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L'allevamento e gli allevatori Per chi vuole conoscere meglio questo mondo felino ancora per molti sconosciuto.

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Vecchio 13-12-2017, 19:17   #11
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No ma pazzesco!!!!!!!!! Un animale dichiarato di razza NON si può vendere senza pedigree quindi, o dichiarano "meticcio a 1500 euro" oppure stanno facendo una truffa.
Un allevatore per definizione non può vendere senza pedigree... di conseguenza o l'allevatore è un truffatore o il negoziante sta dicendo una cosa non vera....
L'anfi per esempio nel suo regolamento scrive dichiaratamente che non si può vendere a negozi


... A meow massages the heart ...
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Vecchio 13-12-2017, 20:43   #12
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qui bisognerebbe recuperare un po' di materiale e mandarlo a qualche giornale...


Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia
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Vecchio 14-12-2017, 01:05   #13
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Io non lo comprerei mai in un negozio (cosi come da unp scucciolatore che vende su subito.it) perché andrei a finanziare un florido mercato nero di chi lucra sulla pelle dei gatti. Certo, se lo prendessi io il micio andrebbe a star bene, ma così sarebbe come pagare un riscatto per salvare il micio e liberarlo... se permetti preferirei punire il sequestratore, o per lo meno non alimentare il fenomeno.

Aggiungo che, se vivessimo in in mondo ideale dove gli scucciolatori sono perseguiti e i cuccioli che vendono gli vengono sequestrati e dati in affido, non avrei problemi ad adottarne uno, ma pagare per averne uno sarebbe come premiare chi lucra sulla salute e il benessere dei mici.
Il discorso funziona fino a un certo punto... Eticamente siamo d'accordo, chi lucra sui cuccioli è un gran figlio di padre ignoto. Dopodiché? Immaginiamo che nessuno compri più cuccioli nei negozi ( o anche altrove) per ritorsione, per ideologia o per cos'altro vi pare... questi animaletti che non hanno alcuna colpa se non quella di essere nati che fine farebbero? Non è che tutti quelli che si comprano il micino automaticamente dopo sei mesi lo sottocodano, non generalizziamo. Ci sono pelosini che vengono trattati come dei Re per una vita lunga e felice... è discutibile come se ne può entrare in possesso e non sono certo io a negare l'evidenza ma se posso scegliere il male minore ben venga. Tra l'altro, i bastardi ci sono ovunque, e vanno anche a comprare i cuccioli negli allevamenti autorizzati. La "zia" di Arturo ci ha voluto conoscere prima di venderci il piccolo, ci ha anche detto che se non lo volevamo più piuttosto riportarglielo perché ci sono dei dementi che comprano il micio di razza e poi l'abbandonano. Ma se è vero che di ****** è pieno il mondo, è anche vero che di brave persone in giro se ne trovano parecchie.
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Vecchio 14-12-2017, 08:00   #14
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Il discorso funziona fino a un certo punto... Eticamente siamo d'accordo, chi lucra sui cuccioli è un gran figlio di padre ignoto. Dopodiché? Immaginiamo che nessuno compri più cuccioli nei negozi ( o anche altrove) per ritorsione, per ideologia o per cos'altro vi pare... questi animaletti che non hanno alcuna colpa se non quella di essere nati che fine farebbero?
sarebbero abbandonati o regalati (cosa che già accade a tutti quelli che non vengono comprati da cuccioli), dopo di ché nessuno più li venderebbe e alleverebbe. sarebbe un sogno!

cosa succederebbe invece se tutti gli amanti degli animali decidessero di comprare uno di quegli animali per salvarlo? nascerebbero scucciolatori ad ogni angolo, aprirebbero negozi come funghi, camion e camion di cuccioli importati dall'est senza alcun criterio....

certe cose vanno boicottate senza se e senza ma. al massimo si può operare una bella liberazione animale, o denunciare e farli porre sotto sequestro per poi trovare loro un'adozione... ma comprare quegli animali non fa altro che alimentare il problema, invece di cercare di risolverlo o arginarlo.


