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Il Resto degli Animali Piccoli e grandi problemi che riguardano roditori, uccelli, rettili ecc. salute, alimentazione, riproduzione

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Vecchio 25-01-2024, 12:24   #1
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Aletto
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Predefinito Che bravo quell’elefante! O forse no? (video)

Vi avviso che è un post un po’ complesso, anche se l'ho ridotto al minimo indispensabile

https://www.youtube.com/watch?v=ei4E...BsaW9ucw%3D%3D

L’altruismo è un cantiere aperto dell’evoluzione, e guardando il video ho pensato, forse sbagliando: un rinoceronte non lo avrebbe fatto.

La struttura sociale degli elefanti e di altre specie è nota per il raggiungimento e la conservazione della specie, mentre i rinoceronti tendenzialmente si fanno i fatti loro e la loro specie si è conservata lo stesso, reagiscono all’aggressione ma non ricordo di aver visto in loro un altruismo interspecifico sebbene in natura siano documentati molti casi questo tipo di altruismo o etichettati come tali.
Sappiamo che la selezione naturale darwiniana dovrebbe eliminare comportamenti altruistici perché in un contesto di pericolo l’individuo che va in aiuto sfida la sua sopravvivenza in visone di un benessere futuro. Ma l’evoluzione non guarda al futuro.
Quando un animale mette in atto la forma estrema di altruismo sacrificando la propria vita, come fa a trasmettere alla sua discendenza quei geni e come farebbe l’altruismo ad evolvere? Dovremmo indagare per sapere quando questo comportamento ha cominciato a manifestarsi e perché l’evoluzione non lo ha portato su un binario morto, anzi, lo ha diffuso tra moltissimi animali.

Nel video possiamo constatare che gli elefanti vedendo la scena della probabile facile aggressione da parte dei leoni (leonesse) intervengono con richiami sonori, non solo, uno di loro va nella pozza e prova a salvare il rinoceronte. Poi, vista l’impossibilità dell’impresa, molla il tentativo
Altruismo?
A prima vista sì.
Poi uno pensa ad altre possibilità:
-mobbing nei confronti del predatore a fini effettivamente altruistici, ma anche egoistici: toglierlo di torno per salvaguardare anche la propria discendenza. Ma è un effetto momentaneo, gli elefanti percorrono Km e Km per trovare cibo ed acqua. Questo si verifica in molte specie. Vantaggi? Nessun vantaggio se non momentaneo. Vediamo coinvolte empatie presenti ed altre emozioni che ci portano ad una conclusione antropomorfica del comportamento.

-se fosse veramente un caso di altruismo interspecifico: quali vantaggi per gli elefanti? Nessuno. Soprattutto per l’elefante che va da solo, rischiando molto, in soccorso di un individuo di un’altra specie anche se pensiamo ai vantaggi futuri.

1)Sul piano dell’immediato futuro: alcune situazioni scatenano l’empatia ma non sono necessariamente dipendenti dai possibili "vantaggi" immediati che abbiamo/ho correlato alle conseguenze di quel comportamento: sono caduta in una visione antropomorfizzante di molti meccanismi e comportamenti, sia animali che umani.
2)Sul piano evolutivo: aiutare i propri compagni sociali, gli individui consanguinei e i membri della propria specie può sicuramente essere più vantaggioso in termini evolutivi, ed essere dunque un comportamento premiato dalla selezione naturale. Questo però non significa che non possano esserci manifestazioni altruistiche indirizzate a individui che non posseggono queste caratteristiche, siano essi conspecifici o meno.

I fenomeni di altruismo inter-specifico, tranne alcuni particolari casi, sono effettivamente quelli dove la contropartita costi/benefici del comportamento in gioco è nettamente svantaggioso in termini evolutivi. Raro.
Se prendessimo solo le manifestazioni dei comportamenti altruistici espressi in un contesto inter-specifico potremmo concludere che non solo essi non servano a nulla, ma siano anzi dannosi e dunque da "scartare", tanto da portarci a pensare "perché la selezione naturale non li abbia cancellati", rendendoli dei veri paradossi darwiniani.

Per uscire dal pantano dove ci siamo cacciati –o meglio, dove mi sono cacciata-, allora dobbiamo considerare che questi comportamenti come la "manifestazione collaterale" dovuta alla plasticità fenotipica di meccanismi e dunque comportamenti che in altri contesti, in altri individui e, dunque, in altre storie individuali comportano dei vantaggi netti e definibili (come nel contesto intra-specifico e intra-gruppo) e si trattano dunque gli esempi “maladattativi” dell’altruismo inter-specifico come delle proprietà emergenti collaterali (il biologo evolutivo S.J.Gould li chiamerebbe "spandrels"*, ovvero manifestazioni non volute di strutture cognitive e comportamentali create per altri scopi, allora ci possiamo rendere conto di come in realtà il calcolo complessivo vada fatto non considerando singolarmente l’espressione del comportamento altruista in un contesto inter-specifico ma prendendo tutte le manifestazioni "insieme", proprio perché non si sta parlando di meccanismi e comportamenti diversi ma di diverse manifestazioni di un unico fenomeno in contesti diversi.

*termine preso in prestito dall’architettura, letteralmente “pennacchio”, non è un prodotto diretto della selezione adattativa ma è da considerarsi un prodotto della plasticità comportamentale vincolata ma deviata dal vantaggio evolutivo.
Esempi comportamentali: il linguaggio. Sia Chomsky che Gould concordano, ma si è acceso un dibattito un po’ acceso tra loro ed altri studiosi. Idem per la musica. Entrambi sono elementi aggreganti se hanno origini comuni.
Sono sottocategorie delle exaptations di cui altrove ho già parlato.

