Micimiao Forum di discussione per tutti i gattofili e amici degli animali
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Mici e a-mici in copertina Consigli e recensioni sui libri e riviste che riguardano i nostri mici e a-mici. |
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15-02-2016, 09:04 | #11 | |
Re: Recente pubblicazione di uno studio dell' Università del Sussex
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Infatti non abbiamo la certezza che il nostro gatto ci abbia scelto se non in quel brevissimo periodo in cui qualcuno di noi ha visto avvicinarsi spontaneamente un micio più o meno bisognoso. Poi per forza di cose lo chiudiamo in casa e non sapremo mai se ci risceglierebbe, ma alcuni hanno visto tornare il gatto che si era allontanato dopo mesi e mesi Questa certezza la ha solo chi può lasciare i gatti liberi di girovagare e li vede costantemente tornare, allora sì che sappiamo di essere per loro siamo un punto di riferimento importante ed una base sicura. Il gatto non avendo una socialità obbligata fa delle scelte nelle quali spesso noi non rientriamo e dobbiamo semplicemente rispettarle, ma questo non riguarda né noi né i nostri gatti, perché sono in casa e li controlliamo Goditi i momenti di condivisione di riposo e di gioco, goditi i rituali di relazione che per loro sono preziosi, nella nuova casa avrai anche un esterno da condividere con loro La vita col gatto è condivisione di momenti che per noi forse sono poco significativi ma hanno per loro un valore importante Forse sei il centro del loro mondo, ma questo viene percepito in modo diverso dalla nostra specie |
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15-02-2016, 09:43 | #12 |
Re: Recente pubblicazione di uno studio dell' Università del Sussex
Mi è capitato che Kyra si allontanasse da casa per molto ...diciamo che è stato vissuto male da entrambi ...quando era più piccola, in una casa dove può gironzolare nel vicinato, probabilmente ha smarrito la strada del ritorno (è una collina un pò impervia e piena di case) ...sono stati tre giorni di ansia, come potete immaginare ...poi una sera la vedo affacciarsi da dietro la recinzione di una casa sopra di noi ...era tornata ma era ancora in trappola avendo davanti a sè un salto troppo grande ...allora ho capito che esiste veramente un rapporto più stretto di quanto pensansi e che lei mi riconosce anche da lontano ...infatti solo quando mi ha visto ha cominciato a strillare per richiamare la mia attenzione perché era in difficoltà ...mi sono quasi ammazzato per recuperarla ...da allora non si è più allontanata e gironzola solo nei paraggi
Sono perfettamente cosciente di non essere indispensabile (d'altronde chi lo è, anche tra noi umani? ...seppur con grandi sofferenze tutti impariamo a rinunciare a qualcuno) ma importante sì, come d'altronde lei lo è per me il gatto volante |
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15-02-2016, 09:56 | #13 |
Re: Recente pubblicazione di uno studio dell' Università del Sussex
Interessante, molto, perché i cavalli sono erbivori e hanno un codice di comunicazione completamente diverso dal nostro, e molto fine.
Chi di voi ha provato a comunicare con un cavallo (specialmente le prime volte) avrà notato come apparentemente siano impermeabili al dialogo e inespressivi. Un altro pianeta rispetto ai cani, e anche ai gatti... Trudi ora vivi nel mio cuore, ma mi manchi da impazzire... e non soffiare alla piccola Sharon |
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15-02-2016, 10:24 | #14 | |
Re: Recente pubblicazione di uno studio dell' Università del Sussex
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Questo studio valorizza gli animali di specie diversa dalla nostra in quanto individui, per questo è importante |
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15-02-2016, 10:32 | #15 | |
Re: Recente pubblicazione di uno studio dell' Università del Sussex
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15-02-2016, 11:15 | #16 | |
Re: Recente pubblicazione di uno studio dell' Università del Sussex
