico come noi, stai manifestando il collegamento tra la tua struttura mentale disposizionale e quella elaborativa. Quindi è meglio che mi astenga dall’agire sul momento perché quella è stata la tua decisione, e vado a vedere cos’è successo prima, nei mesi e negli anni addietro. Il massimo che posso fare è una lavatrice. Idem se mi aggredisci e non capisco la tua metacomunicazione, posso solo mettermi un cerotto…..se c’è bisogno, e cercare di capire meglio il tuo stato emotivo come confligge con quello elaborativo.

Insomma, quanti sarebbero disposti a mettersi in discussione e fare sto ribaltamento di prospettiva?


Quote:
Originariamente inviato da babaferu Visualizza Messaggio
Buio gatto fortunato... Forza forza sono certa troverete la chiave.
Povero Buiolino, grazie ba
Io sono convinta che tutte le misurazioni della glicemia lo abbiano sfiancato nella sua identità. Tante volte ho pensato: come fai a volermi ancora bene ed avere fiducia in me da venirmi a cercare facendo le fusa?


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
Aletto non è collegato   Rispondi Citando Vai in cima
Vecchio 05-04-2021, 08:48   #7
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Franco64
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Predefinito Re: Buio, proviamoci insieme dai!

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Beh, come avevo scritto, non ne ero proprio entusiasta, mi sono dovuta catapultare giù dal letto all'improvviso e con la massima fretta. Un bel "mannaggia alla zozza" stile Vittorio Gassman dentro di me c'è stato ma non è affiorato, è rimasto lì perché dato l'orario ero ancora incapace di parlare. Il cuscino di Ikea in compenso è rinato, come nuovo

Ti dirò, avevo pensato ieri sera di portarmi la fialetta per la raccolta delle urine sul comodino ma poi ho pensato ma vaffa..... le urine, intanto domani è domenica. Sarà per la prossima volta perché vedi alimiao, non sai quanto si vedeva bene l'uscita della pipì di Buio!

Non so quanto possa essere utile agli altri utenti del forum conoscere l'approccio cognitivo zooanrtopologico, la nostra cultura antropocentrata mette molti paletti al decentramento.

Ci siamo allontanati dalle altre specie inconsapevolmente rispetto per es. alla società rurale, e le abbiamo antropomorfizzate, riducendone nel loro valore intrinseco, dicendo banalmente “gli manca solo la parola” o dando spazio al processo di affiliazione così eclatante quando si pensa al cane o al gatto. Con l’antropomorfizzazione i abbiamo omologati all’essere umano, ma sempre al ribasso e quel “gli manca solo parola” li rende minus habentes. Quindi l’animale ha sempre qualcosa in meno, e mai si considera che hanno caratteristiche in più rispetto a noi, non le scorgiamo o non gli attribuiamo la giusta importanza.
Una volta eravamo più immersi nella natura dei diversi -e non dico che le cose andassero meglio per loro-, ora invece viviamo in una società che ha necessità di standardizzazioni di ogni tipo (dalla casa al taglio di capelli, la moda, il tipo di macchina, di lavastoviglie, il divo/a, il campione di qualsivoglia sport i quali a loro volta si adeguano a richieste standardizzate del momento ecc. ecc.), senza le quali sembra che perdiamo anche la nostra identità oltre a quella delle altre specie.

In poche parole:
Bisogna pensare che accudendo gli animali diamo spazio alla nostra motivazione epimeletica, ne traiamo vantaggio dalla liberazione di dopamina, serotonina, ossitocina ottenendo benessere ed appagamento.
Se mi libero da queste gratificazioni e punto l’attenzione solo al benessere del compagno di vita a quattro zampe, mi decentro, è lui che desidero che stia bene ed io passo in secondo piano.
Me ne frego della fatica che faccio e della rottura di zebedei di fare una lavatrice al volo di primo mattino a malapena sveglia, e sposto lui al centro, lui e la relazione.
La relazione non significa quanto ti voglio bene, guarda che buona pappa che ti do, al primo segnale sospetto andiamo dal vet, faccio tutto per te, sistemo la casa a misura di gatto, quanto mi piace la tua compagnia e presenza (che sicuramente piace anche a te), senza di te questa casa non sarebbe la stessa, oppure ti ho salvato da pericoli inenarrabili o da morte certa.
Questo va tutto nelle nostre tasche e ne siamo felici.
Così la relazione è sempre sbilanciata a nostro favore, il perché lo vediamo quando a loro facciamo mancare quel qualcosa che li mette veramente al nostro piano, non come accuditi o come affiliati, ma come specie pienamente titolare della sua ricchezza e di poterla manifestare -va detto che l’aspetto genitoriale va oltre l’antropomorfizzazione, è dentro l’essere umano-
Per il cosiddetto “potenziamento referenziale”, ossia la rimozione di quanto ci viene in tasca di quanto detto poco fa, il nostro coinvolgimento deve essere diverso. L’animale passa dall’essere fenomenico al ruolo di essere/avere un ruolo epifanico, ed è qui che il nostro coinvolgimento deve cambiare prospettiva in modo talmente radicale da poterci portare in tasca la sua riuscita ontologica come individuo. E’ questo il motivo per cui dobbiamo essere felici, non le pappe buone e le visite dal vet (anche quelle importanti, ma camminano su un altro binario).

