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Malattie dei gatti: Richieste di aiuto e consigli In questa sezione potrete chiedere consigli e scambiarvi pareri sulle principali malattie feline che colpiscono i mici, ricordandovi che il forum NON sostituisce in nessun caso l'intervento del veterinario

 
 
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Vecchio 24-10-2009, 18:37   #1
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Kass
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Predefinito Diagnosi fip - esperienze dirette

Il caso di Pimpa di Ribaltata

RIASSUNTO

Gatto: Pimpa, F, 1 anno e 8 mesi.

Sintomi: atassia, gravi problemi di mobilità, difficoltà a ritrarre le unghie, difficoltà a mangiare, forse dolore ma non abbiamo mai capito dove.

Diagnosi differenziale:
encefalomielite (con Fip come una delle più probabili cause), neuropatia periferica, neoplasia.

Esami: radiografia, esami del sangue, risonanza magnetica, prelievo del liquido cefalorachidiano.

Fip: esclusa in prima battuta con l’elettroforesi (rapporto A:G) e definitivamente esclusa con la RMN.

Diagnosi finale: non pervenuta...

Terapia: clindamicina, 20 giorni; Deltacortene 5 mg, 2 cicli in quattro mesi.




Pimpa: problema di tipo neurologico rimasto senza una diagnosi




Antefatti

Pimpa, trovata in uno scatolone a pochissimi giorni di vita (aprile 2007) e allattata artificialmente; adottata a due mesi con una sorellina, vita casalinga, regolarmente vaccinata con trivalente a due mesi + richiamo, senza particolari problemi. Sanissima fino all’anno di età.

Al secondo richiamo del vaccino trivalente (circa un anno di età, maggio 2008) sviluppa dopo due giorni una reazione allergica orticaroide su tutto il corpo (trattata con cortisone), e successivamente (il giorno dopo) un ascesso gigante nella zona di inoculo (sia del vaccino sia della flebo di cortisone). Trattato inizialmente con Synulox, sospeso per intolleranza (vomito e ricomparsa di orticaria), l’ascesso viene risolto con grande fatica dopo due interventi chirurgici di svuotamento e courettage e con una quindicina di giorni di antibiotico (della famiglia delle penicilline) intramuscolo a giorni alterni. L’antibiogramma eseguito sul pus prelevato rivela che il batterio presente è uno streptococcus cani, un batterio molto comune che non spiega l’aggressività dell’infezione e la difficoltà a risolverla.

Pimpa comunque, una volta faticosamente guarita, recupera del tutto vivacità, efficienza, appetito; sembra stare di nuovo perfettamente.



Inizio dicembre 2008

Primo sintomo: difficoltà a ritrarre le unghie. Pimpa si “impiglia” continuamente in maglioni e felpe. Lì per lì non ci facciamo caso; non sono solita accorciare le unghie delle mie gatte e in quel momento semplicemente penso “è ora che cominci a tagliarle le unghie”.

Il problema diventa evidente qualche giorno, dopo quando Pimpa comincia a manifestare difficoltà a saltare; “sbaglia la mira” e fallisce il salto in più di una situazione. Ci insospettiamo e per testare le sue capacità motorie proviamo a farla giocare con la lucina laser: Pimpa la insegue ma non salta per prenderla e, soprattutto, durante la corsa a un certo punto cade, più di una volta, come se le zampine dietro le cedessero (cade in scivolata, con le zampe posteriori aperte e distese).

I nostri veterinari la visitano accuratamente ma non riscontrano nessun altro tipo di problema, e tentiamo una settimana di antinfiammatorio nel sospetto di un problema ai legamenti o alle articolazioni.



Metà dicembre 2008

Nella settimana di antinfiammatorio non solo non notiamo alcun miglioramento, ma la gatta peggiora di giorno in giorno, visibilmente. I salti cominciano a essere sempre più brevi; cade sempre più spesso mentre corre, e incomincia anche a camminare in modo innaturale, un po’ rigido, inciampando addirittura nelle proprie zampe quando la superficie su cui cammina non è uniforme.