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Vecchio 14-12-2017, 08:41   #15
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Chi commercia in animali conosce bene leggi e regolamenti e sa di essere costantemente controllato da amanti degli animali e enti preposti, quindi quello che fa è legalmente in regola.
Purtroppo non solo cani e gatti, tutti gli animali venduti nei pet shop sono sottoposto a forti stress. Anche solo i pesci di una nota catena di superstore per animali sono tenuti in vaschette chiaramente sovraffollate dove giornalmente vengono levati i morti a galla o sul fondo.
Ricordo i miei genitori volevano prendere due pesciolini rossi per i nipotini andarono ad un negozio specializzato in pesci d'acquario: lì ogni specie aveva il suo specifico acquario e prima di dargli i pesciolini, dato che ne garantivano la vita per un certo periodo di tempo hanno voluto che gli portassero l'acqua dell'acquario da analizzare gratuitamente, solo in condizioni ottimali di acqua avrebbero venduto i pesciolini, non prima di averli tenuti un'altra mezz'ora spiegandogli le basi per una corretta gestione.
Ecco, forse a loro una foto dei miei gatti l'avrei data ...

Secondo me l'unica soluzione possibile è quella di impedire il tramite di terzi nella cessione di animali.
E' possibilissimo che gli animali presenti nei petshop siano italiani, basta non registrare la cucciolata e cani e gatti diventano figli di nessuno. Gli italiani sono bravissimi nell'aggirare leggi e regolamenti. Forse si potrebbe fare come negli USA dove gli allevatori firmano codici di condotta che hanno valore legale. Ma gli allevatori di animali domestici non sono incorporati in nessuna categoria e la mancanza di strutturazione fa sì che il mercato segua solo le regole del profitto e non quelle del benessere animale
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Vecchio 14-12-2017, 10:45   #16
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@King of pain

Prendiamo questi 3 scenari:
A) gatto meticcio adulto senza un occhio salvato dalla strada, ha subito maltrattamenti e quindi è diventato diffidente verso l'uomo (timido, non fa le fusa, non si fa prendere in braccio, se spaventato diventa aggressivo e morde, tendenza alla fuga), Fiv+, IRC stadio iniziale
B) gattino Scottish fold di 2 mesi, proveniente da uno scucciolatore che, siccome punta solo al profitto, ha incrociato a caso, e di conseguenza il gattino ha HCM (è gravemente cardiopatico) e problemi alle ossa, in più essendo stato tolto alla madre prima di finire lo svezzamento ha sistema immunitario gravemente deficitario, inoltre non è socializzato dato che vive in vetrina/gabbia da solo. Venduto senza pedigree in negozio a 1.000 euro.
C) gattino Scottish fold proveniente da allevamento serio, vive in casa, ha 3 mesi e vive ancora con mamma gatta, i genitori sono testati per le principali malattie genetiche, è stato sottoposto a continui controlli veterinari in fase di crescita, è svezzato con latte materno e poi i migliori cibi, è socializzato, abituato a vivere in casa con altri gatti, ( e magari anche bambini, cani, ecc).

Allora, credo che siamo tutti d'accordo che tutti e tre questi gatti abbiano pari diritto ad una vita felice con un padrone che gli voglia bene. La differenza dove sta?

Nello scenario A (gatto adulto di rifugio malato e sociopatico), è ovvio che il gatto non è assolutamente "appealing", chi vuole solo il peluche da spupazzarsi o da regalare al bimbo non si rivolgerà a questo tipo di situazione. Probabilmente chi decide di adottare questo tipo di gatto è già fortemente motivato, sa già che il gatto non sarà mai un "gatto cozza" e che ci vorranno energie e anche risorse economiche per stare dietro alle sue problematiche di salute... ma comunque ci penseranno i volontari del rifugio a fare il terzo grado al possibile adottante, con controlli pre e post affido molto rigorosi, perché vogliono assolutamente evitare che un gatto già così stressato subisca l'ulteriore stress di inserirsi in una casa per poi essere rispedito in gabbia.