Se mi pisci sul cuscino, in quel momento posso solo intervenire tenendo presente che tu in quel momento chiamato disagio, o meglio la manifestazione di un tuo problema che cova tempo perché l’animale è sempre diacronico come noi, stai manifestando il collegamento tra la tua struttura mentale disposizionale e quella elaborativa. Quindi è meglio che mi astenga dall’agire sul momento perché quella è stata la tua decisione, e vado a vedere cos’è successo prima, nei mesi e negli anni addietro. Il massimo che posso fare è una lavatrice. Idem se mi aggredisci e non capisco la tua metacomunicazione, posso solo mettermi un cerotto…..se c’è bisogno, e cercare di capire meglio il tuo stato emotivo come confligge con quello elaborativo.

Insomma, quanti sarebbero disposti a mettersi in discussione e fare sto ribaltamento di prospettiva?



Povero Buiolino, grazie ba
Io sono convinta che tutte le misurazioni della glicemia lo abbiano sfiancato nella sua identità. Tante volte ho pensato: come fai a volermi ancora bene ed avere fiducia in me da venirmi a cercare facendo le fusa?
Ho capito la metà di quello che dici. Ma sono solidale con Buio e anche con te.
Franco64 non è collegato   Rispondi Citando Vai in cima
Vecchio 05-04-2021, 11:14   #8
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Predefinito Re: Buio, proviamoci insieme dai!

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Ho capito la metà di quello che dici. Ma sono solidale con Buio e anche con te.
Lo immagino Franco64, perché ci sono due cose difficili da dire in due parole

-riassumere anni di studio
-trasmettere come è “sentito” il diverso da noi che nello stesso tempo è diventato “l’altro-con-noi”, ossia trasmettere che la coppia umanità-animalità non è oppositiva, e quindi bisogna livellare le diversità, riconoscerle, farne tesoro, e comprendere che “diverso” non è mai sinonimo di “inferiore”. Impresa ardua per la nostra cultura, lo riconosco.

Per questo ho semplificato con la metafora della tasca: cosa tendiamo filogeneticamente a trattenere e cosa andrebbe sostituito in quella tasca per livellare la disparità permettendo di avvicinarci ad animalità diverse dalla nostra
Vedo che la metafora non ha ottenuto il risultato desiderato

Quando ho scritto che l’animale passa dall’essere fenomenico al ruolo di essere/avere un ruolo epifanico, ho inteso letteralmente il termine fenomeno dal greco φαίνομαι: guardare, apparire ecc (se avevi studiato il greco ti sarà più facile), l’epifania è invece la manifestazione di quello che in realtà è, il prefisso (sempre dal greco, “epi”) ci indica qualcosa che è di più, al di sopra della semplice apparizione. Solo quando l’animale diventa alterità, avviene l’epifania, ossia l’assunzione di una posizione decentrata dalla quale l’uomo può osservare se stesso e le altre aletrità.
Non vorrei aver peggiorato la comprensione di quanto scrivo

Ma ripeto: quanti sarebbero disposti a mettersi in discussione e fare sto ribaltamento di prospettiva?

Il senso di tutto questo, estremamente concentrato e rapportato a Buio, non è evitare che faccia pipì sul cuscino, ma che sia libero di farla nella cassettina.

Il concetto è molto diverso, e lo spostamento dell’attenzione è chiaro. Credo eh!


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Vecchio 05-04-2021, 11:52   #9
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Io, da "umana" non dotata degli stessi studi nè di un particolare intelletto ma di un pizzico d'ironia, l'ho interpretata così - ma Aletto, correggimi se sbaglio -: Buio ha manifestato un disagio e nella maniera più becera possibile. Ora sta' nel cercare di capirsi e risolverlo insieme. Non so' se può essere la stessa cosa, ma quando la veterinaria mi ha stramangiata nel vedere le mie caviglie massacrate dai giochi mattutini di Casper che ha quasi 6 anni, (per lei c'è un problema e da risolvere con una sculacciata), mi è salito l'embolo. Il nostro rapporto è fatto di comunicazione, non di agire. Se dico "aihah!", lui molla. Non è stupido, gli animali non lo sono mai, e ripeto: a mio opinabilissimo avviso, sgridarlo "da umana" - per il rapporto che abbiamo e come lo abbiamo - lo mortificherebbe e disorienterebbe... Credo per Buio sarebbe la stessa cosa.