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A me ha colpito appunto perché i cavalli hanno un codice molto complicato. Sarebbe interessante sapere se felini selvatici riescono a interpretare le espressioni umane, e lo stesso con i cavalli. Infatti, le prime volte che si frequentano i cavalli non si riesce a capire quello che stanno "pensando", passami il termine. Intimo sempre ad un principiante di stare lontano dalla bocca di un cavallo passando davanti ai box, perché è difficile capire se vuole mordere o se è infastidito. Dopo tanti anni di "training", io lo capisco QUASI al volo. Mi chiedo se vale anche il viceversa, se hanno bisogno di allenamento anche loro, e quanto, e se questo valga anche per i carnivori con cui condividiamo più caratteristiche (per esempio gli occhi frontali, che per un cavallo ci identificano subito come predatore) Trudi ora vivi nel mio cuore, ma mi manchi da impazzire... e non soffiare alla piccola Sharon |
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15-02-2016, 11:53 | #17 |
Re: Recente pubblicazione di uno studio dell' Università del Sussex
Riporto una serie di copia/incolla dello studio col Googletranslate ed ho sottolineato ed evidenziato col colore quello che mi sembra poter dare una risposta alla tua domanda "se hanno bisogno anche loro di allenamento"
Non so se il gatto selvatico possa interpretare la nostra mimica facciale, lo stesso per i cavalli selvatici. In quanto tali penso che non abbiano avuto il tempo per approcciare una specie diversa, gli uni perché solitari e gli altri perché come dicevi ci vedono come predatori "Se gli animali non umani possono riconoscere i segnali umani, tra cui le emozioni, ha sia importanza scientifica e applicata, ed è particolarmente rilevante per specie domestiche..... Accanto alle intuizioni che queste scoperte forniscono in comunicazione interspecifica, essi sollevano questioni interessanti circa la generalità e adattabilità di espressione emotiva e di percezione tra le specie. 1. Contesto In molte specie sociali, emozioni forniscono informazioni sociali e ambientali di valore e sono suscettibili di svolgere un ruolo chiave nel facilitare la coesione del gruppo e funzionante [ 1 ]. Dal momento che l'osservazione emozione positiva suscita comportamenti approccio verso stimoli gratificanti, mentre le emozioni negative promuovere scanso di possibili minacce, la risposta di emozione in altri è potenzialmente molto adattabile [ 2 ]. La percezione di emozioni tra le specie può essere difficile in cui una notevole variazione morfologica divide segnalatore e il ricevitore. Ad oggi, diverse specie sono stati trovati a riconoscere le espressioni emotive umane quando sono presentati con la gamma completa di segnali del corpo, o dopo l'allenamento per abbinare specificamente i tratti del viso associati a particolari emozioni (ad esempio [ 3 , 4 ]). Tuttavia, la misura in cui le espressioni facciali possono essere spontaneamente discernere tra le specie delle barriere ha ricevuto sorprendentemente poca attenzione (ma si veda [ 5 , 6 ]). Qui usiamo test funzionalmente rilevanti per esplorare questa direttamente, in un paradigma che ci permette di valutare sia i sottostanti meccanismi cognitivi e fisiologici coinvolti. Ci sono numerose spiegazioni possibili per l'emergere di capacità dei cavalli di discriminare particolari espressioni facciali umane. I cavalli possono aver adattato un capacità (ancestrale) preesistente per rispondere in modo adeguato alle espressioni emotive negative di conspecifici e, nel corso della loro coevoluzione con gli esseri umani, trasferito questa capacità su una specie morfologicamente diverse.In alternativa, gli individui possono imparare a interpretare le espressioni umane nel corso della loro esperienza di vita con gli esseri umani. A sostegno di quest'ultima tesi, la familiarità si trova ad essere un fattore significativo nel riconoscimento delle espressioni umane cani; hanno prestazioni migliori di fronte a loro proprietari [ 13 ] o con persone dello stesso sesso, come i loro proprietari [ 4 ], il che suggerisce che l'esperienza di vita ha un ruolo importante nel plasmare questa capacità. Per chiarire i meccanismi evolutivi e ontogenetiche coinvolti, le risposte delle specie e degli individui con diversi gradi di esposizione umana dovrebbero essere confrontati. 5. conclusione Qui riportiamo la prima prova di cavalli capacità di discriminare spontaneamente, sia comportamentale e fisiologicamente, tra le espressioni facciali umane positive e negative, e la prima prova di espressioni facciali heterospecific delle emozioni che colpiscono di una specie HR. Questo solleva questioni interessanti circa la flessibilità e l'adattabilità della percezione emotiva in questo contesto, il ruolo potenziale di esperienza, e la possibilità di un generalizzabile, conservate e diffuse capacità di leggere spunti emotivi tra le specie." Quindi sembra che anche loro hanno bisogno di allenamento |
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