Nello scenario B, un passante vede il cuccioletto di 2 mesi di scottish fold (razza peraltro molto alla moda) nella vetrina di un negozio, se ne innamora, decide di pagare 1.000 euro e portarselo a casa per regalarlo alla fidanzata. Non sa nulla di pedigree, allevamenti, test genetici e altro, è un po' superficiale però sinceramente ben intenzionato. Dopo averlo portato a casa, il gattino si rivela problematico dal punto di vista del carattere (timido/aggressivo, non si lascia prendere in braccio, fa pipì in giro, a volte graffia). Il tizio e la fidanzata sono delle brave persone, e seppur fortemente delusi nelle loro aspettative, tirano duro e vanno avanti, anzi addirittura contattano un comportamentista (e vanno via dei soldini). Il comportamentista dà qualche consiglio, ma per un cucciolo che ha subito traumi e stress, non è stato socializzato bene ed è stato tolto alla madre troppo presto, non è che si possano fare miracoli. Nel frattempo, il gattino ne ha sempre una: raffreddori, infezioni alle orecchie, scolo agli occhi, ogni due per tre è dal vet, diventa una bella spesa fra visite, medicine, permessi di lavoro. La coppia inizia ad essere un po' in crisi. Verso circa 6 mesi lo portano a sterilizzare, e lì si scopre dell'HCM: il dottore ordina visita dal cardiologo (ulteriori soldi) che prospetta una triste diagnosi: il gatto ne ha sì e no per un anno, se gli va bene. Nel frattempo, esami e medicine (altri soldi, altro stress per il micio). Il gatto inizia anche a zoppicare per il problema alle ossa, altre visite, altri esami, via di cortisone, che però con un sistema immunitario deficitario lo manda in diarrea, il micio soffre, è apatico, ha dolori... alla fine, dopo qualche mese di agonia, lo devono portare a sopprimere.

Nello scenario C il gattino scottish fold (proveniente da allevamento) viene regalato da un tizio alla fidanzata. Prima di cederlo, l'allevatore conosce la coppia, si assicura che abbiano una situazione adeguata (casa in sicurezza, tempo, possibilità di dare al gatto le dovute attenzioni ecc), li istruisce su alimentazione, salute, e tutto quello che c'è da sapere, e chiede di rimanere in contatto, mandare foto ecc. Il gattino si ambienta bene in casa, non ha nessunissimo problema di salute, fa la felicità della coppia. Ad un certo punto però ad un controllo veterinario risulta forse positivo a HCM. La coppia contatta subito l'allevatore che li indirizza da un bravo cardiologo di fiducia, sa che ci possono essere rari casi in cui due genitori testati HCM negativi possono dare un figlio positivo, li segue, alla fine il micio dovrà prendere delle medicine ma nel complesso sta bene, la prognosi è buona, la malattia si può tenere sotto controllo, in ogni caso l'allevatore decide per precauzione di 1. contattare gli altri proprietari di quella cucciolata e avvertirli di fare un controllo 2.fare ulteriori accertamenti sui genitori ed eventualmente chiudere quella linea di sangue (avvertendo anche altri allevatori ecc).

Come già detto, tutti questi mici hanno pari dignità. Quello che cambia è la loro origine: nel caso del micio sfortunato di rifugio, è nato "per volere di madre natura" che a volte come si sa è anche matrigna, mentre nel caso dello scottish fold del negozio, è un micio nato per volere dell'uomo che lo ha fatto nascere solo per trarne il massimo profitto con il minimo sforzo, fregandosene altamente della sua salute fisica e mentale, nel caso del micio di allevamento, è nato sempre per volere dell'uomo, ma per una passione (a cui molto raramente si aggiunge un profitto, dato che quasi tutti gli allevatori lo fanno per hobby e per campare devono fare altro).

