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Vecchio 05-04-2021, 10:44   #9
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alimiao
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Predefinito Re: Buio, proviamoci insieme dai!

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Originariamente inviato da Aletto Visualizza Messaggio
Non so quanto possa essere utile agli altri utenti del forum conoscere l'approccio cognitivo zooanrtopologico, la nostra cultura antropocentrata mette molti paletti al decentramento.
Penso che informarsi e conoscere nuovi approcci (come quello da te citato) sia un arricchimento di per sé, anche se poi magari questi approcci sono di difficile attuazione per la maggior parte degli utenti.

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Originariamente inviato da Aletto Visualizza Messaggio
In poche parole:
Bisogna pensare che accudendo gli animali diamo spazio alla nostra motivazione epimeletica, ne traiamo vantaggio dalla liberazione di dopamina, serotonina, ossitocina ottenendo benessere ed appagamento.
Se mi libero da queste gratificazioni e punto l’attenzione solo al benessere del compagno di vita a quattro zampe, mi decentro, è lui che desidero che stia bene ed io passo in secondo piano.
Ma non potrebbero coesistere entrambe le motivazioni, cioè la motivazione "umana" di accudire il gatto ma allo stesso tempo anche la motivazione di puntare l'attenzione al suo benessere? Perché così come è una forzatura costringere il gatto a rinunciare alla sua natura, non è lo stesso una forzatura costringere noi stessi a rinunciare alla nostra vocazione umana di "accuditori di altri esseri"? Non ci potrebbe essere un giusto compromesso, un giusto equilibrio?

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Originariamente inviato da Aletto Visualizza Messaggio
Per il cosiddetto “potenziamento referenziale”, ossia la rimozione di quanto ci viene in tasca di quanto detto poco fa, il nostro coinvolgimento deve essere diverso. L’animale passa dall’essere fenomenico al ruolo di essere/avere un ruolo epifanico, ed è qui che il nostro coinvolgimento deve cambiare prospettiva in modo talmente radicale da poterci portare in tasca la sua riuscita ontologica come individuo. E’ questo il motivo per cui dobbiamo essere felici, non le pappe buone e le visite dal vet (anche quelle importanti, ma camminano su un altro binario).
Però non potrebbe essere anche questo un atteggiamento antropocentrico, cioè stabilire che se il gatto "è riuscito ontolgicamente come individuo" questo è merito nostro che siamo stati bravi a capirlo e metterlo in condizione di autorealizzarsi? Forse la sua realizzazione potrebbe anche avvenire "a prescindere", essendo un individuo non completamente riducibile alle condizioni esterne in cui vive.... magari come hai anche detto tu in un altro post, ci sono alcuni gatti che pur "avendo tutto" (compreso un padrone che si interessa di approccio cognitivo ecc) manifestano dei disagi, altri che invece pur vivendo in condizioni abbastanza privative (pochi stimoli, antropomorfizzazione, costrizione in ambienti non adeguati ecc) non hanno questi disagi, perché (scusa l'antropomorfizzazione) "sono cuori contenti" di natura, mentre altri sono più... insoddisfatti, umorali, a prescindere...

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Originariamente inviato da Aletto Visualizza Messaggio
Se mi pisci sul cuscino, in quel momento posso solo intervenire tenendo presente che tu in quel momento chiamato disagio, o meglio la manifestazione di un tuo problema che cova tempo perché l’animale è sempre diacronico come noi, stai manifestando il collegamento tra la tua struttura mentale disposizionale e quella elaborativa. Quindi è meglio che mi astenga dall’agire sul momento perché quella è stata la tua decisione, e vado a vedere cos’è successo prima, nei mesi e negli anni addietro. Il massimo che posso fare è una lavatrice. Idem se mi aggredisci e non capisco la tua metacomunicazione, posso solo mettermi un cerotto…..se c’è bisogno, e cercare di capire meglio il tuo stato emotivo come confligge con quello elaborativo.
Questo è molto vero, e capita anche con gli umani. Basti vedere quanto va di moda il "raptus di follia"... uno ammazza la fidanzata, quell'altro ammazza i figli, quell'altro ancora si butta dal ponte... tutte "bravissime persone che fino ad allora non avevano mostrato nessun disagio" a sentire parenti e amici... ma il disagio era lì e covava da mesi o anni, solo che nessuno aveva voglia di guardarlo. Perché viviamo nella società dell'efficienza, della perfezione, e della felicità a tutto i costi, (basta guardare social media come instagram... il regno del patinato/ritoccato/perfezionato) il disagio è qualcosa di cui vergognarsi perché è segno del tuo fallimento come individuo, quindi o lo si seppellisce e ignora, o, quando qualche sintomo viene a galla, si cerca il rimedio miracoloso e possibilmente istantaneo. Credo che valga anche per i gatti.
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