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Vecchio 26-11-2012, 14:01   #1
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Ariadne
Cucciolo
 
Utente dal: 11 2012
Messaggi: 33
Unhappy gattino morto dopo castrazione e codice deontologico

Ciao ragazzi,
sono abbastanza nuova di questo forum e circa un mese fa avevo già scritto riguardo alla più terribile delle esperienze che ciascuno di noi possa fare… Oggi scrivo nuovamente, non per crucciarvi ulteriormente ma perché, in seguito a quanto mi è accaduto, ho voluto fare un passo avanti scrivendo a due medici veterinari (di cui uno è un docente universitario. Non riporto i loro nomi in rispetto della privacy)per avere, in merito, un loro parere.
Vorrei, così, divulgare in questo forum la loro opinione perché credo che le informazioni che mi sono state fornite potrebbero tornare utili un po’ a tutti. Dunque perdonatemi se possa sembrare insistente e ripetitiva, ma mi premeva rendervi partecipi, soprattutto perché leggendo le vostre storie vedo (anche se non ho esperienza a riguardo, perché appunto sono nuova) che nei forum si condivide praticamente tutto ciò che possa riguardare i nostri “gioielli”.
Riporto di seguito il messaggio che io ho inviato a questi due medici (alcuni o molti di voi potrebbero aver già letto il fac simile) ed in successione le risposte ricevute.

Salve,
scrivo con la speranza di attingere informazioni in merito alla prassi pre- e post-operatoria attualmente applicata dai veterinari italiani, scusandomi in anticipo per il grado di estensione del messaggio.

Di recente ho perso il mio amatissimo gattino di appena 6 mesi, morto al terzo giorno dopo la castrazione (preciso che nel contempo è intervenuto l’oculista per rimuovere da un occhio le membrane che si erano addossate alla cornea in seguito ad una rinotracheite virale di cui era affetto da piccolo).

Il micio è stato operato di mattina e riconsegnatomi il pomeriggio (solo perché io ho preferito così, altrimenti me lo avrebbero ridato anche subito dopo l’intervento). Aggiungo che prima di consegnarmelo, in mia presenza, non è stata effettuata alcuna visita (non è stato auscultato o misurata temperatura o che so altro…). Poco dopo essere tornata a casa, poggiando il mio orecchio sul suo addome, sentivo come una sorta di sibilo lamentoso (a distanza maggiore non lo si percepiva più). Sul momento, evidentemente ingenuamente (ma non sono un medico), ho pensato che fosse legato al dolore provocato dall’intervento, per cui non ci ho più fatto caso (appunto perché, ripeto, ad una distanza maggiore dal suo addome il sibilo non era percettibile). Questa è una cosa di cui non riesco a “darmi pace” perchè se i veterinari lo avessero visitato adeguatamente, in modo da accertarsi delle reali condizioni del gattino, prima che io andassi via dall’ambulatorio (come penso sarebbe giusto fare dopo un intervento), avrebbero potuto accorgersi di tale sibilo e quindi che evidentemente qualcosa non stesse andando per il “verso giusto”, con la possibilità di agire di conseguenza. Ad ogni modo il piccolo ha mangiato sia la sera dello stesso giorno dell’intervento (su indicazioni del veterinario) sia la mattina seguente. A pranzo di questo secondo giorno, però, non ha voluto assaggiare nulla (normalmente per pranzo lui mangiava sempre molto poco, quindi considerando che c’era un intervento di mezzo e che magari il micio non fosse ancora perfettamente in forma, non mi sono preoccupata più di tanto neanche questa volta). Ma la sera ha continuato a non voler mangiare e inoltre avvicinandomi con l’orecchio nuovamente al suo addome, mi sono accorta che il sibilo persisteva. A questo punto mi son iniziata a preoccupare (anche se non pensavo fosse tanto grave), per cui avevo già deciso che la mattina seguente lo avrei portato in ambulatorio, essendo ormai troppo tardi per farlo quella sera stessa. Intorno alle 7,30 del giorno successivo mi sono accorta che intanto il respiro era diventato affanno, accompagnato da continui lamenti e dolori in tutto l’addome. A quel punto avvisando il veterinario, sono volata in ambulatorio. Durante il tragitto ha iniziato a vomitare sangue misto a succhi gastrici, una volta arrivati il veterinario ha attaccato la flebo, fatto una serie di farmaci (non so cosa fossero, perché ero talmente disperata da non essere in grado di formulare domande), gli ha attaccato l’ossigeno e messo sotto la lampada perché ipotermico.
Durante tutte queste operazioni, mi ha chiesto se avessimo veleno per topi in casa, ma noi veleni non ne usiamo. Ha pensato che forse potesse trattarsi di blocco renale, così mi ha anche chiesto se per caso avesse urinato ed io ho risposto che lo avevo visto entrare nella lettiera fino alla sera prima sul tardi. Ha fatto così un’ ecografia toracico-addominale: nei polmoni ha detto che non c’era niente, nonostante l’affanno e nella vescica l’urina c’era. Per cui a quel punto mi è sembrato totalmente disorientato. Siccome l’antibiotico che mi aveva prescritto era il synulox e il gattino non aveva mai fatto penicillina prima d’allora, hanno pensato che si potesse trattare di un’intolleranza al farmaco. Un’ora di agonia, nel tentativo di salvarlo, alla fine è morto.

