Micimiao Forum di discussione per tutti i gattofili e amici degli animali
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08-02-2017, 15:26 | #181 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
e infatti sarei molto curiosa di sapere cosa ne pensa la tua allevatrice a riguardo.
Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia |
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08-02-2017, 15:47 | #182 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
SerenaF vieni a trovarmi che ho una bellissima cucciola nera solida!!!!!!!!!!!!
A parte gli scherzi.... non so di dove sei ma mi piacerebbe offrirti un caffè così ti tranquillizzo ... A meow massages the heart ... |
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08-02-2017, 16:17 | #183 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Quote:
Tutti penso sappiate che ho impiegato dai 20 ai 30 anni circa per decidermi, non si può dire che non ci abbia pensato abbastanza , ma sicuramente sono incappata in una delle caratteristiche tipiche in cui ci si imbatte quando si sceglie un animale piuttosto che un altro: perché mi attrae l'aspetto ed il carattere proprio di questa razza. La mia la considero una scelta personale. Né etica né non etica, né giusta né ingiusta, né buona né cattiva, perché ho sempre adottato gatti di strada, e per es penso che Berenice non l'avrebbe presa nessuno in quelle condizioni e per di più già adulta, quindi la considero una scelta e basta. Forse per tenermi lontano dallo spettro dell'egoismo antropocentrico? Forse Ma in realtà la cosa è molto più seria perché quando ho finalmente deciso di vivere anche con Volland era un periodo difficile della mia vita perché avevo perso da poco mia madre e poco dopo morì anche la gatta con cui vivevo, Berenice già era con me da un mesetto ma io avevo ancora un disperato bisogno di vita attorno a me, avevo bisogno di dedicarmi alla vita e non alla morte e non volevo che mia figlia finisse nel loop delle mie necessità. Li ho reificati? senz'altro, ma almeno per loro fortuna ne ero consapevole, e per mia fortuna ho incontrato l'allevatrice di Volland che mi ha fatto conoscere un altro mondo e rispetta i gatti. Allora tante cose non le sapevo, ma le avevo in nuce. Considero l'allevamento una deriva delle motivazioni della specie umana. Come ho scritto credo proprio in questo thread, non mi precludo la possibilità di avere un altro gatto di razza se proveniente da quell'allevamento, come non mi precludo la possibilità di avere un altro gatto meticcio, ma voglio evitare il sovraffollamento che per questa specie non è un bene. Per la serie sapevatelo, ora sapete un bel po' di cavoli miei "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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08-02-2017, 16:20 | #184 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Sai che non ho il coraggio di chiederglielo? e probabilmente la mia nei suoi riguardi sarebbe una domanda impropria sapendo che tipo di orientamento culturale ha
"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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08-02-2017, 18:28 | #185 | |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Quote:
Ahahahah, sono di Torino! Scherzi a parte mi piacerebbe tantissimo conoscerti e anzi ti ringrazio per la disponibilità a confrontarti con noi "profani", anche con chi come me si ferma ipnotizzato all'aspetto del Maine Coon e a quel punto è troppo rimbambito per riuscire ad ascoltare e a capire altri discorsi. Comunque per aggiungere la mia esperienza al discorso "reificazione", Edhel è stata la nostra seconda gatta adottata (tutti gli altri li avevamo tolti personalmente dalla strada e il primo adottato era Maktum, il micio girovago, che era figlio della gatta di una signora che aveva ben pensato di non mutilarla sterilizzandola, e poi si è ritrovata con due micini piccoli da piazzare); dopo aver espresso il mio desiderio di prendere un compagno felino per Chiquita (anche se devo dire che l'ho fatto principalmente per un mio desiderio, non per il bene di Chiquy che comunque ritengo abbia tratto profitto dall'avere un altro gatto a fianco), comunque dicevo, appena ho espresso questo desiderio, la