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05-02-2018, 23:06 | #1 |
Sostenibilità ambientale del pet food
Ciao,
prendendo spunto da interessanti considerazioni di Elena Rolfi in un altro post, mi chiedevo se e come potremmo agire per ridurre l'impatto ambientale del cibo che diamo ai mici... secondo voi è possibile? quali sono secondo voi i cibi che impattano meno? (a me, così in prima battuta verrebbe da dire il secco, che purtroppo però sappiamo non fa bene ai gatti)... |
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06-02-2018, 01:21 | #2 |
Re: Sostenibilità ambientale del pet food
Penso che la sostenibilità ambientale si fondi sulle scelte dei due principali protagonisti: il produttore e l'acquirente finale.
Alcune strategie spettano al produttore, ma il consumatore con le sue scelte può influenzare la direzione in cui le aziende si muoveranno; questo i produttori lo sanno e i più lungimiranti e sensibili alle tematiche ambientali ci tengono a mettere in rilievo gli aspetti di sostenibilità dei loro prodotti. Io vedo per esempio l'importanza dell'individuare gli allevamenti da cui rifornirsi, dando la preferenza a quelli locali e che danno garanzia di qualità e miglior trattamento degli animali allevati; l'assenza di sperimentazione animale; il minimo ricorso ai farmaci; il privilegiare il trasporto su rotaia rispetto a quello su gomma; l'attenta valutazione dei materiali per il confezionamento, orientandosi verso ciò che ha il minor impatto ambientale nel processo produttivo e la miglior possibilità di riciclo; penso a lattine metalliche invece di vaschette di plastica, minor spessore della banda metallica, come per esempio in molti prodotti tedeschi, etichette di carta invece di quelle litografate sulle lattine, abbandono degli inutili involucri di cartone che rivestono certe scatolette di plastica. Per ciò che riguarda l'utilizzo di pesce, senz'altro è importante privilegiare i prodotti della pesca sostenibile, come aveva detto Elena. Ricordiamoci anche che molto del pesce che entra nella composizione del pet food è di allevamento (soprattutto nel caso del salmone, che è uno dei più utilizzati), il che non significa che abbiano un minor impatto ambientale, tutt'altro. Uno dei maggiori produttori mondiali di salmone di allevamento è il Cile, ma il disastro ambientale causato dalle pratiche in uso nelle salmonere è qualcosa di quasi inimmaginabile. Non ho mai visto di persona quegli allevamenti, ma ho un fratello che vive quasi tutto l'anno laggiù; conoscendo molto bene gente che lavora in quegli impianti, ha potuto visitarli e ha constatato di persona il disastro che sta avvenendo; solo per dirne una, i fondali della laguna dove sono situate le salmonere sono letteralmente morti, privi oramai di qualsiasi forma di vita vegetale e animale, soffocati da uno strato di metri di fanghiglia tossica composta oltre che dalle deiezioni dei pesci, soprattutto dall'incredibile quantità di mangime non consumato dai salmoni; ne versano ogni giorno e più volte un quantitativo inimmaginabile, ma siccome il pesce mangia quasi esclusivamente mentre il cibo affonda, una volta che si è posato sul fondo non lo degna più di uno sguardo. Perché eccedono nel fornire cibo? Semplicemente perché in tal modo sono sicuri che tutti i pesci riusciranno a rimpinzarsi e di conseguenza cresceranno maggiormente e più rapidamente... Per non parlare poi delle infestazioni parassitarie di questi pesci allevati in condizioni di estremo sovraffollamento e il conseguente massiccio utilizzo di farmaci e antiparassitari, i cui residui inquinano le acque e tutti gli organismi con i quali vengono a contatto, trasportati dalle correnti. Per me il salmone d'allevamento è una delle carni peggiori che possiamo dare ai nostri gatti o mangiare noi stessi. A parte che i miei gatti non amano il pesce, però se anche piacesse eviterei accuratamente proprio il salmone, a meno che sia dichiarato proveniente da pesca sostenibile, com'è il caso dei croccantini Acana e Orijen. Il motivo che ispira le mie scelte in tema di cibo (per i miei gatti e per noi umani), oltre al cercare per quanto nelle mie possibilità di rivolgermi ad un alimento di qualità, è parimenti la sua sostenibilità intesa come attenzione al benessere animale e all'ambiente. Ultima Modifica di Malinka; 06-02-2018 at 01:28. Ragione: provenibile invece di proveniente |
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06-02-2018, 02:29 | #3 |
Re: Sostenibilità ambientale del pet food
Cavolo...Malinka, non immaginavo minimamente quei danni ambientali allevando i salmoni..
