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Il comportamento dei vostri a-mici Se avete dubbi, domande o esperienze sul comportamenteo dei vostri a-mici postate qui.

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Vecchio 12-02-2017, 20:43   #1
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Franziska
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Predefinito Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo

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Originariamente inviato da Aletto Visualizza Messaggio
E' comunque un bestione che incute molto timore dai, io scapperei a gambe levate
Ah, anche io su quello non c'è dubbio

Quote:
Originariamente inviato da SerenaF
Volevo aggiungere ancora qualcosa sulle coccole e la tendenza epimeletica,
Mi farebbe molto piacere
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Vecchio 12-02-2017, 20:43   #2
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Aletto
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Predefinito Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo

P.S. il postumanesimo, sapere qualcosa in proposito sarebbe utile, basta digitarlo in rete tanto per avere un'idea, mica dobbiamo studiare

Ora sarebbe meglio parlare dei nostri mici , è un forum dedicato a loro


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
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Vecchio 12-02-2017, 20:54   #3
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mr_ders
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Predefinito Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo

Beati monoculi in terra caecorum.


Lasciate che i mici vengano a me....
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Vecchio 13-02-2017, 11:42   #4
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SerenaF
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Predefinito Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo

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Originariamente inviato da Aletto Visualizza Messaggio
P.S. il postumanesimo, sapere qualcosa in proposito sarebbe utile, basta digitarlo in rete tanto per avere un'idea, mica dobbiamo studiare
Perché non provi a darne una breve presentazione tu, a beneficio di quelli che magari leggono il forum nei ritagli di tempo e non hanno la possibilità o il tempo di fare ricerche in rete? Oltre al fatto di poter adeguare facilmente la lunghezza e il livello della presentazione a quello delle conoscenze degli utenti del forum (che personalmente giudico molto buono, anche se non si può presupporre in ognuno un bagaglio tecnico, altrimenti saremmo su un forum di filosofia e non di gatti), potresti focalizzarti sugli aspetti più utili al discorso che stai portando avanti e sul modo in cui secondo te andrebbero recepiti. Demandare l'incarico ai tuoi lettori potrebbe essere decisamente più dispersivo e fuorviante, dato che non tutti prestiamo attenzioni agli stessi argomenti e non tutti ne traiamo le stesse identiche conclusioni.
Ti aiuterei volentieri, ma dopo i post dei giorni scorsi, mi sono accorta che tendo a scivolare facilmente in un gergo troppo specialistico e noioso.

Per il resto due brevissime (seee, credeteci!) note:
1) come già dicevo, al di là di tutte le osservazioni sull'etologia, la neurologia, ecc... del gatto in comparazione con quella umana, si tratta anche di valutare su una scala, che non può che essere individuale, l'entità del rischio a cui sarebbe potenzialmente esposto il nostro micio, se le cose andassero storte. Se mi metto a spignattare mentre lui mangia sul bancone di cucina (a Edhel per esempio piace far così) o su una mensola, alla peggio gli cade un barattolo addosso oppure mi scivola una padella di mano e lo spavento, quindi è vero che il rischio 0 non c'è mai, ma qui siamo in presenza di un pericolo che potremmo presupporre abbastanza moderato. Però, se mettessi una pentola sul fuoco, lasceresti che Berenice si avvicinasse senza sorvegliarla? Se la vedessi rosicchiare dei cavi elettrici, la lasceresti fare? O metteresti da parte tutte le considerazioni su quando e come si sviluppa pienamente la corteccia prefrontale nei gatti e interverresti? Anche questo però sarebbe un atteggiamento abbastanza "paternalistico" che tende in qualche maniera a riproporre la superiorità dell'uomo in quanto custode della vita dell'animale che quindi si sente autorizzato a consentirgli certe esperienze di vita e a precludergliene altre.
2) passiamo ad un tema più ameno: le "coccole". Abbiamo ricondotto l'impluso ad accarezzare e spupazzarci i nostri micioli ad una tendenza epimeletica e in effetti in alcuni casi, questo appare abbastanza innegabile (ad esempio, ho un'amica che ogni tanto acchiappa la sua gatta e le fa a forza due coccole, lamentandosi che lei non è come le mie; probabilmente lo sarebbe, se non pretendesse da lei dimostrazioni d'affetto che quella micia non si sente di dare, magari in quel momento). Però ci sono anche dei gatti- oserei dire la maggiorparte di quelli di casa- che, magari a modo loro e con i loro tempi, dimostrano di gradire e ricercare il contatto con l'uomo. L'altro giorno, mentre sfogliavo uno dei saggi introduttivi sulla filosofia di Levinas che avevo usato per la tesi, mi sono imbattuta in un'espressione che lui usa in riferimento alla relazione erotico-amorosa (la conoscevo, ma con il tempo mi era un po' passata di mente) e cioé "egoismo a due"; di fatto, lasciando perdere il contesto in cui è stata elaborata che non ha nulla a che vedere con il rapporto uomo/animale, non si può pensare il momento delle coccole come l'incontro tra due egoismi, la mia pulsione epimeletica e un impulso convergente del gatto, anziché ancora una volta come la prevalenza e la sovrapposizione di un desiderio umano sulla soggettività felina e a scapito di questa?