prima domanda più che naturale che mi è stata fatta è stata "Come lo vuoi? Maschio? Femmina? Di che colore? A pelo lungo o corto?" e lì sono entrata in crisi nera, perché non mi andava di scegliere un gatto, mi sembrava un'ingiustizia, un privilegio ingiustificato, contrario a tutto quello che avevo fatto fino ad allora. Alla fine dopo lunghe meditazioni e dopo aver scassato le balls a tutti i volontari perché mi ero messa in testa di trovare il compagno perfetto per Chiquita, mentre giustamente mi veniva fatto notare che non esiste un algoritmo per calcolare il coefficiente di compatibilità tra due gatti, per di più adulti, bisogna essere un po' easy, dicevo, dopo parecchie elucubrazioni, ho scelto Edhel, pur senza esserne troppo convinta, ma con il senno di poi, devo ammettere che è stata una scelta assolutamente felice. A plasmare questo mio modo di vedere con annesse resistenze sono stati di sicuro da un lato mia madre che concepisce ancor meno di me l'idea di prendere un gatto sulla base di soli criteri estetici/caratteriali (ma siccome non abbiamo mai approfondito la questione, per ora vediamo soltanto l'aspetto estetico), quasi fosse un accessorio (poi anche lei ha i suoi gusti: i Maine Coon la mettono un po' in soggezione, mentre è rimasta incantata dopo aver visto un bengala in tv, ma non le passerebbe mai per la testa di comprarlo), e dall'altro, in negativo, due persone che consideravano il gatto di razza e anzi di quella razza un po' come un feticcio nel senso che per loro esisteva solo quella razza ed era la più bella del mondo, le altre erano appena degne di uno sguardo di sufficienza, non parliamo degli ex randagi che avevo in casa io... Uno era il famoso vicino di campagna, fanatico di tutti i gatti a muso lungo (Siamesi e Orientali, ma con una predilezione per i siamesi) e appassionatissimo di expo, al punto da trascinare il suo "gran campione internazionale" in Italia e all'estero a caccia di trofei, e l'altro era un mio ex che era impallinato con i Persiani, ma, mentre il mio vicino aveva almeno la decenza di comprare gatti in allevamento (anzi era molto pignolo nella ricerca dell'allevamento, tanto che alla fine è andato persino oltre i confini nazionali per scegliersene uno che lo soddisfacesse), il mio ex bazzicava nei pet shop e presso privati che avevano aria di scucciolatori e il bello è che sapeva di fare una cosa esecrabile, ma ci ricascava sempre. E non era purtroppo l'unico di nostra conoscenza che aveva comprato il gatto o il cane in un negozio. Insomma, forse più per gli acquirenti che ho incontrato sulla mia strada che per gli allevatori (che per ora non ho mai avuto modo di conoscere, non frequentando le expo), ho sviluppato in questi anni un'idea un po' squallida del mondo che gira attorno ai gatti di razza. Come dicevo, sono grata ad Alimiao (e anche a Morghi a questo punto) per avere contribuito a raddrizzare le mie opinioni. Scusate per il poema! |
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08-02-2017, 21:11 | #186 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Probabilmente, se vogliamo essere onesti intellettualmente fino in fondo, no. Cioè, questa è la risposta che mi do io, per un altro può essere diversa.
Come del resto un sacco di altre scelte che facciamo ogni giorno, su cosa mangiamo, come ci vestiamo, cosa e dove comperiamo. Il mondo è un luogo poco etico nei confronti delle persone e meno ancora nei confronti degli animali. Lizzie Tigre Morgan Mia sul Ponte. |
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09-02-2017, 07:52 | #187 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
@Aletto: grazie per la tua spiegazione! allora (sempre per la serie rompiamo le balls) ho un'altra domanda: mi pare di capire che se dovessi prendere un altro gatto di razza, lo prenderesti solo dalla tua allevatrice di fiducia.. che è un po' un'eccezione nel suo campo (esperta di etologia, rispettosa del benessere del micio, va elle expo solo se costretta ecc), quindi in linea di massima tu pensi che l'allevamento e il mondo dei gatti di razza sia per lo più antropocentrico e non rispettoso del benessere dei felini, tranne rare eccezioni (tipo la tua allevatrice)? ho interpretato bene il tuo pensiero?
