Micimiao Forum di discussione per tutti i gattofili e amici degli animali
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10-02-2017, 18:35 | #1 |
Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo
Come ovviare la proiezione antropocentrica nella relazione con i nostri mici?
Come avviare invece una relazione che sia "gattocentrica senza dimenticare noi stessi? Intanto direi che l'antropocentrismo è una sorta di egocentrismo di specie perché fin da quando siamo nati sia in famiglia che a scuola ed anche dopo abbiamo percepito l'uomo come centro, come uno che può far tutto, che può arrivare dove vuole. Questo perché oltre i nostri genitori anche i nostri nonni, i nonni dei nostri nonni e i nonni dei nonni dei nostri nonni ecc sono nati cresciuti e hanno studiato seguendo quest'ottica e cioè che tutto il mondo gira intorno a noi, che possiamo usufruire di tutto e via dicendo. E' logico allora ragionare così e quando incontriamo chi non è uomo mettiamo facilmente ed inconsapevolmente delle distanze tra noi e gli altri animali ed altrettanto inconsapevolmente di loro facciamo di ogni erba un fascio diminuendo le distanze tra loro: diventano un'altra categoria Altro aspetto dell'antropocentrismo è la tendenza ad interpretare gli altri animali mediante proiezioni tutte nostre ed andargli incontro con il nostro comportamento da primati, faccio un esempio: l'abbraccio che per noi è segnale di amicizia e pace se lo facciamo ad un cane viene interpretato come prevaricazione e c'è il cane a cui può anche andar bene ma c'è quello che si incazza, se lo facciamo ad un gatto lo interpreta come un ingabbiamento e cercherà di divincolarsi. Quindi è segnale positivo tra i primati, ma se usciamo dal mondo dei primati è meglio lasciarlo perdere Poi tempo fa avevo parlato di antropocentrismo etico cioè quello tautologico: ho diritti in quanto uomo. e di antropocentrismo ontologico: tutti i diritti sono fondati sull'uomo ma sono così generoso che li estendo anche agli altri animali e paradossalmente li emargino ancora di più perché dei loro veri diritti in realtà non ne so nulla non conoscendo quelle specie (vedi il sacrosanto ma riduttivo Brambell report del 1965, ma allora non si poteva fare di meglio), con la conoscenza degli etogrammi ed il loro (degli etogrammi) rispetto per le altre specie nasce l'empatia nei coro confronti e si ha il passaggio da animalismo ad antispecismo. Ma per liberarsi definitivamente dallo specismo dobbiamo fare un lavoro di pulizia sul nostro stesso retaggio filogenetico, detta così sembra difficile ed impossibile ma non lo è perché quel modello di mondo che ci portiamo dietro può essere modificato se ci rendiamo conto che è diverso da come ce l'hanno tramandato da innumerevoli generazioni e perché nessuna specie è chiusa dal suo retaggio filogenetico Prendendo consapevolezza di quali passi si possono fare possiamo facilmente non coinvolgere i nostri miciotti in quei tipi di pensieri che ci allontanano anziché avvicinarci a loro. Intanto restituiamo loro l'identità e l'alterità perché anche loro sono al centro del loro mondo e ci sono tantissimi centri di mondi ma sono intercomunicanti perché con questo non intendo dire che ognuno debba starsene nel suo ma anzi proprio nel varcare quella soglia, nell'avvicinarsi e nell'immedesimarsi in un altro mondo, proprio come farebbe un attore, possiamo incontrare l'altro che non è più allora una nostra proiezione perché ci amalgamiamo con la sua alterità rispettando sia loro che noi Il loro mondo è molto diverso dal nostro e non riconoscerlo vorrebbe dire trascinarli in una dimensione che non gli appartiene, il pensiero antropocentrico ci dà la certezza che il nostro mondo sia migliore del loro ed a fin di bene vogliamo che ci si adattino. Ma non è possibile anche se ci sembra siano felici e contenti Faccio un semplice esempio di antropocentrismo che non c'entra niente con i gatti: un'opera d'arte è intoccabile e va protetta ad ogni costo, una foresta invece può essere rasa al suolo "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne Ultima Modifica di Aletto; 10-02-2017 at 18:40. |
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10-02-2017, 19:19 | #2 |
Re: Il nostro comportamento ed uno delle sue consguenze: l'antropocentrismo
È un argomento su cui sto riflettendo da un po'. Penso che i miei sentimenti interferiscano con le naturali vocazioni dei miei gatti. Per esempio, per il loro 'bene', non escono di casa. Forse rispettarli vorrebbe dire eliminare il concetto di gatto da salotto? I tuoi escono, Aletto?