Ultimissima cosa, lo giuro:

Quote:
Originariamente inviato da Aletto
Però non saprei spiegarmi perché nell'ambito di conferenze dove la filosofia si occupa di animali venga sempre citato Cartesio e meno gli altri
Viene citato perché è il capostipite di un certo modo di intendere gli animali, come privi di libertà e soggiacenti al mero determinismo; il fatto che si citi Cartesio, se da un lato è scontato e condivisibile, dall'altro rischia di essere fuorviante, a mio avviso per diversi motivi:
1) Cartesio sembra all'origine di un certo modo di pensare che giustifica la supremazia dell'uomo sull'animale; di fatto si tratta di un pensiero che in ambito extra-filosofico e più precisamente religioso, è ben più antico, risalendo ad un certo Cristianesimo molto antiquato e tradizionalista che per fortuna oggi trova sempre meno consenso. La negazione della res cogitans agli animali non è che la versione laica e filosofica della negazione che possano avere un'anima, non perché la res cogitans sia l'anima secondo Cartesio, ma perché in entrambi i casi si scava un solco ontologico tra l'essere umano e gli altri animali.
Solo che immagino che attaccare Cartesio suoni molto più politically correct che non attaccare il cristianesimo o una certa sua interpretazione.
2) dà l'impressione che il modello cartesiano permanga immutato e inscalfibile fino ai nostri giorni, quando la sua erosione avviene in tempi molto vicini a lui, da un lato, riconoscendo all'animale aspetti razionali o spirituali che per Cartesio erano appannaggio esclusivo della res cogitans e quindi dell'uomo, in quanto unico essere che ne è provvisto (e questa è una tendenza che si ritrova soprattutto nell'Illuminismo tedesco: ho già detto dell'analogon rationis, ma si potrebbe far riferimento anche alla monadologia di Leibniz. In entrambi i casi non c'è più un dualismo ontologico, ma una semplice differenza di grado). D'altro lato soprattutto tra i conterranei di Cartesio, si ha la tendenza a negare l'esistenza della res cogitans (vedi La Mettrie, Helvetius...): anche l'uomo è una macchina, magari più raffinata della lumaca, ma sempre macchina è e questa è una visione che permane fino alla prima metà dell'Ottocento, all'interno quindi di un'impostazione non più illuministica, ma positivistica (vedi Buchner).
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Vecchio 12-02-2017, 20:29   #5
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Predefinito Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo

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Originariamente inviato da SerenaF Visualizza Messaggio
....@ Aletto: secondo me nel caso delle fiere degli animali da carne, non c'è bisogno di scomodare Cartesio, credo che i contadini e gli allevatori di buoi, conigli, galline, ecc... destinati alla tavola facciano esattamente come facevano i loro antenati nel Medioevo (o il Renzo di Manzoni che andava concitato dall'Azzeccagarbugli, sbattacchiando di qua e di là quei poveri 4 capponi che chissà come saranno arrivati nella cucina del leguleio, più morti che vivi immagino). A livello di scienze, credo che permanga in una certa parte della ricerca biomedica e psichiatrica (quella che appunto fa uso della sperimentazione animale, sostenendo che non c'è alternativa- e qui apriremmo senz'altro un altro capitolo immenso, anche se non credo che Cartesio, qualora fosse stato conseguente fino in fondo con il suo impianto metafisico, avrebbe approvato gli esperimenti sugli animali per ricercare ad es. le cause della schizofrenia, dal momento che questa dovrebbe riguardare la res cogitans di cui gli animali sono privi secondo lui). Ma, al di là di queste "sacche di resistenza", credo che a livello filosofico e della bioetica più recente (vedi Tom Regan, Peter Singer...), l'impianto cartesiano sia superato già da un pezzo, anche per via di alcuni suoi esiti aporetici (la comunicazione delle sostanze nell'uomo, per dirne una che già lasciava perplessi i contemporanei dello stesso Cartesio).
Però non è un buon motivo per continuare a farlo
Però non saprei spiegarmi perché nell'ambito di conferenze dove la filosofia si occupa di animali venga sempre citato Cartesio e meno gli altri, e noi qui stiamo parlando di animali. Come non saprei spiegarmi perché sia stato scritto il libro "l'errore di Cartesio" (A. Damasio) che prende in esame una serie di errori importanti. Forse ce l'hanno con lui, o forse hanno ragione ad avercela con lui, chissà. E' chiaro che è superato, come è altrettanto chiaro che abbia asfaltato la strada al pensiero antropocentrico che l'uomo ha già in pectore


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.............all'ottavo piano o lungo la tangenziale), la posta in gioco è troppo alta: a quel punto preferisco un essere un po' meno maturo, ma vivo.
Beh, questo è talmente ovvio
Solo che qui non deve morire nessun gatto per incuria.
E chiunque può morire anzitempo, ma speriamo di no. Pochi giorni fa è morto un mio conoscente investito da un taxi, era padre da due giorni. Terribile.


