Gattina abbandonata di due mesi, che fare?

Scusate, non sono riuscito a correggere in tempo l'errore: dal 2011 ad oggi il suolo in area puteolana, in particolare alla stazione di rilevamento del Rione Terra (l'Acropoli della Dicearchia greca) è salito di 101,5 centimetri (non millimetri).

[Aletto]

Tu stesso l’hai definita bottarella se non erro.
Quella zona è ad alto rischio però.
Il marito di mia cugina di primo grado è ingegnere sismico e prof universitario, ne parlammo tempo fa dei rischi della zona e di molte altre zone non solo in Italia.
Auguri di pronta guarigione a tutti e due.

Non c'era nessun intento polemico nei tuoi confronti.
Se ho scritto in modo da rendere quest'idea, cerca di comprendere che sono due notti che non chiudo letteralmente gli occhi, e sono completamente a pezzi. E perdonami, se puoi, ma in queste condizioni non riesco a governare bene il mio italiano, scritto e parlato.
Adesso ho il terrore della terza notte in bianco, roba che solo da giovane sono riuscito qualche volta a fare, ma per scelta goduriosa, mentre oggi sarebbe per condanna.
Mi fa sorridere però il fatto che mi è stato prescritto, per dormire, un prodotto a base di più erbe, fra cui .... il biancospino!
Ho deciso, quindi, di riempirci la vasca da bagno e bermelo tutto d'un fiato.

Averno sembra stare meglio. Ha continuato a ingurgitare erbette anti bolo, ma ha rimesso normalmente bianco. Spero sia stato solo un episodio, a volte capita.

Il concetto di "zona a rischio" si tende e dilata come un elastico, a seconda del punto di vista da cui si considera la faccenda.
Per un vulcanologo, un geologo et similia, il ragionamento sul rischio è basato su un tempo, quello dei grandi eventi geologici, che nulla o quasi ha a che fare con quello della storia, ma soprattutto della vita umana. Per i Greci e poi i Romani, quella piccola collinetta alta si e no 200 metri attaccata al monte Somma era un poggio come un altro. Poi, nel 79 d.c., da lì è partita quel genere di eruzione che ancora oggi si definisce Pliniana, ed è sorto il Vesuvio nelle dimensioni che più o meno ha ancora oggi (mancano 200 metri di cono, precipitati all'interno del cratere durante l'eruzione del 1944). Certo, ci sono state altre eruzioni, ma spesso a distanza di secoli, per cui gli uomini raramente hanno pensato al rischio sismico o vulcanico come ad una realtà che concretamente potesse impattare sulla propria vita.
Lo stesso vale per i Campi Flegrei, dove ci sono state alcune delle eruzioni più significative della storia geologica europea, come quella dell'Ignimbrite flegrea (40 mila anni fa, a Monte Spina, sulla Conca di Agnano) o quella di 30mila anni fa originata dal cratere del Campiglione, a Monte Gauro, sul cui versante lato mare abito io, che ha ricoperto la Piana Campana e il Basso Lazio di quella pietra che ancora oggi si chiama "Pozzolana" (tufo giallo).
Piuttosto, ogni generazione ha potuto apprezzare i vantaggi che vivere in una zona fortemente segnata da attività vulcaniche ha storicamente comportato: dalla presenza di siti termali (nei Campi Flegrei sono fruibili due impianti, Le Stufe di Nerone a Bacoli e le Terme di Agnano a Napoli, attive da oltre duemila anni), alle particolari caratteristiche di fertilità dei terreni.
Mi sarebbe piaciuto riportare i dati inediti di uno studio che ho fatto nel 1980, al seminario per l'esame di Storia Contemporanea, quando il prof. mi mandò a spulciare le annate 1856 - 1859 della rivista della "Confindustria" dell'epoca della provincia di Terra di Lavoro (allora corrispondente alla Provincia di Caserta e al versante occidentale del Vesuvio): le rese di prodotto per ettaro erano almeno il doppio di quanto si produceva nella pianura padana, e dove là si riuscivano a fare talvolta due raccolti l'anno, qui se ne facevano di norma tre. E stiamo parlando di un periodo in cui ci sono stati tre anni di cattivi raccolti, nel Regno delle Due Sicilie... Purtroppo non riesco più a trovare il quadernone con gli appunti dell'epoca, che io continuai ad aggiornare nonostante la sospensione delle attività didattiche dovuta al terremoto dell'80.
I dati, per la cronaca, sono inediti perché per un malvezzo ancora molto diffuso fra la Casta Baronale delle Università, il Prof. voleva scrivere un libro sull'agricoltura nel Mezzogiorno negli anni immediatamente precedenti l'unificazione, e usava gli studenti del seminario della sua cattedra per raccogliere dati e anche qualche analisi. Dato che, a seguito del terremoto, sono stato lasciato completamente da solo a seguire il lavoro, mi sono rifiutato di consegnare il materiale raccolto agli assistenti.

@ Aletto
Ci sono anche tante altre ragioni per cui è bello e gratificante vivere in un posto del genere, e ho in testa una storia molto personale, che so che tu potresti apprezzare e trovare persino divertente. La intitolerei "Una notte sul Monte Gauro". Che non desidero offrire alla lettura del primo che passa. Se non ti disturba, fammi sapere ed io scrivo e spedisco con molto piacere.