P.S. tratto da animal behaviour


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
Aletto non è collegato   Rispondi Citando Vai in cima
Vecchio 25-01-2024, 16:32   #2
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Iska
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Predefinito Re: Che bravo quell’elefante! O forse no? (video)

La selezione naturale che porta ad eliminare i comportamenti altruistici che non portano vantaggio né a chi li compie, né al suo gruppo, secondo me ha il suo punto debole, che consiste nella sua inapplicabilità al 100% per il fatto che gli individui non sono automi, ma esseri pensanti, che provano emozioni, che hanno un bagaglio di vita precedente e noi osservatori umani talvolta già fatichiamo a comprendere le motivazioni intraspecifiche, figuriamoci quando si tratta di interspecifici e ancor di più nel caso di soggetti che vivono liberi.

Talvolta alcuni individui mettono in atto un comportamento interspecifico che ai nostri occhi umani appare altruistico, ma quale sia l'input che lo determina lo potrebbe dire solo il soggetto che compie questo atto.

Invece l'altruismo intraspecifico negli animali sociali, come i cani, gli elefanti, gli umani, eccetera, ci sembra normale che capiti.
Quando osserviamo l'altruismo intraspecifico negli animali non sociali, come può essere il gatto, lo consideriamo però un fatto fuori dal comune; ci meraviglia che un solista come lui si dedichi ad aiutare un suo simile in difficoltà.

Ma trovandoci di fronte a manifestazioni altruistiche interspecifiche, restiamo spiazzati e al tempo stesso ammirati per chi porta aiuto a chi non è della sua specie.
Esattamente come ammiriamo l'umano che a rischio della propria incolumità e a volte anche della vita stessa porta aiuto a un altro animale in difficoltà, tanto più se quest'ultimo per le sue caratteristiche di specie è ritenuto a priori un quasi certo pericolo.

Non ci meraviglia però che un cane compia un gesto altruistico interspecifico nei confronti di un umano sconosciuto; forse perché le nostre due specie hanno condiviso la vita da millenni?

Tornando al video, se quell'elefante avesse riconosciuto proprio in quel rinoceronte in difficoltà colui che tempo prima l'aveva salvato dall'attacco di un predatore?
Non necessariamente un leone, avrebbe potuto essere anche un umano.
Antropomorfizzo troppo o addirittura sto fantasticando alla grande...


Iska la rossa dagli occhi di luna
Iska non è collegato   Rispondi Citando Vai in cima
Vecchio 25-01-2024, 21:46   #3
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Aletto
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Predefinito Re: Che bravo quell’elefante! O forse no? (video)

Proprio perché non siamo macchine, il pensiero è soggetto a revisioni, banalmente: era simpatica/o, provavo empatia, col tempo abbiamo stretto amicizia ma poi si è rivelata/o una persona con la quale non riuscivo più a condividere nulla, e, ovviamente, viceversa.
Anche la memoria, non essendo quella di una macchina, è soggetta a fallacie di qualunque tipo: avevo ragione, avevo torto, avevo un fatto questo o quell’altro e muta al nostro mutare delle percezioni; alcuni confessano anche reati non commessi sicuri di essere loro stessi i colpevoli.
Le emozioni condizionano il ricordo. Questo perché non siamo macchine. E se l’emozione vissuta ha dato quel risultato, continuerà a darlo. La modifica dei ricordi emozionali (stavolta) richiede una fatica che non è paragonabile al beneficio. E' una cosa di cui dobbiamo sentire la necessità per metterci tanto impegno per risolvere un qualcosa che percepiamo come un problema/impedimento.
Ma, a mio avviso, questo ragionamento non ci porta da nessuna parte, o almeno non mi porta dove vorrei ossia al motivo del comportamento altruistico intra e interspecifico.
Ci sono i camosci che organizzano a turno l’asilo per far riposare gli altri genitori. C’è anche chi adotta i cuccioli degli altri. I suricati sono dei geni dell’organizzazione altruistica. Le api non ne parliamo. Perché la selezione naturale dovrebbe favorire un comportamento che beneficia gli altri?
Nel caso dell’altruismo intraspecifico nel ’70 uscì su Nature un articolo molto importante che fotocopiai anni dopo per non perderlo. Parlava della kin selection (selezione parentale) facilitata dal comportamento altruistico, intraspecifico però!

Se lasciamo che solo il soggetto che compie l’atto di altruismo interspecifico sappia perché lo ha fatto, lasciamo sì una doverosa libera interpretazione e creatività del comportamento, ma, allo stesso tempo, come dici, restiamo spiazzati. Per questo il metodo biologico evoluzionista si chiede il perché ci spiazza e, a pensarci bene, torniamo a quel “pennacchio” che è inquadrato in una exaptation.
Con il cane abbiamo la condivisione millenaria di una socialità che si è ibridata vivendo gomito a gomito, questo risultato dell’ibridazione non ci dovrebbe stupire.

Qualunque cosa avesse in testa quell’elefante, che si è addirittura allontanato dal suo gruppo e -guarda caso- nessuno lo ha seguito, secondo me è un sottoprodotto di una struttura comportamentale uscita fuori dal suo contesto. Che poi in inglese byproduct non è solo sottoprodotto che è un po’ bruttino, come fosse materiale di scarto, ma è anche “effetto secondario” che a noi suona un po’ meglio.
Noi umani abbiamo una gran quantità di questi sottoprodotti del pensiero.

L'antropomorfizzazione è insidiosa, come un sottoprodotto del pensiero.


"Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne
Aletto non è collegato   Rispondi Citando Vai in cima
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