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne

Ultima Modifica di Aletto; 12-02-2017 at 20:33.
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Vecchio 13-02-2017, 12:49   #6
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Predefinito Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo

partiamo dal presupposto di avere rapporti con altri animali che almeno in una certa misura sono simili a noi, e con cui è possibile comunicare: mammiferi e uccelli. lasciamo nel regno dell'ignoto insetti, pesci e rettili, perchè altro non si può fare secondo me.

certamente è impossibile razionalizzare gli altri animali senza il nostro apparato cognitivo umano, ma non per forza umano significa antropocentrico, o sbaglio?


Anna Leo Ludo Tesla Sestosenso Conrad-Cispi ... Sharon Bender Trippy Romeo, Buscemino e Biri sotto il salice, Rourki sotto la quercia
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Vecchio 13-02-2017, 13:10   #7
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Predefinito Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo

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certamente è impossibile razionalizzare gli altri animali senza il nostro apparato cognitivo umano, ma non per forza umano significa antropocentrico, o sbaglio?
Secondo il mio modo di vedere, ni : esiste un antropocentrismo ineliminabile, perché il soggetto conoscente è umano, utilizza certi strumenti cognitivi tarati e plasmati sulla sua realtà (vedi il concetto di "motivazione" che è emerso parecchie volte in questo e altri thread. Siamo sicuri che non sia un concetto troppo umano e che non fornisca una rappresentazione distorta e fuorviante del modo d'essere degli altri animali?).
Però esiste un antropocentrismo che fa un passo in più e che dal concetto di centralità desume (sarebbe da vedere quanto più o meno giustificatamente) l'idea di "primato". E questo andrebbe effettivamente superato e penso che questo superamento sia in atto (di fatto tutti i cambi di paradigmi non sono mai subitanei: le rivoluzioni culturali ci mettono un po' per imporsi, farsi accettare da tutti e produrre i propri effetti).
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Vecchio 13-02-2017, 12:57   #8
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Predefinito Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo

la questione diritti - doveri secondo me è insensata, perchè qui non si parla di diritti sociali (abbinati giustamente a doveri sociali), ma di diritti fondamentali: diritto alla vita e all'autodeterminazione, se così si può chiamare. tutti hanno intrinsecamente questi diritti, non siamo noi a concederli.


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Vecchio 13-02-2017, 13:55   #9
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Predefinito Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo

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...... diritti fondamentali: diritto alla vita e all'autodeterminazione, se così si può chiamare. tutti hanno intrinsecamente questi diritti, non siamo noi a concederli.
Anche i diritti fondamentali per quanto sembri strano, sono elargiti (o revocati) dall'uomo non solo ad altre specie ma anche alla nostra, a seconda delle culture e delle religioni e per questo variano tantissimo da una popolazione ad un'altra


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
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Vecchio 13-02-2017, 14:02   #10
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Predefinito Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo

Ho letto con attenzione ma non mi addentro nel merito delle questioni filosofico-teoriche perchè mi manca la competenza.
La mia domanda è questa: quando stavo prendendo contatti con vari allevatori per scegliere i miei futuri gatti, mi facevo mille paranoie sulla pericolosità del balcone al terzo piano alto che dà su giardino condominiale pieno di uccellini. Ho conosciuto un'allevatrice che vive in campagna, i suoi gatti hanno ampi spazi all'aperto. Quando le ho chiesto se secondo lei era necessario mettere il balcone in sicurezza, mi risponde: "ma i gatti non sono mica scemi! basta prendere il cucciolo in braccio e fargli vedere che c'è il vuoto sotto, lui si ricorda! (a meno di gatti interi che possono avere l'istinto di scappare)".
Lì per lì mi è sembrata la ca@@ata del secolo ed è stato uno dei motivi principali a farmi scartare quell'allevatrice.
Ora vedendo questa discussione mi viene in mente che qualcuno potrebbe considerare questo atteggiamento "rispettoso" dell'intelligenza del gatto. In effetti i gatti dei miei vicini non hanno bisogno di rete, non hanno l'istinto di saltare nè tantomeno di cacciare e per loro questo problema non si è mai posto.. invece i miei gatti si sarebbero arrampicati dal giorno 1, dato che si arrampicano dovunque (e a volte cadono da dovunque). Mettere la rete a tutto il balcone e le finestre è stata una mia mancanza di fiducia nella loro intelligenza/doti atletiche/motivazione ecc ecc?
alimiao non è collegato   Rispondi Citando Vai in cima
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