Il punto è, secondo me, che il micio di negozio (o di scucciolatore), a quelle condizioni, non avrebbe dovuto nascere proprio. E se fossimo un paese civile, mici del genere non esisterebbero. Ma dato che esistono, purtroppo, la cosa giusta sarebbe che fossero messi sotto sequestro e consegnati ai rifugi e dati in adozione con gli stessi controlli pre e post affido che si fanno per i gatti di rifugio (e di allevamento), o forse anche di più, perchè si sa che il gattino di razza attira anche molte persone superficiali. Però dare 1.000 euro in mano al negoziante per avere il gattino a quelle condizioni, secondo me vuol dire rendersi complici di questo crimine, che seppure formalmente legale, rimane pur sempre un lucrare sulla pelle dei mici.

Ultima Modifica di alimiao; 14-12-2017 at 10:47.
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Vecchio 14-12-2017, 11:49   #17
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......Ma gli allevatori di animali domestici non sono incorporati in nessuna categoria e la mancanza di strutturazione fa sì che il mercato segua solo le regole del profitto e non quelle del benessere animale
Credo che questo sia un punto importante perché a tutt'oggi il benessere animale è ancora considerato seguendo il Brambell report, e neppure seguendolo alla lettera perché in esso c'è anche scritto che gli animali devono poter esprimere comportamenti etologici di specie. Nonostante a suo tempo fu un grande passo in avanti a favore degli animali, queste cinque libertà fanno sì che gli animali possano essere tenuti in gabbie perché
-sono liberi dalla fame, sete, cattiva nutrizione
-hanno un ambiente ritenuto adeguato
-sono liberi dalle malattie, dolore e ferite
-sono liberi di manifestare comportamenti specie specifici normali....
(che se si va ad approfondire chissà cosa si intende per "normali")
-sono liberi dalla paura e dal disagio.....
(parametri non misurabili facilmente)

Tutto questo riguarda la zootecnia, parametri spesso non rispettati ed estesi ai nostri pelosi


Il benessere animale è un argomento complesso, che ha generato molti dibattiti e numerose definizioni quali quella di Hughes (1976) che pone l’accento sulle caratteristiche degli animali definendo il benessere uno stato di salute completa, sia fisica che mentale, in cui l’animale è in armonia con il suo ambiente.
Mentre Broom (1986) ha sottolineato come il benessere di un organismo sia il
suo stato in relazione ai suoi tentativi di adattarsi all’ambiente.
Su queste due sole definizioni c'è molto da dire
Il benessere animale nel suo complesso non include solo la salute e il benessere fisico dell’animale ma anche il suo benessere psicologico e la capacità di esprimere i suoi comportamenti naturali, quindi è basato sul fare e non sul doversi astenere dal fare

Una delle più autorevoli personalità scientifiche sulla questione benessere, il succitato Donald M. Broom, professore emerito di Animal Welfare presso l’Università di Cambridge, dice: “gli animali hanno sempre goduto della protezione dell’uomo per la tutela del loro benessere, ma sono cambiate le conoscenze che l’uomo ha acquisito sull'argomento.
I concetti umani riguardo a quali azioni debbano essere considerate o meno “morali” probabilmente non sono molto cambiati nei millenni; tuttavia le convinzioni rispetto a quali "individui" meritino di ricevere tali attenzioni morali sono cambiate a seguito dell’incremento delle conoscenze sul funzionamento biologico degli umani e degli altri animali e anche grazie all'aumento delle comunicazioni a livello globale” (Broom, 2004).

Ci sono corsi di laurea magistrale sull'allevamento e benessere animale (che sono improntati sulla zootecnia)
vediamo che l'informazione non arriva, non è capillare, è scomoda da applicare forse, e gli animali domestici ne risentono, risentono delle necessità di mercato, risentono della reificazione
e quando si va a fare shopping, si torna a casa anche con un essere vivente


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
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Vecchio 14-12-2017, 14:10   #18
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Predefinito Re: Cuccioli venduti in negozio

Aggiungo una cosa: al negozio ho evitato di fare storie, per vari motivi.
Sono d'accordissimo con flor, chi commercia in animali ha un pelo sullo stomaco lungo svariati chilometri, si è studiato bene le leggi e i regolamenti, e come si fa in Italia, diventa un artista in aggirare la legge nella sostanza senza fare niente di formalmente illegale.

