Per quelli che "ti devi affidare ciecamente al veterinario"

[devash]

Scusate il ritardo nel rispondere.
Riguardo un nuovo vet: ora sto andando da un'altra dottoressa ma solo per le visite ordinarie e comunque no, non mi fico più, troppa paura. Non ho salvato una gattina da un motore che l'avrebbe fatta a pezzi per poi lasciarla nelle mani di un professionista incapace o quantomeno superficiale. E' mia totale responsabilità assicurarle il meglio da tutti i punti di vista.
Per la vaccinazione anti vaiolo: io il segno ce l'ho, pure mio marito. Boh

[Iska]

Originariamente inviato da devash

Scusate il ritardo nel rispondere.
Riguardo un nuovo vet: ora sto andando da un'altra dottoressa ma solo per le visite ordinarie e comunque no, non mi fico più, troppa paura. Non ho salvato una gattina da un motore che l'avrebbe fatta a pezzi per poi lasciarla nelle mani di un professionista incapace o quantomeno superficiale. E' mia totale responsabilità assicurarle il meglio da tutti i punti di vista.
Per la vaccinazione anti vaiolo: io il segno ce l'ho, pure mio marito. Boh

Uno dei mie mici, fosse stato per la vet sarebbe morto e sepolto da anni; gliel'avevo portato il giorno in cui la persona che l'aveva trovato non sapendo come fare aveva avuto la brillante idea di portarlo a me, che ho la fama di essere quella che raccatta tutti gli scartini...
Era estremamente deperito, pelle e ossa come purtroppo capita di vederne e di leggerne nelle cronache.

Gli aveva dato un'occhiata alle labbra, che denotavamo una gravissima anemia, dopo di che il responso: l'unica cosa da fare è l'eutanasia.
Ho rifiutato, mi ha fatto un sorrisetto di compatimento, ho rimesso il micio nel trasportino e siamo tornati a casa.
Per rimetterlo in sesto è stato sufficiente dargli da mangiare a volontà; non c'è voluto molto perché tornasse a rifiorire.

Non se riuscirò più a trovare un veterinario degno di fiducia, al momento qui siamo proprio mal messi.
Per adesso posso solo sperare che i gatti non ne abbiano mai bisogno.

Scusate se intervengo.

La pandemia del 1918 - 1920 si chiama "spagnola" non perché si sia sviluppata nella penisola iberica, ma perché il primo giornale a dare una spiegazione di queste morti incomprensibili, fu un giornale spagnolo.

Secondo quanto fu ricostruito in seguito, l'epidemia si sviluppò in uno degli Stati del Midwest degli USA, se non ricordo male partendo da un allevamento di oche o di anatre.
Da quella zona partirono come volontari per la I° Guerra Mondiale alcuni giovani che avevano già il morbo in incubazione, e che infettarono prima i loro compagni d'avventura durante l'addestramento e il viaggio, poi i soldati degli altri Paesi con i quali entrarono in contatto: come alleati, prigionieri o carcerieri.
In questo modo il morbo si diffuse rapidamente lungo tutti i fronti sui quali quella guerra fu combattuta.
Tenete presente che, quella volta, l'intervento statunitense non avvenne con le modalità della II° Guerra mondiale, ma attraverso il dislocamento di piccoli corpi di spedizione a sostegno delle truppe alleate sui vari fronti di guerra.

Probabilmente, anzi, sicuramente, qualcuno si accorse di quello che stava succedendo, ma lo stato di guerra consigliò gli Stati Maggiori dei vari eserciti a censurare ogni notizia in merito a questa strana e sconosciuta epidemia.

Così la febbre pandemica ebbe modo di espandere senza freni la sua area di contagio, senza che fosse presa alcuna misura di profilassi, per quasi un anno.

E quindi, a potersi fare le domande giuste e a trovare le risposte, fu un giornale spagnolo, perché la Spagna si mantenne neutrale durante tutto il conflitto.

Questo spiega il gran numero di morti di giovani: erano soprattutto i ragazzi mandati al fronte, in numero sempre maggiore per rimpiazzare le perdite spaventose che ogni Paese ha subito in quel conflitto. In Italia, per dirne una, l'esercito al fronte fu rimpolpato nel 1917, dopo Caporetto, con la chiamata anticipata della leva dei nati nel 1899, che furono grossa parte della carne da cannone mandata al macello per sfondare le linee austrotedesche sul Piave (e ai quali sono intitolate tante vie nelle nostre città).

Spero di essere stato utile.