Micimiao Forum di discussione per tutti i gattofili e amici degli animali
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14-09-2023, 17:30 | #1 |
differenza tra gatti domestici e gatti randagi
Secondo l etologia il gatto randagio ,nato e vissuto in strada nn si perderà mai durante la conquista di nuovi territori....perciò escursione fuori dal suo territorio..è come se avesse un gps in testa, sa perfettamente orientarsi verso casa .
A questo punto mi chiedo lo stesso gps nn ce l hanno i gatti domestici quando scappano da casa? Se il randagio può cambiare tana nel suo vasto territorio perchè ha trovato nuovi agi da un altra parte e abbandonare quella parte del territorio ....uguale nn si può dire del domestico che vive tra sofà, letti e poltrone accuditi e nutrito al caldo..... di meglio al freddo, tra asfalto e auto nn può trovare....perchè allora nn torna a casa? perchè perciò si perde il gatto domestico? cosa nn funziona nel suo gps? |
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14-09-2023, 17:53 | #2 |
Re: differenza tra gatti domestici e gatti randagi
Le esigenze di un gatto che vive in appartamento non si limitano al mangiare e trasferirsi pigramente da un sofà ad un divano, da un letto ad una poltrona.
Ha bisogno di molto di più. Deve poter esplorare liberamente il territorio, saltare, arrampicarsi e vivere la dimensione verticale (per lui fondamentale) muovendosi in un ambiente anche senza toccare per lungo tempo il suolo. Ha bisogno di essere stimolato, di giocare, per testare e sviluppare le sue caratteristiche psicofisiche e per rinsaldare e sviluppare il rapporto con l'umano con cui divide il territorio. A troppi gatti che vivono prevalentemente fra le mura domestiche, è precluso il soddisfacimento di molte di queste esigenze "di base". Da qui, oltre che da eventi traumatici di vario tipo (es. l'introduzione in casa di un secondo gatto), il micetto può decidere di averne abbastanza. E se ne ha l'occasione, decide di cambiare territorio. Che è la scelta più naturale che un gatto possa fare quando non si trova bene da qualche parte. Se il tentativo di evasione riesce, il gatto andrà alla ricerca di un nuovo territorio. Si avventurerà quindi in un'esplorazione di uno spazio nuovo, e il gps gli servirà per costruirsi nuove mappe di nuovi territori. Ben difficilmente lo utilizzerà per tornare indietro. |
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14-09-2023, 19:08 | #3 | |
Re: differenza tra gatti domestici e gatti randagi
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14-09-2023, 19:46 | #4 | |
Re: differenza tra gatti domestici e gatti randagi
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https://m.youtube.com/watch?v=pX2-Pk3u4Gw&autoplay=1 Dov’è scritto che un gatto che ha la pappa, il calduccio e l’accudimento da parte nostra ha tutto? Chi è per te il gatto domestico? Probabilmente non sai -e non è colpa tua- che cosa siano la socializzazione primaria è quella secondaria I gatti liberi spesso e volentieri hanno solo socializzazione primaria e scarsa o esperienzilamnene negativa socializzazione secondaria Dove leggi nozioni di etologia che ti portano a scrivere ciò che hai scritto? Hai molta buona volontà, impiegala bene e ne verrai a capo "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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14-09-2023, 19:51 | #5 |
Re: differenza tra gatti domestici e gatti randagi
In effetti, le probabilità di sopravvivenza di un gatto "casalingo" in un ambiente esterno non sono elevatissime. A decidere in un senso o in un altro possono essere tanti fattori, soggettivi ed oggettivi.