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Ultima Modifica di Magda; 05-04-2021 at 11:56.
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Vecchio 05-04-2021, 11:44   #10
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Non so quanto possa essere utile agli altri utenti del forum conoscere l'approccio cognitivo zooanrtopologico, la nostra cultura antropocentrata mette molti paletti al decentramento.
Penso che informarsi e conoscere nuovi approcci (come quello da te citato) sia un arricchimento di per sé, anche se poi magari questi approcci sono di difficile attuazione per la maggior parte degli utenti.

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Bisogna pensare che accudendo gli animali diamo spazio alla nostra motivazione epimeletica, ne traiamo vantaggio dalla liberazione di dopamina, serotonina, ossitocina ottenendo benessere ed appagamento.
Se mi libero da queste gratificazioni e punto l’attenzione solo al benessere del compagno di vita a quattro zampe, mi decentro, è lui che desidero che stia bene ed io passo in secondo piano.
Ma non potrebbero coesistere entrambe le motivazioni, cioè la motivazione "umana" di accudire il gatto ma allo stesso tempo anche la motivazione di puntare l'attenzione al suo benessere? Perché così come è una forzatura costringere il gatto a rinunciare alla sua natura, non è lo stesso una forzatura costringere noi stessi a rinunciare alla nostra vocazione umana di "accuditori di altri esseri"? Non ci potrebbe essere un giusto compromesso, un giusto equilibrio?

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Per il cosiddetto “potenziamento referenziale”, ossia la rimozione di quanto ci viene in tasca di quanto detto poco fa, il nostro coinvolgimento deve essere diverso. L’animale passa dall’essere fenomenico al ruolo di essere/avere un ruolo epifanico, ed è qui che il nostro coinvolgimento deve cambiare prospettiva in modo talmente radicale da poterci portare in tasca la sua riuscita ontologica come individuo. E’ questo il motivo per cui dobbiamo essere felici, non le pappe buone e le visite dal vet (anche quelle importanti, ma camminano su un altro binario).
Però non potrebbe essere anche questo un atteggiamento antropocentrico, cioè stabilire che se il gatto "è riuscito ontolgicamente come individuo" questo è merito nostro che siamo stati bravi a capirlo e metterlo in condizione di autorealizzarsi? Forse la sua realizzazione potrebbe anche avvenire "a prescindere", essendo un individuo non completamente riducibile alle condizioni esterne in cui vive.... magari come hai anche detto tu in un altro post, ci sono alcuni gatti che pur "avendo tutto" (compreso un padrone che si interessa di approccio cognitivo ecc) manifestano dei disagi, altri che invece pur vivendo in condizioni abbastanza privative (pochi stimoli, antropomorfizzazione, costrizione in ambienti non adeguati ecc) non hanno questi disagi, perché (scusa l'antropomorfizzazione) "sono cuori contenti" di natura, mentre altri sono più... insoddisfatti, umorali, a prescindere...

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Se mi pisci sul cuscino, in quel momento posso solo intervenire tenendo presente che tu in quel momento chiamato disagio, o meglio la manifestazione di un tuo problema che cova tempo perché l’animale è sempre diacronico come noi, stai manifestando il collegamento tra la tua struttura mentale disposizionale e quella elaborativa. Quindi è meglio che mi astenga dall’agire sul momento perché quella è stata la tua decisione, e vado a vedere cos’è successo prima, nei mesi e negli anni addietro. Il massimo che posso fare è una lavatrice. Idem se mi aggredisci e non capisco la tua metacomunicazione, posso solo mettermi un cerotto…..se c’è bisogno, e cercare di capire meglio il tuo stato emotivo come confligge con quello elaborativo.
Questo è molto vero, e capita anche con gli umani. Basti vedere quanto va di moda il "raptus di follia"... uno ammazza la fidanzata, quell'altro ammazza i figli, quell'altro ancora si butta dal ponte... tutte "bravissime persone che fino ad allora non avevano mostrato nessun disagio" a sentire parenti e amici... ma il disagio era lì e covava da mesi o anni, solo che nessuno aveva voglia di guardarlo. Perché viviamo nella società dell'efficienza, della perfezione, e della felicità a tutto i costi, (basta guardare social media come instagram... il regno del patinato/ritoccato/perfezionato) il disagio è qualcosa di cui vergognarsi perché è segno del tuo fallimento come individuo, quindi o lo si seppellisce e ignora, o, quando qualche sintomo viene a galla, si cerca il rimedio miracoloso e possibilmente istantaneo. Credo che valga anche per i gatti.
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