@ Aletto

Per quanto riguarda il bradisismo, il fenomeno investe e riguarda a livelli realmente pericolosi l'area centrale di Pozzuoli, soprattutto il Porto, dove hanno dovuto più volte rifare il molo d'attraccco, e il Rione Terra. La crisi bradisismica degli anni '80 ha causato lo spostamento temporaneo di 20mila persone, che furono alloggiate per mesi requisendo le seconde case lungo il litorale domizio. Per loro è stato costruito gran parte del quartiere di Monterusciello (30mila abitanti, un terzo circa della popolazione puteolana), nell'interno. In una zona considerata comunque al sicuro.
Quando scrivevo, tenevo sul comodino accanto al letto la sentenza ordinanza di rinvio a giudizio di camorristi e imprenditori (ma pochi politici, e di seconda o terza fila) coinvolti nella costruzione di Monterusciello. Sono partito da quella storia, come primo lavoro, non mi ero mai occupato prima di "giudiziaria" e non avrei mai pensato di farlo. E adesso ci vivo, anche se in realtà sono su Monte Sant'Angelo, uno dei tre picchi del Gauro, con alle spalle il cratere esploso del Campiglione.
Dal punto di vista amministrativo, infatti, sono in quel quartiere; per l'ENEL invece sono Arco Felice, che prende il nome da un arco al di sopra del quale correva l'acquedotto romano che portava l'acqua per la Flotta romana di base a Miseno.

Come troppo spesso capita, il rischio maggiore anche in zone sensibili e delicate come i Campi Flegrei sono le dissennate attività umane.
Vi metto un bel link ad un articolo apparso sul principale quotidiano cittadino, in cui si ricomincia a suonare la grancassa di quanto sarebbe bello avviare una campagna di perforazioni nel suolo dei Campi Flegrei per sfruttare l'energia geotermica.

https://www.ilmattino.it/napoli/cron...tml?refresh_ce

Tutto questo a pochi mesi dal blocco di un'iniziativa simile avviata nella zona del vulcano Solfatara, promossa da un'azienda di uno dei "big" di Confindustria, e chiusa quando le trivellazioni avevano prodotto la spaventosa fuoriuscita di un'altissima colonna di gas (in quel caso, l'oggetto delle brame dei trivellatori) a poche centinaia di metri da una zona densamente abitata tra i Comuni di Napoli e Pozzuoli.
E' stato solo grazie alle denunce di alcuni ricercatori dell'INGV, spalleggiati da un combattivo comitato di residenti della zona, che si è saputo che la campagna di trivellazioni procedeva senza che fosse stata ancora concessa alcuna autorizzazione, e che la documentazione presentata dall'azienda proponente era palesemente carente sotto il profilo delle misure di sicurezza e tutela dal rischio sismico.
Sia chiaro: nessun problema "religioso" sull'uso della geotermia. Ma non vi sembra alquanto azzardato mettersi a fare esperimenti in un'area densamente popolata (circa un milione di persone vivono nei quartieri occidentali di Napoli, che ricadono in quell'area, e nei Comuni di Pozzuoli, Bacoli, Marano, Quarto e Giugliano), a forte rischio vulcanico (i Campi Flegrei sono un'enorme caldera attiva in cui in certe zone il magma è a poche centinaia di metri dalla superficie) e sismico (il fenomeno del bradisismo a Pozzuoli)?

[Aletto]

Qualche sera fa c’era su rai scuola un lungo documentario sui campi flegrei, hanno intervistato qualche studioso del centro di vulcanologia locale, lo puoi rivedere su rai play

OK, grazie del consiglio, lo cercherò più tardi (ora devo fare il bravo massaio, se no casa va a pu****e ).
Se guardi bene, all'interno del link che ho postato c'è un filmato, spiegano come fanno alcune misurazioni con un'aereo, zeppo di diavolerie elettroniche, del calore del sottosuolo sui Campi Flegrei. Ad inizio filmato, vedrai sulla tua destra una macchia biancastra enorme: quella è la Solfatara.
E per un fugace attimo si vede dall'alto anche la zona dove abito io.

Originariamente inviato da Aletto

Qualche sera fa c’era su rai scuola un lungo documentario sui campi flegrei, hanno intervistato qualche studioso del centro di vulcanologia locale, lo puoi rivedere su rai play

La tua gentilezza e la tua disponibilità nell'offrire sempre qualche spunto, qualche consiglio di lettura o visione, meriterebbero molto di più di quanto sono capace di esprimere, almeno per iscritto.
Non meriterebbero mai, per una questione di principio, una bugia, anche se piccola. Anche se a fin di bene. Mi sentirei un verme se ti mentissi.
E non mi consolerebbe certo il fatto che in tal modo potrei tentare di riscattarmi descrivendoti, in presa diretta, le sensazioni e le emozioni del famoso lombrico di Valditorgara (perdonami, ma temo di non ricordare esattamente il nome del prof.).
"Vivere sotto un vulcano", produzione italo-francese del 2021, è già andato in onda lo scorso anno su una delle tre reti ammiraglie della RAI. E' stato comunque piacevole rivederlo. Splendide immagini, un livello di divulgazione più che accettabile, che si teneva alla larga dalla banalità. Per cui ti sono davvero grato di avermi offerto l'opportunità di rivederlo, dopo un pomeriggio passato a sfacchinare per casa.

[Aletto]

Rai scuola ripropone sempre i documentari di argomenti più interessanti di scienza, filosofia, letteratura, arte, tecnologia ecc.
Credo che i programmi suoi siano: maestri, le nostre domande, newton, e quelli di filosofia non so cos’altro.
Sempre qualche giorno fa ho rivisto le tecniche a strappo degli affreschi e quelle a stacco e distacco.
C’è uno che legge da vecchi testi in un italiano ormai in disuso come si deve fare e restauratori che eseguono dal vivo la tecnica descritta nei testi. Anche questo mi interessa molto in quanto una mia amica restauratrice, quando andiamo alle mostre, mi spiega sempre tutto. Una volta per guardare bene da vicino abbiamo fatto scattare l’allarme.
Colpa mia che non riuscivo a distinguere una giornata lavorativa dalla successiva di un affresco