quindi quella sarebbe la norma, in tutti i paesi? Io introdurrei sgravi fiscali anche notevoli per chi usa confezioni totalmente riciclabili (e usandole credo si potrebbe fare ugualmente un package accattivante ), usando magari anche il vetro. Alla fine le bocce di vetro si usano per il nostro "scatolame", e non deve costare neanche tanto se i prodotti sottovuoto degli ortaggi a volte si trovano a prezzi molto bassi, tipo 40 o 50 centesimi. Poi sì, pesca sostenibile ( ma come facciamo a fidarci delle etichette? ci sono controlli realmente seri?) e imparare il più possibile a usare prodotti freschi, specie per chi ha molti gatti alla fine si risparmia anche parecchio a parità di qualità. Ci si dovrebbe organizzare, certo, un single che lavora e deve farsi tutto da sè non ha voglia di impiegare il tempo libero a tagliuzzare carne e nervetti, e non lo biasimo. Con Puffola dando solo umido certe volte la cucina sembrava una sala da autopsie e certe volte a pulire facevo le ore piccole.. Uno dei nuovi lavori del futuro, spero, sarà "il preparatore di barf" Powered by Puffola & Linux-like....Puffola, Cristina Birba e Crokkante nella luce ...gatta frettolosibus fecit gattini guerces.. |
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06-02-2018, 08:16 | #4 |
Re: Sostenibilità ambientale del pet food
purtroppo tutti gli allevamenti di pesci industriali hanno i problemi che illustra malinka, anche nel nord europa - anche se probabilmente c'è qualche regolamentazione in più. d'altra parte il pesce pescato si porta appresso tutta un'altra serie di enormi problemi. la pesca del tonno ad esempio, oltre a portare il tonno sull'orlo della scomparsa, ha estinto diverse specie di cavallucci marini e fa scempio di centinaia di specie ittiche e mammiferi marini come i delfini. sempre più zone di mare sono completamente devastate dalle reti a strascico e da un sovra sfruttamento, mediterraneo compreso. ad avere un certo livello di sostenibilità resta secondo me solo il moderato allevamento di pesci di acqua dolce, il mare andrebbe lasciato in pace per un secolo almeno anche solo per puro egoismo, perchè sta morendo e con esso moriamo anche noi, perchè smetterà di assorbire co2.
tornando al petfood, per me è importante che si tratti di scarti (di buona qualità) della macellazione per uso umano, e non animali allevati apposta sia per una questione etica sia per limitare il più possibile l'enorme quantità di inquinamento che gli allevamenti generano. cerco anche di usare prodotti che facciano meno km possibile da materia prima a impianto, e da impianto a me, pertanto con i prodotti tedeschi mi trovo piuttosto bene da quel lato. qui vicino c'è anche la monge. evito accuratamente le carni esotiche come canguri e renne, che secondo me andrebbero limitati ai casi davvero ostici di intolleranze alimentari e invece vengono acquistate proprio per il fascino dell'esotico. Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia |
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06-02-2018, 09:04 | #5 |
Re: Sostenibilità ambientale del pet food
Devo dire la verità, sul pet food non mi sono mai posta grandi quesiti sul tema sostenibilità. Un po' perché utilizzo marche che spendono poco in pubblicità e più sulla qualità del prodotto e voglio sperare che quando parti da questo presupposto la tua impresa abbia una responsabilità sociale, ambientale ed economica tale per cui la sostenibilità è in qualche modo una conseguenza diretta di questo tipo di operato. Limito al massimo l'uso del pesce, tra tutte le referenze che uso me ne ritrovo solo una con una piccola % di pesce. Evito carni esotiche, come diceva anche Lingua, e mi fa un po' strano immaginare un gatto che in natura vada a cacciare canguri, struzzi, bufali e addirittura alci.
Non sono informata su tutte le marche ovviamente ma non so se ne esista qualcuna che non utilizzi gli scarti di macellazione ad uso umano. I problemi maggiori per il pet food credo siano altrove, nelle formulazioni e nelle schifezze che è permesso metterci dentro. Se avete Netflix ci sono diversi documentari interessanti tipo Pet Fooled, anche se non dicono nulla che già non sappiamo. Ma sono documentari molto seguiti quindi spero li abbia visti qualcuno che non era a conoscenza di tali problematiche, soprattutto per quanto riguarda i cani. |
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06-02-2018, 09:13 | #6 |
Re: Sostenibilità ambientale del pet food
le varie orijen acana ecc ad esempio vantano l'uso di carni per uso umano. poi non so sinceramente se allevino, o comprino carne per uso umano ma vicino alla scadenza, o comprino carne fresca... io le evito per partito preso
Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia |
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06-02-2018, 09:35 | #7 |
Re: Sostenibilità ambientale del pet food
Sì brava, non sapevo i marchi ma ho dimenticato di dire che evito a prescindere le industrie di pet food che sottolineano l'utilizzo di carne buona come quella ad uso umano. Che è, hai l'allevamento per il gatto ed il cane? Con tutto il cibo che buttiamo non mi pare il caso. A meno che non siano così virtuosi da andare a prendere l'eccesso degli allevamenti intensivi, ma figuriamoci.