Nessuna autopsia, semplicemente perché non mi è stata proposta né io l’ho richiesta in preda ad una totale incapacità di pensiero.

Ho effettuato ultimamente delle ricerche riguardo l’insufficienza renale dei gatti. Riporto di seguito alcuni dei punti della descrizione su certi sintomi che si potrebbero manifestare e che hanno catturato la mia particolare attenzione:

comportamenti potenzialmente a rischio, che possono indicare l’esordio di una patologia renale cronica:
• Il gatto “scava” con la zampa anteriore nella ciotola dell’acqua o immerge le zampe in acqua
• Il gatto passa molto tempo a bere e staziona come “in contemplazione” della ciotola dell’acqua, aspettando che gliela cambiate, poi beve nuovamente
• Quando aprite il rubinetto dell’acqua il gatto corre a bere, immerge la testa sotto l’acqua o addirittura tutto il corpo sotto il getto d’acqua, incurante di bagnarsi

Uno dei comportamenti che ho sempre osservato nel micio è quello relativo al primo punto (tanto da dover cambiare l’acqua della ciotola continuamente). A volte iniziava a battere ripetutamente le zampe dentro l’acqua fino a prosciugare la ciotola, allagando in tal modo tutto il pavimento. In particolare si divertiva molto con i secchi pieni d’acqua: vi immergeva completamente le zampe inzuppandosele fino alle ascelle. Ovviamente, lungi da me dal pensare ad un’insufficienza renale, ho sempre attribuito quanto sopra riportato semplicemente al gioco, soprattutto perché si trattava di un gattino particolarmente vivace.
Inoltre effettivamente beveva spesso. Una volta, però, uno dei veterinari mi disse che i croccantini fanno venire sete (in quanto cibo secco) e siccome alimentavo il micio solo ed esclusivamente con questi ultimi, non potendo fare un confronto con altri gatti, non ho mai avuto la tendenza a pensare ad un’insufficienza renale (soprattutto perché molto giovane e tali tendenze le ha sempre manifestate, fin dal secondo mese di vita).
In realtà io avrei anche il suo gemellino e a questo punto sono un po’ preoccupata perché anche lui, quando c’era il fratellino beveva abbastanza (anche se un po’ meno), ma il fatto è che in molte cose si imitavano: se uno beveva, dopo due secondi l’altro faceva altrettanto e così per molte altre cose… Da quando il piccolo è morto mi pare, infatti, che beva meno, ma l’altra volta, come faceva il fratellino, ha spruzzato tutta l’acqua della ciotola per terra (e questo a lui non l’ho mai visto fare prima d’ora) ed anche lui ultimamente ha iniziato a scavare ogni tanto nell’acqua.

Le domande sono:
1. Cosa potrebbe essere stato? Può l’infezione virale aver compromesso in qualche modo i reni o qualche altro organo, manifestandosi in tutta la sua gravità dopo l’intervento? O forse c’era qualcosa di congenito?
2. Sarebbe forse meglio richiedere per il gemellino un esame di funzionalità renale a questo punto?
3. Non si potrebbero fare tutti gli esami necessari (ECG, esami tossicologici, prove allergiche, di funzionalità renale, ecc ecc) prima di procedere con un intervento chirurgico (anche se di routine. In fondo quando le persone vengono operate di appendicite, per quanto banale e frequente sia l’intervento, nessuna patologia apparente del paziente e per quanto bassa possa essere la percentuale dei morti, gli accertamenti non si fanno tutti)? Quanto meno procedere con gli esami principali, visto che qualunque animale potrebbe essere affetto da patologie non clinicamente manifeste che vengono fuori solo in seguito a simili situazioni e non c’è modo di rendersene conto se non che con i dovuti accertamenti. Non è che per il fatto che gli animali che muoiono in seguito ad un intervento chirurgico ammontano all’1-2% (scrivo solo dei numeri a caso) siano meno degni di vivere solo perché rappresentano l’1%.
4. Perché questi animali non vengono monitorati per tutto l’arco della terapia dopo un intervento?
5. Esiste già un regolamento in relazione a tutto questo?
6. Ad ogni modo, indipendentemente dal fatto che esista o meno un regolamento, quando si programma un intervento non sarebbe corretto esporre il cliente agli eventuali rischi (se pur minimi)ai quali l’animale potrebbe andare incontro? Io, ad esempio, non sapevo che ci potesse essere il rischio di blocco renale…
7. Capisco che per molti, fare tutti gli accertamenti potrebbe rappresentare un serio problema economico; in egual maniera, però, esistono anche persone che magari accetterebbero di farli, se solo gli venissero proposti, e minimizzare, così, quanto più possibile il rischio d’incorrere a simili situazioni o quanto meno essere coscienti delle possibili complicazioni che potrebbero insorgere, in modo da salvaguardare la salute del proprio animale a 360°. Quindi, perché quanto meno il veterinario non potrebbe proporre una preventiva prassi pre- e post-operatoria, indipendentemente dalla decisione che penderà il cliente?
8. Non si potrebbe, in merito a tutto ciò, promuovere una campagna d’iniziativa rivolta ed estesa a tutti i veterinari d’Italia?
Ringrazio per la gentile e cortese attenzione prestata.
Cordiali saluti
Ariadne