Viene fatta una radiografia (con sedazione della gatta; non allegata perché la lastra è troppo grande da scansire) che non evidenzia alcun problema a livello di scheletro. Vengono eseguiti test Fiv e Felv, entrambi negativi (andava scongiurato prima di tutto un linfoma da Felv).

I nostri veterinari a quel punto suggeriscono una visita neurologica.

La visita neurologica (vedi file allegato) rivela difficoltà nella propriocezione, diminuzione del riflesso di minaccia, problemi di diversa dilatazione delle pupille. Secondo il neurologo si tratta di un problema del sistema nervoso centrale, probabilmente a livello encefalico, dato che la localizzazione è multifocale.

Diagnosi differenziale: encefalomielite, neuropatia periferica, neoplasia.

Tra le più probabili cause di encefalomielite il neurologo ipotizza la Fip (ovviamente in forma “secca”); suggerisce innanzitutto esami del sangue, e successivamente, se gli esami non dovessero portare ad alcuna diagnosi, risonanza magnetica e prelievo del liquido cefalorachidiano.

Dopo la visita neurologica passiamo a parlare con la nostra veterinaria; il suo testuale commento è “Mi gioco quello che volete che questa gatta non ha la Fip; non ha febbre, mangia, non ha uveite, ha il pelo bello, ha gli occhi vispi. Non ha la Fip”.

Facciamo gli esami del sangue immediatamente.

I giorni successivi alla visita neurologica sono i giorni in assoluto peggiori del decorso della malattia: Pimpa tocca l’apice negativo con una crisi di tremore che assomiglia molto a un inizio di crisi convulsiva (occhi completamente “persi”). Per fortuna un caso isolato che non si è più ripetuto, forse dovuto a stress.

La sintomatologia della fase più critica è questa:

* capacità di movimento estremamente ridotta (Pimpa cammina poco, lentamente, a fatica; non riesce a superare nemmeno un dislivello di venti cm, le zampe posteriori sono fortemente compromesse e inizia a perdere il controllo anche delle anteriori; le appoggia male, spesso con la zampina ripiegata al contrario; non riesce praticamente più a lavarsi le zampe: è come se non le riconoscesse come sue, si lava la parte in alto ma non quella terminale; non riesce a grattarsi e spesso si innervosisce moltissimo e cerca di strusciare la testa contro tutte le superfici);

* difficoltà di alimentazione (mangia in modo stranissimo, a bocconcini piccolissimi che sembra far fatica a deglutire; probabilmente il problema è proprio legato alla deglutizione);

* va in lettiera da sola e regolarmente (anche se spesso si sporca perché cade nella lettiera), ma le feci sono di consistenza molto morbida, non sono a posto (nessuno però ha considerato questo aspetto, sebbene io lo facessi sempre presente; secondo i miei veterinari si è trattato di una forma di colite da stress);

* dimagrimento e perdita progressiva e rapida del tono muscolare (sembra un mucchietto di pelle e di ossa);

* dolore mai individuato con precisione (Pimpa miagola lamentosa, non sempre, quando viene presa in braccio; non siamo mai riusciti a capire se c’è una posizione particolare che le fa male, sembra del tutto casuale).

Arrivano i primi risultati degli esami del sangue: l’unico aspetto rilevante è la linfopenia (vedi allegati).

L’elettroforesi delle proteine esclude la Fip.

Gli esami, nell’insieme, non danno alcuna indicazione diagnostica.

Mentre attendiamo il risultato del toxotest, iniziamo comunque la cura contro la toxoplasmosi, con la clindamicina, antibiotico ad ampio spettro che potrebbe andare a colpire anche eventuali infezioni batteriche sistemiche.

Dopo qualche giorno arriva il toxotest: negative sia IGG sia IGM.

A quel punto decidiamo di terminare comunque il ciclo di clindamicina per due motivi: 1) la mia veterinaria sostiene che in letteratura sono riportati casi di gatti con la toxoplasmosi che risultano però negativi ai test; 2) durante i primi giorni di antibiotico Pimpa ha dato deboli segni di ripresa.

Decidiamo di aspettare e di non eseguire subito RMN e prelievo del liquor a causa di questi piccoli segnali positivi e anche perché Pimpa è estremamente provata, magra, debole e stressatissima.