Non dimentichiamo anche il packaging, Schesir era terribile da questo punto di vista e finalmente ha tolto tutta quella carta intorno ad ogni singola scatoletta. |
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06-02-2018, 09:49 | #8 |
Re: Sostenibilità ambientale del pet food
Alcune considerazioni:
- Pesce: anch'io so che allevamenti di salmone e gamberetti sono un vero flagello ambientale, quindi evito. Il pesce sarebbe da limitare il più possibile, in effetti. - Scarti di macellazione vs carne: cosa intendiamo per scarti di macellazione? i famigerati sottoprodotti (zoccoli, becchi, penne, corna, ossa triturate) che sappiamo non hanno alcun valore nutrizionale? oppure le frattaglie (che invece hanno valore nutrizionale)? ma un prodotto composto solo da frattaglie sarebbe equilibrato dal punto di vista nutrizionale? io negli umidi di alta qualità (Catz, MAC's ecc) trovo sempre al primo posto la carne, e poi le frattaglie... non so se quella carne sia proprio quella ad uso umano, come dichiarato, cioè quella che finirebbe nei nostri piatti (francamente ne dubito molto, conscendo l'industria del petfood), ma anche se fosse, credo che sia un male minore e forse inevitabile.. d'altronde da questo punto di vista, dare carne cruda o fare Barf potrebbe essere considerato completamente antiecologico . - Discorso sugli animali "esotici": è vero che un gatto in natura non mangerebbe un alce o un canguro, ma nemmeno una mucca o un maiale, se per questo. Se dovessimo essere coerenti e dare al micio quello che mangerebbe "per natura", dovremmo dargli lucertole, farfalline, uccellini e topi. Per me la discriminante è più che altro la sostenibilità, ovvero se il canguro o l'alce fossero animali infestanti (come il cinghiale per dire), perché no, usiamoli per il petfood, ma se invece è solo una "moda esotica", allora ovviamente no. Poi chiaramente anche se il canguro fosse infestante quanto il cinghiale, dato che viene dall'Australia è comunque più inquinante per tutto il viaggio che deve farsi ecc, quindi eviterei. Il problema vero però è che, anche quando è presente il cinghiale, spesso si tratta di cinghiale d'allevamento a consumo umano (ad es per Orijen), quindi niente di diverso da un agnello o una mucca... non è quello che infesta e devasta i raccolti. - Discorso sul "chilometro zero": ovviamente sarebbe bello comprare italiano invece che farsi spedire la roba dalla Germania, con tutto quello che comporta in termini di inquinamento, ma purtroppo aziende di petfood che producano del buon umido completo italiano non ne ho ancora trovate. Quelle poche, ad es Unipro, Equilibra o DallaGrana, a parte i costi esorbitanti, fanno dei patè supermollissimi che mandano i miei mici in diarrea. Non so riguardo a Monge, ma non mi pare un'ottima marca... - Acana, Orijen et co: certo non è molto ecologico farsi spedire il cibo dal Canada... e dato che hanno tanta carne fra i primi ingredienti, e questa carne è da pascoli all'aperto, adatta al consumo umano ecc, probabilmente a livello ambientale è poco sostenibile... forse, per paradosso, è più sostenibile a livello ambientale una marca come Royal che mette solo i sottoprodotti peggiori (=tutti scarti non commestibili), riso e mais... però io alla mia micia continuo a dare Acana, un po' a malincuore . |
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06-02-2018, 09:57 | #9 | |
Re: Sostenibilità ambientale del pet food
Quote:
Un discorso diverso è per le frattaglie ad uso umano ma di scarso valore commerciale... es la mammella o il polmone non li compra nessuno perché non sono molto buone o saporite, ma sono comunque edibili, andrebbero buttate quindi usarle in effetti è molto ecologico. |
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06-02-2018, 11:16 | #10 | |
Re: Sostenibilità ambientale del pet food
Quote:
Quando parliamo di scarti c'è una grande quantità di carne, ottima, che per qualche ragione non può essere venduta perché non ha seguito interamente la catena necessaria a garantire l'uso umano e che non rispettando tutti gli standard richiesti, molto severi, viene convogliata in altre catene, vedi quella del pet food. Oppure tagli che si fermano ad un certo punto della catena, o tagli poco richiesti nel mercato alimentare ad uso umano. Poi noi chiamiamo tutto scarto ma il termine non è sempre appropriato. Chiaramente ci sarà differenza tra me, che compro solo umido, e te che dai carne cruda se non sbaglio, e ancora tra me e chi dà solo il secco. Chi compra solo secco dovrebbe preoccuparsi di più sia dei sottoprodotti di origine animale che di quelli di origine vegetale. |
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