Trudi ora vivi nel mio cuore, ma mi manchi da impazzire... e non soffiare alla piccola Sharon |
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10-02-2017, 19:30 | #3 |
Re: Il nostro comportamento ed uno delle sue consguenze: l'antropocentrismo
Thread molto interessante, seguo con piacere
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10-02-2017, 20:27 | #4 |
Re: Il nostro comportamento ed uno delle sue consguenze: l'antropocentrismo
Dunque, se ho ben capito, ci sono due livelli di antropocentrismo:
1) l'antropocentrismo teoretico: io conosco l'altro in questo caso l'animale e ne interpreto i comportamenti sulla base di categorie umane, magari finendo per fraintenderli. Tutto giusto, ma mi viene da chiedere: è possibile pensare l'animale, la sua alterità e tutto ciò che ne consegue sulla base di categorie non umane? O finiremmo per avere un pensiero negativo, che dice solo che cosa il tal animale non è e che cosa la nostra relazione con lui non deve essere? E' possibile pensare al di fuori dell'antropocentrismo? (E' un po' quello che si chiedeva Heidegger, se cioé fosse possibile pensare e dire l'essere al di fuori delle categorie della metafisica). Ma, lasciando stare il filosofo di Messkirch e provando a fare un discorso un po' più terra terra, a me piace pensare che tra me e le befane sussista una relazione di amicizia. Vedo anche talvolta alcuni video in cui animali, anche di specie diverse, si comportano da "amici" (cooperano e dimostrano di trarre piacere dalla reciproca compagnia); bene, ma è corretto pensare così? O l'amicizia è una categoria umana, troppo umana, che definisce una delle possibili relazioni tra esseri umani (per quanto la più nobile, dal momento che è disinteressata e paritetica, vedasi la trattazione che ne fa ad esempio Aristotele nell'Etica Nicomachea) e non è applicabile al di fuori di tale sfera? E in quest'ultimo caso, come posso definire e pensare la relazione tra un animale umano e uno non umano (tra me e Chiquita) in termini non antropocentrici? 2) il secondo livello, che è una derivazione del primo, è l'antropocentrismo etico (in genere, nel lessico filosofico, non si usa il termine tautologico, se non in riferimento al primo principio della logica, quello di identità). Il termine "diritto"- come il suo contrapposto, dovere- nasce in relazione all'essere umano, anzi è già stata una conquista che ha impiegato secoli pensare che certi diritti appartenessero a tutti gli uomini, al di là delle distinzioni di razza, sesso, credo... Se penso che un animale abbia diritti, non lo sto di fatto omologando all'uomo? Potrebbe sembrare una provocazione, ma vi assicuro che la domanda, per quanto irriti pure me, è perfettamente lecita da un punto di vista filosofico. Ma ammettiamo che, dopo una lunga disamina, si sia risposto positivamente a questa domanda, riconoscendo che dal punto di vista etico (e dei diritti), lo status dell'animale è identico a quello dell'uomo (lascio perdere tutte le bizzarrie che potrebbero derivare, per esempio in sede giuridica, da una totale equiparazione dell'animale all'uomo in termini di diritti e doveri), cosa significa garantire i diritti del gatto? La risposta (o meglio una risposta) può sembrare semplice: assicurargli un ambiente in cui possa esprimere tutte le prerogative di specie. Ok; e cosa vuol dire? Che chi vive in città, il gatto non lo può tenere perché un appartamento non corrisponde a queste caratteristiche? Che non lo dovremmo tenere proprio anche se viviamo in aperta campagna? Che sarebbe sbagliato accogliere un randagio quantunque bisognoso e apparentemente desideroso di relazione con l'uomo, perché tra i vari motivi figurerebbe anche un'esigenza egoistica, quindi antropocentrica? Purtroppo, non posso dilungarmi oltre, perché ho un impegno che mi tratterrà per circa un'ora, ma penso che si possa iniziare a delucidare esattamente cosa intendiamo per "superamento dell'antropocentrismo", a partire dagli interrogativi, più o meno provocatori, che ho sollevato. |