Fine dicembre 2008

Dopo una decina di giorni di clindamicina purtroppo non vediamo alcuna svolta decisiva. Pimpa sembra stare un pochino meglio a livello di vivacità, probabilmente la lontananza dai veterinari ha influito positivamente sul suo stato sistemico, ma la capacità di movimento è pressoché invariata: continua a non saltare, a muoversi il minimo indispensabile, a inciampare, a fare fatica in qualsiasi movimento. Non peggiora, è stabile da ormai quindici giorni, ma non dà segni decisi di ripresa della mobilità. Inoltre con l’assunzione dell’antibiotico le feci continuano a peggiorare nonostante i fermenti lattici: sono ormai pressoché liquide.

Decidiamo di eseguire RMN e prelievo del liquor. Allego i referti dei due esami (non la RMN perché troppo grande da scansire): quadro di normalità.

Aggiungo che la RMN esclude completamente la Fip (anche se comunque non era più stata considerata da nessuno), perché, parole della radiologa, “la Fip in risonanza dà dei segni inconfondibili” (penso che parlasse di Fip in forma secca e che si riferisse ai granulomi, ma di questo non sono certa; le parole però le ricordo perfettamente e sono le sue, testuali).

Noi siamo punto e a capo.

D’accordo con il neurologo, tentiamo la carta cortisone, che non abbiamo provato prima perché avrebbe potuto falsare i risultati degli esami.



Gennaio-aprile 2009

Facciamo il primo ciclo di cortisone a dosi massicce (iniziamo con 7,5 mg di Deltacortene al giorno, a scalare), dura quasi due mesi. Dopo la prima settimana di somministrazione, Pimpa si riprende progressivamente e rapidamente. Al termine del ciclo, ha recuperato circa l’80% delle sue capacità motorie. Dopo qualche giorno dal termine del ciclo di clindamicina, si regolarizzano anche le feci, che tornano pian piano della giusta consistenza (nel frattempo facciamo anche vari cicli di Florentero e pasta Gimpet multivitaminica).

Passano circa tre settimane dal termine del ciclo di cortisone (fine marzo) e Pimpa mostra purtroppo segni di ri-peggioramento: ricomincia a inciampare, a stare molto ferma e a mangiare pochissimo. A quel punto noi siamo in una situazione complicata (un intervento chirurgico mio proprio in quei giorni) e decidiamo di rimandare al mese successivo un nuovo iter veterinario (l’intenzione è di portarla con tutti gli esami da un altro neurologo) e di tamponare provvisoriamente con altro cortisone (Pimpa mostra di tollerarlo bene). Il secondo ciclo è più breve e a dosi molto più leggere (cominciamo con 2,5 mg al giorno a scalare). Diamo l’ultimo quartino di pastiglia il 25 aprile.

Pimpa reagisce benissimo al cortisone, questa volta in due o tre giorni ricomincia a riprendersi alla grande. Alla fine del ciclo, però, noto che beve moltissimo, e penso che non potremo rifare un altro ciclo a cuor leggero senza occuparci del suo fegato e dei suoi reni.

Fortunatamente dopo il secondo ciclo di cortisone il miglioramento è continuo, progressivo e questa volta non si arresta.



Agosto 2009

A oggi Pimpa sta abbastanza bene. Ha ripreso le sue facoltà di movimento al 95% (la differenza sta solo nella capacità di salto, ancora un po’ ridotta rispetto a prima), sta pian piano riprendendo peso, mangia quasi normalmente (dico quasi perché non ha mai più ripreso la voracità che aveva prima di ammalarsi; ora tende a mangiare poco e spesso, e più lentamente di prima); è una micia che ha paura anche della sua ombra e teme gli umani, ma oggi come oggi, pur non avendo in mano una diagnosi né una prognosi, siamo cautamente positivi.

Il brutto è che non sappiamo cosa le sia successo, e quindi, come le è successo una volta, potrebbe succederle di nuovo.





per gentile concessione di Ribaltata, utente del forum di Micimiao


Miss Parker, e le sue panterine Maya e Kiki

Voi siete i guardiani, Angeli incarnati, testimoni indiscutibili che la bestia è uomo (Albaluna)
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