1° RISPOSTA:
Buona sera Signora, le rispondo punto per punto, per brevità e cercare di non tralasciare alcuna domanda:
Domanda numero 1)Non mi risulta che la rinotracheite virale possa lasciare degli strascichi tali da creare un problema del genere (ho anche consultato dei testi, per scrupolo e non è risultato nulla del genere). Su un problema congenito potrebbe essere, ma solo l'autopsia avrebbe potuto stabilire cosa fosse realmente accaduto
2)Sicuramente prima dell'intevento del gemellino è raccomandabile effettuare gli esami preoperatori, da un ECG a un esame del sangue completo.
3)In effetti si dovrebbe sempre fare gli esami preoperatori, anche se è molto raro trovare problematiche in un soggetto di quell'età e l'intervento è di routine e molto semplice come quello che ha fatto il suo gattino
4)5)6)7)8)E' previsto l'obbligo di consenso informato dal codice deontologico professionale (http://www.fnovi.it/index.php?pagina...deontologico)è presente nel sito della FNOVI (il link) e quindi è gia diffuso a livello nazionale. Nel mio consenso informato che faccio firmare prima di qualsiasi intervento, è inserita la dicitura che il cliente dichiara di ritenere superflui gli esami preoperatori e autorizza a procedere con l'intervento direttamente (questo per la clientela che desidera risparmiare su questa procedura)così come avviso dei controlli post operatori con relativi costi.
Detto questo, voglio però spezzare una lancia nei confronti dei colleghi, perchè in 20 anni di professione non mi è mai capitato un caso del genere. Penso che siano in buona fede e siano restati sorpresi e dispiaciuti quanto lei (oltretutto sarebbe assurdo fare un intervento rischioso senza avvisare preventivamente, perchè ne va a rischio la reputazione). Credo davvero che sia stata una fatalità, mentre è sicuramente doveroso fare tutti gli accertamenti possibili per il gemellino prima di intervenire. Un ultima cosa: resto abbastanza perplesso per quanto riguarda i comportamenti a rischio che ha trovato su internet, l'unico dato abbastanza attendibile è quello che il gatto con insufficienza renale beve di più e fa più pipì (comportamento che si riscontra anche nel diabete mellito). Il fatto che giochi con l'acqua è una abitudine che hanno alcuni gatti, ce l'aveva anche il mio primo gatto, che è vissuto tranquillamente fino a 18 anni, senza alcun problema di salute.
Cordiali saluti
Dott. …….

2° RISPOSTA (DOCENTE UNIVERSITARIO):
gentile Arianna,
mi spiace veramente molto per il suo gattino che aveva tutta la vita di fronte e che è morto per grave imperizia di un veterinario. Sono pienamente d'accordo con Lei, ogni paziente giovane o anziano, dovrebbe essere sottoposto ad esami preoperatori del sangue oltre ad una visita cardiologica prima di qualsiasi anestesia. Le cause della morte del suo gattino vanno ricercate in un problema renale presente dalla nascita che determinava un'insufficienza renale oppure in una malformazione cardiaca come la miocardiopatia ipertrofica. Il veterinario, che è un medico a tutti gli effetti, sa benissimo che si dovrebbero fare esami preoperatori prima di un intervento, quindi una campagna pubblicitaria o informativa sarebbe superflua ed inutile. Sono molto amareggiata per quanto accaduto, nessun essere vivente merita di morire per errori di superficialità come questo.
Cordialmente
dott.ssa ……
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