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10-02-2017, 20:56 | #5 | |
Re: Il nostro comportamento ed uno delle sue consguenze: l'antropocentrismo
Quote:
penso che i tuoi sentimenti, come i miei e quelli di tutti, non debbano interferire fino ad arrivare all'ingerenza sulla vita altrui, chiunque sia Il gatto, come nessun altro animale (noi compresi) non è da salotto, nessuno è da salotto o da casa e basta. Non fa parte di lui né di nessun altro quella vita, "ma sta tanto bene è tanto tranquillo" -che poi magari è rassegnazione- e chi ce lo assicura? noi stessi? il vet? perché è in salute mangia e dorme e mai una cacca fuori posto? Sta lì. Gioca con noi. O con un consimile finché ci va d'accordo. Mangia. Va sul divano. Si sveglia. Va in lettiera. Riceve tante carezze e moine. Le ricambia. Fa le fusa. Esce per andare dal vet nel trasportino stressandosi. Torna a casa nel trasportino stressandosi. Sta lì. Mangia. Va sul divano. Beve. Fa le fusa. Dorme. Gioca. E via dicendo. E via dicendo. E via dicendo. Ah, dimenticavo, si fa le unghie Ma sta tanto bene lo dice anche il vet! e chi meglio di lui! L'ho tolto dalla strada Ma cosa vuole di più? Vorrebbe essere un gatto Ma lo è Sì, lo sarebbe se potesse Rispettarli non si può, perché non si riesce se non si entra nel loro mondo e lo si accetta. Non si può avere un gatto in casa e lasciar fuori la felinità. I miei gatti stanno tra casa e terrazzi, prima in inverno rientravano e chiudevo verso le tre del pomeriggio ma ora non chiudo più neppure di notte. Fa freddo? sì certo Non stanno proprio bene secondo me, ma almeno se capita predano. La prossima casa sarà grande giardino con una piccola casa, intanto a me tutti sti mq non servono. "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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10-02-2017, 21:45 | #6 | |
Re: Il nostro comportamento ed uno delle sue consguenze: l'antropocentrismo
Quote:
Quando sono venuta ad abitare qui ho preferito una casa piccolina, ma che avesse un bel giardino e anche tanto verde intorno. Dove abitavo in precedenza la casa era grande, ma i mici dovevano accontentarsi del balcone che, nonostante i suoi 8 metri di lunghezza e le numerose piante, non poteva certo competere con un ambiente naturale. Qui fin da subito ho installato la gattaiola, così potevano entrare e uscire a loro piacimento, giorno e notte; ero così felice, ma è durato solo 3 mesi. Sono cominciate ad arrivare con cadenza mensile lettere anonime con insulti e minacce, hanno tentato di uccidere i gatti spargendo esche avvelenate lungo la mia cinta, hanno ferito la gatta di mia madre e piazzato dei fili ad altezza di gatto perché correndo in discesa si tagliassero la gola... Ho passato due mesi a fare appostamenti e finalmente ho cuccato gli ******* che facevano quelle orribili azioni e l'ho denunciata. Nessuno dei miei mici era stato avvelenato, ma solo perché non mangiavano porcherie trovate in giro. Con prove fotografiche sono andata in Procura e dopo 2 ore avevano già emesso il mandato di perquisizione; sono venuti i carabinieri e hanno repertato tante esche avvelenate da riempire a metà una borsa del supermercato... Da quella volta ho deciso che i miei gatti non li avrei più lasciati uscire. Ora vivono tra il dentro e il terrazzone, che ho provveduto a mettere in sicurezza. E poi a ben guardare, a loro piace stare con i compagni umani; quando potevano uscire, stavano fuori volentieri se c'eravamo anche noi, ma appena rientravamo in casa, ci seguivano e di notte solo una micia usciva, ma rientrava presto per venire a dormire sul letto. Tornerei a lasciar uscire i miei animali solo se non ci fosse presenza umana nel raggio di qualche chilometro..o anche più. |
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10-02-2017, 22:04 | #7 |
Re: Il nostro comportamento ed uno delle sue consguenze: l'antropocentrismo
Accidenti, Malinka, che cose terribili avete dovuto patire te e i tuoi gatti: mi spiace molto.
