Consigli su uscita in giardino

[SiriaCristal]

Buon pomeriggio a tutti!
Ho adottato due gattine da una colonia felina, le ho tenute in casa per settimane per farle ambientare ma la situazione non è più sostenibile con arrampicate sulle zanzariere, fuga appena si apre una porta, pipì su divano e cuscini. Ora hanno 8 e 9 mesi e ho cominciato a farle uscire stando fuori con loro e richiamandole quando andavano verso la strada, se ci sono io ascoltano abbastanza e tornano indietro. Abito in una strada di campagna poco trafficata in quanto la
Via è solo residenziale e non di collegamento. Il giardino intorno alla casa è grande, vanno d’accordo con il cagnoline. Provando a poco a lasciarle da sole sono andate da mio vicino.
Avete consigli su come insegnar loro, se possibile, a non sconfinare?
Grazie

[babaferu]

Sono sterilizzate?

[SiriaCristal]

Si si sono già sterilizzate entrambe

[babaferu]

Originariamente inviato da SiriaCristal

Si si sono già sterilizzate entrambe

Bene. Non credo però sia possibile evitare che sconfinino senza fare una recinzione adeguata... Non hanno il senso dei confini della proprietà.

[Aletto]

Originariamente inviato da babaferu

... Non hanno il senso dei confini della proprietà.

Questo dobbiamo mettercelo bene in testa, il mondo visibile per loro è potenziale territorio da esplorare ed eventualmente, occupare.

[SiriaCristal]

Grazie per le vostre risposte, purtroppo non posso modificare la recinzione in quanto ci sono più abitazioni nella stessa corte e spesso purtroppo un portone è sempre aperto
La mia preoccupazione è ovviamente la strada, cosa pensate dei recinti invisibili? Le gatte dovrebbero indossare un collarino quando sono fuori e se si avvicinano al filo elettromagnetico ricevono una scossa, lo so che potrebbe sembrare crudele. Ma piuttosto dell’eventuale investimento risulta preferibile.

[babaferu]

No. Non è preferibile. Se le fai uscire accetti i rischi, non ha senso lasciarle libere e traumatizzarle.

[mauring]

Originariamente inviato da babaferu

No. Non è preferibile. Se le fai uscire accetti i rischi, non ha senso lasciarle libere e traumatizzarle.

Concordo pienamente.

Il gatto non ha padroni e non conosce confini.
Il regalo più grande che gli puoi fare è dargli la libertà, anche se ciò presuppone dei rischi, basta che non siano rischi troppo grossi (strade trafficate, vicini violenti, ecc.).

Lui sceglierà dove andare e con chi stare, e sarà felice.

Purtroppo ho dovuto smettere di far uscire il mio gatto, e la cosa mi addolora moltissimo. Abito in collina, fra agrumeti e vigne, e i margini di un bosco di castagni. Sarebbe il posto ideale per far sbizzarrire il mio piccolino, e cosi' ho fatto per i primi mesi della nostra convivenza. Almeno tre volte al mese, lo portavo giu' e lo lasciavo libero di andare dove volesse. Piano piano, dal giardinetto/parcheggio sotto la palazzina di due piani in cui abito, ha cominciato a spostarsi verso il bosco, con mio grande piacere, chiedendomi sempre di seguirlo. La prima volta che ci ha messo la zampa, si e' rovesciato sulla schiena e mi ha invitato a giocare con lui. Col passare del tempo, ha cominciato a fare in perfetta autonomia giri sempre piu' lunghi, inoltrandosi nel sottobosco e nei roveti. Insomma, ci ha preso gusto e le sue passeggiate in solitaria si sono allungate oltre le due ore. Lui e' un gatto "invalido", ha subito due incidenti entrambi sulla stessa zampa (prima una frattura del femore, poi un secondo colpo all'attaccatura anca/femore) per cui ha ridotte capacita' di movimento in caso di emergenza: per esempio, non riesce ad arrampicarsi sugli alberi. La palazzina in cui abito non offre la possibilita' di garantirgli una via autonoma di entrata e uscita, per cui e' necessario che ci sia sempre io nei paraggi per scoraggiare aggressioni dei molti "cani sciolti" che popolano la zona. E non sempre basta: una volta e' stato salvato dal tempestivo intervento del simil pincher del mio padrone di casa, che ha impedito a due cani che lo avevano stretto in un angolo di muro di aggredirlo. Per cui ho dovuto rinunciare, a malincuore, all'idea di garantirgli almeno qualche ora di vita da felix silvestris.

Purtroppo ho dovuto smettere di far uscire il mio gatto, e la cosa mi addolora moltissimo. Abito in collina, fra agrumeti e vigne, e i margini di un bosco di castagni. Sarebbe il posto ideale per far sbizzarrire il mio piccolino, e cosi' ho fatto per i primi mesi della nostra convivenza. Almeno tre volte al mese, lo portavo giu' e lo lasciavo libero di andare dove volesse. Piano piano, dal giardinetto/parcheggio sotto la palazzina di due piani in cui abito, ha cominciato a spostarsi verso il bosco, con mio grande piacere, chiedendomi sempre di seguirlo. La prima volta che ci ha messo la zampa, si e' rovesciato sulla schiena e mi ha invitato a giocare con lui. Col passare del tempo, ha cominciato a fare in perfetta autonomia giri sempre piu' lunghi, inoltrandosi nel sottobosco e nei roveti. Insomma, ci ha preso gusto e le sue passeggiate in solitaria si sono allungate oltre le due ore. Lui e' un gatto "invalido", ha subito due incidenti entrambi sulla stessa zampa (prima una frattura del femore, poi un secondo colpo all'attaccatura anca/femore) per cui ha ridotte capacita' di movimento in caso di emergenza: per esempio, non riesce ad arrampicarsi sugli alberi. La palazzina in cui abito non offre la possibilita' di garantirgli una via autonoma di entrata e uscita, per cui e' necessario che ci sia sempre io nei paraggi per scoraggiare aggressioni dei molti "cani sciolti" che popolano la zona. E non sempre basta: una volta e' stato salvato dal tempestivo intervento del simil pincher del mio padrone di casa, che ha impedito a due cani che lo avevano stretto in un angolo di muro di aggredirlo. Per cui ho dovuto rinunciare, a malincuore, all'idea di garantirgli almeno qualche ora di vita da felix silvestris.