Micimiao Forum di discussione per tutti i gattofili e amici degli animali
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Mici e a-mici in copertina Consigli e recensioni sui libri e riviste che riguardano i nostri mici e a-mici. |
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23-04-2018, 12:22 | #11 |
Re: La città dei gatti
Se fossi un gatto, più che a Istanbul, preferirei vivere in Giappone, a Tashirojima:
http://www.cinetecamilano.it/film/cat-heaven-island- (per chi è di Milano, il film sarà proiettato dal 23 aprile al 2 maggio) Devo dire la verità, anche come essere umano, se dovessi scegliere, preferirei vivere a Tashirojima. Anche se il Giappone è una società con tante problematiche non da poco, però diciamo che preferisco le problematiche giapponesi a quelle turche. |
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23-04-2018, 13:04 | #12 | |
Re: La città dei gatti
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Aisha sarai sempre con me..mi manchi |
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23-04-2018, 13:14 | #13 | |
Re: La città dei gatti
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Poi penso anche che guardando e valorizzando l'alterità, in quanto antispecista, il rispetto debba essere riferito ed orientato ad ogni singola specie, fermo restando il valore del rispetto in assoluto. E qui torniamo al solito discorso che i diritti degli altri animali non sono semplicemente quelli del Brambell report "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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23-04-2018, 16:17 | #14 |
Re: La città dei gatti
Anche se le religioni esulano dal regolamento, basta solo pensare che tutte loro, dipendono dal retroterra culturale. E purtroppo la cultura la fa da padrone sempre, in quanto ha il ruolo di nascondere le angosce del vivere, che alcuni gruppi sociali catalizzano nella violenza contro i deboli, che diventano capri espiatori.
Nessuna civiltà è immune da questo purtroppo. E nemmeno gli animali, che catalizzano le violenze a volte, contro i loro stessi simili malati. Paradiso e inferno non c'entrano nulla. C'entra l'essere uomini. Quando tutto crolla, viene voglia di buttarsi insieme... |
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24-04-2018, 01:09 | #15 | ||
Re: La città dei gatti
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Riguardo al modo di considerare il gatto nell'Ebraismo, qualche anno fa avevo letto il sito Morasha e infatti mi era parso che il gatto fosse un animale fondamentalmente disprezzato e per certi versi temuto, ma all'atto pratico opportunisticamente apprezzato e di conseguenza tollerato unicamente perché utile per il controllo delle popolazioni di topi e ratti. Nell'Islam i cani sono poco apprezzati da quel che ho capito perché sono ritenuti "porcaccioni" e possibili portatori di malattie e non viene loro consentito di entrare in casa o di mangiare nelle stoviglie per uso umano; in effetti mettono la bocca dove mai un gatto si sognerebbe di mettere la sua... Al giorno d'oggi però le cose stanno un po' cambiando e nei Paesi a maggioranza musulmana, anche se probabilmente solo nelle città, sono in aumento le persone che scelgono di condividere la vita con un cane. Quote:
Temo che ce ne vorranno almeno il doppio, a meno che la nostra specie umana non venga rimpiazzata da una migliore. |
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24-04-2018, 02:11 | #16 | |
Re: La città dei gatti
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Io comunque, al di là di vedute religiose, credo alla tesi di Gustav Jung Powered by Puffola & Linux-like....Puffola, Cristina Birba e Crokkante nella luce ...gatta frettolosibus fecit gattini guerces.. |
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24-04-2018, 09:55 | #17 | |
Re: La città dei gatti
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E non so neppure se considerare ottimismo l'uno e pessimismo l'altro, dato che l'evoluzione non prevede soluzioni definitive, giuste, ingiuste. E' importante secondo me distinguere tra aggressività e violenza in generale -molto diffusa in natura facendo parte dell'ecologia, delle relazioni competitive o cooperative nell'ambito della stessa specie- e guerra che prevede pianificazione, strategia intenzionale e via dicendo. La guerra è tipica della nostra specie ed è apparsa, almeno da documentazioni archeologiche, dal neolitico in poi, da quando è stato importante difendere espandere o conquistare un territorio. Anche nella guerra siamo cooperativi e solidali con quello che identifichiamo come "nostro gruppo", l'istinto alla cooperazione e l'istinto al conflitto sembrano essere strettamente correlati, possiamo essere cooperativi e solidali per le peggiori o le migliori intenzioni Anche la guerra rientra nella trasmissione culturale, e diversa è la trasmissione culturale in altre specie Quando parliamo di lotte tra gruppi di scimpanzé o tra gruppi di altri animali che vivono in società (dai lemuri alle formiche) rischiamo di fare una gran confusione applicando i criteri di giustizia, moralità della nostra specie ad altre specie -questo sempre nel rispetto di diversità di altre specie- quindi, secondo me, l'aggressività tra animali non è da considerare un atto riprovevole (tra l'altro raramente porta alla morte) perché si manifesta quando l'individuo o il gruppo si trova in una situazione di dover difendere qualcosa che in quel momento è molto importante. E' uno strumento essenziale la sua esistenza. Questo, sempre secondo me, è valido anche per l'essere umano purtroppo. Ma purtroppo poi perché? Secondo me perché abbiamo una visione dell'homo sapiens come specie superiore alle altre, non semplicemente diversa come lo sono tutte tra loro ma superiore, e in quanto tale ha doveri diversi. Essendo una specie diversa, ha motivazioni ed obbiettivi diversi che ad oggi non è riuscita a convogliare in modo opportuno per la sua esistenza e di conseguenza, per quella di altre specie, non riesce a vivere in modo ecologicamente compatibilmente il sapiens, come altre specie, credo sia destinato a scomparire. Rimpiazzato? forse, ma da una specie che non sappiamo se sarà poi così diversa "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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24-04-2018, 11:46 | #18 |
Re: La città dei gatti
non mi sento particolarmente ottimista, il mio è solo un chissà se..
Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia |
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24-04-2018, 12:14 | #19 |
Re: La città dei gatti
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24-04-2018, 14:27 | #20 |
Re: La città dei gatti
Nello scrivere "tesi di Jung" mi riferivo a come descriveva a l'esperienza di coma profondo vissuta nel 1944. In particolare alla parte in corsivo.
"« Quel che viene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente... Prima o poi, i morti diventeranno un tutt'uno con noi; ma, nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d'essere. Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea nell'eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci sentiremo tutti membri di un unico corpo » Powered by Puffola & Linux-like....Puffola, Cristina Birba e Crokkante nella luce ...gatta frettolosibus fecit gattini guerces.. |
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