Quello del farli uscire o no è un argomento su cui ci siamo confrontati (e scontrati ) parecchie volte qui sul forum; personalmente trovo che, se un gatto ha l'occasione di poterlo fare in sicurezza, requisito molto difficile da determinare anche perché ovviamente non tutti hanno lo stesso livello di attenzione al rischio/"paranoia, uscire e cacciare rendano molto più ricca e varia la sua esistenza, ma qualora non vi siano queste condizioni- e il più delle volte è così, perché molti di noi vivono in città oppure, com'è nel tuo caso, circondati da un vicinato che definire criminale è riduttivo- prevalga la responsabilità (concetto squisitamente umano, per rimanere nei limiti di questo thread) nei confronti della sua vita e del suo benessere che ci siamo assunti, nel momento in cui abbiamo deciso di condividere la nostra esistenza con un animale. |
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10-02-2017, 22:08 | #8 |
Re: Il nostro comportamento ed uno delle sue consguenze: l'antropocentrismo
@ Serenaf
cerco di rispondere su alcuni punti che non riporto perché mi si incrociano gli occhi -Ma perché devi fare categorie non umane, farle significa fare categorie non gabbiano, non cane, non coccodrillo. Dal mio punto di vista: fare categorie non umane? perché sei umano? allora vuol dire non solo essere antropocentrico ma anche specista -La relazione con l'animale secondo me non deve prevedere cosa in tal animale non è. L'animale è, io sono, o dovrei prevedere che anche qualcosa in me non è? E dove ci porta questo ragionamento? - Secondo me non è facile tuttora pensare al di fuori dell'antropocentrismo, ma ci si può decentrare perché non siamo il centro del mondo e perché non è il sole che gira intorno alla terra -L'amicizia, il rispetto, la morale e l'altruismo non sono non sono prerogative umane come già osservò Skinner (o era Thorndike ) con i suoi esperimenti con le sue dannate scatole -Tu guarda Chiquita come si dissolve tranquillamente nella tua alterità e tu fa' altrettanto, non mettere distanze che lei non mette -Antropocentrismo etico: mi identifico come uomo, ho l'identità di uomo: non diventa tautologico? Considera che seguo conferenze di un filosofo antispecista e mi riporto a casa gli audio, se qualcosa non ti torna più di tanto non posso fare -se all'altro animale do gli stessi diritti miei lo omologo all'uomo, se gli do i suoi diritti, no. Ma su questo dibatte la filosofia chiedendosi come faccio a dare diritti a chi non sa che li avrà? allora non si dovrebbero dare neppure ai pazzi, ai bambini, o alle persone in coma, e diventa specismo nell'ambito della nostra stessa specie. Se ritrovo l'audio te lo dico -E chi sta in città come noi, a dirla tutta dandomi la zappa sui piedi perché vivo in città, non dovrebbe tenere i gatti chiusi in casa. E non bisogna confondere le esigenze di salute con le esigenze di benessere, come secondo me non è possibile eludere le nostre esigenze di specie ma possiamo distinguere tra bene e male lo stesso se siamo nel pieno delle nostre facoltà "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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10-02-2017, 23:38 | #9 | ||||||||
Re: Il nostro comportamento ed uno delle sue consguenze: l'antropocentrismo
Ok, ribatto anch'io, sperando che il mio post non diventi una panacea per l'insonnia
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Va beh, sono un po' partita per la tangente, complicando le cose più del necessario. Mettiamola così: o c'è fusione o c'è alterità. Quote:
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11-02-2017, 07:56 | #10 |
Re: Il nostro comportamento ed una delle sue conseguenze: l'antropocentrismo
@ Serenaf
La pensiamo in modo diametralmente opposto Se proprio vogliamo fare categorie l'uomo appartiene alla categoria animale Secondo me categorizzi anche le intelligenze, nel senso non prettamente filosofico del verbo Secondo me tu sottovaluti gli altri animali e li consideri altro-da-me, io li considero altro-con-me Non mi ero spiegata bene, non parlavo di fusione affettiva nell'alterità, l'affettività qui non c'entra, almeno per me Non pensavo che nessuno debba sbattere fuori casa i gatti che già ha, sarebbe un pensiero inutile ed un agire sciocco Penso che gli altri animali siano molto di più di quanto la cultura usuale e secolare ci abbia abituato a considerare e l'importanza del nostro rapporto con loro sia sottovalutata, quasi persa in una cultura e di conseguenza in una società che tende fortemente al solipsismo Mi piace parlare in termini filosofici a patto che mi portino da qualche parte anche dove non vorrei andare, altrimenti è onanismo e mi annoio, è un mio limite Non so se hai mai letto Leonardo Caffo o Felice Cimatti o Marc Bekoff o il nostro Alleva ecc e abbia considerato il loro pensare l'animale. C'è un nutrito filone nella filosofia contemporanea e nell'etologia contemporanea che pensa e lavora a loro favore, per un loro riscatto rispetto al pensare cartesiano che ancora ci portiamo dietro Per il cane già qualche risultato comincia ad esserci, per il gatto c'è ancora un silenzio di tomba. Il cambiamento di pensiero si noterà tra 40/50 anni credo, non prima Amo gli animali così tanto che una relazione un po' più progredita, che ci avvicini a loro se la meritano tutta, e ce la meritiamo anche noi, per questo ho aperto questo thread "Quando mi trastullo con la mia gatta chissà se essa non faccia di me il proprio passatempo più di quanto io faccia con lei" Montaigne |
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