Se avessi fatto una scenata/predicozzo non sarebbe servito a niente, se non magari a far prendere un cazziatone alla giovane commessa che sicuramente non naviga nell'oro, avrà un contratto da semi-fame come capita di questi tempi, mi avrebbe odiato per la vita, mentre il responsabile del negozio avrebbe sicuramente assicurato che era la commessa ad essersi sbagliata, che il cane non era un bassotto ma simil-bassotto e perciò non aveva il pedigree, e via di balla in balla.

Non sono nemmeno molto sicura che un intervento più mirato e "strutturato" (ENPA? assoconsumatori? finanza? striscia la notizia?) cambierebbe più di tanto la situazione, se non forse in casi isolati, magari si riuscirebbe a far sequestrare qualche animale, o fare qualche multa, non di più.. magari se qualche trasmissione molto seguita tipo Report facesse una puntata su questo, si alzerebbe un po' di polverone, ma comunque secondo me chi guarda Report è già molto più consapevole/informato della media.. non so, voi avete delle proposte intelligenti?

Secondo me comunque la prima cosa da fare è alzare la consapevolezza, spargere la voce, fare controinformazione, un po' come con l'olio di palma (non entro nel merito)... alla fine un po' per spauracchio, un po' per paraculismo, un po' per sincera intenzione di dare un prodotto di qualità, tantissime aziende hanno tolto l'olio di palma perché era diventato perdente a livello economico..

Quindi bisognerebbe che anche fare lo scucciolatore diventasse antieconomico, che la gente non scegliesse più di comprare cuccioli in quel modo, che prendesse solo cuccioli provenienti da chi li alleva (o nel caso di rifugi, li custodisce) con amore e passione.
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Vecchio 14-12-2017, 16:18   #19
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Predefinito Re: Cuccioli venduti in negozio

L'argomento benessere è talmente e affascinante da poterci dedicare una vita intera. La nostra stessa vita considerata di "benessere" non lo è affatto. siamo esattamente come gli animali ovvero esseri atti al consumo sui quali dobbiamo vicendevolmente fare profitto. Abbiamo perso noi stessi molto del nostro etogramma.
Lavorando nell'ambito della assistenza mi trovo spesso/ troppo spesso a lottare contro parenti di persone malate che hanno residui di autonomie, ma ai quali non è concesso fare nulla se non visite mediche esami ematici e strumentali perennemente controllati a vista.
Questo per dire che il mio punto di vista sul benessere animale nonostante stia dalla parte di chi alleva rispecchia molto il punto di vista di Aletto, meglio un rischio in più ed una prigione in meno piuttosto che il contrario.
Ma qui si entra in un ginepraio ...

@alimiao magari finisse come per l'olio di palma! Io sono però molto scettica. Qui il consumatore ha tutte le vie che vuole per informarsi e tutte dicono esattamente la stessa cosa: non acquistare mai nei negozi, solo presso allevatori dopo visita personale ... eppure l'effetto visivo del cucciolo in vetrina è un incontro di occhi che solletica la nostra voglia ancestrale di proteggere il piccolo essere indifeso. Vuoi mettere con le menate che fa un allevatore che pretende di saperne più dell'acquirente?

A mio avviso l'unico modo per arginare il problema è istituzionale e coercitiva.
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Vecchio 14-12-2017, 20:01   #20
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Predefinito Re: Cuccioli venduti in negozio

Infatti neppure noi godiamo di "benessere", per cui spesso siamo portati a pensare ok non sto granché bene neanche io, quindi per favore sopporta un po' anche tu un po' di malessere.
Purtroppo, dal mio punto di vista, questo è un escamotage per deresponsabilizzarci e prendere le distanze da qualcosa che invece potremmo fare e che richiederebbe informazione ed energie, perché il nostro modo di pensare al benessere non è quasi mai orientato sulla libertà di espressione
Vabbè, argomento troppo vasto, ogni parola tira fuori altre considerazioni, tipo la grande differenza tra adattamento ed adattabilità, altro aspetto sottovalutato

Inutile dire che non ho proposte intelligenti


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
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