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09-02-2017, 08:14 | #188 |
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
In generale, secondo me la scelta di prendersi un micio in casa parte da presupposti antropocentrici, nel senso che quasi tutti quando prendono un micio hanno determinate aspettative (magari inconsce), con i gatti di razza forse la cosa è solo più esplicita..
Ho amiche che hanno preso il gatto al rifugio, e non è che sono andate lì ad occhi chiusi e hanno detto "datemi un gatto o gatta qualunque, basta che sia gatto". La mia amica: "voglio un gatto giovane ma non cucciolo (troppo distruttivo) già castrato (così mi risparmio i soldi dell'operazione), socializzato ma non iperattivo, non distruttivo, affettuoso ma non invadente, non miagolone. Di preferenza non bianco, valuto i tigrati". Io non ci vedo molta differenza con una persona che va in allevamento e, pagando 800 euro, sceglie un cucciolo "nero solido, pet quality, femmina, affettuosa ma non invadente, non troppo vivace, esploratrice, adatta a convivere con bambini". Dico di più, secondo me anche chi fa le adozioni del cuore e si prende un gatto particolarmente sfortunato, tipo il micio Fiv+ senza una zampa maltrattato ecc ecc, parte da motivazioni antropocentriche, perché salvare un animale svantaggiato è una cosa che gli dà senso in quanto essere umano (un gatto non deciderebbe di prendersi come amico o compagno un altro gatto solo perché è tripode o Fiv+, perché la solidarietà e la compassione non è nelle motivazioni della specie felina). Insomma secondo me sia che si prenda il Maine coon di allevamento, il micetto di rifugio o l'adozione del cuore, c'è sempre una motivazione antropocentrica alla base, l'importante è che poi il gatto sia amato e rispettato nelle sue esigenze . Poi vorrei fare questa riflessione un po' da fantascienza: immaginiamo un futuro ipotetico dove tutti i mici randagi vengono sterilizzati e tolti dalle situazioni pericolose, quindi non ci sono più mici che si riproducono in strada e i rifugi sono vuoti. Se non ci fossero gli allevamenti, dove si andrebbero a prendere i gatti a quel punto? oppure a quel punto, se non ci fossero più gatti abbandonati da mettere al riparo da situazioni pericolose, l'uomo farebbe meglio a rinunciare a prendersi in casa il gatto (motivazione antropocentrica) e a quel punto la cosa più etica sarebbe goderci i gatti in natura (ad es visitando colonie feline nei boschi o in campagna, come si fa col birdwatching?). |
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09-02-2017, 08:46 | #189 | ||
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Quote:
Quote:
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09-02-2017, 10:15 | #190 | ||
Re: non tutti i gatti soffrono in expo (?)
Quote:
Sì, se dovessi mai vivere con un altro gatto di razza, lo prenderei da lei perché conosco la sua forma mentis. Ma sicuramente ce ne sono altri così Quote:
La riflessione fantascientifica in parte si è già avverata, ricordo che ne parlai tempo fa con Rita. In un rifugio per gatti negli Stati Uniti per un'intera stagione non arrivarono gattini, nell'anno successivo ne sono arrivati molto pochi rispetto alle quantità che erano abituati ad accogliere e questo era dovuto alla pratica della sterilizzazione a tappeto. Questa pratica ha importanti risvolti negativi che vanno dalla riduzione della biodiversità della specie Felis catus al soppianto di questa specie autonoma con razze che non si possono integrare con la natura perché gelosamente custodite in casa, all'aumento fuori controllo dei piccoli mammiferi di cui abitualmente si nutre, in pratica si squilibra un ecosistema. Penserete, vabbè è ancora di là da venire quindi c'è tempo. Come dice il detto: uomo avvisato gatto salvato "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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