I fattori soggettivi sono riassumibili nell'istinto predatorio del gatto, ovvero su quanto sia ancora sveglio e reattivo dopo una vita trascorsa fra quattro mura. E quindi sulla sua capacità, il suo istinto di cacciare. Del resto, i gatti hanno campato, e bene, per qualche migliaio di anni da soli. In genere si data il loro avvicinamento alle società umane intorno al 3.000 a.c., con lo sviluppo dell'agricoltura, e la costruzione dei primi depositi alimentari. L'insidia maggiore per i primi contadini era costituita dai piccoli roditori che predavano allegramente granaglie e altri prodotti agricoli. I gatti, che si cibavano proprio di questi piccoli animali, erano naturalmente attratti dai granai primordiali, perché lì potevano trovare le loro prede preferite. E' stato un incontro di reciproca utilità, quello tra uomo e gatto, che non è (ancora?) sfociato in una piena domesticazione (come nel caso del cane) perché le caratteristiche e gli stili di vita dei gatti sono tali da non facilitare un processo complesso come la domesticazione. E questo spiega anche perché, nel mondo antico, il gatto fosse oggetto di venerazione, fino ad essere considerato una vera e propria divinità, come dagli antichi egizi. O perché sulle navi mercantili che trasportavano generi alimentari lungo tutti i domini dell'impero romano, era normato per legge il numero di gatti che dovevano essere tenuti a bordo per proteggere il carico dai topi. I fattori oggettivi, dipendono dalle possibilità di sopravvivenza che offre il territorio, sia in termini di potenziali prede che, banalmente, di immondizia in cui razzolare o di umani di buon cuore che provvedono al suo nutrimento. Spesso capita che un gatto che ha vissuto in appartamento venga ritrovato e riconsegnato ai "legittimi proprietari" perché molto spesso questi gatti sono iscritti all'anagrafe canina (paradossalmente si chiama così, ma ci si iscrivono anche i gatti) che ogni regione istituisce. Funziona così: si porta il gatto dal veterinario e questi applica un microchip sottocutaneo al gatto, in cui sono contenuti tutti i suoi dati anagrafici e quelli del "proprietario". Infine, il vet. provvede a lasciare un segno sul gatto, in genere un leggero taglio su un orecchio, in modo tale da consentire ad un altro vet. di capire che il gatto è registrato. Così spesso capita che quando qualcuno prende un gatto dalla strada, e lo porta a visita per controllare il suo stato di salute, il veterinario si accorge del microchip, estrae i dati del proprietario, e lo contatta per annunciargli il ritrovamento del gatto. Altre volte, gatti fuggiti da un appartamento vengono raccolti per strada da volontari, e finiscono in gattili gestiti dalle varie associazioni, dove conducono una triste esistenza in attesa di una adozione. Ultima Modifica di leucio; 14-09-2023 at 19:53. |
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14-09-2023, 20:12 | #6 | |
Re: differenza tra gatti domestici e gatti randagi
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14-09-2023, 20:31 | #7 | |
Re: differenza tra gatti domestici e gatti randagi
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14-09-2023, 20:32 | #8 |
Re: differenza tra gatti domestici e gatti randagi
Guarda, che io vivo Pozzuoli, provincia di Napoli.
Non abito nel Profondo Nord. Eppure, anche qui ci sono gattili, e associazioni di volontariato, spesso invisibili più dei gatti della tua zona. Tra internet, qualche veterinario e un pochino di buon, vecchio sano passaparola, qualcosa dovrebbe pure venir fuori (a proposito di volontari e associazioni). Il piccolo Sandro, comunque, è nato libero, e vive libero (se ho capito bene). Dovrebbe essere in grado di cavarsela egregiamente da solo. Anche con il piccolo grande aiuto di persone gentili e sensibili come te. Suerte |
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14-09-2023, 21:04 | #9 |
Re: differenza tra gatti domestici e gatti randagi
Il video che ti ha linkato Aletto è davvero chiaro come pochi altri interventi che abbia visto su internet.
Ascoltalo attentamente. Il relatore (Roberto Marchesini, uno dei massimi etologi italiani) riesce a spiegare in modo molto semplice concetti complessi, che Aletto sintetizzava con espressioni inglesi ed io invece mi provavo a rendere con molta meno chiarezza e profondità di analisi. Un consiglio, non richiesto, ma che credo sia utile per tutti. Visto che, alla fine dei conti, tutte le questioni che stai ponendo aprendo ogni volta una nuova discussione, ruotano attorno alla vicenda di Sandro, direttamente o tangenzialmente, tienine aperta una sola e lascia al loro destino le altre. In questo modo, si evitano inutili ripetizioni, confusione fra una discussione e l'altra, e tutto diventa più semplice e chiaro. Sia per te, sia per noi che vogliamo con tutto il cuore darti una mano. |
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15-09-2023, 07:56 | #10 |
Re: differenza tra gatti domestici e gatti randagi
Bene, una mia docente, tra le più complete, ma dietro quel che dice c’è molto di più. C’è una laurea in etologia di animali da affezione ed un’esperienza tra le più complete qui in Italia arricchita da conoscenza profonda, direi viscerale di ammirazione ed amore per i gatti e cani. Ci sono anni di studio appassionato
Cerca di non estrapolare e reinterpretare l’estrapolato. Ricordo che tra gli esempi che fece c’era quello di una gatta di casa -mi sembra a Siena- la cui compagna umana era preoccupatissima perché sparì. La Campa disse di star tranquilla, e fu dimostrata la seconda vita della gatta che se la spassava piacevolmente in giro per la città perfettamente a suo agio. È una questione di competenze acquisite tramite piani di esperienza prossimali, il gps veniva bellamente ignorato perché quella gatta stava bene così. Uso termini inglesi per contestualizzare al volo i fatti, altrimenti nel well being potrebbe essere inclusa la situazione finanziaria di chissà chi, e per questo ho messo quel link di Marchesini nel quale è ben sviluppato il concetto. Per lo stesso criterio si usa il termine inglese “exaptation” per contestualizzare una condizione evolutiva, e non il termine italiano “esattazione” che può essere confuso con qualcosa di esatto o anche con qualcosa che riguarda le l’esattoria. Tra gli accademici da poco è entrato (raramente) in uso il termine esattazione. Ma appunto, sono accademici. "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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